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Ancora sulla costruzione del Partito
Il consolidamento e
rafforzamento
del
Partito richiedono certamente uno sviluppo quantitativo: del
numero degli operai avanzati e degli elementi avanzati delle altre classi delle
masse popolari che aderiscono al Partito e del numero degli organismi di base
(dei
Comitati di Partito) e delle squadre o
commissioni di lavoro che costituiscono la struttura clandestina del Partito. Un
simile sviluppo quantitativo è indispensabile perché il Partito adempia
effettivamente al suo
compito di Stato Maggiore della classe
operaia, di direzione delle masse popolari
nella guerra popolare rivoluzionaria di
lunga durata. Contemporaneamente il
consolidamento e il
rafforzamento
del
Partito richiedono
anche un miglioramento qualitativo delle strutture già esistenti del
Partito
:
della
loro
dedizione
alla causa del comunismo, della loro capacità di orientarsi e della loro
capacità di orientare, del loro metodo di lavoro, della loro disciplina.
In questo
secondo ambito, una delle questioni importanti è l’elevamento del carattere
professionale del lavoro di ogni organismo e di ogni singolo compagno. A questo
fine bisogna imparare a valutare la loro attività principalmente sulla base dei
risultati oggettivi di essa, anziché delle intenzioni dei
compagni. Certamente hanno
grande
importanza per il nostro lavoro anche le
intenzioni dei compagni, la loro lealtà al Partito e la loro personale dedizione
alla causa del comunismo, la loro capacità di sacrificarsi resistendo alle
minacce e alle lusinghe della borghesia per quanto gravi esse siano, la loro
capacità di continuare a svolgere il lavoro che il Partito ha loro assegnato
quali che siano le circostanze. Si tratta di una serie di fattori di
grande
importanza
ai fini
del successo
della nostra
causa e, nell’immediato, del
consolidamento e
rafforzamento del Partito. Ma noi tutti dobbiamo fare uno sforzo per abituarci a
valutare ognuno la propria attività (autocritica) e l’attività degli altri
compagni e di ogni organismo (critica) principalmente sulla base dei risultati
effettivi, oggettivi della loro attività, anziché principalmente sulla base
delle loro intenzioni, speranze, propositi o illusioni. “Le strade dell’inferno
sono lastricate di buone intenzioni”, dice un vecchio proverbio. Se la casa che
un muratore sta costruendo crolla, per buone che siano le intenzioni del
muratore, egli non è ancora adeguato al suo compito. Per chi aspettava la casa,
il principale aspetto della cosa è che la casa non c’è. I soggettivisti e i
moralisti mettono in primo piano, considerano principalmente o perfino
esclusivamente le intenzioni: “io credevo che ...”, “io pensavo che...”, “io ho
dedicato tutto me stesso al Partito”, ecc. Tutto questo certo è importante.
Ogni compagno deve
costantemente
confermare
questa sua dedizione
alla causa: la
dimostrerà in primo luogo proprio
adottando come criterio
principale di
valutazione di se stesso, della sua
capacità, del suo livello il risultato concreto delle sue azioni anziché le sue
intenzioni, speranze e
illusioni
.
Ai fini del progresso della
nostra
causa
,
ciò che conta è
soprattutto il risultato
,
l’effetto
concreto
dell’attività.
In secondo
luogo, nella valutazione
dell’effetto concreto dell’attività, occorre essere materialisti dialettici,
occorre essere quanto più possibile materialisti dialettici. Bisogna vedere ogni
cosa come componente e fattore di un movimento, del processo di cui fa parte:
ogni cosa si trasforma, è in corso di trasformazione, è generata e genera, ci
insegna la dialettica. Vedere ogni cosa nella sua connessione con le altre: ogni
cosa è legata a tutte le altre, ci insegna la dialettica. Quindi la valutazione
degli effetti della nostra attività sarà tanto più giusta quanto più conosciamo
il movimento in corso, le circostanze e il contesto in cui l’attività è
inserita. Nelle condizioni della clandestinità, la
compartimentazione comporta
che ogni
compagno conosce solo in parte, a volte
perfino poco o nulla, il contesto in cui si colloca la sua attività. È quindi il
responsabile o l’organismo dirigente che è meglio in grado di valutare gli
effetti effettivi dell’attività di un compagno o di un organismo. Infatti spesso
il singolo compagno o il singolo organismo conosce solo parzialmente, più o meno
limitatamente, il contesto e quali erano gli effetti che la sua attività doveva
produrre e quali gli effetti che ha effettivamente prodotto. Chi dirige deve
anzitutto considerare gli effetti
oggettivi
dell’attività
.
In base
ad essi
deve
valutare l’idoneità
dei compagni e
dell’organismo al
il livello dei compagni e degli organismi, assegnare i compiti e dividere il
lavoro. Non si devono mantenere negli incarichi assegnati i compagni che non
riescono ad adempierli, nonostante le critiche e gli sforzi per migliorare. Solo
ai fini della formazione dei compagni, della valutazione del compagno, ecc. chi
dirige deve tenere accuratamente conto anche delle intenzioni, dello stato
soggettivo dei compagni.compito
loro assegnato e
Rosa L.