Ritorna all'indice de La Voce 29 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce
Comitati di Partito
Valle di Susa libera! Italia socialista!
CdP Stalin
Valle di Susa libera! Italia socialista!
Oggi,
in Italia, sono due le destre (quella più reazionaria,
filoamericana e
spregiudicata che fa capo al mafioso Berlusconi e quella più
europeista ma
sempre antipopolare e clericale capeggiata da Veltroni) che stanno
cercando un
accordo, anche momentaneo, per cambiare le regole del gioco e per
garantire ai
rispettivi gruppi borghesi e ai grandi elettori che le sponsorizzano,
di potere
fare il bello e il cattivo tempo senza più preoccuparsi di
troppi lacci e
laccioli.
I
programmi elettorali del PD di Veltroni e del PdL di Berlusconi sono
uguali:
entrambi vogliono le grandi opere, più sicurezza e meno tasse
per i ricchi,
meno regole nel mercato del lavoro e meno sicurezza per i lavoratori,
più
finanziamenti per le missioni militari, meno Stato sociale. Nella
nostra
regione è la questione TAV che conferma, più di ogni
altra, il programma comune
della borghesia imperialista. Le due destre hanno dichiarato che la TAV
si farà
e hanno dimostrato che la loro diversità sta solo nel metodo che
utilizzeranno
per tentare di avviare il lavori. Berlusconi e soci hanno detto
chiaramente che
invieranno l’esercito pur di aprire i cantieri, mentre Veltroni e
combriccola
cercano di spezzare l’ampio fronte NO TAV con le lusinghe rivolte alle
aziende
del settore residenti in valle di Susa, facendo leva sui bisogni dei
proletari
e dei lavoratori e indicando il fronte del NO come una minoranza che
non
avrebbe voce in capitolo nemmeno in valle. Entrambe le destre borghesi
sanno bene
quale è la portata della mobilitazione in valle di Susa, come
sanno bene quale
è quella delle masse popolari di tutto il Paese. Il programma
comune della
borghesia imperialista è quindi evidente. Ma per poterlo
applicare, esse devono
raccogliere il consenso di una parte importante delle masse popolari.
Per di
più anche le regole dello stesso regime democratico borghese
limitano la loro
libertà d’azione. E’ per questo motivo che i due schieramenti si
dimenano tanto
nel tentativo di modificare tali regole: per renderle più adatte
agli scopi
della borghesia. I partiti e gli organismi che, per rispetto delle
regole del
sistema democratico borghese, si sono opposti alla TAV limitandosi
già da
subito ad un’opposizione piagnucolosa e priva di determinazione,
dovranno
quindi ulteriormente limitare la loro azione se non vorranno essere
inseriti
nelle “liste nere” dei gruppi “sovversivi e antidemocratici” da colpire
con la
repressione. Non è un caso che durante le iniziative e le
manifestazioni NO TAV
del popolo della valle di Susa i simboli e le bandiere del PRC, PdCI e
Verdi
sono scomparsi, mentre non è scomparsa la base rossa di questi
partiti: infatti
migliaia di esponenti di quella base continuano ad opporsi alla
devastazione
della propria terra. La risposta data dalla popolazione valsusina al
tentativo
dei falsi amici del popolo (Bresso, Chiamparino e Saitta) di riprendere
il
contatto con la popolazione della valle approfittando di una conferenza
sullo
sviluppo, organizzata grazie anche ai dietrofront dei vari “NO TAV
pentiti”
alla Fermentino, presidente della comunità montana bassa valle
di Susa, è stata
una mobilitazione di piazza talmente grande che ha impedito che
l’iniziativa si
svolgesse. I servi degli speculatori e dei devastatori di turno,
scortati e protetti
da centinaia di poliziotti e carabinieri, hanno dovuto rinunciare e
tornare da
dove erano venuti definendo l’atteggiamento del popolo NO TAV un
atteggiamento
fascista.
L’essenza della Guerra Popolare
Rivoluzionaria di
Lunga Durata consiste
nella costituzione del partito comunista
come centro del Nuovo Potere popolare
della classe operaia; |
In questo contesto i
servi politici della borghesia sono sempre più costretti a
calare la loro
maschera democratica per fare fronte alla crescente resistenza degli
operai,
dei proletari e del resto delle masse popolari al procedere della crisi
del
sistema. Il regime di controrivoluzione preventiva che, sino ad ora,
aveva in
qualche modo tutelato la stabilità delle democrazie borghesi, si
dimostra
inadeguato e sempre meno efficace. Nel nostro paese, la democrazia
borghese
contempla, grazie alla presenza di un forte movimento comunista che
aveva
condizionato la fase costituente del dopoguerra, leggi che, in una
certa
misura, sono un elemento di forza per le classi oppresse quando queste
si
mobilitano a difesa dei loro interessi, mentre la borghesia le vorrebbe
del
tutto sottomesse. Per la borghesia, con l’acuirsi della crisi del
sistema, queste
leggi diventano un freno inaccettabile. Padroni, banchieri,
speculatori,
mafiosi e Vaticano, non possono accettare che le masse popolari si
organizzino
per resistere ai loro attacchi (ne andrebbe della loro stessa
sopravvivenza).
La borghesia sa che solo
i comunisti, organizzati in un Partito comunista nuovo e adeguato al
contesto
storico politico reale, sarebbero in grado di guidare la classe operaia
a
prendere la testa del movimento delle masse popolari e a condurle alla
lotta
rivoluzionaria per il superamento del sistema capitalista e la sua
sostituzione
con un sistema diretto dalla classe operaia, un sistema senza
più sfruttati né
sfruttatori, un sistema che non prevede alcuno spazio per la borghesia,
un
sistema socialista.
La borghesia ha paura dei
comunisti organizzati nel loro Partito ed è per questo motivo
che in questi
decenni ha mobilitato enormi risorse, uomini e mezzi, al fine di
impedire la
costruzione del (n)PCI e il suo rafforzamento. Un Partito comunista che
grazie
al bilancio dell’esperienza del movimento comunista internazionale e
della
prima ondata della rivoluzione proletaria nel mondo, è nato
dalla clandestinità
per smarcarsi e rendersi autonomo dalle influenze ideologiche,
economiche e
organizzative della borghesia. Il (n)PCI è clandestino ma non
è segreto. Il
(n)PCI, malgrado le sue ancora esigue, ma crescenti forze, propaganda
tra gli
operai, i lavoratori e le masse popolari le sue analisi, le sue parole
d’ordine
tramite i suoi Comitati di Partito clandestini, dislocati sul
territorio
nazionale, a partire dal propagandare la necessità del suo
carattere
clandestino. Il carattere clandestino del (n)PCI non deve essere celato
alla
classe operaia e al resto delle masse popolari, anzi è
necessario far
comprendere loro la necessità della clandestinità del
Partito e spiegare in
cosa consiste. Se il Partito clandestino fosse segreto, al pari di una
setta,
rimarrebbe sconosciuto agli operai avanzati mentre la sua esistenza
sarebbe
conosciuta soltanto dalla polizia e dagli altri organismi repressivi.
Solo la
piena autonomia dalle influenze del sistema borghese permette di
riprendere la
strada interrotta da dopo la guerra di Resistenza ad oggi. Infatti
tutte le
altre organizzazioni o partiti che si rifanno al movimento comunista o
si
dicono comuniste, ma che lavorano in conformità con le regole
dettate
dall’ordinamento borghese, anche se, in una certa misura, possono avere
contribuito all’avanzata del movimento comunista, si vedono costrette a
limitarsi, a censurarsi. Questa forma di accettazione delle regole e
delle
norme limitanti dell’ordinamento democratico borghese, produce nelle
organizzazioni e nei partiti che la praticano, lo sviluppo delle
posizioni di
destra interne ad essi e l’affermazione di linee liquidatorie e
interclassiste
che contribuiscono al rafforzamento del campo nemico. Contro gli
organismi e le
organizzazioni che, malgrado il loro lavoro politico sia legale,
conducono una
lotta aspra e veramente rivoluzionaria, la borghesia scatena la
repressione più
accanita e li accusa di collaborare con il Partito clandestino.
L’unico modo per
liberarsi definitivamente dagli speculatori, dai devastatori e dai loro
servi
della politica e della repressione è lavorare per fare
dell’Italia un nuovo
paese socialista. Allora non vi sarà spazio per questi aguzzini.
È
necessario trasformare la resistenza
delle masse popolari della valle di Susa in lotta per l’abolizione del
sistema
che le opprime, in lotta per il socialismo creando in ogni ambito
comitati
clandestini di partito (CdP). Questa lotta è anche il contesto
più favorevole
per difendere con successo fin da oggi i propri interessi.
W la valle di
Susa libera!
Gli speculatori
e i devastatori non passeranno!
W l’Italia
socialista!
W il (n)PCI!
30 marzo 2008
A
tutti coloro che
vogliono partecipare al rafforzamento del (nuovo)Partito comunista
italiano, la
Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del Partito chiede di
costruire
di propria iniziativa, a livello locale, provinciale, regionale o
interregionale comitati formati da compagni (membri di FSRS e
lavoratori
avanzati) che accettano la settima discriminante (il carattere
clandestino
dell’organizzazione) e che sono in grado di incominciare ad operare in
coerenza
con essa. Ogni comitato deve essere di composizione limitata (al
massimo 5
membri: oltre questo numero deve dividersi in due) e diretto da un
segretario
responsabile dei contatti con la Commissione Provvisoria. Ogni comitato
deve
incominciare a imparare a funzionare clandestinamente (apprendimento
della
concezione e delle tecniche del funzionamento clandestino - partendo
dal
patrimonio di esperienze già accumulato dal Partito ed esposto
nella rivista).
Lavoro di massa:
intervento nelle
organizzazioni, nei sindacati e negli organismi di massa, diffusione
della
rivista e studio della posizione assunta dai singoli e dalle
organizzazioni di
fronte alla rivista, propaganda e agitazione, sostegno delle lotte.
Per una maggiore
comprensione e
l’approfondimento rimandiamo i compagni all’articolo Comitati di
Partito e centralismo democratico di La Voce n. 13
reperibile sul
sito Internet del Partito.
Funzionamento
interno: riunioni e relazioni tra i membri (contatti informatici,
telefonici,
postali e incontri) libere dal controllo della borghesia, lavoro di
formazione
(in particolare studiando e collaborando alla rivista), raccolta di
fondi,
reclutamento.