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Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata e Governo di Blocco Popolare

La lotta per il socialismo è un processo concreto. È una guerra. Come tutte le guerre, per essere vinta necessita di una giusta strategia, che poggi sull’analisi concreta della situazione concreta. Il limite principale della prima ondata della rivoluzione proletaria fu esattamente che il movimento comunista non aveva ancora elaborato, come concezione perseguita consapevolmente, la giusta strategia per condurre nei paesi imperialisti la guerra per l’instaurazione del socialismo. In altre parole, parafrasando quello che disse Mao nel 1940 a proposito della rivoluzione proletaria in Cina: “Per più di cento anni noi abbiamo fatto la rivoluzione senza avere una concezione chiara e giusta della rivoluzione. Abbiamo agito alla cieca. Da qui le nostre sconfitte”. Con il Manifesto Programma abbiamo fatto i conti con questo limite. Grazie al bilancio dell’esperienza fatto alla luce del marxismo-leninismo-maoismo, abbiamo indicato la strategia universale della rivoluzione proletaria: la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (GPRdiLD). È attraverso questa strategia che faremo dell’Italia un nuovo paese socialista. Questo è l’obiettivo della GPRdiLD.

 

1. In cosa consiste la strategia della GPRdiLD?

Nel Manifesto Programma (capitolo 3.3, pag. 203) abbiamo sintetizzato così la risposta a questa domanda:

“L’essenza della GPRdiLD consiste:

1. nella costituzione del partito comunista come centro del Nuovo Potere della classe operaia;

2. nella mobilitazione e aggregazione crescente di tutte le forze rivoluzionarie della società attorno al partito comunista;

3. nella elevazione del livello delle forze rivoluzionarie;

4. nella loro utilizzazione secondo un piano

- per sviluppare una successione di iniziative che pongono lo scontro di classe al centro della vita politica del paese in modo da reclutare nuove forze;

- per indebolire il potere della borghesia imperialista e rafforzare il Nuovo Potere;

- per arrivare a costruire le forze armate della rivoluzione;

- per dirigerle nella guerra contro la borghesia fino a rovesciare i rapporti di forza;

- per eliminare lo Stato della borghesia imperialista e instaurare lo Stato della dittatura del proletariato”.

 

2. Le tre fasi della GPRdiLD

La GPRdiLD attraverserà tre fasi: la difensiva strategica, l’equilibrio strategico, l’offensiva strategica. Nel Manifesto Programma abbiamo illustrato così le caratteristiche delle tre fasi (capitolo 3.3, pag.203-205):

1. “Nella prima fase (la difensiva strategica) la superiorità della borghesia è schiacciante. Il Partito deve accumulare forze rivoluzionarie. Raccogliere attorno a sé (nelle organizzazioni di massa e nel fronte) e in sé (nelle organizzazioni del Partito) le forze rivoluzionarie, estendere la sua presenza e la sua influenza, educare le forze rivoluzionarie alla lotta dirigendole a lottare. L’avanzamento del Nuovo Potere si misura dalla quantità delle forze rivoluzionarie che si raccolgono nel fronte e dal livello delle forze stesse.

In questa fase l’obiettivo strategico (dirigente) non è l’eliminazione delle forze nemiche, ma raccogliere tra le masse popolari forze rivoluzionarie, estendere l’influenza e la direzione del partito comunista, elevare il livello delle forze rivoluzionarie: rafforzare la loro coscienza e la loro organizzazione, renderle più capaci di combattere, rendere la loro lotta contro la borghesia più efficace, elevare il loro livello di combattività”.

2. “Nella seconda fase (l’equilibrio strategico) il contrasto tra le forze rivoluzionarie raccolte attorno al partito comunista e la borghesia è arrivato a un punto tale che la lotta di classe diventa guerra civile e il Nuovo Potere, inquadrando militarmente una parte delle masse popolari e tramite il passaggio alla rivoluzione di una parte delle forze armate nemiche, forma proprie forze armate che si contrappongono a quelle della borghesia. La prima fase genera la seconda fase. Senza preventiva accumulazione delle forze rivoluzionarie non c’è seconda fase (…)

L’obiettivo strategico (dirigente) in questa fase è impedire la distruzione delle proprie forze armate, riuscire a fare in modo che continuino ad esistere, che il nemico non riesca a distruggerle. Di regola però la conquista della vittoria è più una questione politica (impedire che la borghesia dispieghi completamente le sue forze e faccia valere la sua superiorità militare) che una questione militare in senso stretto”.

3. “Nella terza fase (l’offensiva strategica) il Nuovo Potere è ormai in grado di lanciare le proprie forze all’attacco, sia in termini strettamente militari, sia in termini politici generali, per distruggere le forze nemiche. L’avanzamento della rivoluzione si misura dalla quantità di forze nemiche, militari in senso stretto e politiche in generale, eliminate o dissolte.

L’obiettivo strategico (dirigente) in questa fase è l’instaurazione del Nuovo Potere in tutto il paese. La sua realizzazione conclude questa fase della GPRdiLD e conclude anche la GPRdiLD stessa”.

 

3. La realizzazione della strategia passa attraverso la tattica

La tattica è la traduzione della strategia in ogni fase che la compone, è la linea e il piano particolare in cui si esprime la strategia nella varie fasi della guerra. Ogni fase della GPRdiLD ha un suo piano tattico. Una volta che la strategia per condurre la guerra è definita, il suo esito dipende dal piano tattico che il Partito adotta in ogni fase che la compone e dalla sua applicazione.

La tattica non viene stabilita arbitrariamente. Essa poggia sull’analisi concreta della situazione concreta, quindi:

1. sull’analisi delle caratteristiche del Partito e delle forze di cui esso già dispone (condizioni soggettive);

2. sull’analisi del contesto in cui il Partito opera (condizioni oggettive). Questo significa:

a) analisi del campo delle masse popolari: analisi delle classi, delle varie forze organizzate, dei movimenti e delle personalità che fanno parte di questo campo e delle loro tendenze. Su questa base il Partito individua le forze principali della rivoluzione, le forze secondarie, le forze intermedie, le forze ausiliarie, il rapporto che intercorre tra esse e, inoltre, tra esse e i nemici principali e secondari che appartengono al campo della borghesia imperialista;(1)

b) analisi del campo della borghesia imperialista: analisi delle classi e delle forze che fanno parte di questo campo, delle loro caratteristiche, delle loro contraddizioni (di interessi e quanto al modo per tenere sottomesse le masse popolari) e delle leggi del loro sviluppo. Su questa base il Partito individua i nemici principali, i nemici secondari, il rapporto che intercorre tra essi e, inoltre, tra essi e le forze principali, secondarie, intermedie e ausiliarie nel campo delle masse popolari.

Una volta sviluppata questa analisi, almeno nelle sue linee generali (è infatti sbagliato, idealista e attendista, aspettare di avere un’analisi completa ed esaustiva della situazione per poi elaborare una linea e un piano di lavoro), il Partito elabora un piano tattico in cui vengono indicati:

1. gli obiettivi principali e secondari da raggiungere per la fase tattica;

2. i fronti su cui combattere;

3. gli obiettivi specifici da raggiungere in ogni fronte per contribuire al raggiungimento degli obiettivi principali e secondari della fase tattica;

4. la linea e il metodo da seguire in ogni fronte per raggiungere gli obiettivi specifici in funzione degli obiettivi principali e secondari della fase.

Attraverso l’applicazione del piano tattico, il Partito ne verifica la valenza, migliora la sua inchiesta, se necessario corregge o arricchisce il piano stesso.

 

4. Il nostro piano tattico per la prima fase della GPRdiLD

Per questa fase della GPRdiLD (la fase della difensiva strategica) il piano tattico di cui si è dotato il Partito nel 2004 è il Piano Generale di Lavoro (PGL).

L’obiettivo che perseguiamo con il PGL è consolidare e rafforzare il Partito e costruire il Fronte delle forze rivoluzionarie che lo circonda, per arrivare alla seconda fase della GPRdiLD (la fase dell’equilibrio strategico). Come detto nel paragrafo precedente, un piano tattico viene elaborato sulla base dell’analisi concreta della situazione concreta. Se la situazione cambia (del tutto o in parte) per via di una contingenza o di fattori che durante la stesura del piano tattico non esistevano (o avevano un ruolo secondario), è necessario cambiare o riadeguare il piano stesso.

È quello che è avvenuto nell’ultimo anno. In quest’ultimo anno, infatti, la situazione ha avuto degli sviluppi significativi: la seconda crisi generale del capitalismo (generata dalla sovrapproduzione assoluta di capitale) è entrata nella sua fase acuta e finale. In questa situazione è necessario adottare delle misure d’emergenza per uscire dalla crisi e non farla pagare alle masse popolari. Il Partito però ancora non ha “i numeri e il prestigio” necessari affinché sia realistica (attuabile direttamente) la proposta di instaurare il socialismo, come soluzione immediata alla crisi. In altre parole, la crisi è entrata nella sua fase acuta e finale prima che il Partito diventasse l’avanguardia organizzata della classe operaia (l’organizzazione di tutti o almeno di gran parte degli operai avanzati, cosa che presuppone che tutti o almeno la gran parte degli operai avanzati siano “conquistati” al comunismo), prima quindi che l’attuazione del PGL portasse al raggiungimento di questo obiettivo. Per volgere a favore della lotta per il socialismo questa situazione oggettiva positiva (l’entrata della crisi generale nella fase acuta e finale) tenendo conto della nostra debolezza oggettiva, il Partito ha riadeguato il suo piano tattico, arricchendolo con la linea della creazione delle condizioni necessarie perché le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari costituiscano un Governo di Blocco Popolare (GBP). Attraverso il nuovo piano tattico accumuleremo forze e avanzeremo verso la seconda fase della GPRdiLD (l’equilibrio strategico) nella nuova situazione che si è delineata. Affrontiamo ora in maniera più approfondita la linea del GBP e l’analisi concreta della situazione concreta su cui essa poggia.

 

5. In risposta alla crisi sta crescendo l’autorganizzazione delle masse popolari

Nel 2008 l’Onda studentesca ha lanciato su ampia scala e con grande risonanza la parola d’ordine “Non pagheremo noi la vostra crisi!”. Questa parola d’ordine sta prendendo sempre più piede tra gli elementi avanzati della classe operaia e del resto delle masse popolari. Viene rilanciata da un angolo all’altro del paese: da Vicenza alla Campania, dalla Val Susa all’Alitalia, da Lampedusa ai lavoratori autonomi che protestano per le quote latte, dalla mobilitazione del 17 gennaio 09 in sostegno della Resistenza Palestinese agli scioperi del 17 ottobre 08, del 12 dicembre 08 e del 13 febbraio 09, dalle lotte dei ferrovieri per la sicurezza sul lavoro alle migliaia di operai che lottano contro la chiusura delle fabbriche, ai lavoratori immigrati scesi oramai in mille piazze del paese contro le imprese razziste di Autorità, fascisti e Lega Nord, contro le discriminazioni antimusulmane del clero, contro le imprese naziste dei sionisti a Gaza, contro le leggi fasciste e le angherie di Maroni, contro licenziamenti, espulsioni, sfratti e altre mille angherie, alle donne che lottano contro Vaticano, fascisti e stupratori, contro licenziamenti, ecc.

Questa mobilitazione in buona misura si sta sviluppando in maniera indipendente e autonoma rispetto ai partiti della sinistra borghese. Poggia principalmente sull’autorganizzazione delle masse popolari. Il seguito di cui ormai godono (e quindi il ruolo che svolgono) i partiti della sinistra borghese è ben sintetizzato dal flop che il 17 gennaio hanno incassato con la celebrazione dell’equidistanza che avevano patrocinato ad Assisi, in contrapposizione con la manifestazione di Roma in sostegno alla Resistenza Palestinese organizzata dal Forum Palestina (hanno fatto il bis, dopo il flop del 9 giugno 07 e la visita di Bush al Vaticano e al governo Prodi-D’Alema-Bertinotti).

In questa situazione stanno nascendo nuovi organismi popolari, comitati di resistenza e comitati di lotta (per la difesa dell’ambiente, per la difesa dell’istruzione e della sanità pubblica, per la difesa al diritto alla casa, contro le discriminazioni razziali e religiose, contro stupratori e antiabortisti, ecc.) e quelli già esistenti stanno acquistando un ruolo sempre più significativo (ad esempio i No dal Molin, i No TAV, i No VAT). La stessa cosa vale anche per movimenti come quello di Beppe Grillo (il cosiddetto movimento dei “grillini”). Sta crescendo il ruolo d’orientamento e mobilitazione dei sindacati alternativi (come dimostra lo sciopero del 17 ottobre 08 che ha superato le più rosee aspettative) e della sinistra dei sindacati di regime (ad esempio la Rete 28 aprile di Cremaschi, Lavoro e Società di Nicolosi, la FIOM di Gianni Rinaldini, la Funzione Pubblica CGIL di Carlo Podda). È questa situazione di fermento che ha costretto Epifani & C. ad indire lo sciopero generale del 12 dicembre, a non firmare l’accordo che CISL, UIL e UGL hanno sottoscritto il 22 gennaio 09 con la banda Berlusconi per avanzare nell’eliminazione del CCNL, a rinunciare a sabotare lo sciopero del 13 febbraio indetto dalla FIOM e dalla Funzione Pubblica CGIL.

Grazie allo sviluppo dell’autorganizzazione, sta crescendo la spinta verso l’unità nei vari ambiti (da quello sindacale, a quello dei comitati di lotta, a quello politico): dal Patto di consultazione permanente tra Federazione Cobas, Rappresentanze di Base e SdL alla partecipazione della maggior parte dei sindacati alternativi allo sciopero generale del 12 dicembre 08 indetto dalla CGIL; dal Patto di mutuo soccorso tra No dal Molin, No TAV, Rete Campana Rifiuti Zero alla manifestazione del 10 ottobre 08; dalla Costituente Comunista al Patto di Consultazione di forze comuniste ai numerosi appelli per la costruzione di liste unitarie e popolari per le prossime elezioni (ad esempio quelli del Partito dei CARC, di Sinistra Critica, del PdAC, del PRC, dei “grillini”). Ma questi sono solo alcuni degli esempi più noti! A livello locale, oltre ad aumentare il numero di iniziative unitarie, si stanno sviluppando coordinamenti tra RSU (ad esempio quello tra gli RSU del settore camper in Val d’Elsa), coordinamenti antifascisti, coordinamenti studenteschi, coordinamenti ambientalisti, coordinamenti in sostegno della Resistenza Palestinese, ecc.

 

6. Chi sono i principali promotori dell’autorganizzazione delle masse popolari? Qual è il loro futuro?

Questo fermento non è prodotto principalmente dall’azione del Partito. Le nostre forze sono ancora troppo deboli per essere già così efficaci. Principali promotori sono gli esponenti della sinistra dei comitati di resistenza, dei comitati di lotta, dei coordinamenti (ad esempio il Forum Palestina nel caso della manifestazione di Roma del 17 gennaio), dei sindacati alternativi, dei sindacati di regime, delle sezioni dissidenti del PRC e PdCI, dei “frammenti in libertà della sinistra borghese” (PCL, Sinistra Critica, PdAC), dei sinceri democratici (ad esempio Beppe Grillo, ecc.). Insomma, i principali promotori sono quelle forze che nel corso della battaglia contro il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti hanno via via acquisito una certa autonomia politica e ideologica dalla sinistra borghese.

L’azione di queste forze spinge oggettivamente verso la costruzione di un governo composto dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari che adotti le misure d’emergenza necessarie per far fronte alla crisi, anche se esse ancora non ne sono consapevoli (e in alcuni casi sono anzi impaurite del loro successo o addirittura avverse a questa prospettiva). Non esistono infatti altre strade per le masse popolari per far fronte alla crisi e queste forze, con l’ulteriore aggravamento della crisi e con lo sviluppo della mobilitazione popolare, si troveranno a confrontarsi sempre di più con questa necessità posta all’ordine del giorno dalla crisi stessa.

Molte di queste formazioni diventeranno tra le principali promotrici coscienti della costruzione del GBP (indipendentemente da quale sarà il nome che daranno al governo di emergenza), spinte proprio dalle forze sociali su cui poggiano, che mobilitano e orientano e da cui dipendono perché da lì vengono la loro forza, le loro risorse e le loro reclute. Le formazioni che non lo faranno, saranno tagliate fuori dagli eventi: perderanno il sostegno e il prestigio di cui oggi godono tra le masse popolari, che è frutto esattamente del ruolo che quelle formazioni svolgono nella lotta delle masse popolari per non pagare la crisi dei padroni. Sono le masse che fanno la storia e i gruppi dirigenti hanno un ruolo (sono riconosciuti e seguiti) solo se fanno gli interessi del gruppo sociale che rappresentano (questo vale in generale per tutti i gruppi dirigenti e, in particolare, per quelli che dirigono le masse popolari e che appartengono a questo campo).

Nell’analizzare i vari comitati di lotta, i coordinamenti, i sindacati alternativi, la sinistra dei sindacati di regime, le sezioni dissidenti del PRC e PdCI e i frammenti in libertà della sinistra borghese non dobbiamo quindi partire da quello che oggi essi dicono (concezione, parole d’ordine) né da come si comportano (morale) i loro capi né dai pensieri e dalle intenzioni (coscienza) di questi. Dobbiamo mettere in primo piano l’analisi delle forze sociali su cui poggiano. Quanto maggiore è il loro legame con le masse (e in particolare con la classe operaia) e quanto maggiore è il ruolo che oggi svolgono nella lotta delle masse popolari per non pagare la crisi dei padroni, tanto maggiori sono le possibilità che queste forze parteciperanno alla costruzione del GBP. Principalmente non perché saremo noi a dirglielo. Principalmente perché saranno spinte in questa direzione dalla loro base sociale. Essa le spingerà a trovare soluzioni concrete e, quindi, a fare i conti con la loro concezione attuale e con gli atteggiamenti, le intenzioni e la condotta dei loro attuali dirigenti!

Come già detto, quanto maggiore è il legame di queste formazioni con la classe operaia, tanto maggiore è la spinta che riceveranno in questa direzione. Non a caso! Da un lato le fabbriche e le aziende sono i principali bersagli della crisi. Dall’altro la classe operaia più di ogni altra classe è abituata al lavoro collettivo e alla lotta collettiva. In definitiva, importanti passi in avanti nella costruzione del GBP saranno fatti nei prossimi mesi, quando migliaia di operai verranno licenziati e decine di fabbriche verranno chiuse o minacciate di esserlo. La classe operaia è la classe che più di tutte le altre classi delle masse popolari è in grado, per il ruolo che svolge nella società capitalista, di spingere in avanti il resto delle masse popolari.

È con questa prospettiva (mettersi alla testa della costruzione del GBP o essere tagliati fuori) che nei prossimi mesi dovranno misurarsi i Bernocchi, i Cremaschi, i Rinaldini, i Cararo, lo stesso Ferrero; è con questa prospettiva che dovranno misurarsi l’RdB, la CUB, i Cobas, lo Slai-Cobas, lo Slai-Cobas per il sindacato di classe, l’SdL, l’SLL e gli altri sindacati alternativi, le RSU e le RSA, la Rete 28 Aprile, Lavoro e Società, la FIOM e le altre componenti della sinistra dei sindacati di regime; è con questa prospettiva che dovranno misurarsi i No dal Molin, i No TAV, i No VAT, la Rete Campana Rifiuti Zero e tutti i vari comitati di resistenza, comitati di lotta e coordinamenti; personaggi come Beppe Grillo dovranno fare i conti con questa prospettiva, così come Malabarba (Sinistra Critica), Ferrando (PCL), Ricci (PdAC) fino a tutti coloro che si stanno dando da fare per costruire la Costituente Comunista e altri coordinamenti rossi.

I sindacalisti di regime come Epifani che il 13 febbraio in piazza S. Giovanni ha cercato di deviare le masse popolari con la linea “di sciopero in sciopero porteremo il governo Berlusconi ad attuare le misure necessarie per far fronte alla crisi!” (sembrava diventato uno di Lotta Continua di un tempo o uno dei trotzkisti attuali che chiamano alla lotta permanente!) saranno travolti dagli eventi e tagliati fuori, se non cambieranno registro. Con la sua linea, Epifani difende infatti il governo Berlusconi, assicura che è possibile migliorarlo, cerca di impedire che nelle organizzazioni operaie e nelle organizzazioni popolari si diffonda e prevalga la convinzione che per attuare le misure d’emergenza necessarie devono esse stesse costituire il governo.

 

7. Le tre condizioni per costruire il Governo di Blocco Popolare

Questa è la situazione che ci troveremo ad affrontare nelle prossime settimane e mesi. Come emerge, la linea del GBP non è qualcosa “inventata” dal Partito, un coniglio tirato fuori da una cilindro magico. È la sintesi scientifica di un processo già in atto nel nostro paese. Il Partito l’ha elaborata sulla base dell’analisi concreta della situazione concreta. Le masse popolari avanzeranno o comunque cercheranno di avanzare verso la costruzione di un governo di questo tipo, indipendentemente dall’azione del Partito. Così come operai messi sul lastrico e senza altra possibilità di uscita, occupano la loro fabbrica e cercano di autogestirla, anche senza l’intervento del Partito.

La riuscita di questa impresa (la costruzione del GBP) poggia su tre pilastri:

1. la propaganda dell’obiettivo di un governo composto dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari che adotti le misure necessarie per far fronte alla crisi, fino a che la sua costituzione diventi la sintesi consapevole delle aspirazioni delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari;

2. il rafforzamento (politico e organizzativo) e la moltiplicazione in ogni modo e ad ogni livello di organizzazioni operaie e di organizzazioni popolari;

3. la promozione in ogni modo e ad ogni livello del coordinamento delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari. Sarà per questa via che esse costituiranno il nuovo governo.

Da un lato il lavoro per creare queste tre condizioni si svilupperà spontaneamente. Ossia gli esponenti più lungimiranti, più generosi, più avanzati delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari saranno spinti dalla loro esperienza pratica in questa direzione. Si troveranno a sviluppare le tre condizioni prima nella pratica e poi con una comprensione via via superiore, coscientemente (allo stesso modo quindi con cui hanno iniziato ad autorganizzarsi nella lotta contro la crisi dei padroni con una certa autonomia dai partiti della sinistra borghese).

Dall’altro lato sarà l’azione cosciente e mirata del Partito, attraverso il metodo del sistema delle leve (che vedremo più avanti), a contribuire ad orientare le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari in questa direzione.

Per tutta una certa fase, per via della debolezza oggettiva del Partito, l’aspetto principale sarà il primo (il fattore spontaneo).

Quanto maggiore sarà il numero delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari che si muoveranno in questa direzione, tanto più spedito sarà il processo di costruzione del GBP. Diciamo di più: solo attraverso questa azione le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari si potranno ulteriormente sviluppare, superando i limiti che oggi si trascinano dietro (in primis l’economicismo, il settarismo e il legalitarismo) e che cozzano con la nuova situazione che si sta delineando.

 

8. Le contraddizioni che si creeranno nel campo borghese con il processo di costruzione del GBP

Attraverso la lotta per la costruzione del GBP, le masse popolari costringeranno la borghesia a cedere momentaneamente su alcuni aspetti, ad adottare delle misure straordinarie per far fronte alla crisi contro i suoi stessi interessi (ad esempio nazionalizzazione di fabbriche che chiudono, stanziamento di fondi per i lavoratori licenziati, nazionalizzazione delle banche, controlli sugli speculatori, ecc.). Queste misure straordinarie alimenteranno la costruzione del GBP, se il Partito, le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari le utilizzeranno per rafforzare l’orientamento delle masse popolari e la loro organizzazione (insomma, se ne faranno una scuola di comunismo per rilanciare ad un livello superiore la lotta), se sfideranno la borghesia ad attuarle dicendo chiaramente che però non bastano anziché, come oggi Epifani, spingere le masse popolari a dare loro credito e seminare illusioni.

Lo sviluppo di questo processo di costruzione del GBP porterà al delinearsi nel campo borghese di una nuova sinistra borghese (saranno quelle forze che cercheranno di mediare tra il campo borghese e le masse popolari, cercando di far adottare dallo Stato borghese misure per alleviare le sofferenze dei lavoratori) e una nuova destra reazionaria (saranno quelle forze che vorranno adottare il pugno di ferro contro le masse popolari, promuovere la mobilitazione reazionaria e instaurare un regime dittatoriale). Se il Partito, le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari non si faranno abbindolare dalla nuova sinistra borghese ma, al contrario, interverranno su di essa per alimentare le contraddizioni in campo nemico facendo leva sul principio della “rincorsa a sinistra” (la sinistra borghese per sua natura deve rincorrere i movimenti di massa), questo permetterà al nostro campo, da un lato di rendere incerta la borghesia imperialista sulla linea da adottare per contrastare il processo di costruzione del GBP e di guadagnare tempo per avanzare nella rinascita del movimento comunista, dall’altro di unire al GBP la borghesia di sinistra (o una parte consistente di essa) quando prima o poi la destra reazionaria scatenerà la guerra civile contro di esso.

Nel campo borghese l’uno si dividerà in due, come già è avvenuto in situazioni analoghe nel corso dei 160 anni di storia del movimento comunista. Politicanti come Di Pietro stanno cercando di ergersi a punto di riferimento nel “teatrino della politica borghese” per il malessere delle masse popolari: saranno (a meno di cambiamenti repentini, ma possibili, di rotta nelle prossime settimane o mesi) tra i soggetti che più si troveranno tra “l’incudine e il martello”, tra le pulsioni repressive e autoritarie della destra reazionaria e la base sociale che oggi in qualche modo li sostiene. Questa gli chiederà con maggiore insistenza di contribuire alla costruzione del GBP.

Il processo di divisione dell’uno in due avverrà, se si lavorerà con metodo, anche all’interno della Chiesa Cattolica. L’analisi della situazione attuale, mostra già delle contraddizioni significative all’interno della Chiesa: le correnti che hanno preso posizione contro il ritiro della scomunica al vescovo negazionista Richard Williamson, le denunce di famiglia Cristiana contro il ministro Maroni e le sue leggi e ordinanze razziste e fasciste, ecc. costituiscono solo un esempio di queste contraddizioni che attraversano la Chiesa Cattolica. Un altro esempio, certamente più ridotto ma comunque di una certa importanza, è costituito dall’adesione di Pax Christi di Caserta all’appello No alla persecuzione dei comunisti! così come aveva già fatto don Vitaliano di Benevento.

 

9. L’azione del Partito nella costruzione del GBP

Abbiamo detto che per via della debolezza del Partito in questa fase, la costruzione del GBP non sarà diretta dal Partito, ma si svilupperà principalmente in maniera spontanea, ossia sulla spinta dei vari comitati di resistenza, comitati di lotta, ecc. Il Partito opererà per sostenere questa tendenza e rafforzarla. Attraverso questa azione, via via si conquisterà, nel fuoco della lotta di classe, la fiducia degli elementi avanzati della classe operaia e del resto delle masse popolari, perché, oltre che esserlo, sempre più anche apparirà che è il combattente più risoluto e lungimirante nel campo delle masse popolari. Questo creerà le condizioni per consolidare e rafforzare il Partito e costruire il Fronte delle forze rivoluzionarie che lo circonda. In altre parole è attraverso questa azione che avanzerà la rinascita del movimento comunista del nostro paese. Da questa dipenderà l’esito stesso del GBP e della lotta delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Solo attraverso la rinascita del movimento comunista sarà infatti possibile consolidare ed estendere le misure adottate dal GBP e fronteggiare la guerra civile che la borghesia imperialista prima o poi scatenerà contro di esso. In altre parole, solo attraverso la rinascita del movimento comunista sarà possibile affrontare con successo il passaggio dalla prima alla seconda fase della GPRdiLD, il passaggio alla fase dell’equilibrio strategico.

In sintesi: per tutto un certo periodo il fattore spontaneo (ossia tutto quello che non è principalmente frutto dell’azione mirata e consapevole del Partito) sarà l’aspetto principale nella costruzione del GBP. Il consolidamento e rafforzamento del Partito e la costruzione del Fronte delle forze rivoluzionarie (quindi la rinascita del movimento comunista nel nostro paese) sarà l’aspetto dirigente, ossia l’obiettivo che noi perseguiremo attraverso il lavoro di costruzione del GBP. Nel corso della lotta per la costruzione del GBP e, successivamente, per il consolidamento e rafforzamento del GBP, la rinascita del movimento comunista diventerà l’aspetto principale, oltre che essere già l’aspetto dirigente. Il Partito nel corso della lotta conquisterà infatti la maggior parte degli operai e degli elementi avanzati delle masse popolari.

È alla luce di questa dialettica che affermiamo che la nostra principale parola d’ordine d’azione in questa fase è “le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari devono costituire un governo d’emergenza”. Invece “fare dell’Italia un nuovo paese socialista!” è oggi la nostra principale parola d’ordine di propaganda.

Adesso che abbiamo affrontato l’analisi concreta della situazione concreta su cui poggia la linea del GBP, le tre condizioni per costruirlo, le forze principali che opereranno per la sua costruzione e inquadrato nelle sue linee generali il ruolo del Partito in questa lotta, possiamo entrare più nel dettaglio rispetto all’azione stessa del Partito nel processo di costruzione del GBP.

 

10. Il metodo delle leve

Come il Partito può intervenire sulle organizzazioni operaie e sulle organizzazioni popolari tenendo conto della sua debolezza oggettiva? Come può costringere la borghesia imperialista a fare quello che è opportuno che faccia, per la lotta per il socialismo, nonostante questi limiti oggettivi?

Il Partito in questa fase opera principalmente attraverso il metodo delle leve, sfruttando il sistema di leve che oggi esiste nella nostra società, stante le relazioni attuali tra le classi e le forze organizzate. Vediamo concretamente cosa significa, sia nel campo delle masse popolari che nel campo della borghesia imperialista.

1. Nel campo delle masse popolari. Il Partito è già in contatto diretto con alcuni comitati di resistenza, alcuni comitati di lotta, alcuni sindacati, alcune organizzazioni operaie e alcune organizzazioni popolari. Intervenendo direttamente sulla sinistra di uno di questi organismi con la propaganda e con il reclutamento e facendo leva sul legame che questo organismo ha con le masse (da cui dipende), il Partito esercita un’influenza su questo organismo e orienta la sua azione. Con le sue forze attuali il Partito è già in grado di condurre questa operazione verso un certo numero di organismi. Attraverso l’azione di questi organismi, il Partito influenza indirettamente organismi più grandi con cui ognuno di essi è in contatto. Questi a loro volta influenzano organismi ancora più grandi con cui sono in contatto. Ad esempio alla sinistra dei sindacati di regime arriviamo tramite i sindacati alternativi con cui siamo in contatto, ai sindacati di regime arriviamo tramite la loro sinistra (Rete 28 aprile, FIOM, FP, ecc.); oppure attraverso l’intervento diretto sulla sinistra dei sindacati di regime (Rete 28 aprile, FIOM, FP, ecc.) arriviamo ai sindacati di regime. Tramite un comitato di lotta con cui siamo in contatto direttamente, influenziamo il coordinamento di cui fa parte, ecc. Tramite un circolo locale del PCL, Sinistra Critica o PRC e PdCI, influenziamo il direttivo provinciale o regionale di cui fa parte, ecc. Attraverso questa azione arriviamo a mobilitare le masse popolari nella direzione giusta e, tramite esse, arriviamo a condizionare e a costringere la borghesia imperialista, a farle fare quello che è opportuno che faccia per la lotta per il socialismo, a renderle la vita impossibile, ecc.

2. Nel campo della borghesia imperialista. Noi costringiamo la borghesia imperialista a fare quello che vogliamo (contro i suoi stessi interessi: a concedere alcune cose, a non farne altre, ecc.), quello che è utile alle masse popolari, mobilitando (per ora principalmente con il metodo delle leve) le masse popolari contro di essa. Le strappiamo concessioni, la costringiamo a migliorare le condizioni delle masse popolari, la induciamo a inguaiarsi e infognarsi (come hanno fatto i sionisti d’Israele in Libano nel 2006 e a Gaza nel 2008) in iniziative sconsiderate e a compiere mosse inconsulte e per lei controproducenti. La borghesia deve mediare con le masse popolari: perché teme il “conflitto sociale” come dice Emma Marcegaglia, perché se le masse popolari sono in agitazione ciò nuoce agli affari, perché se le masse popolari sono inquiete “non si sa dove andranno a parare e fin dove arriveranno”, perché se le masse popolari sono in movimento proteggono e favoriscono l’opera dei comunisti e degli altri oppositori, ecc. Se le masse popolari hanno l’iniziativa, la borghesia finché può (e fino a che punto può è relativo, dipende da varie circostanze!) media, finché arriva al punto che “la corda si rompe” e passa alla guerra civile, alla dittatura.

 

11. Piano Generale di Lavoro (PGL) e Governo di Blocco Popolare

Alcuni compagni a questo punto si chiederanno: “Qual è il legame tra il PGL e il GBP? L’uno esclude l’altro?”.

No, il GBP non sostituisce il PGL. I due aspetti sono legati dialetticamente tra loro e insieme compongono il nostro piano tattico per raggiungere l’obiettivo di questa fase della GPRdiLD (la difensiva strategica): accumulare forze per affrontare in una situazione favorevole la seconda fase della GPRdiLD (la fase dell’equilibrio strategico) e cioè la guerra civile che la borghesia prima o poi scatenerà contro le masse popolari.

Come già detto, nel processo di costruzione del GBP convivranno e si combineranno in un rapporto di unità e lotta il fattore spontaneo (ossia tutto quello che non è principalmente frutto dell’attività consapevole e mirata del Partito) e il fattore cosciente e organizzato che ha nel Partito la sua punta più avanzata.

Per tutto un primo periodo il fattore spontaneo sarà l’aspetto principale della lotta di classe, stante la debolezza del movimento comunista. Per avanzare nella guerra è necessario però che noi comunisti poniamo il consolidamento e rafforzamento del Partito e la costruzione del Fronte delle forze rivoluzionarie come l’aspetto dirigente, verso cui è finalizza tutta l’azione del Partito nel processo di costruzione del GBP. Solo consolidando e rafforzando il Partito e costruendo il Fronte sarà possibile infatti passare con successo alla seconda fase della GPRdiLD e tener testa alla guerra civile che la borghesia prima o poi scatenerà contro il GBP. Il Partito contribuirà alla costruzione del GBP intervenendo sul fattore spontaneo con il suo PGL (ossia orientando verso la costruzione del GBP l’attività dei suoi Comitati clandestini e l’attività di organizzazioni generate (OG) e di organizzazioni non generate (OnG) operanti sui quattro fronti di lotta del PGL). Allo stesso tempo, attraverso la lotta per la costruzione del GBP avanzerà il consolidamento e il rafforzamento del Partito e l’edificazione del Fronte delle forze rivoluzionarie. Come già illustrato, sarà infatti attraverso questa azione che il Partito acquisterà prestigio tra la classe operaia e il resto delle masse popolari, accumulando forze per affrontare con successo la seconda fase della GPRdiLD (la fase dell’equilibrio strategico). Su ognuno del quattro fronti del PGL cresceranno di numero e per qualità le organizzazioni generate (OG) e le organizzazioni non generate (OnG).

 

12. Come i quattro fronti di lotta del PGL devono contribuire alla costruzione del GBP

Come detto nel paragrafo precedente, il Partito contribuirà alla costruzione del GBP attraverso il suo PGL, ossia orientando in questa direzione i Comitati clandestini e l’attività delle OG e delle OnG dei quattro fronti di lotta del PGL. Analizziamo il lavoro da svolgere sui quattro fronti di lotta.

 

1. Sul primo fronte bisogna sviluppare la lotta contro il legalitarismo e la polizia politica, mobilitare le masse popolari contro la repressione e promuovere la solidarietà di classe. In altre parole, bisogna usare la lotta contro la repressione per alimentare la divisione e la contrapposizione tra il campo delle masse popolari e il campo borghese, promuovere l’autorganizzazione popolare per far fronte agli attacchi del nemico e sabotare il suo controllo, far crescere l’ostilità nei suoi confronti, alimentare la solidarietà di classe tra proletari e, allo stesso tempo, usare a nostro favore le contraddizioni presenti nel campo borghese. Bisogna unire la lotta contro la banda Berlusconi con la lotta per il GBP. Concretamente questo significa:

a) pianificare e realizzare un lavoro sistematico di denuncia e informazione sul crescente numero di misure repressive e di controllo che la borghesia sta mettendo in atto contro chi lotta per non pagare la sua crisi. Su questa base lanciare la parola d’ordine “Schediamo gli schedatori, gli aguzzini e i loro mandanti! Controlliamo chi ci controlla e reprime! Sabotiamo le strutture di controllo!”;

b) pianificare e realizzare una campagna per promuovere la costruzione di un fronte unito contro la repressione, coinvolgendo sindacalisti onesti, comitati di lotta, associazioni progressiste (compreso quelle del mondo cattolico), sezioni del PRC e PdCI, sinceri democratici (ad esempio Haidi Giuliani, Francesco Caruso, Giulietto Chiesa) che si mobilitino in sostegno dei compagni colpiti dalla repressione (dotandosi anche di una cassa di solidarietà) e contro le misure repressive messe in atto dallo Stato borghese;

c) pianificare e realizzare una campagna per la costruzione di un coordinamento di avvocati che difendano gratuitamente i compagni e i proletari attaccati dalla repressione.

 

2. Sul secondo fronte bisogna continuare la lotta contro il legalitarismo e l’elettoralismo, per alimentare l’irruzione delle masse popolari nel “teatrino della politica borghese” e il loro controllo sui politicanti, facendo dell’irruzione una scuola di comunismo e minando alla base il terzo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva.(2) Bisogna unire la lotta contro la banda Berlusconi con la lotta per il GBP. Concretamente questo significa:

a) continuare nel lavoro di costruzione di Comitati Popolari di Controllo e denuncia delle Autorità e della Pubblica amministrazione (CPC), per far irrompere nel “teatrino” le masse popolari anche in una situazione in cui non ci sono le elezioni e distruggere il prestigio della borghesia imperialista, del Vaticano, delle Organizzazioni Criminali, dei loro alleati e padrini italiani e stranieri (in particolare della borghesia imperialista USA, dei gruppi sionisti e della borghesia imperialista europea), dei loro complici, portavoce e uomini politici e delle loro istituzioni;

b) lavorare per costruire per le elezioni amministrative ed europee del 7 giugno 09 Liste di Blocco Popolare, che raccolgano quanti non hanno intenzione di pagare la crisi dei padroni e cercano una via d’uscita positiva per le masse popolari dalla crisi. Le liste BP, così come i CPC, sono funzionali alla costruzione del GBP. Allo stesso tempo la loro costituzione e la loro natura sono potenziate dalla prospettiva e dall’obiettivo del GBP;

c) pianificare e condurre un lavoro sul fronte antifascista in maniera meno artigianale e spontaneista, inquadrandolo nella costruzione del GBP. Con questo lavoro dobbiamo puntare a rafforzare i rapporti con la base rossa, con i sinceri democratici, con i Partigiani, con esponenti della sinistra borghese, promuovendo il coordinamento e l’autorganizzazione contro la riabilitazione del fascismo e lo sdoganamento dei gruppi fascisti e contrastando la concezione errata e forviante che il fascismo è un’opinione che come tale, anche se vomitevole, va rispettata. A questa concezione dobbiamo contrapporre, facendo un lavoro su “due gambe”, la parola d’ordine: “Nessuna agibilità politica per i fascisti! Chiusura immediata dei loro covi!”;

d) unire ad un sistematico e articolato lavoro di propaganda del GBP la propaganda per il socialismo, per mostrare cosa è possibile fare, per abituare a pensare come possibile e realizzabile quello che la cultura borghese ha presentato e presenta come impossibile. La propaganda del socialismo è in sinergia con la propaganda per il GBP: bisogna infatti mostrare la necessità e la fattibilità del GBP e, allo stesso tempo, illustrare nel miglior modo di cui siamo capaci che sarà possibile difendere e ampliare le conquiste del GBP solo in una società socialista.

 

3. Sul terzo fronte bisogna avanzare nella lotta per il rinnovamento del movimento sindacale, contro l’economicismo e il settarismo. Anche nel terzo fronte bisogna mettere al centro la lotta contro la banda Berlusconi, per il GBP: solo all’interno di questa lotta sarà possibile infatti procedere nel rinnovamento del movimento sindacale.

La situazione che si sta delineando in questi mesi in questo campo è particolarmente positiva. Cresce infatti la mobilitazione del lavoratori e la spinta verso l’unità, frutto della consapevolezza sempre più diffusa che nella nuova situazione non si può continuare con i “vecchi metodi”. Si sta inoltre estendendo l’influenza dei sindacati alternativi: la riuscita dello sciopero del 17 ottobre 08 lo dimostra chiaramente. Esso, inoltre, ha spinto la FIOM ad indire lo sciopero per il 12 dicembre 09, decisione questa che a sua volta ha costretto Epifani & C. a indire per questa giornata lo sciopero generale. Bisogna trarre da questa esperienza i giusti insegnamenti: i sindacati di base devono tenere alta la mobilitazione e intervenire sulla sinistra sindacale (la sinistra dei sindacati di regime), la quale con la sua mobilitazione costringe Epifani & C. a “spostarsi a sinistra”, alimentando così, anche se controvoglia, la mobilitazione delle masse popolari, la lotta contro la banda Berlusconi e la costruzione del GBP (insomma bisogna muoversi applicando il “metodo delle leve”: una leva piccola muove una leva più grande, che a sua volta muove una leva ancora più grande). Bisogna contrastare risolutamente il settarismo di Rappresentanze di Base (RdB). RdB è condizionata dal modo canagliesco con cui per anni la FP-CGIL in combutta con le Autorità ha contrastato e ancora contrasta le RDB nel settore pubblico. Recalcitra a mettersi all’avanguardia, a prendere in mano la direzione della relazione con la FP-CGIL e con la CGIL in generale e a passare al livello superiore di relazione che la situazione attuale esige. Salvo alcuni organismi locali (Napoli ad esempio) non ha partecipato agli scioperi del 12 dicembre 08 e del 13 febbraio 09 “perché indetti dalla CGIL”. Bisogna usare al meglio il dibattito franco e aperto e mobilitare nelle due organizzazioni le sinistre mettendo al centro proprio l’uso del “sistema di leve” e l’obiettivo della cacciata della banda Berlusconi e della costruzione del GBP.

Concretamente questo significa:

a) promuovere una campagna di lotta e mobilitazione contro il tentativo della banda Berlusconi di effettuare la riforma della contrattazione e l’eliminazione del CCNL. Attraverso questa campagna bisogna puntare a spingere la CGIL a non partecipare all’eliminazione del CCNL e, allo stesso tempo, a fare tra i lavoratori il referendum sull’accordo firmato su questo punto il 22 gennaio 09 da governo, Confindustria, CISL, UIL e UGL. Epifani ha minacciato il governo di fare il referendum. Dobbiamo spingerlo a farlo veramente, facendo nostra la parola d’ordine del referendum contro questo infame accordo e promuovendo contro di esso la più ampia mobilitazione! Bisogna far leva sul successo dei referendum appena tenuti tra i dipendenti pubblici. In questo modo rafforzeremo la sinistra sindacale e costringeremo Epifani a fare veramente il referendum. Una sconfitta su questo punto (la riforma del CCNL), indebolirebbe molto la banda Berlusconi e rafforzerebbe la mobilitazione e l’autorganizzazione delle masse popolari.

b) bisogna lottare per imporre alla borghesia misure d’emergenza contro gli effetti della crisi (ad esempio blocchi dei licenziamenti, stabilizzazione dei precari, salario pieno ai cassintegrati, reddito minimo familiare, ecc.). Bisogna approfittare della crisi per riaffermare garanzie universali di reddito e di lavoro: diritto al lavoro, diritto a un reddito dignitoso, diritto a una vita dignitosa.

c) bisogna attuare direttamente misure d’emergenza (attività economiche mutualistiche e cooperative, spese proletarie organizzate, ecc.).

 

4. Quanto al quarto, fronte bisogna che il Partito prenda l’iniziativa, costruisca organizzazioni (OG) ed espanda la sua influenza sulle organizzazioni già esistenti (OnG), seguendo i principi e i criteri già indicati.(3) Bisogna anzitutto capire i motivi del ritardo dell’azione del Partito su questo fronte, rimuoverli e sviluppare sistematicamente l’attività secondo un piano.

In particolare e con urgenza, bisogna pianificare e condurre una campagna per intervenire nel movimento di lotta contro stupri e altre violenze fatte alle donne, per la difesa dei diritti delle donne e per la loro emancipazione dalla duplice oppressione del clero e dei capitalisti, per creare e rafforzare i legami che la carovana del (n)PCI ha già in questo ambito e alimentare l’autorganizzazione delle masse popolari anche in questo campo, contribuendo alla costruzione del GBP. Fascisti e Lega Nord (due centri del maschilismo) in combutta ambigua con il Vaticano e la parte più reazionaria dell’ambiente clericale conducono una campagna di massa contro gli stupri e le altre violenze fatte alle donne quando sono opera di immigrati, per fomentare la mobilitazione reazionaria, alimentare la persecuzione razzista degli immigrati e dividere i lavoratori. Bisogna approfittare del loro sporco lavoro, rovesciarlo contro gli autori e a favore delle donne: farne una campagna contro i centri tradizionali di stupri e violenze alle donne (i fascisti) e i difensori della cultura reazionaria maschilista e di duplice oppressione delle donne (Chiesa Cattolica e Lega Nord).

 

13. Per costruire il GBP dobbiamo “prendere per le corna” la nostra contraddizione principale: la contraddizione tra teoria e pratica

Nello scorso numero della rivista, nell’articolo A quattro anni dall’Ottobre 04, abbiamo indicato la contraddizione principale che attraversa il Partito in questa fase del suo sviluppo (e che quindi si ripercuote anche nelle organizzazioni della “carovana” ideologicamente vicine al Partito): la contraddizione tra teoria e pratica. Allo stato attuale, infatti, nel nostro Partito la principale tendenza negativa da combattere consiste nel non tradurre la teoria nella pratica, nel non usare la teoria nell’azione pratica. Questa tendenza negativa ha due origini diverse ma che, in definitiva, producono lo stesso risultato:

1. non prestare la dovuta attenzione allo studio del Manifesto Programma, di La Voce, dei Comunicati del Partito e delle Circolari interne prodotte dal Centro;

2. studiare in maniera accademica, dogmatica, il Manifesto Programma, La Voce, i Comunicati del Partito e le Circolari interne, senza tradurre le linee generali in esse espresse in linee particolari che tengano conto dell’analisi concreta della situazione concreta in cui si opera (caratteristiche del collettivo, caratteristiche delle masse popolari nel contesto in cui si interviene, caratteristiche del campo della borghesia imperialista a cui si deve concretamente far fronte).(4)

Questo produce la seguente situazione: sulla teoria siamo tutti d’accordo, ma nella pratica emergono le differenze e le divergenze.

Nell’articolo A quattro anni dall’Ottobre 04 abbiamo fatto, non a caso, l’esempio della clandestinità. Sul piano teorico siamo tutti d’accordo, sul piano pratico però l’attività legale risucchia l’attività clandestina, che viene tralasciata, trascurata, anziché essere il perno dirigente del nostro lavoro.

Teoricamente siamo per la clandestinità, praticamente però siamo legalitaristi, nel senso che ci sciogliamo nel lavoro legale. Nei fatti poniamo come aspetto principale e dirigente il lavoro legale. Probabilmente questa affermazione farà saltare dalla sedia diversi compagni. Ma questa è la realtà delle cose ed è questa situazione che dobbiamo affrontare per avanzare nella guerra che stiamo conducendo. Andiamo quindi “più a fondo” nell’analisi, ponendo l’attenzione esattamente sulla questione del legalitarismo poiché costituisce una delle principali forme negative prodotte dalla contraddizione teoria/pratica.

Cosa intendiamo per legalitarismo? Legalitarismo oggi da noi significa non giocare d’attacco con il nemico di classe, non essere tatticamente all’offensiva in una situazione di difensiva strategica, non tradurre la teoria in una tattica fatta di campagne, battaglie e operazioni tattiche per raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Partito. In altre parole, legalitarismo significa avere una posizione di subordinazione rispetto al nemico.

Dobbiamo fare attenzione a non cadere nell’errore di dire: “Ma come, io faccio parte da anni del Partito clandestino, faccio degli scontri con gli sbirri, faccio spese proletarie, ecc. non posso essere legalitarista!”. Legalitarismo non significa infatti principalmente farsi imbrigliare le mani dalle leggi scritte della borghesia. Legalitarismo oggi nelle nostre file significa principalmente non giocare d’attacco: non tradurre la teoria in pratica, in una tattica fatta di campagne, battaglie e operazioni tattiche. Quindi subire l’iniziativa del nemico, muoversi solo o principalmente in risposta ai suoi colpi, anziché essere noi a dettare i ritmi delle danze, a mettere la musica al suono della quale “tutti” ballano, a dettare l’ordine del giorno di cui “tutti” discutono. Insomma, anziché ridurre la borghesia a essere essa che risponde alle nostre iniziative.

Da dove nasce il legalitarismo? Il legalitarismo nasce dall’essere principalmente “contro” (contro il capitalismo, contro il fascismo, contro i padroni, ecc.) anziché essere principalmente “per” (per il GBP, per il socialismo). Chi è principalmente “contro” non gioca d’attacco con la borghesia: è “contro” il suo potere, le sue malefatte e lotta contro di esse, reagisce alle sue iniziative, nei casi peggiori si lamenta e deplora (come fanno Oscar Luigi Scalfaro, Veltroni, Eugenio Scalfari, ecc. contro Berlusconi), ma non è “per” strappare il potere dalle sue mani e instaurare il socialismo.(5)

Dobbiamo distinguere le idee dalla pratica, appunto per non cadere nell’errore prodotto da una concezione errata del rapporto teoria/pratica. Non dobbiamo partire dall’idea che abbiamo di noi stessi per dire “sono questo e non sono quest’altro”. Al contrario, dobbiamo verificare “chi siamo” nella nostra azione pratica, attraverso il bilancio dell’esperienza e della nostra azione fatto alla luce del Materialismo Dialettico (concezione del mondo, metodo di conoscenza e guida per l’azione dei comunisti). Tre domande aiutano a verificare la nostra azione pratica.

1. In che misura nei nostri piani di lavoro programmiamo, sulla base dell’analisi concreta della situazione concreta, campagne, battaglie e operazioni tattiche per accumulare forze e sfruttare a nostro vantaggio la divisione sinistra-centro-destra che esiste in ogni aggregato delle masse popolari o le contraddizioni (d’interessi e quanto alla condotta da tenere contro le masse popolari: per bloccarle, deviarle, imbrogliarle, ecc.) che esistono nel campo della borghesia imperialista, del clero e delle altre classi dominanti?

2. Quante volte programmiamo campagne, battaglie e operazioni tattiche per sviluppare un’attività per accumulare forze e sfruttare a nostro vantaggio le contraddizioni del nemico senza attendere i suoi attacchi per muoverci (repressione, licenziamenti, ecc.) o le sue iniziative (l’indizione delle elezioni, ad esempio), ma giocando noi d’iniziativa (ad esempio irrompere nel “teatrino della politica borghese” anche in una situazione in cui non ci sono elezioni, oppure promuovere una campagna per schedare poliziotti, spie, ecc. o per sabotare telecamere e altri sistemi di controllo senza attendere di essere attaccati dalla repressione o, ancora, creare una cassa di mutuo soccorso senza attendere che la borghesia licenzi degli operai)?

3. Rispetto alla clandestinità, quanto curiamo il lavoro clandestino anche in questa situazione in cui la borghesia ancora non mette fuorilegge i comunisti?

È a queste domande che bisogna rispondere, alla luce del bilancio dell’esperienza, per comprendere quanto siamo legalitaristi e quanto giochiamo d’iniziativa. Un inciso: non dobbiamo essere idealisti e dogmatici e dire “o si è sempre legalitaristi o non lo si è mai”. Il legalitarismo è una tendenza e, come tale, in alcune situazioni si esprime e in altre no, in alcune situazioni (o in alcuni aspetti della propria attività) un compagno o un organismo è legalitarista e in altre non lo è e, magari, ha anche le posizioni più avanzate.

Per essere all’altezza dei compiti che la situazione pone e attuare il piano tattico che il Partito ha elaborato per avanzare nella guerra che stiamo conducendo, dobbiamo “prendere per le corna” la nostra contraddizione principale, la contraddizione teoria/pratica e, in particolare, una delle principali tendenze negative su cui essa si basa e che essa alimenta, il legalitarismo appunto. Solo lottando al nostro interno contro il legalitarismo riusciremo infatti a lottare con efficacia contro il nemico, traducendo le linee generali in campagne, battaglie e operazioni tattiche per avanzare nella costruzione del GBP e a contrastare il legalitarismo presente tra le masse popolari e che impedisce oggi alla classe operaia di concepirsi come possibile classe dirigente del nostro paese (“Lei non è pagato per pensare. Altri sono pagati per farlo!” è il criterio su cui si fonda l’ideologia che la borghesia infonde nelle masse popolari).

“Tutto quello che è favorevole e necessario alle masse popolari è legittimo anche se illegale: al potere dei padroni e alla loro crisi, contrapponiamo il Governo di Blocco Popolare! Mobilitiamo la classe operaia e le masse popolari perché prendano in mano fabbriche, scuole e ospedali, anche se le leggi dello Stato borghese dicono che non è legale!”: questa è la bandiera che dobbiamo alzare per avanzare in questa fase della GPRdiLD, combinando la propaganda con azioni di lotta per alimentare la tendenza spontanea che già in qualche modo si esprime tra le masse popolari in questa direzione.

Claudio G.

 

Note

 

1. La Voce n. 24 (novembre 2006), Le forze principali della rivoluzione e Le forze ausiliarie della rivoluzione.

 

2. “Impedire che le masse popolari e in particolare la classe operaia partecipino alla lotta politica borghese con propri partiti indipendenti dai partiti borghesi; sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica borghese in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti”. Per maggiori dettagli vedere il Manifesto Programma pag. 51.

 

3. La Voce n. 22 (marzo 2006), Il lavoro del Partito sul quarto fronte.

 

4. Per comprendere meglio cosa è la separazione teoria/pratica nelle nostre file, consideriamo quanto detto negli articoli La forza principale della rivoluzione di Nicola P. e Le forze ausiliarie della rivoluzione di Ernesto V. in La Voce n. 24 (novembre 06). In questi articoli sono date in forma teorica tutte le indicazioni sulle forze principali della rivoluzione, sulle forze secondarie, sulle forze intermedie, sulle forze ausiliarie e sulle reciproche relazioni necessarie per usare il metodo delle leve. Ma solo ora incominciamo a elaborare il metodo delle leve in termini pratici e probabilmente solo tra un po’ incominceremo ad usarlo sistematicamente nella pratica.

 

5. Quanto al legalitarismo, è chiarificatore l’atteggiamento dei nostri dirigenti e membri verso le irruzioni nel teatrino della politica borghese. Ufficialmente nessuno è contro, ohibò! Ma quanti di fronte a ogni irruzione storcono il naso, non ce n’è una che gli vada bene (tanto meno di cui siano entusiasti), mettono in primo piano gli effetti negativi (inevitabili come in ogni scontro) e sorvolano sugli effetti positivi (“sono scontati” ... quindi non si preoccupano di sfruttarli a fondo per alzare la combattività delle nostre file, per convincere e insegnare, per la raccolta di forze), deplorano che “siamo in pochi”, che “siamo sempre gli stessi”, mostrano che l’irruzione era mal organizzata, improvvisata, ecc.? Quanti invece promuovono irruzioni, colgono e sfruttano le occasioni più favorevoli, organizzano e dirigono incursioni con la maggiore cura di cui sono capaci, valutano caso per caso con cura gli aspetti positivi e gli aspetti negativi, si preoccupano di raccogliere i frutti, ne tirano lezioni per sviluppare la nostra iniziativa a livelli superiori?

Sfruttare i limiti delle nostre forze per non fare, far leva sugli errori (veri) e le arretratezze (reali) dei compagni più attivi e contrastare così la loro opera, essere privi di entusiasmo, essere malcontenti e incerti, lamentarsi di essere maltrattati, inascoltati o incompresi, fare principalmente lezioni di metodo e di forma a chi sbaglia invece di mettersi principalmente all’avanguardia nel tradurre in modo giusto la concezione e la linea generale del Partito in linee particolari e concrete valorizzando anche il positivo di chi sbaglia e guidare i compagni e gli organismi ad attuarle: ecco dove si delinea la destra nelle nostre file in questa fase in cui la separazione teoria/pratica è la principale contraddizione interna che dobbiamo trattare e l’ingresso nella fase acuta e finale della crisi generale ci impone compiti pratici urgenti e grandiosi per cui da anni ci siamo preparati.

 

 

Machette

 

 

Piano Generale di Lavoro (PGL) del (n)PCI

 

Nella prima fase della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, il compito del (n)PCI si suddivide in due campi.

·         Consolidamento e rafforzamento quantitativo e qualitativo del partito, della sua struttura clandestina (Centro e CdP di base e intermedi).

·         Lavoro di massa del partito su quattro fronti.

1.       Mobilitazione delle masse popolari nella lotta contro la repressione e nella solidarietà con l’obiettivo di rafforzare la capacità delle masse di resistere alla repressione e di sviluppare la loro coscienza di classe;

2.       Mobilitazione delle masse po-polari a irrompere nella lotta politica borghese, con l’obiettivo principale di accumulare forze rivoluzionarie e secondariamente di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse;

3.       Mobilitazione delle masse popolari nelle lotte rivendicative: “fare di ogni lotta una scuola di comunismo”;

4.       Mobilitazione delle masse popolari a costruire strumenti e organismi autonomi dalla borghesia utili per soddisfare direttamente i propri bisogni materiali e spirituali: “fare di ogni iniziativa una scuola di comunismo”.

 

(vedi Manifesto Programma, cap. 3.5. pag. 221)

 

 

Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata

Nella prima fase (la difensiva strategica) la superiorità della borghesia è schiacciante. Il Partito deve accumulare forze rivoluzionarie. Raccogliere attorno a sé (nelle organizzazioni di massa e nel fronte) e in sé (nelle organizzazioni del Partito) le forze rivoluzionarie, estendere la sua presenza e la sua influenza, educare le forze rivoluzionarie alla lotta dirigendole a lottare. L’avanzamento del Nuovo Potere si misura dalla quantità delle forze rivoluzionarie che si raccolgono nel fronte e dal livello delle forze stesse.

In questa fase l’obiettivo strategico (dirigente) non è l’eliminazione delle forze nemiche, ma raccogliere tra le masse popolari forze rivoluzionarie, estendere l’influenza e la direzione del partito comunista, elevare il livello delle forze rivoluzionarie: rafforzare la loro coscienza e la loro organizzazione, renderle più capaci di combattere, rendere la loro lotta contro la borghesia più efficace, elevare il loro livello di combattività

 

Manifesto Programma (capitolo 3.3, pag. 203)

 

 

Caccia allo sbirro
http://cacciaallosbirro.byethost7.com

 

Ostacolare il controllo! Contrastare l’infiltrazione!

La polizia politica basa la sua forza anche sul fatto che i suoi agenti, infiltrati, spie e collaboratori non sono conosciuti dalle masse popolari. Farli conoscere è un modo pratico per rendere il loro sporco lavoro se non impossibile, almeno difficile. Facciamo circolare le loro foto e i loro dati!

Denunciamo le azioni di controllo e intimidazione e l’infiltrazione degli sbirri e dei loro collaboratori nei partiti e nelle iniziative dei comunisti, degli antifascisti, degli antimperialisti e negli organismi delle masse popolari.

Cacciamo gli infiltrati, gli spioni e i collaboratori della polizia politica e delle agenzie private.

Impediamo che questi personaggi facciano il loro sporco mestiere.

Rendiamo il loro mestiere sempre più difficile e sempre meno allettante.

 

Denuncia anche tu i servi del regime!

Contribuisci ad arricchire e completare questo sito!

Invia nuove foto e i dati corrispondenti.

Completa le foto già messe sul sito con i dati anagrafici, il ruolo, la zona operativa e l’indirizzo.

Invia i tuoi contributi a lavocenpci40@yahoo.com usando TOR.

 

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Aggiornamento delle istruzioni

per l’uso di TOR

 

Sul nostro sito - http://lavoce-npci.samizdat.net potete trovare l’aggiornamento delle istruzioni sull’installazione e l’utilizzo di TOR, un sistema per la navigazione anonima su internet.

Da quando il Partito ha promosso l’utilizzo di questo strumento di lavoro, sono pervenuti suggerimenti, proposte e richieste di aiuto da parte di compagni, collaboratori e simpatizzanti. Questa partecipazione attiva è stata molto utile al Centro per migliorare il suo lavoro e per realizzare queste nuove e più accurate istruzioni.

Ringraziamo tutti coloro che ci hanno dato una mano. Li invitiamo a procedere su questa strada. Invitiamo tutti gli altri lettori a raccogliere l’esempio, anche segnalando e suggerendo diversi e nuovi sistemi utili alla sicurezza e alla comunicazione libera dal controllo poliziesco.