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Sabotare il terzo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva

 

 Chi sabota realmente le elezioni borghesi? Chi impedisce alla borghesia e al clero di fare delle elezioni una campagna di intossicazione delle coscienze e di disseminazione di illusioni, di rinnovare e di rafforzare con le elezioni il legame delle masse popolari con partiti e personaggi delle classi dominanti?

Non chi si tiene lontano dalle campagne elettorali e lascia campo libero ai partiti, ai gruppi e ai personaggi della borghesia e del clero. Lo sabotiamo noi che ci gettiamo a rompere le uova nel paniere a partiti, gruppi e personaggi della borghesia e del clero ovunque riusciamo ad arrivare, ovunque riusciamo a mobilitare forze per arrivarci, ovunque riusciamo a orientare gli elementi più avanzati.

Le elezioni non incidono sul rapporto di forza tra le classi se non nella misura in cui elevano la coscienza politica e l’organizzazione delle classi oppresse e le destano a partecipare più attivamente e a un livello superiore alla lotta di classe. Ma se è proprio questo che realizziamo con le elezioni, allora noi rivolgiamo contro la borghesia le elezioni con cui essa mira a ingannare e neutralizzare le masse popolari chiamandole ogni qualche anno a decidere chi degli esponenti delle classi dominanti deve governare il teatrino della politica borghese.

A differenza di altri aspiranti rivoluzionari, noi possiamo servirci anche delle elezioni indette dalla borghesia per realizzare questo obiettivo perché noi non aspettiamo che la rivoluzione socialista scoppi un giorno o l’altro, per una qualche combinazione di fattori imprevedibili e sui quali comunque noi poco o nulla potremmo. Noi costruiamo la rivoluzione socialista creando un potere via via più ramificato, più pervasivo e più potente, una direzione via via più autorevole del Partito sulle masse popolari che esso conduce a partecipare in modo più efficace alla lotta di classe. Costruiamo nel paese il Nuovo Potere fatto di organizzazioni di partito e di organizzazioni di massa collegate a costituire una rete che orienta e dirige in ogni campo l’attività delle masse popolari, in contrasto con le Autorità della Repubblica Pontificia, con i padroni, con il clero e con i loro portavoce e agenti, una rete che rende impossibile la vita alla borghesia e ai suoi agenti.

Ogni campagna elettorale ci offre spunti e occasioni per elevare la coscienza e l’organizzazione delle masse popolari, per tessere la rete di organizzazioni attorno ai Comitati di Partito. È a questo fine che dobbiamo usarla!

Alcuni compagni sono convinti che la borghesia e il clero sfruttando la posizione sociale che ereditano e il ruolo che il sistema capitalista di relazioni sociali conferisce loro, riescono inevitabilmente a ingannare le masse popolari, a conquistare e controllare i loro sentimenti e la loro mente. Ma non è vero. La borghesia e il clero faticano a controllare la mente e il cuore delle masse popolari. L’esperienza pratica genera nelle masse popolari continue spinte alla ribellione e mille motivi di insoddisfazione. Quando il movimento comunista era forte, cioè dirigeva l’attività di una parte importante delle masse popolari, persino la Chiesa aveva dovuto “aggiornarsi”, spostarsi a sinistra per non perdere ogni credito e seguito e continuava a perderlo egualmente. Il Concilio Vaticano secondo, indetto nel gennaio 1959 e iniziato nell'ottobre 1962, fu la sintesi di questo tentativo della Chiesa Cattolica.

La borghesia e il clero riescono a controllare il cuore e la mente delle masse popolari solo finché noi comunisti non presentiamo alle masse popolari una via realistica di emancipazione, siamo ignoti alle masse popolari, non le raggiungiamo con i nostri appelli e le nostre parole d’ordine o ci presentiamo noi stessi pieni di esitazioni e di dubbi, incerti sul da farsi, privi di convinzioni e di certezza nella nostra vittoria, incapaci di azione. Ma forse che noi comunisti dobbiamo ostentare in pubblico una sicurezza e una conoscenza delle cose che non abbiamo? Niente affatto! Al contrario dobbiamo andare a fondo delle questioni su cui non abbiamo una conoscenza adeguata all’azione necessaria e una linea ben definita e sicura sul da farsi. Il Partito comunista è il contesto organizzativo e morale che consente di farlo. Non è un caso che in linea di massima gli individui esitanti e pieni di dubbi, sono anche persone che hanno poco o nessuno spirito di partito o addirittura individui antipartito.

Oppure quando noi comunisti presentiamo una via di emancipazione fatta solo di chiacchiere che rinviano sempre al domani i fatti. Dopo che lasciarono instaurare nel nostro paese la Repubblica Pontificia nonostante le forze accumulate durante la lotta clandestina contro il fascismo e durante la Resistenza, i revisioni moderni sono andati avanti venti o trenta anni a promettere il socialismo per il futuro prossimo, a ripetere le loro vuote formule marxiste e rimandare ogni giorno i fatti al domani. È solo dopo anni e anni di simile presa in giro e dopo che si misero a collaborare con la borghesia nella repressione dei movimenti rivoluzionari e in particolare delle Brigate Rosse che i sedicenti comunisti hanno perso il cuore e la mente delle masse popolari e la borghesia e il clero vi hanno nuovamente preso il sopravvento.

Senza creazione del Nuovo Potere le campagne elettorali sono inutili e solo per circostanze eccezionali i comunisti raccolgono molti voti. Nell’ambito della creazione del Nuovo Potere invece anche le campagne elettorali sono preziose. Mandano a gambe all’aria uno dei pilastri del regime di controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma pag. 51) su cui si regge la Repubblica Pontificia: “sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica borghese in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti”. Creano organizzazioni autonome delle masse popolari legate ai Comitati di Partito ed elevano la coscienza politica delle masse popolari fino a concepire un paese governato dalle stesse masse popolari organizzate, senza padroni, fino ad aspirare a crearlo e convincersi di essere capaci di crearlo. E le idee rivoluzionarie, se sono giuste, quando penetrano nelle masse diventano una forza che trasforma il mondo e gli uomini fanno la storia secondo le loro aspirazioni.

La crisi economica del capitalismo ha già sgretolato il secondo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva: “soddisfare le richieste di miglioramento pratico, economico che le masse popolari avanzano con più forza”. La nostra irruzione nella lotta politica borghese, se ben condotta, incrinerà seriamente il terzo. L’indebolimento del regime di controrivoluzione preventiva crea condizioni favorevoli per il rafforzamento del Nuovo Potere popolare.

Rosa L.