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Congresso del (nuovo) Partito Comunista Italiano e masse popolari
Nel nostro paese gli operai hanno messo la politica con i piedi per terra: hanno messo il posto di lavoro al centro della lotta politica. I lavoratori immigrati hanno fatto delle loro condizioni di lavoro e di vita un problema di ordine pubblico. I sindacati alternativi hanno esteso il loro raggio d’azione e hanno in corso un processo di aggregazione. La sinistra dei sindacati di regime ha colto l’occasione del congresso della CGIL per legarsi maggiormente ai lavoratori che resistono e protestano.
Contro le prove di fascismo si moltiplicano le mobilitazioni e le organizzazioni antifasciste e le loro reti. La mobilitazione rivoluzionaria contende vigorosamente il passo alla mobilitazione reazionaria. Non è che l’inizio! Continuiamo la lotta! Il nuovo fascismo non passerà!
Contro la crisi ambientale, il saccheggio delle risorse e la corsa al riarmo e alla guerra, contro le basi militari USA, NATO, sioniste si sono moltiplicati gli organismi di lotta e di protesta e le esperienze tipo.
Centinaia di Organizzazioni Operaie e di Organizzazioni Popolari sono sorte e si collegano costituendo reti. Un vasto movimento si è messo in moto per far fronte alla crisi economica, alla crisi politica e alla crisi ambientale.
Per crescere e vincere deve riprendere a un livello superiore l’opera iniziata dai primi paesi socialisti. È l’unica alternativa realistica alla mobilitazione reazionaria. “Fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo”. Con questa prospettiva i vari filoni della mobilitazione attuale cresceranno, si combineranno e si formerà la direzione necessaria per costruire il nuovo mondo.
Noi comunisti dobbiamo orientare tutte le OO e le OP a costituire subito un governo d’emergenza deciso ad attuare le sei misure:
1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura assieme alle risorse necessarie per assolverli, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa)
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi
3. assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per partecipare alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, nessun individuo deve essere emarginato)
4. eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva
6. stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Questa è l’esigenza del movimento che cresce tra le masse popolari.
A questa esigenza ha risposto il I Congresso del Partito. Esso ha ratificato il completamento del primo stadio della costruzione e l’avvio del secondo stadio: il reclutamento degli operai avanzati al Partito. Ha dato al Partito una direzione ben definita, stabile e autorevole, centro del Nuovo Potere.