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È vero: c’è un futuro da conquistare!

 

Il 16° congresso della CGIL può essere un passo importante verso un governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare. Lo sarà? Dipende in larga misura da noi comunisti.

 

Il momento in cui si svolge rende singolarmente importante il 16° Congresso della CGIL. Ne fa un evento politico che può incidere in modo decisivo sul corso delle cose.

La presentazione di due Mozioni contrapposte rivela lo sconvolgimento che la crisi ha messo in moto nel maggior sindacato di regime: quello che per sua natura è il bersaglio che la mobilitazione reazionaria per prevalere deve assolutamente demolire. Proprio il fatto che la mobilitazione reazionaria per prevalere la deve eliminare, ha creato nella CGIL condizioni per cui la sinistra sindacale, intesa qui come l’ala sinistra dei dirigenti della CGIL, è indotta se non altro dal suo stesso opportunismo a essere più sensibile allo stato d’animo e agli interessi dei lavoratori. Lo stesso fatto indebolisce l’ala destra: anch’essa è ossessionata dall’incubo di fare la fine di Bertinotti & C. Per effetto della crisi gli schieramenti nella società si semplificano e si ridefiniscono. La sinistra borghese ha sempre meno spazio. I sindacati di regime non possono più svolgere il ruolo che hanno svolto nel passato, perché il teatro è cambiato. La crisi spinge i lavoratori e in generale le masse popolari o a sinistra o a destra. Più i sindacati di regime cedono alle pretese della borghesia, minore è il loro seguito tra i lavoratori, che vanno o a sinistra (per ora ancora principalmente di resistenza e protesta) o a destra (mobilitazione reazionaria). Minore è il loro seguito tra i lavoratori, meno sono utili alla borghesia; meno la borghesia ha bisogno di loro, minore è la loro parte nel regime. Il successo della mobilitazione reazionaria passa attraverso l’eliminazione della CGIL. La sinistra sindacale (non solo i Rinaldini, i Cremaschi, ma anche i Podda, i Moccia, ecc.) devono scegliere tra 3 vie alternative. Mettersi alla testa degli operai e degli altri lavoratori che resistono e protestano? Lasciarsi mettere a vita privata come Bertinotti e il suo gruppo? Passare decisamente con la mobilitazione reazionaria cercando di ritagliarsi un ruolo?

Anche per gli esponenti della sinistra sindacale, la prima alternativa contrasta con la parte principale del loro passato. Questo è fatto principalmente di concertazione e di compatibilità con i padroni, di demagogia e di tradimenti verso i lavoratori. La destra sindacale glielo rinfaccia: fino a ieri abbiamo marciato insieme, siete stati nostri complici! Ma parte per opportunismo e parte per convinzione, la sinistra sindacale negli ultimi mesi non ha fatto i nuovi passi a destra che nella nuova situazione bisognava fare per seguire la deriva verso destra (il sindacato struttura che fornisce servizi agli iscritti). Così facendo essa ha, se non diretto, fortemente condizionato la destra sindacale. Epifani e complici non hanno potuto aderire all’Accordo del 22 gennaio 2009, hanno dovuto aderire a mobilitazioni di piazza che avrebbero volentieri evitato, si sono staccati sempre più da Bonanni e Angeletti e dal resto della vecchia cupola dei sindacati di regime. La decisione di una frazione della sinistra sindacale (Nicola Nicolosi e Lavoro e Società non hanno aderito) di presentare al Congresso una propria mozione, la Mozione 2, è stato un altro passo nella direzione che la sinistra sindacale ha seguito negli ultimi mesi: cercare di cavalcare la resistenza e la protesta dei lavoratori.

Sul percorso fatto dalla sinistra sindacale ha fortemente influito anche il movimento degli studenti e degli immigrati. Ma sopratutto ha influito il ruolo svolto dai sindacati di base e dai sindacati alternativi: un altro attore dello scontro in corso. Un attore che ha lo stesso problema della sinistra sindacale e della CGIL tutta. La crisi produce i suoi effetti e la decisione diventa sempre più urgente: o legarsi più a fondo agli operai e agli altri lavoratori che resistono e protestano o essere travolti dalla mobilitazione reazionaria. La linea “ci vogliono più lotte” è la linea dei sindacati alternativi. I fautori della Mozione 1 obiettano: “Le lotte senza risultati non reggono”. Vero: solo svolgendo il compito di promotori di un governo d’emergenza e precisamente del GBP, la sinistra sindacale e i sindacati alternativi, e con essi tutta la CGIL, non saranno travolti dalla mobilitazione reazionaria, come già illustrato in Spostamenti nel mondo sindacale di Riccardo A. e in altri articoli di La Voce 32. Il nostro “metodo delle leve” è uso, consapevole e mirato al nostro obiettivo, del “sistema delle leve” che esiste nella realtà.

Legarsi meglio e più a fondo con gli operai e con gli altri lavoratori che resistono e protestano vuol dire imboccare la strada della soluzione politica della crisi. Questa strada porta al governo d’emergenza, al Governo di Blocco Popolare, una tappa verso l’instaurazione del socialismo. Una strada che a noi comunisti è chiara, una strada che noi perseguiamo con metodo e che dobbiamo imparare a perseguire meglio, una strada su cui dobbiamo convogliare fase dopo fase più forze, anche forze incerte di cui non sappiamo quanta strada faranno, forze che prendono la nostra strada per calcoli loro, per opportunismo o peggio. Ma che a noi giova comunque che oggi la prendano, perché grazie a loro rafforzeremo il nostro legame diretto con gli operai e faremo passi avanti che senza loro sarebbero più difficili e forse anche troppo lenti e quindi impossibili: la gara in corso con la mobilitazione reazionaria non ci lascia tempi illimitati per prevalere su di essa. Ci sono compagni (Proletari Comunisti) che gridano che lo scontro è già finito, i fascisti hanno già vinto, siamo già al moderno fascismo! Non è vero, è disfattismo; ma il pericolo c’è. Se grazie alla sinistra sindacale e grazie ai sindacati alternativi riusciremo a far costituire un governo d’emergenza per far fronte alla crisi, avremo fatto un pezzo importante della nostra strada. Se anche la destra sindacale per calcoli propri si assocerà, tanto meglio. Lo stesso vale anche per frazioni della borghesia e del clero. Noi non facciamo atti di fede in nessuno di loro.

Il principio che ci deve guidare oggi è: unità e indipendenza, fermi nella strategia e flessibili nella tattica. Non mettersi agli ordini né al seguito della sinistra sindacale, non rifiutare a nessuno di fare la nostra strada, raccogliere tutte le forze disponibili per rafforzare la nostra corrente e battere la mobilitazione reazionaria. La costituzione del Governo di Blocco Popolare sarebbe la nostra vittoria sulla mobilitazione reazionaria. Comunque il GBP non è il nostro governo: è il governo degli organismi e dei personaggi che hanno già oggi seguito e autorevolezza tra le masse popolari e che oggi si mettono alla testa dei lavoratori che resistono e protestano contro la crisi e che non vogliono pagare loro la crisi, fino al punto da costituire un governo d’emergenza con il sostegno di quei lavoratori. Noi lavoriamo per la costituzione di simile governo. La sua costituzione aprirebbe una nuova fase della lotta per instaurare il socialismo. La Mozione 2 non è importante principalmente per quello che vi è scritto: la lunga dominazione clericale ha creato in noi la diffusa abitudine a belle parole e a buoni propositi a cui non corrispondono i comportamenti di quelli che li proclamano, li scrivono e li propongono. La Mozione 2 è importante principalmente perché con essa, avendo osato proporla, la sinistra della CGIL ha alzato il tiro nella sua distinzione alla destra della CGIL: ha spostato l’asse a sinistra. Ha fatto fare un salto in avanti a un processo che offre a noi comunisti un’occasione preziosa che va al di là delle intenzioni e della personalità dei promotori della Mozione 2 e i cui sviluppi non dipendono principalmente neanche dai risultati immediati della conta dei voti (reali o truccati che siano) raccolti nelle assemblee congressuali dalle due Mozioni: di fatto la sinistra sindacale può dirigere sempre di più la CGIL e oltre, anche se la conta dei voti congressuali è contro di lei.

Per rendersene conto e per intervenire in modo da ricavarne il massimo ai fini della rivoluzione socialista, bisogna avere assimilato la concezione comunista del mondo.

Non se ne possono rendere conto quelli che, pur sinceramente entusiasti della rivoluzione (al modo degli anarchici di un tempo), sono ancora impregnati di una concezione clericale e moralista o di una concezione individualista, quindi borghese, del mondo. Questi troveranno nella condotta passata e presente di promotori e fautori della Mozione 2 (come di quelli della Mozione 1 e di tutta la CGIL) mille buoni motivi per dire che sono cattivi soggetti, che fino a ieri hanno praticato in mille casi e sotto mille aspetti la linea della concertazione e della compatibilità che oggi dicono di rifiutare, che si sono ripetutamente resi responsabili di collusione con i padroni e con le autorità (perfino con la polizia: gli adulti ricordano la caccia alle Brigate Rosse che polizia e dirigenti CGIL condussero insieme) e hanno ripetutamente violato principi elementari di democrazia e di solidarietà nei confronto di gruppi di lavoratori e in particolare dei sindacati alternativi. Quindi non vorranno fare un pezzo di strada con tali cattivi soggetti e con sindacati di regime. Per noi invece importante è che nostra è la strada che i cattivi soggetti scavano.

Non se ne possono rendere conto neanche quelli che a ogni pie’ sospinto parlano con enfasi delle masse, ma non concepiscono che la storia moderna e la soluzione dei suoi problemi consistono nel passaggio in massa dei lavoratori dalla condizione di individui che in definitiva sono uniti su larga scala (cioè oltre i legami di sangue, di clan o di vicinato) solo dalla soggezione a uno stesso padrone (prete o principe che sia) o allo stesso sistema unitario di sfruttamento (il mercato capitalista), alla condizione di persone di pari dignità legate l’una all’altra e al loro insieme dalle loro relazioni, fino a costituire l’universale associazione che sarà la nuova umanità, la società comunista. Per questi ogni passo particolare e concreto è arretrato, quindi si astengono dal profittarne o insufficiente, quindi si astengono dal farlo. Tanto meno lo promuovono e si battono perché si realizzi.

Il ragionamento che segue è principalmente rivolto ai comunisti perché sia loro di guida nella loro attività. Però alcuni argomenti potranno convincere anche lavoratori avanzati e sinceri democratici che cercano una via d’uscita di fronte alla situazione atroce e degenerante in cui la borghesia e il clero ci hanno portato. La comprensione delle cose è un fattore di trasformazione, il mondo sta cambiando e ognuno di noi cambierà. Ciò che fa la differenza è la direzione in cui si cambia e se si dirige consapevolmente la trasformazione. Anche in questo contesto il nostro metodo è, a ogni livello, mobilitare la sinistra perché unisca a sé il centro e isoli la destra.

 

Cosa caratterizza il momento in cui si svolge il 16° Congresso della CGIL e perché questo può assumere tanta importanza?

La società borghese è arrivata al collasso per la seconda volta nella sua storia, a distanza di circa cento anni da quando è collassata la prima volta, all’inizio del secolo scorso, ma questa volta su scala mondiale. Nel nostro paese la Repubblica Pontificia, con il grande e infame ruolo che essa svolge nel sistema mondiale dell’oppressione capitalista, è al collasso. La combinazione di governo che tramite la banda Berlusconi la Repubblica Pontificia ha fatto con le Organizzazioni Criminali, conferisce al suo collasso un’aura che sarebbe tragicomica se non avvenisse tra sofferenze atroci di lavoratori, di immigrati, di donne, di giovani e di anziani delle masse popolari. Quale sarà il prossimo futuro?

Se il grosso degli operai avanzati del nostro paese passerà dalla resistenza e protesta alla costituzione del Governo di Blocco Popolare, nel prossimo futuro vi è l’instaurazione del socialismo.

Per questo è importante il Congresso della CGIL. Gran parte degli operai avanzati, che nelle aziende capitaliste animano o comunque sono al centro delle lotte che gli operai conducono in questo periodo di fronte alla crisi, sono iscritti alla CGIL, nonostante tutta la rovina prodotta dai revisionisti e dalla sinistra borghese che hanno diretto la CGIL negli ultimi decenni. Trascuriamo per un momento i pensionati, i dipendenti pubblici e i dipendenti delle imprese artigiane e delle cooperative e consideriamo solo gli operai della aziende capitaliste che sono quelle politicamente decisive. Sui 7 milioni di operai che lavorano in aziende capitaliste, gli iscritti alla CGIL sono certamente più di un milione e mezzo. Più della metà di questi sono compresi nei circa 3 milioni di operai che lavorano in aziende capitaliste con più di 100 dipendenti. L’azione di questi 3 milioni e quindi il loro orientamento a favore della costituzione di un loro governo d’emergenza per far fronte alla crisi, di un Governo di Blocco Popolare, determinerebbe il futuro dell’intera classe operaia e quindi di tutte le masse popolari del nostro paese. Se le masse popolari imboccheranno la via del Governo di Blocco Popolare (e tramite esso dell’instaurazione del socialismo: abbiamo già illustrato più volte che la costituzione del GBP aprirebbe la strada all’instaurazione del socialismo), nessuna forza potrà sbarrare con successo il loro cammino. E l’evoluzione del nostro paese avrebbe un ruolo probabilmente decisivo nel determinare la piega degli avvenimenti del futuro prossimo nel resto dell’Europa stante la crisi a cui anche il resto dell’Europa deve far fronte.

Questa è la concatenazione possibile delle cose. Il nostro Partito deve lavorare perché diventi corso reale delle cose. Lo sconvolgimento in corso nel gruppo dirigente della CGIL, in particolare la condotta della sinistra sindacale e del gruppo dirigente della FIOM, può combinarsi con lo sviluppo politico in corso tra gli operai avanzati che capeggiano la resistenza e la protesta, in particolare con lo sviluppo in corso tra gli operai avanzati iscritti alla CGIL (orientativamente oggi due o tre cento mila, cioè gran parte degli operai avanzati). Sviluppo in corso nel gruppo dirigente e sviluppo in corso tra gli operai avanzati si condizionano reciprocamente. Noi comunisti possiamo agire su entrambi: le due gambe.

Riusciremo a orientare gli operai avanzati verso la costituzione del GBP? Riusciremo a indurre i capi della sinistra sindacale a diventare promotori di un governo di emergenza?

Il Congresso della CGIL e la presentazione della Mozione 2 creano condizioni favorevoli. È una strada che dobbiamo percorrere.

 

Siamo in una situazione generale di massimo marasma, di sofferenze inaudite e di disorientamento. Le circostanze rendono però urgente per milioni di lavoratori e altri membri delle masse popolari orientarsi e prendere una direzione. Per la storia che hanno alle spalle e le condizioni in cui sono posti, gli operai non possono orientarsi in massa e assurgere a un’opera politica autonoma dalla borghesia e dal clero se non vi è tra essi una organizzazione autorevole e legata per la sua storia alla massa, che svolge il ruolo di centro di orientamento e direzione.

Per sua natura la fabbrica capitalista è un organismo unitario e il mercato capitalista lega le fabbriche capitaliste l’una all’altra a formare un sistema unitario. Nelle fabbriche sono possibili due unità. Una è il padrone e la sua gerarchia di comando, con il suo piano di produzione, la sua visione degli affari e le sue relazioni sociali: la crisi indebolisce questa unità, dove non l’annulla. L’altra sono l’organizzazione politica o sindacale degli operai, con la sua vita associativa e la visione del mondo che ne guida l’azione. Stante le condizioni di cui ho appena detto, l’organizzazione sindacale che esiste oggi può trasformarsi e diventare il punto di partenza di un nuovo corso, a partire dalla costituzione di un governo d’emergenza. Lo sconvolgimento in corso nel suo gruppo dirigente può portare la CGIL a svolgere questo ruolo.

Alcuni obietteranno che la CGIL è profondamente corrotta e collusa con il regime e che la sinistra sindacale sostanzialmente non fa eccezione. Abbiamo visto la CGIL collaborare con i torturatori di regime e con i servizi USA per stroncare le Brigate Rosse. Ma abbiamo visto anche rivoluzionari diventare poliziotti e ministri. Niente esclude che personaggi collusi con il regime in certe circostanze svolgano un ruolo rivoluzionario, se i comunisti svolgono bene il loro ruolo. In Russia circa un secolo fa Zubatov era un poliziotto e Gapon un prete in combutta con la polizia. Di Pietro che vota a favore della guerra in Afghanistan, Rinaldini e simili possono lavorare per noi. Dipende da noi.

Sento già dotte obiezioni sorgere da più parti: “Non è mai successo che i sindacati giocassero un tale ruolo. I sindacati si occupano solo di problemi economici. Sta al Partito occuparsi della lotta politica.” Tutto questo è vero. Ma non è mai successo neanche che la classe operaia si trovasse in una situazione come quella in cui invece noi ci troviamo: con una crisi generale del capitalismo in corso ed entrata nella sua fase terminale, con il movimento comunista cosciente e organizzato non ancora rinato dalla crisi conseguente all’esaurimento di un’ondata della rivoluzione proletaria che era arrivata fino a costituire paesi socialisti comprendenti un terzo dell’umanità, con una classe operaia che ha incorporato l’eredità della prima ondata della rivoluzione proletaria, con un movimento comunista ricco dell’esperienza sintetizzata nel marxismo-leninismo-maoismo. La combinazione di questi 4 fattori rende possibile la strada che noi indichiamo. La nostra dottrina non è un manuale di ricette per l’uso, ma una guida per l’azione.

A nostro favore gioca il fatto che una CGIL diretta dalla destra non farebbe storia, come non la fece cento anni fa. Una CGIL diretta dalla sinistra può essere un fattore determinante della storia. Una CGIL diretta dalla destra non avrebbe spazio, si confonderebbe con gli altri sindacati di regime (CISL, UIL) e sarebbe travolta dalla mobilitazione reazionaria. Già oggi i sonni di molti dirigenti della CGIL sono turbati dal fantasma di Bertinotti e le loro riflessioni dalla paura di fare la sua fine o peggio. Anche la CGIL diretta dalla sinistra sindacale, di più lotte ma senza risultati, sarebbe travolta dalla mobilitazione reazionaria. Per non esserlo sarà costretta ad andare oltre le rivendicazioni, dovrà porsi obiettivi politici, di governo. La maggior parte dei dirigenti della CGIL, e in particolare della sinistra, non sono aspiranti suicidi e avrebbero alcune difficoltà a passare nel campo della mobilitazione reazionaria. Tutti elementi che spingono dirigenti della CGIL verso la costituzione di un governo d’emergenza che noi sosteniamo.

 

Qual è l’orientamento di quelle poche centinaia di migliaia di operai che animano la resistenza e la protesta nelle aziende capitaliste?

Oggi nessuno può seriamente dire qual è il loro orientamento. Nessun sondaggio lo può rivelare, per la semplice ragione che oggi le idee di ogni individuo, oltre che essere spesso contraddittorie come i suoi sentimenti e i suoi comportamenti, sono soggette a repentine trasformazioni. Ci sono certo non pochi giornalisti alla Marco Revelli che dicono senza pudore: “La massa degli operai pensa che ...”. Nello stesso tempo gli stessi intellettuali giurano che l’epoca delle ideologie è finita. Ma cosa è “epoca delle ideologie” se non l’epoca in cui, su questioni importanti, le larghe masse avevano opinioni e comportamenti organici e profondamente radicati, formatisi nel corso di esperienze profonde, da cui non si smuovevano facilmente? Se quell’epoca è finita, persone anche solo un po’ serie non dovrebbero parlare di “orientamento delle masse”. Infatti solo se è organizzato è possibile stabilire quali sono l’orientamento e la volontà di un largo strato di alcune centinaia di migliaia o di alcuni milioni di persone. Anzi, salvo casi del tutto particolari, solo se è organizzato un largo strato ha orientamento, opinioni, obiettivi, volontà omogenei, organici e ragionevolmente stabili, tali insomma che sia serio parlare di essi perché effettivamente fanno di quel largo strato un soggetto autonomo, un protagonista della vita e della lotta politica. Senza linea diretta all’instaurazione del socialismo, quindi senza concezione comunista del mondo e senza Partito che la incarna e la usa come guida per l’azione, la classe operaia e le masse popolari, per la condizione in cui sono poste nella società borghese, sono massa di manovra per i disegni della borghesia, del clero e dei loro istrioni di turno, che ieri erano i revisionisti e la sinistra borghese, oggi si chiamano Berlusconi e Bossi e domani avrebbero i nomi che emergerebbero dalle “prove di fascismo”.

 

In Italia oggi non esiste nulla di simile a un largo strato di operai organizzati e la sua formazione è proprio l’oggetto della lotta politica in corso. Rinascita del movimento comunista per noi vuol proprio dire formare un simile largo strato organizzato, nel Partito comunista e nelle organizzazioni di massa aggregate attorno al Partito. Quando ci saremo arrivati, l’instaurazione del socialismo sarà obiettivo immediato, sarà all’ordine del giorno. Proprio perché oggi non siamo ancora a quel punto, l’instaurazione del socialismo non è all’ordine del giorno, mentre lo è la costituzione di un GBP in cui farebbero la loro parte personaggi come gli attuali dirigenti della sinistra sindacale e anche individui dal passato e dal presente peggiori.

Marasma vuol dire che vi è una gran confusione di idee, di sentimenti e di orientamenti. La lunga esperienza vissuta sotto la ipocrita direzione dei revisionisti e l’azione ideologica della borghesia e del clero hanno distrutto nelle masse popolari e anche tra gli operai convinzioni e idee che si erano formate nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria e, ancora più in profondo, hanno distrutto persino la fiducia di essere capaci di conoscere la verità e di trasformare il mondo, insomma che idee e sentimenti servano a qualcosa. In quanto tempo un largo strato di operai passerà dal marasma attuale a una organizzazione e a un sistema di idee e di sentimenti che guidi la sua attività politica, resta da vedere.

Quindi noi oggi non possiamo parlare seriamente dell’orientamento del largo strato di operai che anima la lotta degli operai. Questo orientamento è da creare e questo fa parte del nostro lavoro, della rinascita del movimento comunista.

 

Quanto all’orientamento dei promotori della Mozione 2, essi sono alcuni dei capi autorevoli dell’ala più combattiva e rivendicativa della CGIL, portatrice dell’idea di un sindacato di lotta. Quell’ala che o per carattere o per convinzione o per opportunismo vuole che il sindacato la faccia finita con la concertazione (dell’attività sindacale con i padroni e le loro Autorità) e con la compatibilità (delle rivendicazioni sindacali con i piani industriali e con la politica economica elaborata dalla Confindustria e dal suo governo - “la Confindustria non è mai all’opposizione” proclamava Gianni Agnelli). Concertazione e compatibilità che sono le linee direttrici della CGIL a partire dal Convegno dell’EUR (1978).

E ancora! Solo fino ad un certo punto i promotori della Mozione 2 sono rappresentativi di quell’ala. Gianni Rinaldini commentando le gesta generose e vittoriose degli operai dell’INNSE a difesa del loro posto di lavoro, di contro a un Ichino che le dichiarava un “rito stanco” nel segno di un “logoro schema”, le giustifica dicendo che invece essi “sapevano bene che l’azienda poteva essere competitiva”. Dato che la stragrande maggioranza delle aziende che i padroni in questi mesi chiudono o ridimensionano sono invece nel mercato globale capitalista meno competitive delle loro concorrenti, non è nemmeno certo che Rinaldini & C siano decisi a mettersi alla testa degli operai che difendono il loro posto di lavoro anche se le loro aziende non sono competitive.

In effetti la sinistra sindacale così come è oggi, se persiste a limitarsi a rivendicazioni e a fare il “sindacato di lotta” di contro al “sindacato struttura che fornisce servizi”, in alcune operazioni farebbe il gioco dei padroni più astuti. Quando Marchionne vuole distruggere il blocco sindacale e politico degli operai FIAT che da tempo condiziona lo sviluppo del nostro paese e quindi riduce la produzione di auto, mette in cassa integrazione e chiude Termini Imerese e altre fabbriche, chi si limita a proclamare scioperi di protesta, anche se avesse le migliori intenzioni del mondo, di fatto aiuta Marchionne, sfoga in una iniziativa senza risultati l’indignazione degli operai e disperde le loro energie e la loro capacità di diventare classe dirigente delle masse popolari. In generale costituirebbe la truppa più combattiva al servizio della destra sindacale e del suo programma fallimentare (“le lotte senza risultati non reggono”) di ammortizzatori sociali e di altre misure (fisco, ecc.) e la mobilitazione reazionaria le spazzerebbe via entrambe.

Una delle caratteristiche specifiche della crisi in corso è che essa non ammette soluzioni puramente economiche, trova soluzione solo nello sconvolgimento degli ordinamenti politici dei singoli paesi e dell’ordinamento politico internazionale.

 

Di fronte a una crisi che significa riduzione di posti di lavoro, di reddito e di diritti per gli operai e per il resto delle masse popolari e di cui non si vede la fine, solo un governo che prenda i provvedimenti necessari perché ogni azienda abbia obiettivi produttivi ben definiti e le risorse per svolgerli e perché ogni lavoratore abbia un posto di lavoro dignitoso (in breve le sei misure che il Partito ha formulato per il Governo di Blocco Popolare) può con successo far fronte alla mobilitazione reazionaria che assicura lavoro e reddito a una parte dei lavoratori a condizione che si mobilitino contro immigrati, disoccupati, lavoratori di aziende non competitive, marginali, ecc. ecc. Nel corso di una simile crisi, uno sciopero e ogni altra iniziativa di lotta ha senso solo per mobilitare gli operai per la costituzione di un governo d’emergenza.

Il 12 marzo questa deve essere ovunque la parola d’ordine.

Con una linea e un percorso di questo genere la sinistra sindacale prenderà almeno di fatto la direzione della CGIL e obbligherà la destra sindacale ad accodarsi alla sinistra, ad accettarne la direzione se non vuole essere emarginata e non passa nel campo della mobilitazione reazionaria.

In tutto il Congresso i sostenitori della mozione di sinistra non hanno la vita facile finché vanno a proporre un sindacato di lotta a lavoratori che la sinistra borghese e i sindacati di regime hanno da alcuni decenni a questa parte (l’EUR è del 1978) abituato ad adattarsi al meno peggio e a rassegnarsi a quello che la “sponda politica” poteva loro arrangiare, in termini di prepensionamenti, cassa integrazione, mobilità, ricollocamento, assegnazioni di case popolari, ecc. A lavoratori che non vedono e a cui la sinistra stessa non fa vedere altra prospettiva che lotte che l’esperienza dimostra dare solo risultati precari o addirittura nulli. Per questo c’è bisogno di noi!

Andare a proporre come carta vincente solo più lotte in un momento in cui i padroni vogliono chiudere, delocalizzare o far fallire le aziende semplicemente perché non vendono, è lanciare l’appello a comportamenti alla don Chisciotte. Che la crisi attuale richiede soluzioni politiche, ammette solo soluzioni politiche è sempre più un dato dell’esperienza comune. Solo proponendo soluzioni di governo la sinistra può conquistare il centro.

La lotta della sinistra della CGIL aggregata attorno alla Mozione 2, è utile e importante, ma se si limita e rimane sul terreno sindacale, rivendicativo, è perdente, non ha futuro perché è arretrata. Un sindacato oggi per essere all’altezza degli avvenimenti deve porre come sintesi di tutte le lotte rivendicative la soluzione politica che le condizioni rendono possibile e necessaria: la costituzione di un governo d’emergenza che prenda i provvedimenti riassunti nelle sei misure.

Se non fa questo, scoraggia, svilisce le lotte rivendicative che promuove. E si suicida. Non è una questione di collusione consapevole, voluta o contrattata con la borghesia o con le sue Autorità. È la situazione oggettiva che lo comporta.

Per noi comunisti si tratta di mobilitare la sinistra agendo con la linea di massa e il metodo delle leve e condurre noi, sfruttando anche l’occasione offertaci dalla presentazione della Mozione 2, una campagna composta di battaglie e di operazioni legate tra loro (sinergia) e ognuna delle quali si appoggia sui risultati ottenuti con la precedente e crea le condizioni per la successiva (concatenazione), muovendo le due gambe. Obiettivo della campagna è portare anche la sinistra della CGIL ad abbracciare la linea di costruire un governo di emergenza per far fronte alla crisi, il GBP.

 

Sì, c’è un futuro da conquistare! È il socialismo, passando per il Governo di Blocco Popolare. Solo con il Governo di Blocco Popolare subito e con l’instaurazione del socialismo di cui la costituzione del GBP contribuirà a creare le condizioni, gli operai e il resto delle masse popolari possono conquistare lavoro, democrazia e diritti. Più ancora: potere!

Tonia N.