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  La Voce 39 del (nuovo)Partito comunista italiano

Appello del CC del (nuovo) Partito comunista italiano

Ai comunisti, agli operai avanzati, a tutti quelli che sono decisi a lottare per instaurare il socialismo!

 

Si è concluso da poco il congresso del PdCI. Tra poco vi sarà il congresso del PRC. Alcune altre iniziative sono in corso incentrate sul proposito di dare vita a un vero partito comunista che riprenda e porti a compimento l’opera che il glorioso PCI fondato a Livorno nel 1921 per impulso dell’Internazionale Comunista di Lenin, il Partito di Gramsci, il Partito dell’eroica resistenza al fascismo, il Partito dei Partigiani e della Resistenza contro il nazifascismo, il Partito delle lotte contro il regime DC e la NATO, non è riuscito portare a compimento e che passo dopo passo ha abbandonato trasformandosi in un partito di rivendicazioni, nella sponda politica delle lotte rivendicative, un partito di “lotta e di governo” nell’ambito della Repubblica Pontificia e sotto l’ombrello della NATO, fino a dissolversi alla Bolognina.

Il nuovo Partito comunista italiano ha impugnato sette anni fa la gloriosa bandiera del vecchio PCI con lo stesso obiettivo che voi oggi vi proponete. Di fronte all’obiettivo e al compito che ognuno di voi vuole porsi, il Comitato Centrale del (nuovo) PCI vi chiede di considerare con attenzione il motivo per cui il primo glorioso PCI non ha portato a compimento l’opera che voi oggi volete riprendere. L’esperienza del primo PCI è ricca di insegnamenti per noi. Il bilancio della sua esperienza e dell’esperienza del movimento comunista internazionale di cui ha fatto parte è ancora oggi una discriminante tra chi si ammanta del nome e della gloria del primo PCI per altri fini e chi vuole riprenderne veramente l’opera.

Il bilancio dell’esperienza del movimento comunista che fanno Diliberto, Ferrero & C, la loro filosofia della storia in sintesi è la seguente. I primi paesi socialisti hanno fatto fallimento, i partiti dell’Internazionale Comunista non hanno instaurato il socialismo in nessun paese imperialista: questo significa che le condizioni oggettive del socialismo non erano ancora mature. Hanno sbagliato Lenin, Stalin e i loro compagni a prendere il potere in Russia nel 1917 ed è sbagliato tutto il corso delle cose che da lì è partito: l’Internazionale Comunista, la lotta della Repubblica Sovietica contro le potenze imperialiste fino alla vittoria contro le orde nazifasciste e alla conquista di Berlino da parte dell’Armata Rossa. Tutto questo è una “serie di errori e orrori”, osa dire Bertinotti più schietto di Diliberto, di Ferrero e di alcuni loro compagni di idee.

La nostra filosofia della storia è del tutto diversa. Le condizioni oggettive per instaurare il socialismo in Europa Occidentale erano stramature già alla fine dell’Ottocento, più di un secolo fa. Il capitalismo passò alla fase imperialista perché i partiti socialisti dell’epoca non erano all’altezza del loro compito, quanto a comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe. Tali sono rimasti anche dopo la fondazione dell’IC nonostante l’opera di Lenin, di Stalin, di Gramsci da una parte e dall’altra degli eroici combattenti che si sono raccolti sotto le loro bandiere. La mancata instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti ha posto i primi paesi socialisti in una posizione difficile. Nonostante l’opera di Stalin e di Mao, in definitiva nei partiti comunisti dell’Unione Sovietica e della Repubblica Popolare Cinese hanno preso il sopravvento i revisionisti moderni: Kruscev, Teng e i loro seguaci. I primi paesi socialisti hanno in definitiva rinunciato al ruolo di basi rosse della rivoluzione proletaria mondiale e la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita. La borghesia imperialista, facendo anche molte concessioni alle masse popolari dei paesi imperialisti, concessioni peraltro avvelenate, è riuscita a ristabilire nel mondo il suo ordine che è la sottomissione delle masse popolari.

Proprio questo ha portato rapidamente a una nuova crisi generale del capitalismo che ha la sua radice nella sovrapproduzione assoluta di capitale, crisi che è entrata nella sua fase terminale con la crisi finanziaria del 2007.

Solo la rinascita del movimento comunista, con il superamento da parte dei partiti comunisti dei paesi imperialisti dei limiti che li hanno resi incapaci di instaurare il socialismo durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, offre all’umanità una via d’uscita dal marasma e dal degrado in corso. Questa è la filosofia della storia che ci guida a riprendere l’opera incompiuta del primo glorioso PCI. Supereremo quei limiti.

La preoccupazione principale di Diliberto, Ferrero e dei loro compagni di idee è quale accordo stabilire con il PD, come rientrare nelle istituzioni della Repubblica Pontificia, come avere consenso e voti dalle masse popolari per rientrarvi. La preoccupazione principale di alcuni dissidenti del PdCI e del PRC è quali rapporti stabilire con Diliberto, Ferrero, Vendola & C.

La nostra preoccupazione principale è cosa fare per instaurare il socialismo nel nostro paese e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. È da questo punto di vista che affrontiamo tutti gli altri problemi.

È a quest’opera che chiediamo a ognuno di voi di contribuire, con il suo patrimonio di volontà, di idee, di sentimenti e con le sue risorse.

Viva il movimento comunista italiano!

Viva il movimento comunista internazionale!

Il Comitato Centrale del (nuovo) Partito comunista italiano

La Voce n. 39
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