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  La Voce 39 del (nuovo)Partito comunista italiano

Chi può essere membro del partito comunista?

 

Un capitolo della concezione comunista del mondo riguarda la lotta per il comunismo. Il socialismo è la fase inferiore del comunismo, la fase della transizione dal capitalismo al comunismo sotto la direzione della classe operaia. Il comunismo inizia con l’instaurazione del socialismo. La classe operaia guidata dalla sua avanguardia, gli operi comunisti organizzati nel partito comunista, strappa alla borghesia la direzione della società e forma uno Stato di nuovo genere.

La lotta per il comunismo è la forma suprema della lotta di classe degli operai contro la borghesia. Un capitolo particolare della concezione comunista del mondo riguarda la natura e il ruolo del partito comunista. Le condizioni oggettive per instaurare il socialismo in Europa occidentale esistono dalla fine del secolo XIX. La classe operaia non ha ancora instaurato il socialismo perché i suoi partiti comunisti non sono stati adeguati allo scopo. L’esperienza del movimento comunista e in particolare l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria è la fonte a cui devono ispirarsi i comunisti per stabilire come deve essere il partito comunista, in modo che sia all’altezza del suo compito. Le tesi sulla natura e il ruolo del partito comunista devono ispirarsi a quell’esperienza e alla lotta di classe in corso attualmente. Ogni contrasto al riguardo va risolto sulla base dell’esperienza.

Sul Partito, su come deve essere, certamente dobbiamo ancora imparare molte cose, ma studiando l’esperienza della prima ondata alcune le abbiamo imparate.

Abbiamo imparato che ogni membro del partito deve impegnarsi lealmente, nell’ambito di una delle organizzazioni del partito,

1. ad apprendere la concezione comunista del mondo,

2. ad assimilare la concezione comunista del mondo (CAT - critica, autocritica e trasformazione delle concezione del mondo, della mentalità e in parte anche della personalità),

3. ad applicarla in modo concreto (cioè facendo analisi concreta della situazione concreta, ossia, detto in altro modo, usando il materialismo dialettico come metodo per conoscere e per agire) nel particolare della propria azienda, zona o settore di operazione.

Quanto più un individuo per accidenti della sua vita si è appropriato di quei campi (conoscenza, progettazione e gestione delle relazioni sociali, direzione degli altri, ricerca, ecc.) che le classi dominanti della società borghese riservano come patrimonio loro, come loro monopolio, tanto più esigenti dobbiamo essere a proposito del processo di CAT che deve compiere per diventare membro a pieno titolo del Partito, per restare membro del Partito. Il compagno ha alcune delle doti necessarie per assurgere a compiti dirigenti nel Partito, quindi deve avere in misure corrispondente anche le altre doti (dedizione alla causa, capacità di orientarsi e capacità di orientare gli altri usando la concezione comunista del mondo come metodo di conoscenza e di azione) indispensabili per svolgere tale funzione con profitto per la causa del comunismo, per non diventare nel Partito portatore dell’influenza borghese e nel futuro esponente della nuova borghesia.

Quanto più un compagno ha strumenti culturali, quanto più un compagno occupa già una posizione elevata nella società borghese, tanto più per essere membro del Partito deve impegnarsi senza riserve nei tre campi indicati ed essere avanzato nella trasformazione. Perché se è dei nostri, con quello che ha alle spalle, occuperà una posizione dirigente più elevata di quella che occupano compagni che hanno meno strumenti e svolgerà un ruolo maggiore di quello che svolgono loro (mentre invece non è in grado di svolgere il lavoro che devono svolgere loro): quindi deve essere all’altezza della posizione e del ruolo.

A un intellettuale che vuol essere uno dei nostri chiediamo cose che non chiediamo a un operaio, perché “parla una lingua che l’operaio non parla”. A uno che viene dalle classi dominanti e che vuol essere uno dei nostri, chiediamo cose che non chiediamo a un operaio o a un membro delle masse popolari. Il Partito comunista è il partito della classe operaia, non è il partito di tutto il popolo: Kruscev e Togliatti sostenevano che il partito comunista è il partito di tutto il popolo. Noi no! Ma l’operaio è comunista in modo diverso da come lo è una delle figure che ho indicato sopra. La trasformazione dell’operaio per diventare comunista è diversa da quella che deve compiere una di quelle figure. Perché la sua posizione nella società borghese forma già l’operaio a concepire la sua prestazione lavorativa come quota dell’attività svolta da un collettivo, come prestazione al servizio della società, come contributo del singolo all’attività che la società ha predisposto, come attività che può dispiegarsi ed è efficace ed utile in quanto l’intero collettivo svolge la sua attività. La posizione sociale educa l’operaio alla lotta collettiva e all’organizzazione: l’operaio ha forza sociale, possibilità di influire sull’andamento della società solo in quanto è organizzato. Insomma la sua posizione nella società borghese forma nell’operaio un insieme di attitudini che gli rendono più facile assimilare la concezione comunista del mondo ed usarla come metodo di conoscenza e di attività. Per questo nell’instaurazione del socialismo e nella transizione al comunismo la classe operaia ha ruolo di direzione verso le altre classi delle masse popolari.

 

Anche per quanto riguarda il partito comunista, noi applichiamo il criterio che la concezione comunista del mondo è una scienza sperimentale, frutto dell’esperienza della lotta di classe. La sviluppiamo elaborando l’esperienza. In definitiva una teoria è giusta se chi la applica, nella pratica raggiunge l’obiettivo che si prefiggeva. Sulla base dell’esperienza del movimento comunista il nuovo PCI ha elaborato la sua concezione del partito. Noi rifiutiamo:

- la tendenza a concepire il partito comunista principalmente come un organismo unito solo o principalmente dal programma politico della fase (nella nostra concezione è il fronte delle forze rivoluzionarie che è unito principalmente dal programma politico della fase, il partito è qualcosa di qualitativamente superiore);

- la tendenza a concepire il partito comunista come un organismo costituito da operai e da lavoratori (quindi a concepire il partito comunista come partito di classe in senso sociologico - come ad esempio sostiene Falce Martello) che fa opera di promozione culturale e di promozione di lotte rivendicative (sindacali e politiche) in attesa che la rivoluzione socialista scoppi;

- la tendenza a concepire il partito comunista sostanzialmente come un comitato elettorale permanente, mirato a costituire il gruppo più a sinistra nel teatrino della politica borghese, il gruppo che fa da sponda politica (cioè da portavoce nel teatrino della politica borghese) alle lotte rivendicative, al movimento sindacale, ecc.

In queste tre tendenze si riassumono molti dei tanti tentativi e propositi oggi in corso in Italia, perseguiti più o meno seriamente, di costituire o ricostruire il partito comunista.

Il partito comunista deve essere lo Stato Maggiore della classe operaia come classe che lotta per instaurare il socialismo mobilitando in questa impresa tutte le classi delle masse popolari e per dirigere tutta l’umanità verso il comunismo. Esso deve reclutare nelle sue file gran parte se non tutti gli operai avanzati unendoli sulla concezione comunista del mondo. Proprio perché ha nelle sue file se non tutti gli operai avanzati almeno gran parte di essi, il partito comunista è l’organismo dirigente della classe operaia. Questa per la sua posizione sociale e per l’obiettivo per cui lotta è in grado di dirigere tutto il testo delle masse popolari.

Maria P.

La Voce n. 39
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