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  La Voce 39 del (nuovo)Partito comunista italiano

Presentazione del MP ad uso dei corsi di apprendimento

I primi tre capitoli del Manifesto Programma

 

Il Manifesto Programma (MP) è la nostra materia di studio e la base su cui si sviluppa l'unità ideologica dei comunisti che si costituiscono in partito (vedi MP pag. 184). È l’unità che noi forgiamo in contrapposizione a quella forma di unità debole e non adeguata alla situazione e ai nostri compiti, (quindi in tale senso falsa unità, e quindi da superare) che è l'adesione identitaria.

Con l’espressione “adesione identitaria” indichiamo il modo di essere membro del Partito comunista proprio del compagno che non ha assimilato e quindi non è in grado di applicare (usare) con autonomia la concezione comunista del mondo, quindi ha bisogno di una direzione di dettaglio (vale a dire di un individuo o organismo dirigente che compie per lui la traduzione del generale nel particolare della sua azienda, zona o settore operativo). Quando è diretto in dettaglio, egli applica le direttive in modo dogmatico (vale a dire in modo non concreto, senza fare “analisi concreta della situazione concreta”, senza adeguare la forma della sua azione alla situazione concreta); in mancanza di una direzione di dettaglio, agisce in base al senso comune che gli è proprio.

Data la mole e la densità del MP, è facile che ci spaventiamo anche di fronte al primo compito, cioè ricordare le nozioni che il MP porta e illustra. Per questo può succedere e succede che leggiamo senza metodo, sperando che qualcosa resti in mente, magari quello che più colpisce la nostra immaginazione.

Questo è perdersi nei particolari. Corrisponde nel campo dell’apprendimento e della conoscenza in generale, alla nostra situazione di partenza (attuale) nel campo della pratica per cui, a livello della pratica, facciamo quello che più ci attira, ci disperdiamo nel lavoro locale, siamo scollegati dal Centro, non ce la facciamo a crescere in senso intensivo (a crescere a livello locale) ed estensivo (a crescere oltre la zona operativa locale).

Abbiamo detto: “Il nozionismo è stato giustamente criticato in quanto è arrestarsi alla nozione. Ma senza nozioni non è possibile andare a una conoscenza pratica. La nozione è il primo passo: la critica al nozionismo è fare anche i passi successivi (ma senza il primo passo, non si fa il secondo).”

La memorizzazione del contenuto del MP, cioè l’apprendimento delle nozioni, è un processo che comunque già può essere creativo. Perché lo sia, va usata la concezione creativa per eccellenza, il materialismo dialettico che, usato con competenza e precisione come metodo per conoscere e metodo per trasformare, consente ai comunisti, appunto di creare il mondo nuovo, le donne e gli uomini nuovi e noi tra i primi.

Usare il materialismo dialettico per apprendere le nozioni contenute nel MP significa analizzarle dialetticamente, cioè comprendere le contraddizioni interne dei fenomeni e dei concetti descritti, e quelle esterne, cioè quelle tra un fenomeno e l’altro, tra un concetto e l’altro, tra fenomeni e concetti.

Le contraddizioni interne sono quelle che muovono le cose, e quindi comprendendole ne comprendiamo il movimento e la vita. Quelle esterne distinguono e connettono (legano e dividono) una cosa dall’altra. Anche qui comprendendole comprendiamo il movimento e la vita, comprendiamo che una cosa ne genera un'altra, che una cosa si trasforma in un’altra. Trattiamo quindi una materia viva e in movimento.

Inoltre, ai fini del primo obiettivo dei corsi di formazione, l’“apprendimento tramite i nessi dialettici” ci consente di costruire schemi, da quelli più generali a quelli più complessi (più dettagliati). Questi schemi aiutano a ricordare.

 

La prima contraddizione di cui si occupa il materialismo dialettico è quella tra realtà oggettiva (materia) e realtà soggettiva (pensiero, coscienza). Il movimento comunista cosciente e organizzato analizza la realtà oggettiva (la situazione di partenza, le forze in campo, noi compresi) perché il suo compito è quello di trasformarla. Le categorie di situazione (realtà oggettiva) e compito (azione di trasformazione cosciente, cioè basata sulle varie forme di pensiero: riflessione razionale, volontà, sentimenti, ecc.) sono quindi quelle fondamentali.

Le categorie di situazione e compito sono anche quelle che ci consentono di fare la prima distinzione nel MP:

1. Capitoli 1 e 2: situazione generale (mondiale) e particolare (italiana),

2. Capitoli 3 e 4: compiti, cioè strategia (GPRdiLD), soggetto che dobbiamo costruire per attuarla ((n)PCI), obiettivo.

Resta il capitolo 5. Esso rientra nella categoria dei compiti perché in esso si espongono e confutano convinzioni errate presenti tra le masse popolari ma anche al nostro interno: o in quanto ancora non ci siamo abbastanza distinti dalle masse popolari (ragioniamo come parte delle masse popolari, secondo il senso comune, non in maniera scientifica), o in quanto siamo ancora troppo “forze che apettano che la rivoluzione scoppi” e poco “partito che costruisce la rivoluzione”. Qui la situazione è quella di partenza, di convinzioni sbagliate nelle masse popolari, nelle FSRS e in noi; il compito è toglierle.

Di seguito applichiamo a ognuno dei primi tre capitoli del MP il metodo individuato.

 

Abbiamo detto che i capitoli 1 e 2 rappresentano la “situazione”, cioè la realtà oggettiva con cui ci confrontiamo, perché è il risultato dell’azione storica alle nostre spalle, che l’umanità ha compiuto prima che noi entrassimo in azione. Sopra abbiamo già visto cosa li distingue: uno tratta del movimento comunista mondiale, l’altro tratta del movimento comunista italiano. Stanno uno rispetto all’altro nel rapporto che vi è tra generale e particolare, tra il tutto e la parte, rapporto che è dialettico. Il tutto e la parte sono opposti, però non possono stare l’uno senza l’altro: il tutto è quello che è (esiste ed è quale è) solo perché è l’insieme di quelle varie cose tra loro distinte e connesse; la parte è quella che è e si sviluppa come si sviluppa solo in riferimento all’insieme di cose di cui è parte.

Operata questa prima distinzione, entriamo nelle distinzioni interne di ciascun capitolo.

 

Primo capitolo

 

Il capitolo 1 si distingue in otto sottocapitoli. I primi due trattano la contraddizione di fondo del modo di produzione capitalista e la sua lotta di classe. Il rapporto dialettico è il seguente:

1. Il modo di produzione capitalista  è uno particolare fra i modi di produzione fondati sulla divisione dell’umanità in classi; esso genera la lotta di classe tra proletariato e borghesia.

2. La lotta di classe tra proletariato e borghesia è di natura tale che sfocerà nell’abolizione del modo di produzione capitalista e nell’estinzione della divisione dell’umanità in classi.

In questa situazione emerge il movimento comunista come trasformazione del capitalismo nel comunismo e il movimento comunista cosciente e organizzato come soggetto cosciente e organizzato che ha il compito di realizzare (promuovere, guidare) il passaggio dal capitalismo al comunismo.

Il movimento dell’umanità dal capitalismo al comunismo è un movimento oggettivo, necessario: l’umanità non può farne a meno: con il capitalismo prima o poi va alla rovina. Ma è anche l’esatto opposto, cioè soggettivo, possibile. È possibile, ma avviene solo se si forma un soggetto capace di realizzarlo, cioè se si forma il partito comunista adeguato ai compiti che nella situazione in cui opera sono possibili (ciò che è possibile, non necessariamente è anche ciò che esiste, che avviene effettivamente).

Quando il partito comunista non è tale (non è adeguato ai compiti possibili), la necessità oggettiva che la società capitalista si trasformi in società comunista si realizza in forma contorta, distorta e opposta (l’imperialismo, la mobilitazione reazionaria, il fascismo, la cultura d’evasione, la mistificazione della realtà, la distruzione dell’ambiente, la disgregazione della società, la criminalità e il vandalismo, la speculazione finanziaria, ecc.) rispetto a quella che avrebbe se il partito comunista fosse in grado di attuare la trasformazione rivoluzionaria necessaria.

Dato che il proletariato non ha fatto la rivoluzione e instaurato il socialismo, un secolo fa il capitalismo è diventato imperialismo. Il mondo è stato unificato nel sistema imperialista mondiale e diviso in un pugno di potenze imperialiste che dominano e sfruttano il resto composto di paesi coloniali e semicoloniali. È l’argomento di cui tratta il sottocapitolo 3.

È in un paese ai margini del sistema imperialista mondiale, l’impero russo, che il movimento comunista cosciente e organizzato ha conquistato il potere e per la prima volta nel mondo ha dato inizio al socialismo: la transizione dal capitalismo al comunismo sotto la dittatura del proletariato. L’Unione Sovietica è stato il primo paese socialista della storia.

Da allora paesi imperialisti e paesi socialisti si sviluppano parallelamente e in lotta.

I rapporti di forza, economici e militari, sono favorevoli ai paesi imperialisti. La borghesia cerca di usare le loro grandi risorse per soffocare i paesi socialisti, ma deve contemporaneamente neutralizzare il movimento comunista cosciente e organizzato che opera nei paesi imperialisti e il movimento di liberazione antimperialista delle colonie e semicolonie.

Il movimento comunista cosciente e organizzato deve curare la trasformazione del capitalismo e dei modi di produzione più arretrati che vigono nei primi paesi socialisti, aumentare la produzione di beni e servizi che nei paesi arretrati è ancora insufficiente, resistere all’aggressione dei paesi imperialisti e sostenere il movimento comunista nei paesi imperialisti e il movimento di liberazione nazionale antimperialista nei paesi coloniali e semicoloniali.

Per quanti sforzi faccia, la borghesia imperialista non riesce a soffocare militarmente né economicamente i primi paesi socialisti. Altri paesi socialisti si formano, oltre l’Unione Sovietica, nei paesi coloniali e semicoloniali: in primo luogo in Cina che diventa la Repubblica Popolare Cinese.

 

Nei paesi imperialisti la produzione di beni e servizi procede ciecamente, nell’unico modo che è possibile nell’ambito del modo di produzione capitalista, creando ricchezza e distruggendola. In più per far fronte al movimento comunista la borghesia deve rinnovare i suoi metodi di potere e fare concessioni alle masse popolari. Questo conferisce nuove forme alle contraddizioni proprie del modo di produzione capitalista e la crisi generale del capitalismo si ripresenta sotto vesti in parte nuove.

Nei paesi socialisti la produzione di beni e servizi non procede ciecamente, ma per direzione cosciente. Il partito comunista, le organizzazioni di massa, il nuovo Stato mobilitano le masse popolari ad aumentare la produzione di beni e servizi e contemporaneamente ad accedere in massa alle attività specificamente umane con l’obiettivo dell’estinzione della divisione in classi e dello Stato in quanto organo della violenza nelle mani della classe dominante (la classe operaia). Quando la direzione non è adeguata ai compiti nuovi che deve svolgere, la borghesia si afferma nuovamente dall’interno dei paesi socialisti e neanche la produzione di beni e servizi tiene più il passo con quella dei paesi imperialisti.

Le vicende sopraddette segnano la storia di tutto il secolo scorso, dalla nascita dell’imperialismo ad oggi. Le tre fasi in cui si articola la storia in quest’ultimo secolo sono trattate nei tre sottocapitoli 4, 5 e 6.

Il sottocapitolo 7 illustra il percorso specifico dei primi paesi socialisti: le tre fasi (rispettivamente lo sviluppo, il declino e il crollo) in cui esso si articola.

Il sottocapitolo 8 riassume le conclusioni sulla base delle quali il movimento comunista internazionale (MCI) cosciente e organizzato opera ora per assolvere il suo compito. Noi siamo parte di questo movimento come comunisti italiani, il nostro compito è fare la rivoluzione nel nostro paese e principalmente così contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. Per questo passiamo all’analisi della situazione particolare che riguarda noi, trattata, nel capitolo 2.

 

Secondo capitolo

 

La storia del nostro paese è la storia di una parte dell’insieme costituito dall’Europa. Riusciamo a comprenderla solo se consideriamo questa relazione: la parte (il particolare) e l’insieme (il generale).

Il secondo capitolo contiene due sottocapitoli. Il primo (che indichiamo da qui in poi come 2.1) è una esposizione della storia che in un millennio ha portato alla formazione della società italiana nella sua struttura odierna. Il secondo (che indichiamo da qui in poi come 2.2) descrive questa società nella sua attuale composizione di classe. 2.1 quindi descrive il passato, 2.2 descrive il presente.

Il contenuto di entrambi i sottocapitoli rientra nella categoria “situazione”, cioè questa è la realtà che ci consegna la storia della lotta di classe nel nostro paese e la storia del movimento comunista italiano che ci ha preceduto (2.1) e questa è la società italiana oggi (2.2). È questa e nessuna altra la base su cui la carovana del (n)PCI opera per assolvere i propri compiti, che convergono verso il compito di fare dell’Italia un nuovo paese socialista e principalmente così contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.

In 2.1 compare il soggetto necessario per assolvere il compito, cioè il (n)PCI, che è già stato costituito (se questo non fosse ancora successo, se il (n)PCI non fosse già una realtà, costruirlo sarebbe stato un compito, e anzi il compito principale). Abbiamo quindi un panorama chiaro della realtà oggettiva in cui operiamo, che include il soggetto il cui compito è trasformare questa realtà stessa, cioè il (n)PCI e il resto della carovana. Definizione del compito e modo di svolgerlo sono materia dei capitoli successivi.

Entriamo in dettaglio al fine di memorizzare il contenuto dei sottocapitoli.

Abbiamo detto che in 2.1 si racconta un intero millennio. Per affrontare studio e apprendimento di un periodo così lungo e denso di avvenimenti di grande importanza, scienziati e studenti si impegnano per anni, decenni e vite intere. Grazie allo studio fatto con la guida del materialismo dialettico (metodo per conoscere), le questioni fondamentali sono sintetizzate in un capitolo e possiamo apprenderle nell’arco di un corso. Ovviamente, i comunisti devono sviluppare in maggiore dettaglio lo studio di alcune di queste questioni ai fini della nostra azione pratica (per passare dal generale al particolare). Per questo si avvalgono anche dell’opera di intellettuali non comunisti e a questo dedicano tutto il tempo necessario. Rendiamo onore, in questa occasione, ad Antonio Gramsci, che alle materie trattate in 2.1 ha dedicato attenzione e passione per anni nel periodo passato in prigione, dal 1926 fino alla sua morte nel 1937.

2.1 tratta del ”movimento comunista in Italia”. Quindi il millennio in questione si distingue in due parti: prima e dopo la nascita del movimento comunista in Italia. La prima parte va da inizio millennio fino alla seconda metà dell’Ottocento, la seconda da quella data a oggi.

Un’altra distinzione, che si interseca con la prima, concerne la storia della borghesia del nostro paese. In questo caso il millennio si distingue in una fase ascendente alla testa della borghesia europea nei primi cinquecento anni, fino alla vittoria della Controriforma nel Cinquecento, e la fase successiva, dal Cinquecento a oggi.

Questa seconda fase a sua volta si divide in un primo periodo che va dalla vittoria della Controriforma nella penisola (sancita nel Concilio di Trento, che si chiude nel 1563) fino alla formazione dello Stato italiano nel 1860 e in un secondo periodo che va da quella data ad oggi.

Tutto il millennio è segnato dalla lotta tra classi. Nella prima fase le classi principali sono la classe feudale e la borghesia. Nella seconda fase le classi principali sono la borghesia, la classe feudale e il proletariato. Teniamo a mente i rapporti tra queste tre classi nel corso di questo periodo e saremo in grado ti ricordare tutto il percorso storico.

In tutta la storia degli ultimi due secoli nella nostra penisola, ad esempio, il proletariato è elemento determinante. Determina la posizione della borghesia rispetto alla classe feudale, cioè al Papato:

1. prima la borghesia di sinistra (Mazzini, Garibaldi) ignora la questione contadina e quindi non può contare sulle masse popolari contadine come forza necessaria per contrapporsi alla classe feudale, mentre la borghesia di destra viene a compromesso con il Papato ai fini di mantenere in soggezione le masse popolari contadine;

2. poi la borghesia accetta ogni compromesso con il Papato allo scopo di contrastare il proletariato. Questo forma la propria rappresentanza politica, che sarà prima il partito socialista e quindi il partito comunista. Quindi il proletariato inizia a operare come movimento comunista cosciente e organizzato.

Nella storia del movimento comunista cosciente e organizzato il termine di distinzione è la fondazione del primo Partito comunista italiano (1921):

1. nel periodo anteriore il movimento comunista cosciente e organizzato ha il Partito socialista italiano come formazione politica che lo rappresenta al livello più avanzato;

2. nel periodo posteriore il movimento comunista cosciente e organizzato ha come formazioni politiche che lo rappresentano al livello più avanzato il primo PCI che viene fondato nel 1921 e poi il (nuovo) PCI che viene fondato nel 2004.

In questo secondo periodo, quindi, abbiamo già una distinzione tra il primo PCI e il (nuovo)PCI. La relazione tra i due organismi è dialettica: il secondo si distingue dal primo perché lo supera, cioè ne supera i limiti ed è allo stesso tempo unito al primo perché ne conserva l’eredità. Per conservarne l’eredità deve realizzarla, cioè fare quello che il primo PCI non ha fatto e doveva fare: per questo deve superarne i limiti.

Questo è il rapporto di unità e distinzione tra il primo e il (nuovo)PCI, organismi a ciascuno dei quali si dedica un sotto-sotto capitolo (SSC) (vedi nel MP 2.1.2 e 2.1.5). Tra questi due SSC stanno i SSC 2.1.3 e 2.1.4. Qual è la loro funzione, e perché sono in questa posizione intermedia?

2.1.3 è la descrizione dei tentativi di risoluzione dei problemi del primo PCI, cioè dei primi tentativi di ricostruzione del partito comunista, che non sono riusciti, ma per i loro aspetti (positivi e negativi, e qui tramite l’analisi materialistico dialettica entriamo sempre più in dettaglio) forniscono contributi fondamentali alla costruzione del (nuovo)PCI.

2.1.4 descrive la situazione nel campo della borghesia, cioè la putrefazione del regime DC, che è la situazione in cui il (nuovo)PCI si forma e opera.

2.1.3 e 2.1.4 hanno un contenuto opposto:

1. Uno descrive la situazione del movimento politico nel campo della classe operaia, quello che è stato prima del (nuovo)PCI. Vale anche per l’oggi, perché i limiti di quel movimento si ritrovano oggi nell’arco di forze che non riconoscono il (n)PCI, limiti che si sintetizzano nel non riconoscere il maoismo come terza tappa del pensiero comunista dopo il marxismo e il marxismo-leninismo.

2. L’altro descrive la situazione del movimento politico nel campo della borghesia, come detto sopra.

 

Questo basta per una comprensione generale del primo sottocapitolo (2.1). Naturalmente con questo metodo si può procedere anche nell’analisi e nella sintesi di ogni contenuto particolare. In 2.1.3, ad esempio, sarà semplice distinguere tra i tentativi tra loro differenti e opposti del movimento marxista-leninista e delle organizzazioni comuniste combattenti.

Sul secondo sottocapitolo (2.2) non mi soffermo. È già uno schema e la contrapposizione tra borghesia imperialista e masse popolari è un argomento abbastanza semplice da comprendere e ricordare.

 

Terzo capitolo

 

Il particolare si deve legare al generale, prima di tutto nella concezione. Sopra abbiamo iniziato a trattare la cosa in questi termini analizzando il MP con lo strumento del materialismo dialettico, che ci dà la possibilità di individuare schemi in cui possiamo fare rientrare ogni dettaglio, e in cui i vari particolari stanno tra loro in connessione organica (unità e lotta), cioè in sviluppo.

Procediamo con lo stesso metodo per il capitolo 3.

Lo schema si definisce con una prima distinzione generale. E' sempre la distinzione tra la situazione e i compiti, che abbiamo riconosciuto come prima distinzione generale del MP: capitoli 1 e 2: situazione generale (mondiale) e particolare (italiana), capitoli 3 e 4: compiti, cioè strategia (GPRdiLD), soggetto che la attua ((n)PCI), obiettivo.

Anche il capitolo 3 riproduce questa distinzione, che è quella tra situazione oggettiva, che dobbiamo conoscere, e intervento soggettivo, perché noi conosciamo per trasformare (sempre e comunque: anche qui in un corso MP noi conosciamo per trasformarci).

Quindi rientrano nella categoria della situazione i paragrafi 3.1 e 3.2; nella categoria dei compiti i paragrafi 3.3, 3.4 e 3.5.

Infatti il primo paragrafo ci consegna il bilancio tratto dalla storia della rivoluzione proletaria. Da essa traiamo i principi guida del (n)PCI, che ci servono per portare a termine i compiti. Il secondo paragrafo parla della situazione operativa, lo Stato della borghesia imperialista, entro cui si sviluppa il compito: la lotta per instaurare il socialismo.

I compiti passano al centro con il terzo paragrafo, che tratta della strategia (la GPRdiLD) corrispondente alla situazione. La strategia determina la natura del soggetto che attua i compiti (il partito comunista) di cui tratta il quarto paragrafo. Il quinto paragrafo indica l'intervento del soggetto. Qui la distinzione dialettica è tra interno ed esterno, cioè tra consolidamento e rafforzamento del partito (interno) e fronti in cui la GPRdiLD si sviluppa (esterno).

Giovanni B.

  

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