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La Voce 45 del (nuovo)Partito comunista italiano
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L’insegnamento di Mao, di Lenin, di Gramsci
Il partito comunista deve trasformare la concezione del mondo,
la mentalità e fino ad un certo punto anche la personalità dei compagni che
recluta, che entrano a far parte delle sue file. Questo deve avere tra i compiti
del partito una parte di gran lunga superiore, per quantità e qualità, a quella
che ebbe nei partiti formatisi nei paesi imperialisti nell’ambito della prima
Internazionale Comunista. Solo a questa condizione nei paesi imperialisti il
partito comunista riesce ad essere all’altezza dei suoi compiti.
Il partito comunista deve svolgere una vasta opera di
propaganda tra le masse popolari, in particolare tra i promotori delle mille
forme della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del
capitalismo e tra i membri degli organismi che si formano tra le masse popolari,
ma in generale in tutte le classi delle masse popolari, in ogni ambiente e verso
ogni individuo. La sua propaganda deve riguardare la concezione comunista del
mondo, la storia del nostro paese, l’analisi della situazione, la denuncia dei
mali del presente e dell’attività delle classi dominanti, i luoghi comuni e
l’orientamento diffusi dalla sinistra borghese. Questa infatti porta tra le
masse popolari l’influenza della borghesia e del clero: con la sua azione
personale e con i mass media in cui non a caso la sinistra borghese
spadroneggia, ogni esponente della sinistra borghese promuove la “politica
operaia” della borghesia e del clero, ossia l’attività politica degli operai
alternativa all’attività politica rivoluzionaria, cerca costantemente di
spostare l’attenzione e l’attività degli operai e delle masse popolari su
terreni compatibili con la direzione della borghesia e del clero.
Ma la propaganda non è il compito principale che il partito
comunista deve svolgere tra le masse popolari. Il compito principale e decisivo
che il partito comunista deve svolgere consiste nel portare le masse popolari a
organizzarsi e portare gli organismi che le masse popolari così formano a
svolgere ruoli di potere, a diventare istituzioni di potere che rimpiazzano le
istituzioni della Repubblica Pontificia: cioè indicare loro al resto delle masse
popolari cosa fare e farlo ingoiare alle istituzioni della RP, alla borghesia e
al clero. In questo modo rovesciamo a favore delle masse popolari l’attività
criminale della borghesia, del clero e delle loro autorità che chiudono e
traslocano aziende, privatizzano o lasciano andare in malora i servizi pubblici
e i servizi sociali, lasciano donne, immigrati e bambini in preda alla
sopraffazione e alla delinquenza, alimentano la disgregazione sociale e le
attività criminali e abbandonano al degrado l’intero nostro paese: in sostanza
lasciano completamente cadere i compiti che in qualche misura dopo il 1945 sotto
la pressione del movimento comunista avevano assunto.
Portare le masse popolari a organizzarsi e i loro organismi a
essere istituzioni di potere è il compito principale e decisivo del partito ai
fini dell’instaurazione del socialismo e della transizione al comunismo. Queste
infatti implicano che la popolazione assurga in massa a una attività
intellettuale e a una condotta (pratichi quindi una morale) di livello superiore
all’attuale, da cui le classi dominanti hanno sempre escluso le classi sfruttate
e oppresse. Ma proprio per la posizione in cui sono confinate, queste imparano
principalmente a mezzo della loro esperienza diretta: l’insegnamento (la
propaganda, la scuola) è indispensabile, ma ha un ruolo ausiliario, preliminare
e complementare all’esperienza diretta. Questo è anche il senso più profondo che
dobbiamo dare alla nostra parola d’ordine “partire dall’interno”.
Fin qui abbiamo sempre detto masse popolari. Ma le masse
popolari sono composte di varie classi come è indicato nel nostro Manifesto
Programma capitolo 2.2. (http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/02_02_analisiclasse.html).
Il compito che dobbiamo svolgere tra le masse popolari, è particolarmente
importante che lo svolgiamo tra gli operai che lavorano nelle aziende
capitaliste e tra i lavoratori delle aziende pubbliche (ospedali, scuole,
caserme, poste, vigili del fuoco, ecc.). Rispetto al resto delle masse popolari
essi si trovano in condizioni più favorevoli per organizzarsi, per fare dei loro
organismi delle istituzioni di potere e per promuovere la trasformazione anche
del resto delle masse popolari.
La trasformazione che devono compiere i membri del partito, il
processo di CAT (Critica-Autocritica-Trasformazione), non mira
all’autoperfezionamento: è indispensabile e mira principalmente a fare sì che
essi e gli organismi del partito siano capaci di svolgere i due compiti sopra
visti (quello principale e decisivo e la propaganda), in cui si riassume il
lavoro esterno del partito.
Al IV congresso dell’IC, nel novembre del 1922, Lenin lanciò
l’allarme sull’indirizzo che i partiti comunisti europei stavano seguendo (Cinque
anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale, in
Opere complete, vol. 33, pp. 385-397 (http://www.resistenze.org/sito/ma/di/cl/mdclal28-007708.htm)).
A differenza del partito comunista russo essi erano nati e operavano in paesi a
democrazia borghese. Dovevano come il partito comunista russo portare le masse
popolari organizzate a instaurare il proprio potere, ma a questo fine dovevano
svolgere compiti che il partito comunista russo non aveva dovuto svolgere
proprio a causa del diverso regime politico della Russia zarista in cui aveva
lottato. L’IC si adoperò in vari modi per migliorare l’indirizzo dei partiti
comunisti dei paesi imperialisti: nel 1923 nominò Gramsci alla testa il Partito
comunista italiano e nel 1924 lanciò la campagna della bolscevizzazione. Questa
e le successive linee definite dall’IC elevarono il livello di quei partiti e li
resero capaci di assolvere al compito svolto nei Fronti Popolari e poi nella
Resistenza, ma non determinarono in questi partiti una trasformazione
sufficiente a metterli all’altezza del loro compito storico. Il PCI condusse la
Resistenza fino alla vittoria sui nazifascisti, ma non seppe proseguire la lotta
fino all’instaurazione del socialismo. Gramsci durante la prigionia (1926-1937)
si assunse il compito di elaborare i principi della strategia che il partito
doveva seguire, ma non ebbe la possibilità di tradurli nell’azione del partito
perché i fascisti ne provocarono la morte prematura. I Quaderni del carcere
(edizione Einaudi a cura di Valentino Gerratana e (http://www.nilalienum.com/Gramsci/0_Indexf.html))
sono il lascito prezioso di Gramsci su questo terreno, che prima i revisionisti
moderni (da Togliatti in avanti) e poi la sinistra borghese hanno sepolto sotto
uno strato di fango e di paccottiglia letteraria.
Il nuovo Partito comunista raccoglie il patrimonio lasciatoci
da Lenin, dalla IC, dal PCI e da Gramsci e, forte dell’insegnamento di Mao, ne
fa tesoro per condurre la GPR che porterà all’instaurazione del socialismo nel
nostro paese e contribuirà alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che
avanza in tutto il mondo.
Rosa L.