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La Voce 47

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI

luglio 2014


La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei,
americani e sionisti è il focolaio della nuova guerra mondiale

Questo numero della nostra rivista esce nel centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale. Il 28 luglio 1914 l’Impero Austro-Ungarico dichiarò guerra alla Serbia, l’Impero Russo intervenne “in difesa della Serbia” e l’intervento della Germania contro la Russia, della Francia contro la Germania e infine della Gran Bretagna fu operativo dal 4 agosto 1914.

È importante osservare che le masse popolari dei paesi imperialisti europei furono precipitate nella prima Guerra Mondiale nell’incredulità generale. Sembrava impossibile che l’Europa dovesse essere nuovamente travolta in una guerra generale e dopo che la guerra incominciò l’opinione pubblica forgiata dalla borghesia e dal suo clero era che sarebbe finita “entro Natale”. Tutti sappiamo cosa successe nei 30 anni successivi.

Oggi il mondo è parimenti gravido di guerra. Con l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria la borghesia imperialista ha ripreso in mano la direzione del mondo e lo ha precipitato nel marasma della seconda crisi generale del capitalismo. Nel mondo moderno le guerre non sono più scatenate dalle ambizioni dinastiche o dalle contese tra sovrani. Chi ha discusso delle guerre moderne legandole agli istinti violenti degli individui (Bertrand Russell, Albert Einstein, ecc.) ha detto sciocchezze. Le guerre moderne sono la continuazione con le armi della politica delle maggiori potenze mondiali i cui governi sono manovrati dai gruppi imperialisti.

Dopo l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (CI) detta la sua legge nel mondo. La crisi generale del capitalismo per sua natura mette un gruppo imperialista contro l’altro, perché ogni gruppo imperialista deve valorizzare il suo capitale e, per quanto sfrutti gli operai, sprema le masse popolari e devasti il pianeta, in definitiva il limite principale alla sua valorizzazione lo trova negli altri gruppi imperialisti. Quindi la CI per sua natura porta nuovamente l’umanità verso una guerra generale perché la soluzione dei suoi problemi la porta alla guerra, indipendentemente dalla volontà e dalla coscienza dei singoli statisti. In ogni paese coinvolto nella guerra, i gruppi imperialisti porteranno al potere statisti che vogliono vincere la guerra.

O la rinascita del movimento comunista sovverte la CI e così interrompe la corsa alla guerra o la CI coinvolgerà l’intera umanità in una nuova guerra mondiale e il movimento comunista dovrà rinascere facendo fronte alla guerra (come avvenne nel secolo scorso). In un lontano numero di La Voce del novembre 2003, il n. 15, abbiamo pubblicato un articolo intitolato Le due vie al comunismo. In esso illustravamo questa questione sulla base del marxismo e dell’analisi della situazione creata dall’esaurimento della prima ondata e dallo sviluppo della nuova crisi generale del capitalismo. Invitiamo i compagni a rileggerlo e a studiarlo (è reperibile sul sito Internet del Partito).

Quando nel 2007 la crisi generale del capitalismo è entrata nella sua fase acuta e terminale, il nuovo Partito comunista italiano ha elaborato la linea della costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP). Il primo paese imperialista che avesse rotto le catene della CI avrebbe aperto la via e mostrato la strada anche alle masse popolari degli altri paesi imperialisti. L’Italia ha le caratteristiche necessarie per assumere questo ruolo nel mondo, favorita dall’essere sede del Vaticano oltre che uno dei grandi paesi imperialisti su cui poggia l’Unione Europea. La costituzione del GBP nel nostro paese sarebbe una scorciatoia particolarmente favorevole per le masse popolari, la meno tormentosa e distruttiva, della via verso il comunismo che previene la guerra mondiale.

Questa è a tutt’oggi la linea che noi seguiamo. Essa è del tutto possibile. La crisi generale del capitalismo, le manovre scomposte e criminali dei vertici della Repubblica Pontificia, le mosse dei Renzi e dei Berlusconi, lungi dal soffocare l’attuazione di questa linea, per quanto sta in loro la favoriscono. Essi mostrano giorno dopo giorno su larga scala che le masse popolari non hanno altra via di salvezza dalla miseria, dall’abbrutimento e dalla guerra.

Ma non è una soluzione che cade dal cielo. Non è una soluzione che sorge spontaneamente per la forza delle cose o per l’azione di forze misteriose. È una soluzione che deve essere costruita dall’opera quotidiana del Partito comunista. Quindi richiede anzitutto il consolidamento e rafforzamento del Partito comunista, richiede che il Partito progredisca nella capacità di condurre la guerra popolare rivoluzionaria. Questa consiste nel mobilitare i lavoratori di ogni azienda capitalista a costituire Organizzazioni Operaie e nel mobilitare gli altri lavoratori, le donne e i giovani a costituire Organizzazioni Popolari in ogni azienda, in ogni ente e servizio pubblico e in ogni zona d’abitazione. OO e OP devono diventare le nuove autorità locali e coordinarsi tra loro fino a costituire il Nuovo Potere.

Ognuno di questi passaggi presenta difficoltà, sono le difficoltà di un’impresa nuova e sconosciuta, ma sono possibili, non presentano niente di misterioso.

Il consolidamento e rafforzamento del Partito comunista consiste nell’assimilazione della concezione comunista da parte dei membri del Partito e dei suoi organismi e nella trasformazione intellettuale e morale dei compagni che vogliono diventare comunisti. Questo rende i membri e gli organismi del Partito capaci di vedere dove e come attaccare il sistema di catene e di manipolazioni con cui la borghesia e il clero legano le masse popolari alla società borghese e li rende capaci di dedicarsi senza riserve, con determinazione e intelligenza a dirigere le forze già disponibili ad attaccare quel sistema nei suoi punti deboli, in modo da conquistare nuove forze. La rivoluzione socialista avanza cioè man mano che il Partito acquista maggiore capacità nel promuovere e condurre la guerra popolare rivoluzionaria.

Se riusciremo a indurre gli organismi e i personaggi che oggi hanno già autorità presso le masse popolari a contribuire alla costituzione del GBP, ad assumere il ruolo di Comitati di Salvezza Nazionale, la costituzione del GBP renderà più rapida e meno complessa la nostra strada. Se non riusciremo a indurli ad assumere questo ruolo, la mobilitazione e organizzazione della classe operaia e del resto delle masse popolari sarà un processo più lungo e laborioso, ma non impossibile. Noi comunisti non ci arrenderemo alle difficoltà, di fronte ad esse moltiplicheremo gli sforzi e miglioreremo.

L’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, i suoi grandi successi e le trasformazioni che ha portato in tutto il mondo, la sconfitta subita dal movimento comunista nei paesi imperialisti e il conseguente esaurimento della prima ondata ci hanno insegnato che la strategia della rivoluzione socialista è la guerra popolare rivoluzionaria e hanno confermato pienamente il carattere scientifico della concezione comunista del mondo: essa è la scienza sperimentale della società umana e della sua trasformazione.

Grazie a questa scienza nell’ottobre del 1915 Lenin aveva affermato con sicurezza e lungimiranza che “il compito del proletariato russo è di condurre a termine la rivoluzione democratica borghese in Russia allo scopo di suscitare la rivoluzione socialista in Europa. Questo secondo compito si avvicina ora straordinariamente al primo, ma mantiene tuttavia il suo carattere speciale e rimane come secondo compito poiché, nei due casi, diverse sono le classi che collaborano con il proletariato russo: al raggiungimento del primo compito collaborano le masse contadine piccolo-borghesi russe, al raggiungimento del secondo collabora il proletariato degli altri paesi europei” (Alcune tesi, 15 ottobre 1915, ora in Opere vol. 21). La prima ondata della rivoluzione proletaria con i suoi grandi successi ha confermato la nostra scienza e la sconfitta che abbiamo subito ci ha costretto a svilupparla a un livello più alto, il maoismo.

Chi dalla sconfitta ha tratto la conclusione che avevamo sbagliato strada, che la nostra scienza era sbagliata e l’ha abbandonata, si agita nella nebbia, combatte alla cieca, è ridotto a chiedere, esigere o mendicare dalla borghesia imperialista e dal clero quello che essi non sono capaci di dare e che non hanno alcuna intenzione di dare: la valorizzazione del capitale è il loro compito e a questo subordinano le sorti dell’umanità, non arretrano di fronte a nessun misfatto.

Sbaglieremmo se ci subordinassimo a quelli che si agitano alla cieca, anche se dobbiamo fare qualche tratto di strada insieme. La nostra strategia è la guerra popolare rivoluzionaria. Oggi la nostra linea tattica è la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

Tonia N.