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La Voce 47

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI

luglio 2014


Da Occupy Wall Street a Krastev alla redazione di Contropiano (Rete dei Comunisti)


Proponiamo ai nostri compagni di studiare attentamente e di usare come strumento di formazione (“corsi MP di II livello”) e di propaganda lo scritto di Ivan Krastev che pubblichiamo nelle pagine 64 e segg. di questo numero della rivista (e reperibile su Internet - ma lo abbiamo arricchito di alcune utili ndr). Krastev è un intellettuale bulgaro di 50 anni, portavoce ed esponente della classe dirigente installatasi in Bulgaria, negli altri paesi già socialisti dell’Europa Orientale e in Unione Sovietica quando nel 1989-1991 questi paesi sono entrati nella fase della “restaurazione del capitalismo ad ogni costo”: una classe dirigente strettamente dipendente da quella dell’Unione Europea e più in generale della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Il testo è comparso sul n. 65 (luglio 2014) di Aspenia, rivista trimestrale della sezione italiana (presieduta da Giulio Tremonti) dell’Aspen Institute, un ente (think tank) del sistema culturale della suddetta CI.

Da quando la crisi generale del capitalismo è, nel 2007, entrata nella sua fase acuta e terminale, in vari paesi, da un capo all’altro del mondo, dagli USA alla Russia all’Egitto, vaste proteste di massa hanno “turbato l’ordine pubblico”. Del significato di queste proteste ai fini del futuro prossimo del mondo si occupa I. Krastev.

Riassumiamo i fatti. Queste proteste hanno avuto due aspetti.

Da un lato sono manifestazioni della perdita di egemonia e della crisi politica della borghesia imperialista e del suo clero nei paesi della suddetta CI (ed è particolarmente importante che le proteste abbiamo riguardato anche gli USA, il centro della suddetta CI) e dei gruppi loro agenti, rappresentanti od omologhi negli altri paesi. I regimi di controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma cap. 1.3.3 pagg. 46-56) sono sempre meno efficaci e gli strascichi e lasciti della prima ondata della rivoluzione proletaria si scontrano e combinano con essi.

Dall’altro sono un effetto della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi generale del capitalismo, sono uno dei terreni dello sviluppo di questa resistenza, uno dei laboratori della sua trasformazione nella nuova ondata della rivoluzione proletaria: quindi uno dei campi d’azione dei comunisti per costruire la rivoluzione socialista.

Sotto quest’ultimo aspetto il lato debole di queste proteste è di non essere ancora connesse, nelle loro parole d’ordine e nelle loro forme, alla rinascita del movimento comunista e alla concezione comunista del mondo che guida i promotori della rinascita. Per le parole d’ordine e per le loro forme esse sono ancora in larga misura, anche se in misura diversa da paese a paese, espressione dell’egemonia della sinistra borghese, ispirate al senso comune largamente determinato dalla borghesia imperialista e dal suo clero. Cosa che è anche la causa della natura contraddittoria dei loro risultati immediati (nei casi in cui ne hanno) e del loro andamento oscillante e incerto, precario.

Il pregio del testo di I. Krastev è di mettere chiaramente e dettagliatamente in luce questo lato debole. Quindi il testo è utile per noi alla comprensione e alla spiegazione (nella propaganda) che dobbiamo fare tra i protagonisti delle proteste a proposito del punto debole e quindi anche dei risultati immediati nulli o contraddittori: contro ogni tendenza alla sfiducia, alla rassegnazione e al disfattismo. Di più da I. Krastev non dobbiamo pretendere, date le classi di cui è portavoce, la concezione del mondo che lo guida.


Per la nostra propaganda quello che dice Krastev è molto importante come arma di lotta contro la sinistra borghese. Essa predomina largamente tra simpatizzanti e attivisti della Lista Tsipras (che della sinistra borghese è l’attuale espressione di stampo elettoralista), tra simpatizzanti e attivisti del M5S (che della sinistra borghese è l’espressione protestaria interna al teatrino della politica borghese), tra i promotori del Controsemestre Popolare e di “Abitare nella Crisi” (che della sinistra borghese sono l’espressione rivendicativa). La sinistra borghese infatti, delle proteste di cui tratta Krastev, ha esaltato proprio il lato debole, lo ha presentato come il nuovo che avanza in contrapposizione all’aborrito partito comunista “di novecentesca memoria” e in questo modo, in cascata, spiana la strada all’amarezza, alla sfiducia e alla rassegnazione che i risultati immediati di quelle proteste spontaneamente producono.


Un discorso a parte merita la redazione di Contropiano (Rete dei Comunisti). Essa ha presentato lo scritto di I. Krastev con un articolo “Per fortuna sono proteste senza progetto”. Parola di Aspen comparso sul sito di Contropiano il 1° luglio a firma di Dante Barontini, pseudonimo che indica la redazione del giornale. Un articolo che invitiamo i nostri lettori a studiare sempre a scopo di formazione e di propaganda, perché rivelatore della posizione eclettica e confusionaria della redazione di Contropiano, cioè in sostanza della direzione di Rete dei Comunisti, in merito alla concezione comunista del mondo.

La redazione giustamente fa notare sulla scia di Krastev come lato debole delle proteste di cui Krastev si occupa, l’assenza di progetto e anch’essa come Krastev chiama assenza di una concezione del mondo quella che in realtà è assenza della concezione comunista del mondo e soggezione al senso comune in cui è largamente predominante l’influenza della borghesia imperialista e del suo clero. In quelle proteste c’è una concezione del mondo ed è una concezione del mondo in cui si mischiano caoticamente concezione borghese e concezione clericale.

La redazione di Contropiano chiama in causa come personificazione nel nostro paese di quella supposta assenza, la “sinistra italiana attuale”, la “cosiddetta ‘sinistra antagonista’ - o soltanto ‘radicale’ - di casa nostra”, ma a sua volta si guarda bene dal far rimarcare che la concezione del mondo di cui le proteste hanno bisogno non è una qualche concezione del mondo, ma è la concezione comunista del mondo. Si accontenta della constatazione che mancano di concezione del mondo e di progetto, dell’implicita tesi che occorre una concezione del mondo e un progetto: ma quali? la redazione di Contropiano si guarda bene dal dirlo.

Non solo ma per di più afferma che “l’unica cosa di cui abbia timore questo potere [quello che, per usare il linguaggio di Contropiano, sta ai ‘piani alti del cosiddetto capitalismo globale’] è il sempre possibile riaffacciarsi del ‘comunismo’, il diavolo di San Pietroburgo, il soffio liberatore degli anni ’60 e ’70, dal Vietnam al ’68, dal ’77 all’Avana”. Con il che la redazione di Contropiano mette insieme e allo stesso livello eventi che quanto alla loro relazione con la concezione comunista del mondo e alla loro rappresentatività di essa vanno invece rigorosamente distinti, da chiunque non vuole alimentare la confusione e l’eclettismo. Che i promotori e dirigenti della Rivoluzione d’Ottobre fossero guidati dalla stessa concezione del mondo che guidava i protagonisti del ’77, neanche i redattori di Contropiano oserebbero sostenerlo apertamente: se lo pensano li sfidiamo a dirlo. Tanto poco la redazione di Contropiano va a fondo sulla questione della concezione del mondo che non fa neanche notare né che quanto a efficacia e ai risultati, in termini di cambio di sistema sociale, alcuni dei movimenti che cita non sono stati meno inconcludenti delle proteste del periodo 2008-2013 né che altri hanno “sconvolto il mondo”, ma proprio l’oscurità e la confusione a proposito dei motivi dell’esaurimento dello sconvolgimento che hanno prodotto, sono oggi un ostacolo importante all’ascesa delle concezione comunista del mondo a promotrice e a guida del nuovo sconvolgimento di cui il mondo attuale ha bisogno e della rivoluzione di cui è gravido. La denigrazione della prima ondata della rivoluzione proletaria e la cancellazione della sua memoria sono elementi decisivi della lotta politica attuale.

La debolezza della redazione di Contropiano proprio sul terreno della concezione del mondo si dispiega poi nella sua interezza quando nasconde l’unilateralità della ricostruzione che Krastev fa del corso delle cose (Krastev capisce i fenomeni di cui tratta come capisce natura e futuro di un bambino chi come principale se non unico aspetto del bambino indicasse che si caga addosso). Dice infatti la redazione di Contropiano:

La posizione “ideologica” [di Krastev e del suo committente, l’Aspen] è ... saldamente conservatrice. Ma questo non ha mai impedito ai padroni del mondo di guardare in faccia ai problemi reali per trovare anche ciò che serve alla conservazione. E bisogna dire che ... lo sguardo di Krastev è capace di cogliere i momenti rilevanti comuni a fenomeni sociali manifestatisi in paesi molto diversi tra loro. La necessità che hanno anche i padroni del mondo è quella di capire precisamente le trasformazioni in atto, di capire lo “spirito del tempo”, per poter adottare le scelte più opportune.

Diciamo che questa è anche la differenza fondamentale tra i piani alti del capitalismo globale e la cosiddetta “sinistra antagonista” - o soltanto “radicale” - di casa nostra. I capitalisti indagano a fondo la realtà; i tanti e diversi “compagni di strada” che ci troviamo a fianco sbuffano contrariati a ogni accenno analitico o teorico che non sia di pronta beva. La parola "progetto" li spaventa come l'ignoto...

Conclusione: con la loro concezione del mondo, dalla loro posizione di classe, la borghesia imperialista e il clero (“i piani alti del cosiddetto capitalismo globale”) sono in grado di capire il corso delle cose e di prendere i provvedimenti necessari a indirizzarlo secondo i loro interessi, addirittura a perpetuare l’esistenza del loro sistema sociale: hanno trovato l’elisir di lunga vita. Cioè la borghesia è in grado di dirigere il mondo secondo un proprio piano: i redattori di Contropiano sono ancora impigliati nella celebre teoria del “piano del capitale” secondo i dettami della Scuola di Francoforte: al fantomatico “piano del capitale”, Rete dei Comunisti contrappone il suo Contropiano. Un guazzabuglio per dipanare il quale rimandiamo i nostri lettori al vecchio Rapporti Sociali, n. 0 del 1985 e al suo articolo Don Chisciotte e i mulini a vento: a proposito della parola d’ordine “lotta al piano della borghesia per uscire dalla crisi”. - http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav08.html

Krastev può ben insegnare a “quelli dei piani alti” come trattare efficacemente le proteste e ai loro governi come comunicare. Ma le lezioni intelligenti di K. funzionano solo finché le proteste non sono ancora dirette dalla concezione comunista del mondo e guidate da un Partito comunista all’altezza del suo ruolo: in sintesi, finché non sono componenti della GPR, strategia della rivoluzione socialista. “Senza concezione comunista del mondo (senza teoria rivoluzionaria) alla guida, il movimento rivoluzionario non può elevarsi oltre il livello elementare e spontaneo”. Una massima da cui in particolare invitiamo a trarre conclusione tutti i compagni che vogliono fare del Controsemestre Popolare una battaglia della rivoluzione socialista che stiamo costruendo.

Umberto C.