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La Voce 47

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI

luglio 2014

Cura e formazione degli uomini e delle donne


Perché a volte restiamo sorpresi dagli sviluppi
che avvengono nella trasformazione dei compagni?


Un contributo per avviare una riflessione più approfondita sul punto

A volte alcuni sviluppi nel processo di critica, autocritica e trasformazione (CAT) dei compagni ci colgono di sorpresa e ci troviamo ad affrontare situazioni che non avevamo previsto. L'emergere di questo limite mette in luce uno dei campi su cui ci dobbiamo concentrare per migliorare ed elevare la qualità del lavoro di cura e formazione degli uomini e delle donne che conduciamo, al fine di renderlo più scientifico, meno artigianale ed improvvisato.

Trattiamo apertamente questo aspetto perché i nostri limiti e i nostri errori non vanno nascosti ma affrontati con spirito d'avanguardia, rendendoli oggetto di elaborazione, studio e sperimentazione collettiva mobilitando tutti i compagni che, in forme e modi differenti, possono contribuire al loro superamento ("la verità è rivoluzionaria!"). Un esercito che impara dai suoi errori, è un esercito che è destinato a vincere.

In questo articolo non indichiamo la soluzione del problema: la soluzione la dobbiamo scoprire, ci stiamo cimentando a scoprirla e la scopriremo. Verremo a capo anche di questo problema. In questa sede fissiamo i punti che siamo riusciti ad individuare (a sintetizzare) fino a questo momento, anche i punti ancora irrisolti, al fine di definire in modo chiaro una base di partenza per sviluppare ulteriormente la riflessione, lo studio, l'elaborazione, la sperimentazione in questo campo.

*** manchette ***

Nessun individuo è un’isola

Ogni individuo è sagomato dalle sue relazioni sociali e le sagoma. Finché l’individuo non è consapevole di questo processo, lo subisce e agisce e reagisce alla cieca, non lo dirige. A volte succedono in lui cose sconvolgenti e non sa perché. Si dice che è stato preda di un raptus!


*** ***

Da dove nasce la sorpresa?

La sorpresa nasce da una non sufficiente comprensione del compagno sui cui interveniamo. Essa è la manifestazione, la materializzazione di uno (o più) aspetti della sua concezione, mentalità e personalità (e di una specifica combinazione tra di essi) che non avevamo tenuto nella dovuta considerazione oppure che non avevamo visto, fissato.

In questi anni (dalla fine del 2010) abbiamo dedicato una particolare attenzione alla concezione e all'avvio della formazione ideologica al fine di avanzare nella conoscenza, assimilazione e applicazione della concezione comunista del mondo. Con la lotta ideologica attiva (LIA) in Campania lanciata dalla Direzione Nazionale del P.CARC abbiamo scoperto che la formazione ideologica costituisce l'aspetto principale per promuovere la crescita e la mobilitazione morale, intellettuale e pratica dei compagni. Per essere più esatti: la sintesi a cui siamo giunti è che la formazione ideologica (ossia relativa alla concezione del mondo) costituisce l'asse principale per la cura, formazione e trasformazione degli uomini e delle donne organizzati nel Partito e nella sua Carovana. Fatta questa scoperta, ci stiamo attivando per farla vivere concretamente nella nostra attività: ossia per sviluppare un lavoro capillare, sistematico e differenziato (per livelli) di formazione.

Asse principale per la formazione e trasformazione dei compagni, non vuol dire però che si tratta dell'unico asse. Per comprendere un compagno, non basta infatti analizzare la sua concezione. Bisogna analizzare e comprendere anche la sua mentalità e la sua personalità. Bisogna analizzarlo nel suo insieme, perché è un insieme, una combinazione dei tre fattori. Allo stesso tempo, per trasformare un compagno non dobbiamo sviluppare unicamente la formazione ideologica: ad essa dobbiamo unire l'intervento per modificare la sua mentalità e, nella misura in cui ciò è possibile, anche la sua personalità.

Con la sperimentazione fatta dalla fine del 2010 ad oggi abbiamo fatto anche un'altra scoperta: l'intervento sulla concezione ha delle ricadute positive anche sulla mentalità e sulla personalità. Dobbiamo ora andare più a fondo, dobbiamo imparare:

1. ad analizzare e comprendere anche la mentalità e la personalità dei compagni (oltre alla loro concezione),

2. a tracciare linee di intervento specifiche anche per questi due campi (e in questo valorizzare al meglio la connessione, la sinergia e la concatenazione con l'intervento sulla concezione).

All'oggi nell'intervenire sulla mentalità e sulla personalità ancora brancoliamo nel buio. Sono due terreni per noi ancora in ampia parte inesplorati e in cui nella maggioranza dei casi non interveniamo e, quando lo facciamo, operiamo senza dei principi e criteri ben definiti: ognuno si orienta a suo modo e senza un indirizzo uniforme e ben definito, quindi non costruiamo ancora una scienza di questa attività. Siamo molto empirici e questo lascia le porte aperte al muoversi secondo il senso comune e all'approssimazione.

La nostra scarsa capacità di comprensione e di intervento in questi due campi (e in alcuni casi anche la nostra noncuranza rispetto ad essi: ci concentriamo in modo unilaterale sulla concezione, come se fosse l'unica componente) pone le basi per rimanere sorpresi dagli sviluppi che avvengono nei processi di CAT dei compagni. Restiamo ancora molto in superficie nella loro analisi e comprensione.

Come muoversi per comprendere la mentalità e personalità di un compagno?

È molto importante tener presenti due direttrici.

1. Bisogna andare a fondo nella conoscenza e nell'analisi del percorso di vita attraverso cui il compagno si è formato: caratteristiche e dinamiche della famiglia d'origine, esperienze avute nel corso dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta che lo hanno particolarmente segnato, le sue esperienze lavorative, che tipo di relazioni ha (o ha avuto) con i genitori e/o con i figli, che tipo di relazioni di amicizia ha avuto e ha, che tipo di relazioni sentimentali ha vissuto e vive, se ha avuto problemi di dipendenza da alcool, droghe e gioco d'azzardo, ecc. Bisogna giungere ad una comprensione sufficientemente profonda e organica del percorso di vita che lo ha plasmato, delle sue dinamiche interne, delle sue contraddizioni, delle sue debolezze, insicurezze e paure e della loro origine, oltre che dei suoi aspetti positivi e dei suoi punti di forza. Questo è un quadro che si ricostruisce pezzo dopo pezzo, attraverso un lavoro sistematico e accurato, ragionando con il compagno e raccogliendo i vari elementi della sua vita che via via tira fuori e lo aiutiamo a tirare fuori. A volte può essere un percorso doloroso, perché tocca aspetti, nodi irrisolti o che il compagno stesso vorrebbe rimuovere dalla sua mente (rimuoverli dal ricordo non significa però risolverli, significa anzi subirli). Nel fare questo lavoro bisogna tener conto inoltre che di tutta una serie di aspetti della sua vita il compagno non ha una visione sufficientemente approfondita e oggettiva, non gli dà l'importanza che invece meritano stante il ruolo che hanno avuto e non vede tutte le connessioni che esistono tra i vari aspetti per quanto riguarda la sua conformazione. In alcuni casi egli sottovaluta aspetti che invece sono importanti per comprendersi e trasformarsi. Il ruolo del dirigente è dunque fondamentale per orientare e guidare il compagno in questo percorso e tirare delle sintesi (scomporre il "complesso" e il "caotico" e giungere ad una ricostruzione logica, ad un concreto di pensiero).

2. Bisogna andare a fondo nella trattazione degli aspetti personali del compagno (relazioni di coppia, rapporto con i genitori e/o con i figli, rapporti di amicizia, ecc.). All'oggi spesso anche in questo campo non sviluppiamo un'analisi approfondita, non raccogliamo elementi in modo scientifico e sistematico e spesso nemmeno analizziamo per bene gli elementi che già possediamo, tracciando linee di intervento per formare e trasformare il compagno. Questo avviene solo quando si creano situazioni d'emergenza, quando la situazione "ci esplode in mano". Su questo campo siamo molto superficiali e artigianali. Per molti versi in noi è ancora radicata la convinzione che l'aspetto personale va affrontato solo quando pone dei problemi all'attività politica e non come una campo su cui prestare particolare e sistematica cura e attenzione per favorire la crescita del compagno, perché diventi un compagno capace di dare un contributo maggiore alla causa, perché liberi le sue potenzialità.

Un ultimo aspetto su cui dobbiamo migliorare nella valutazione dei compagni, poiché incide molto sull'intervento che conduciamo su di loro, è il seguente: molto spesso vediamo solo (o principalmente) i limiti del compagno oppure solo (o principalmente) i suoi aspetti positivi. Entrambe le visioni sono unilaterali e, quindi, inesatte: esse ci pongono alla coda degli eventi e non alla testa. Non permettono infatti di giungere ad una comprensione reale del compagno e ci danno una visione di lui falsata. In entrambi i casi, non sviluppiamo fino in fondo l'analisi del compagno e non andiamo a fondo nella sua trasformazione. Questo è uno dei motivi, assieme ai precedenti, per cui poi restiamo sorpresi dagli sviluppi che sopravvengono nella CAT.

Gli aspetti qui indicati, seppur ancora parziali e in molti casi da approfondire attraverso l'esperienza e il suo bilancio (teoria-pratica-teoria superiore), se studiati con cura e meditati con serietà, legandoli alla propria esperienza concreta, permetteranno di concepire un approccio diverso, superiore nell'intervento da condurre sui compagni e di aprire una fase di sperimentazione più avanzata, forti degli insegnamenti della LIA in Campania e, allo stesso tempo, andando ancora più a fondo nel processo da essa avviato. Questi aspetti costituiscono infatti alcuni dei nodi che nella LIA (e più complessivamente nella lotta tra due linee in corso nel Partito e nella sua Carovana tutta) bisogna affrontare in modo più avanzato e a cui ancora non abbiamo trovato una giusta soluzione. Fissarli e trattarli alla luce della concezione comunista del mondo ci permetterà però di raggiungere l'obiettivo. Siamo decisi a farlo e lo faremo. Forti di una verità scientifica: ogni cosa è infinitamente conoscibile, se guidati dalla concezione comunista del mondo!

Impariamo ad utilizzare meglio il materialismo dialettico nell'analisi e nella trasformazione dei compagni: bando alla superficialità e all'unilateralismo, cimentiamoci ad analizzare i compagni in tutti i loro aspetti, andiamo a fondo nella loro storia e nell'analisi della loro attività e su questa base sviluppiamo un intervento più efficace e organico su di loro! La trasformazione degli uomini e delle donne è il campo più delicato e complesso della nostra opera: abbiamo molto da imparare e lo impareremo!

Avanti nella costruzione del Nuovo Potere!


*** manchette ***


Concezione del mondo, mentalità e personalità

Premetto che il significato dei termini non è definito univocamente. Su ogni vocabolario è possibile trovare per ogni termine più significati e in parte, per i suoi significati, un termine si sovrappone a un altro, anche se i due termini non sono sinonimi. A volte (ed evidentemente era il caso nel mio articolo comparso in La Voce 33) conviene che un autore che usa tre termini che per i loro significati nell’uso corrente possono in parte sovrapporsi, indichi chiaramente perché li distingue e il significato che dà a ognuno di essi, a meno che la differenza il lettore la possa facilmente dedurre dal contesto dello scritto stesso.

Nell’articolo in questione i tre termini sono usati nel significato appresso indicato.

Concezione del mondo - complesso delle idee, delle teorie e opinioni che un individuo (o un gruppo di individui) professa, esprime o può esprimere. Quando uno discute, cerca di convincere, ecc. egli mette in gioco la sua concezione del mondo. La concezione è per sua natura universale: una affermazione è giusta o sbagliata per tutti i membri di una classe, la verità è di classe (vedere La Voce 33 pag. 49 e ricordare le tre contraddizioni nel campo della conoscenza: tra nuovo e vecchio, tra vero e falso, tra proletario e borghese/clericale), ma non è individuale o di gruppo. Una concezione del mondo è fatta di parole e di proposizioni, di affermazioni. Si comunica con parole. Si verifica nella pratica. La concezione comunista del mondo è una scienza sperimentale.

Mentalità - modo di vedere le cose, di interpretare la realtà, di ragionare. In esso si combinano idee e teorie (la concezione del mondo, opinioni assunte, usate e combinate più o meno criticamente [o più o meno passivamente assimilate]) e rappresentazioni, sentimenti e orientamenti impressi nell’individuo dalla pratica sociale che ha alle spalle, che lo ha formato, acquisiti per abitudine o costruite tramite esercizio. La mentalità è per sua natura di un gruppo sociale.

Personalità - l’insieme dei tratti intellettuali, morali e psicologici caratteristici di un individuo, integrati in modo da costituire un’unità tipica che l’individuo manifesta nelle varie situazioni in cui opera o si trova. Quindi nella personalità di un individuo si combinano tratti coscienti e tratti incoscienti, idee e metodi, approccio alla realtà, elementi psicologici e nervosi. In altri scritti mi riferisco alla personalità con l’espressione “formazione fisico-psichico-morale-intellettuale”. La personalità è per sua natura individuale. I materialisti volgari tendono a ridurre unilateralmente la personalità alle sue basi biologiche, chimiche e fisiche. Su questa riduzione si basano le teorie razziali e anche alcune teorie che giustificano la divisione in classi come eterna e indistruttibile (dimenticando di spiegare perché nella storia le classi sono cambiate, perché alcune classi sono chiuse (definite per nascita) e altre aperte, ecc.). È riferendosi alla personalità che Marx ed Engels in La sacra famiglia (capitolo Battaglia critica contro il materialismo francese) dicono: “se l’uomo è plasmato dalle circostanze, allora bisogna plasmare le circostanze umanamente”.

I tre termini quindi indicano strati via via più profondi e più complessi (più ricchi di determinazioni) dell’individuo. Un individuo messo di fronte a una situazione nuova in qualche modo reagisce sempre, anche se non ha mai pensato e riflettuto su di essa. Pensando e riflettendo arriva a una concezione e mette in gioco la sua concezione del mondo. Nella reazione che ha pur non avendoci mai pensato, entrano in gioco la sua mentalità e più ancora la sua personalità.


(Rielaborazione della risposta di Umberto C. a un lettore in La Voce 35 pagg. 60-61. Sul tema vedere anche La Voce 39, pagg. 35-37, l’articolo Concezione, mentalità e personalità)


*** manchette ***