La Voce 49 - Indice

La Voce 49 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII marzo 2015

La risposta all’Appello del Partito ai giovani fa la sua strada

Sotto la spinta dell’esperienza diretta e personale del corso delle cose e della propaganda del Partito, aumentano i giovani che rispondono al Comunicato CC 23/2014 - 6 luglio 1914: Appello del nuovo Partito Comunista Italiano ai giovani delle masse popolari, a tutti i giovani capaci di assumere le responsabilità del momento presente - Non perdete tempo a imparare un mestiere che non farete! Imparate a fare la rivoluzione socialista!

In La Voce 47 (pagg. 11-17) abbiamo riprodotto l’Appello e chiarito il contenuto: chiamare i giovani ad aderire al nuovo PCI e a costituire nella clandestinità Comitati di Partito. Lentamente, ma le adesioni aumentano. Riproduciamo una lettera, arrivata recentemente alla redazione, che un compagno che ha aderito all’Appello rivolge a quelli che ancora esitano.


Lettera ai compagni indecisi

L'articolo sui CdP di base del numero 48 di La Voce, con indicazioni concrete su come costruire un CdP e su cosa comporta la sua attività, mi ha colpito nel vivo portandomi a riflettere sul mio ruolo di compagno all'interno della Carovana (e più in generale sul mio ruolo di comunista) e mi ha spinto sempre di più a voler dare un contributo superiore alla causa. L'articolo ha avuto la funzione di diradare la nebbia che si trovava sul sentiero da imboccare e di mostrare dove potevo appoggiare in sicurezza i passi che, in realtà, erano già di fronte a me.

Faccio abbastanza per il partito e per la causa?” era una domanda che mi ponevo già da tempo ma che si ripresentava a periodi alterni in relazione alla quantità di attività che svolgevo: stavolta è stato diverso, rileggendolo diverse volte, mi ha messo un tarlo nella testa che non mi ha più abbandonato fin quando non ho preso una decisione cosciente di imboccare una delle due vie che mi si ponevano davanti. Fare un passo in avanti nell'assumermi le responsabilità adeguate al momento entrando nel (n)PCI oppure rinunciare al rafforzamento del Partito rimanendo nel mio opportunismo.

Entrare o non entrare nel (n)PCI?” era diventato un chiodo fisso che si ripresentava costantemente nelle mie giornate di lavoro politico. In un primo momento avevo timore delle conseguenze di scegliere di contattare il Centro, chiedendo di entrare nel Partito, assumendomi in questo senso nuove responsabilità: come sarebbe cambiata la mia vita scegliendo di stare nel Partito, come avrei gestito un carico di lavoro troppo oneroso o compiti che non sarei riuscito a portare a termine stante la clandestinità, o ancora come mi sarei dovuto comportare di fronte alla repressione, erano timori che mi attanagliavano e mi facevano temporeggiare. Oscillavo nella mia scelta per paura di essere inadeguato e per questo in definitiva scartato perché poco adatto o non sufficientemente avanzato all'attività di Partito.

Non sono mancati i momenti di confronto con alcuni compagni alcuni dei quali anziché far leva sulla mia tendenza positiva, mi hanno “ammonito” (ed in parte tarpato le ali) sostenendo l'idea che solo i compagni già formati e preparati, i comunisti già “belli e fatti”, sono adeguati ad entrare nel Partito. In questo frangente il mio scoraggiamento guadagnava terreno. Ma pensandoci bene, la mia esperienza passata non confermava questa tesi, anzi sosteneva l'esatto contrario: tutte le volte che mi ero trovato ad un bivio il Partito mi aveva sostenuto nelle mie scelte indicandomi la soglia da attraversare per avanzare. Se i compagni avevano avuto una esperienza negativa con il Partito questo riguardava il bilancio della loro esperienza, non il mio.

Quindi non mi sono perso d'animo, ho rotto gli indugi e mi sono affidato al Partito ed alla sua scuola, fiducioso che, come ha sempre fatto, mi avrebbe teso una mano aperta per aiutarmi a fare il salto. E così è stato.

Ci si forma e ci si prepara mettendosi alla scuola del Partito, arricchendola a nostra volta e si impara a fare facendo.

Viva il (n)PCI!