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La Voce 50 del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - luglio 2015

 

La Cina non è vicina

 

Alcuni esponenti della sinistra borghese e perfino alcuni che si dicono comunisti (e non in tutti i casi c’è motivo di dubitare della loro buona fede) hanno eretto la Cina a faro della loro speranza di salvezza contro il disastroso corso delle cose. Li confortano il grande sviluppo economico della Cina e la sua espansione economica, finanziaria e in una certa misura anche culturale nel mondo. Essi sostengono che, considerando la combinazione dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e SudAfrica), l’impasse in cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti si è cacciata e i contrasti crescenti al suo interno, il crescente sviluppo delle relazioni politiche internazionali della Cina, la forza militare della Russia e della stessa Cina, questa potrebbe costituire nel mondo una efficace alternativa all’imperialismo americano, anziché semplicemente essere il suo principale concorrente per il dominio del mondo. Quelli che si dicono comunisti fanno inoltre valere che in Cina gran parte delle forze produttive sono ancora pubbliche (governo centrale, governi regionali, comuni, cooperative e affini) e che il governo del paese è ancora in mano al PCC, che mantiene relazioni con altri partiti comunisti e un linguaggio marxista.

Per orientarsi occorre tener presente che il socialismo non si riduce allo sviluppo delle forze produttive e mettere invece in primo piano l’andamento delle relazioni tra le classi. In Unione Sovietica la proprietà delle forze produttive ufficialmente rimase pubblica e il linguaggio apparentemente marxista fino alla dissoluzione. Inoltre se la corsa della Cina a raggiungere e sorpassare gli imperialisti USA sul piano industriale, commerciale e finanziario procede a grandi passi, sul piano politico la Cina subisce l’iniziativa degli imperialisti USA. Questi hanno ereditato un sistema consolidato e capillare di relazioni politiche che coprono tutto il mondo e arrivano all’interno delle classi dirigenti di ogni paese. Qui gli imperialisti USA coltivano le loro relazioni, tessono le loro manovre e i loro intrighi. Essi inoltre dispongono di un potenziale militare molto superiore a quello cinese, un potenziale che per di più rafforzano in modo forsennato per mantenere la superiorità. Oggi sono gli imperialisti USA che conducono intense attività sovversive sul territorio cinese e montano provocazioni anticinesi nei territori e paesi vicini. Il regime cinese non solo non sostiene il malcontento e le rivolte della popolazione degli USA, ma subisce e incassa perfino l’estromissione da paesi terzi (vedasi la Libia) e si accoda alle sanzioni imposte dagli USA ai paesi (vedasi l’Iran) che non lasciano libero campo alle attività americane.