La Voce 51

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVII - novembre 2015

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Presentazione di Storia del movimento comunista

 

Il nostro Partito, tutti i membri della carovana del (nuovo) PCI, tutti quelli che si avvicinano e collaborano con noi si sono finalmente messi a studiare. Il P.CARC ha costituito il Centro di Formazione (CdF) che ha impostato un programma di corsi di formazione di vari livelli. Un numero sempre più esteso di compagni ha capito che bisogna studiare. Ha capito che il motivo per cui avanziamo lentamente, il limite principale dell’efficacia della nostra attività sta nella scarsa assimilazione della scienza comunista da parte nostra. È da questo limite che consegue che molti nostri compagni e organismi lavorano senza applicare il materialismo dialettico come metodo di conoscenza e ancora meno come metodo di trasformazione. Professano il marxismo-leninismo-maoismo ma lavorano come altre Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS), come i gruppi che si ispirano alla sinistra del vecchio movimento comunista, come i gruppi e i compagni del “movimento” formati alla scuola dalla sinistra borghese, preda del senso comune oggi costruito e con scienza e ad arte alimentato dalla borghesia imperialista e dal clero (primo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva). Non a caso persino alcuni dirigenti della Carovana non studiano, in fondo ritengono inutile studiare e, anche se leggono e insegnano il marxismo-leninismo-maoismo, lavorano essi stessi a buon senso, a naso. Per avanzare con maggiore sicurezza e con maggiore rapidità bisogna che i nostri organismi e i nostri compagni imparino la scienza comunista, che smettano di lavorare “come si è sempre fatto” (appunto con il risultato che il vecchio movimento comunista non ha instaurato il socialismo in nessun paese imperialista). Bisogna che imparino a usare la scienza comunista nel loro lavoro di tutti i giorni, che analizzino con il materialismo dialettico la realtà che devono trasformare (cioè che la scompongano nei suoi elementi costitutivi e la ricompongano al modo illustrato da Marx in Il metodo dell’economia politica a formare concreti di pensiero), che traccino e attuino le loro linee di intervento secondo i criteri alcuni dei quali illustrati già in Problemi di metodo 1 e Problemi di metodo 2.

 

**** MANCHETTE ****

Concreto di pensiero, concreto reale

Concreto reale è il mondo quale esiste e con il quale abbiamo a che fare ogni momento. L’universale (quello che indichiamo con vocaboli (uomo, operaio, ecc.), con frasi o espressioni (la prima ondata della rivoluzione socialista, la sinistra borghese, ecc.) o con discorsi di molte frasi) esiste nel particolare (il milanese, l’arabo, ecc.), in esemplari concreti (Anselmo Franchi come mi si presenta ora, ecc.). In ogni esemplare concreto, l’universale esiste combinato con molti altri universali (detti anche determinazioni): l’uomo è anche giovane, marito, padre, operaio, formatosi nel tale ambiente, amico di ..., ha un intestino, ecc. Tante altre determinazioni (universali) che esistono anche in lui.

Per conoscerlo nel modo che è necessario a noi che vogliamo far compiere ad Anselmo Franchi la trasformazione di cui Anselmo ha bisogno (di cui contiene i presupposti), noi dobbiamo

1. scomporre il concreto che ora abbiamo davanti negli universali che lo compongono (ma che uno a uno compongono anche altri individui ma in ognuno in una combinazione che fa la particolarità fino all’unicità dell’individuo, sono presenti anche in altri concreti come gli atomi di calcio o di carbonio sono presenti in molte sostanze diverse);

2. studiare le relazioni che ci sono tra questi universali (tra queste determinazioni) nel particolare concreto individuo;

3. ricomporre poi nella nostra mente quegli universali connessi dalle relazioni che abbiamo scoperto studiando l’individuo. Arriviamo così a ricostruire nella nostra mente l’individuo particolare e concreto Anselmo Franchi.

Questo è il concreto di pensiero, il concreto quale d’ora in poi esiste nella nostra mente.

Se nella mia mente, quando devo decidere cosa fare per far sì che Anselmo Franchi si trasformi, ho Anselmo Franchi come concreto di pensiero, posso decidere l’intervento da fare su di lui tenendo conto dei vari elementi che lo compongono (di tutti, inteso con buon senso, in senso pratico: ci sono elementi principali ed elementi secondari di primo, secondo, terzo, ... centesimo ordine, praticamente trascurabili ai fini della mia attività) e delle relazioni e contraddizioni tra di essi (di tutte? Con senso pratico: ci sono relazioni principali e relazioni secondarie di primo, secondo, terzo ... centesimo ordine, praticamente trascurabili ai fini della mia attività): sono i fattori interni della trasformazione di Anselmo Franchi, mentre io sono una delle cause esterne (vedere Mao Tse-tung, Sulla Contraddizione, in Opere vol. 5).

Se nella mia mente non ho Anselmo Franchi come concreto di pensiero ma ho una rappresentazione di lui che si è formata nella mia mente a caso, su una qualche impressione, impatto o incontro che ho avuto con lui, su qualcosa che ho sentito dire di lui, io decido quale azione fare senza quella ricchezza di elementi di cui tiene conto chi lo ha nella sua mente come concreto di pensiero. Sarebbe un caso fortunato, o frutto di una intuizione particolarmente sviluppata di cui sono fortunatamente dotato, se la mia azione fosse più efficace di quella di chi ha Anselmo Franchi come concreto di pensiero nella sua mente.

Ogni membro del Partito che legge questa nota deve a questo punto chiedersi quali persone tra quelle con cui lavora a stretto contatto, quali organismi tra quelli che dirige o deve orientare, quali ambienti tra quelli in cui opera, quali eventi (riunione, assemblea, manifestazione, sciopero, rivolta) tra quelli a cui ha preso parte o organizzato la partecipazione di altri, quali enti (azienda, scuola, ospedale, ecc.) tra quelli in cui interviene o dirige l’intervento di altri: quali di questi ha ricostruito nella sua mente come concreti di pensiero (o ha portato chi sotto la sua direzione interviene sul campo ad avere ricostruito nella propria mente come concreto di pensiero l’oggetto del proprio intervento).

Con questi ha usato il materialismo dialettico come metodo di conoscenza. Su questi opera, deve operare usando, con fiducia nel successo, il materialismo dialettico come metodo di trasformazione (e ancora una volta rimando a Mao, Sulla contraddizione).

Chi non ne ha ricostruito nessuno, anche se si dice comunista, anche se professa e persino predica e insegna il comunismo, non pratica ancora la scienza del movimento comunista; non usa ancora gli strumenti onnipotenti che il movimento comunista ha creato per attuare il suo compito storico; fa un’attività rivoluzionaria scadente e ottiene pochi dei risultati che si propone. I risultati della sua attività dipendono da questo e sono la misura di questo.

Quello che ho detto per un membro, vale anche per ogni organismo del Partito.

In un Comunicato che ha molto turbato i suoi destinatari, il CC del Partito ha scritto che pensare non è come cagare, che più o meno viene spontaneamente a tutti. A ragion veduta le classi dominanti escludono le classi sfruttate e i popoli oppressi dall’attività del pensare. La gestione della società socialista, la trasformazione socialista della società borghese, la rivoluzione socialista sono quanto di meno spontaneo e di più artificioso (nel senso di frutto di arte e di scienza) gli uomini abbiano mai fatto (per questo Brecht del socialismo scrisse: “semplice, ma difficile a farsi”; per questo e in questo senso Lenin scrisse nel Che fare? che il comunista porta agli operai la scienza comunista) - anche se risulta da quella parte dell’attività e dei sentimenti spontanei delle classi sfruttate e dei popoli oppressi (la ribellione) che in loro si oppone all’altra parte (la sottomissione e la rassegnazione) cui classi sfruttate e popoli oppressi sono da lungo abituati.

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Il nostro Partito possiede una vasta letteratura che illustra la concezione comunista del mondo. Essa dà soluzione ai limiti di assimilazione ed elaborazione della concezione comunista del mondo a causa dei quali il vecchio movimento comunista non ha instaurato il socialismo in alcun paese imperialista. Essa dà risposte adeguate alle “obiezioni” e alla denigrazione della sinistra borghese e quindi a quelle della borghesia imperialista e del clero che “guidano” la sinistra borghese. Essa inizia con gli articoli della rivista Rapporti Sociali fondata nel 1985. Alla luce di questa letteratura assume un significato più profondo anche tutto il vastissimo patrimonio di articoli e libri dei grandi fondatori e maestri del movimento comunista: Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao Tse-tung. Questi articoli e libri espongono la teoria del  movimento comunista. Costituiscono un patrimonio che nella pratica di molti partiti comunisti veniva e viene da anni ripetuto come una dottrina anziché imparato e insegnato come scienza da applicare nella lotta di tutti i giorni per instaurare il socialismo e andare verso il comunismo.

Molti compagni si sono quindi messi in questi mesi a studiare gli articoli di Rapporti Sociali e di La Voce, i Comunicati del (n)PCI e il Manifesto Programma del 2008.

Ci siamo però accorti che un numero abbastanza vasto di compagni faticavano a capire (o addirittura non capivano proprio) i testi che leggevano e addirittura si sforzavano di studiare. Le note di lettura che stendevano erano la prova della loro difficoltà a comprendere. Ci siamo chiesti perché e riflettendo e discutendo abbiamo trovato la risposta.

Gli articoli che i compagni leggevano davano risposte a domande che loro ancora non si erano neanche posti, parlavano di un mondo che essi non avevano mai conosciuto e tanto meno praticato, di lotte e di problemi su cui non avevano ancora mai impegnato la loro attenzione e la loro intelligenza. Sono cresciuti in una società in cui la borghesia e il clero, via via che la prima ondata della rivoluzione proletaria si esauriva, avevano di nuovo ristabilito il loro dominio. Nel migliore dei casi i nostri compagni hanno conosciuto e praticato la ribellione, le lotte rivendicative, le campagne elettorali. La maggior parte di loro sono cresciuti immersi nelle immagini, nei sentimenti e nelle idee con cui il regime di controrivoluzione preventiva invade a getto continuo il cuore e la mente degli elementi delle masse popolari, in particolare dei giovani e degli adolescenti, fin dall’infanzia, con lo scopo preciso di distogliere dalla comprensione della realtà, dalla tentazione di chiedersi il perché delle cose, dall’aspirazione a decidere dove farle andare. I nostri compagni leggevano i testi della letteratura del nostro Partito e della letteratura del movimento comunista come uno che non si è mai occupato di particelle subatomiche e di onde elettromagnetiche legge un articolo di meccanica quantistica. Legge un testo che tratta di problemi che non si è mai posto e quindi non lo capisce, che racconta di un mondo in cui il lettore non è mai entrato, anche se invece l’articolo tratta del mondo in cui il suo lettore vive e di cui è parte e se l’articolo illustra la soluzione di problemi pratici, illustra la realtà con cui i suoi lettori si scontrano. Quanto a noi, è come se dessimo libri di buona, ottima letteratura a persone che a malapena leggono.

 

**** MANCHETTE ****

Le cose e il nome delle cose

Non cercate mai di dedurre cosa è una cosa, dal suo nome. Cercate di capire la natura della cosa, pretendete che vi si spieghi la natura della cosa e poi perché (come mai, quando, chi) le hanno dato quel nome (e semmai quali e quante cose portano lo stesso nome, ma hanno natura diversa: quanti oggi si dichiarano comunisti?).

Consigliamo la lettura dell’articolo Le cose e il nome delle cose di La Voce 49 (marzo 2015) pagg. 29-34 (lo trovate in www.nuovopci.it).

Non accettate mai per buone spiegazioni che non vi sono chiare. Chiedete chiarimenti, studiate finché la cosa non vi è chiara.

Nella lotta ovviamente spesso ognuno di noi deve eseguire ordini che non ci sono chiari. Senza questa disciplina, nessun esercito può combattere con successo. Li eseguiamo perché abbiamo fiducia nel Partito che ce li dà. Ma appena c’è una tregua, chiedete spiegazioni. Il Partito comunista si preoccupa sempre di istruire i suoi soldati e i suoi ufficiali, di elevare la loro coscienza, di spiegare le ragioni della propria lotta. Se succede che non lo fa, aiutate il Partito a progredire, a correggere l’errore, esigete risposte. Un soldato che ha capito le ragioni della lotta, è un combattente formidabile.

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Da qui l’importanza dei corsi orali, in cui un docente illustra i testi e li traduce con fantasia, passione e acutezza nell’esperienza quotidiana degli allievi di cui conosce l’attività particolare e il livello di formazione. Da qui però anche la necessità di scritti in cui illustriamo ai nostri compagni il movimento comunista, le sue lotte, le sue conquiste e le sue sconfitte, lo sviluppo della conoscenza grazie alla quale è cresciuta la sua opera e i limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe che hanno frenato la sua avanzata: i limiti che dobbiamo  superare per far fronte con successo al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista e il suo clero hanno imposto al mondo a seguito dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, per non limitarsi a gesticolare, protestare, rivendicare, deplorare, invocare, scalpitare, brontolare ed evadere rifugiandosi in nicchie o stordendosi con droghe: le prassi correnti nel “movimento” che resta chiuso nell’orizzonte intellettuale e sentimentale della sinistra borghese e del clero compassionevole.

Intendiamo quindi riprendere e aggiornare articoli adatti allo scopo, già presenti nella letteratura del Partito ma dispersi tra tanti altri, oltre che elaborarne altri di nuovi. Ci appelliamo ai docenti dei corsi perché facciano tesoro delle obiezioni e dei silenzi dei loro allievi e portino alla luce quello che è implicito. Ogni compagno che impara a fondo, che capisce, diventa un combattente formidabile. Un combattente invincibile perché non si arrende mai, che imparerà da ogni insuccesso e sconfitta perché sono solo frutti dei suoi limiti: fa parte di un esercito che vincerà. Ogni compagno che impara a fondo, che capisce, vede quello che prima non vedeva; attacca dove prima non sospettava vi fosse un punto debole del nemico, un passaggio per avanzare; fa leva sulla sinistra e sugli aspetti positivi dei suoi vicini che prima non sospettava vi fossero e comunque non vedeva.

Qui di seguito il compagno Umberto C. ripropone la Storia del movimento comunista che aveva scritto alla fine del 2005, pubblicata in La Voce 22 (marzo 2006): rivista e arricchita grazie alle osservazioni e alle richieste di una compagna che ha letto il vecchio articolo e ci ha posto dei problemi. Ci auguriamo che molti seguano l’esempio della compagna.

La redazione di La Voce