La Voce 52

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVIII - marzo 2016

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Sul metodo della lettura collettiva

 

Il metodo della lettura collettiva consiste nel leggere un testo in gruppo con uno che legge ad alta voce e gli altri che seguono. In un gruppo, i lettori si alternano e ciascuno legge una parte del testo. Possono leggere tutti i componenti del gruppo oppure solo quelli più capaci, nel senso che non leggono quelli che per difficoltà proprie nel leggere ritarderebbero troppo il ritmo che il gruppo tiene. Nel corso-ritiro in val Brembana hanno letto quattro studenti su sei. Un docente del corso-ritiro usa da sempre il metodo di non fare leggere quelli che leggono con difficoltà. Un altro dei docenti, fino al corso-ritiro, ha fatto sempre leggere tutti. Effettivamente con il suo metodo in certi casi il ritmo è stato rallentato (molti compagni hanno difficoltà di lettura - oggi in Italia è cosa diffusa). D’altro lato in molti casi durante i corsi chi aveva difficoltà a leggere migliora a vista d’occhio. Una misura intermedia tra i due metodi può essere di fare leggere soprattutto i più capaci, ma anche passi brevi ai meno capaci.

Il metodo della lettura collettiva porta molti vantaggi.

Non appiattisce la lezione ma fa piuttosto il contrario. Ogni categoria complessa, ogni parola italiana non universalmente nota, ogni periodo che porta concezioni nuove, la dialettica che muove un determinato periodo o paragrafo o concetto, possono essere spiegati non appena si presentano. La lettura, quindi, non è una tiritera come la ripetizione del rosario o di un mantra o di formule come fanno i buddisti, ma ogni volta che è necessario si sospende per approfondire e spiegare.

La lettura collettiva non lascia indietro nulla. Nello studio lasciato al singolo capita che uno rimanda l’approfondimento o il chiarimento su un passaggio che non gli è chiaro e di passaggio non chiarito in passaggio non afferrato abbastanza bene, via via la comprensione del testo si affievolisce e con essa anche la passione e l’interesse, subentrano la fatica e poi il fastidio. Lo studio lasciato al singolo fa sì che uno scelga quello che preferisce e svicoli di fronte agli argomenti più ostici e difficili. In questo caso sta al docente individuare i punti deboli dello studio, ma non è detto che questo sempre riesca. Può anche capitare che docente e studente siano complici nel voler sorvolare su determinate questioni per pigrizia intellettuale. Questo non succede con il metodo della lettura collettiva, che obbliga a spiegare tutto, e se qualcuno cerca di svicolare, sia esso studente o docente, sono gli altri ad accorgersene e richiamarlo all’ordine. Le schede di valutazione compilate dagli studenti al corso-ritiro rimarcano il fenomeno.

La lettura collettiva obbliga il docente a fare attenzione al testo riga per riga, e a tenere d’occhio gli studenti per vedere se comprendono o no, se fanno finta di capire per tirare avanti, se lo fanno per non mostrare la loro ignoranza, se lo fanno perché temono di non essere all’altezza e quindi di non potersi sentire parte del collettivo, se in loro le incomprensioni si accumulano fino a generare un blocco dell’attenzione, se non sanno una parola della lingua italiana. Il docente è obbligato a essere attento perché gli studenti notano la sua disattenzione.

Il docente deve essere attento per mantenere viva l’attenzione degli studenti, prevenendo le loro distrazioni e sostenendoli quando sono affaticati. Questo è particolarmente importante quando si fa formazione a soggetti che studiano dopo avere dedicato le energie migliori a lavorare in produzione o a studiare nella scuola borghese.

Con la lettura collettiva il docente assume ruolo di punto di riferimento per la classe, elemento unificante di soggetti che tra loro sono diversi (tra loro ci sono differenze di età, di cultura, di posizione nel partito e in generale tutti i derivati delle differenze che anche la società socialista erediterà dalla società divisa in classi, le “sette differenze”).

La lettura collettiva è strumento per fare comprendere il testo a quelli che da soli non lo capirebbero perché hanno poca  conoscenza della lingua italiana, poca conoscenza della storia, che o hanno frequentato poco la scuola borghese o dalla scuola borghese hanno avuto poca formazione, che hanno imparato a leggere ma non a capire un testo, specie se lungo: fare il riassunto, indicare l’argomento trattato, la tesi sostenuta e quelle confutate (fare la sintesi), ricostruire lo schema dello svolgimento dell’argomentazione. L’ignoranza di molti argomenti di cui il Manifesto Programma del (n)PCI tratta è parecchio estesa. Molti che sono studenti universitari segnalano la loro ignoranza rispetto a eventi di grande importanza, come la Controriforma, per esempio. Inoltre l’ignoranza della storia del movimento comunista investe massima parte degli studenti. Infine, l’ignoranza degli elementi (categorie, concetti) che costituiscono la concezione comunista del mondo è presente in quasi tutti. Tutto questo va quindi spiegato in dettaglio, e ripetuto, tanto è nuovo per chi lo ascolta. Fare una breve introduzione di una lezione, lasciare poi che ciascuno studi da sé e infine fare domande su quello che si è studiato, è metodo che funziona solo con soggetti molto preparati, che sono pochi.

La lettura collettiva inoltre spinge quelli più preparati a spiegare quello che sanno a quelli che lo sono di meno. L’esercizio di spiegare è una sfida per i più preparati: se non sanno spiegare, significa che la loro preparazione non è così alta come credono.

La lettura collettiva favorisce il legare generale e particolare perché ogni passo che leggiamo può essere tradotto in esempi che hanno a che fare con contesti particolari, può essere legato a fatti storici nell’evoluzione dell’umanità o nella storia specifica del movimento comunista o nella storia particolare della Carovana, può essere legato alle vicissitudini di ciascuno che partecipa al corso, sia esso docente o studente. Infatti se qualcuno è assillato da un problema, questo gli impedisce di essere attento, e lo studio individuale anziché essere usato per apprendere potrebbe essere momento per appartarsi dal collettivo, per “pensare ai cazzi propri”. Con la lettura collettiva questo non avviene perché ciascuno deve stare al passo e non può distrarsi. Se ha un problema gli altri lo vedono, e se lo vedono lo possono anche risolvere. Per questo motivo le sessioni al corso-ritiro sono state anche momenti di riforma intellettuale e morale, potenziati dal fatto che la dimensione costruita non consentiva ad alcuno di isolarsi o di non affrontare le questioni di fondo in ambiti laterali.

Il metodo della lettura collettiva, infine, consente al docente di dirigere meglio il corso mantenendolo nei tempi fissati.

Su 21 corsi che ho tenuto come docente 12 volte ho usato il metodo della lettura collettiva.

La lettura collettiva è un metodo adottato la prima volta nei corsi di Pistoia del 2012, dato che avevamo a che fare con studenti di livello scolare molto basso e con i quali era difficile mantenere viva l’attenzione, tanto più che le sessioni si svolgevano nel tardo pomeriggio e fino alle 21, perché si facevano alla fine dei turni di lavoro.