La Voce 52

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVIII - marzo 2016

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Avanziamo nella riforma intellettuale e morale

Sesso e famiglia nel nostro lavoro organizzativo: cura, formazione-trasformazione e impiego dei membri del Partito

 

Nella guerra popolare rivoluzionaria che promuoviamo per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, il lavoro organizzativo è una componente decisiva della raccolta delle nostre forze. La cura, la trasformazione e formazione (destrutturazione e ristrutturazione) e l’impiego dei membri del Partito costituiscono uno dei quattro aspetti del nostro lavoro organizzativo.

Nell’occuparci dei membri del Partito, uno degli aspetti importanti è costituito dalla loro gestione dell’istinto e delle attività sessuali, dai loro rapporti familiari e dagli altri loro rapporti personali (relazioni di vicinato, culturali, ricreative, ecc.). Cercare di eludere questi problemi, in particolare nei paesi imperialisti e in questo periodo, significa destinare alla sterilità e al fallimento il nostro lavoro organizzativo: di reclutamento nelle file del Partito e di trasformazione e formazione degli uomini e delle donne per farne i membri dello Stato Maggiore della classe operaia nella guerra popolare rivoluzionaria.

Questo è particolarmente vero e importante nei paesi imperialisti, stante la forza e le caratteristiche qui assunte dal sistema di controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma [MP], cap. 1.3.3 pagg. 46-56; La Voce 51, Controrivoluzione preventiva e mondo virtuale). Nell’ambito delle attività del primo pilastro del sistema di controrivoluzione preventiva (avviato nei primi decenni dell’epoca imperialista) e ancora più nella controffensiva ideologica che ha lanciato approfittando dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e dello “scampato pericolo”, la borghesia imperialista ha fatto delle relazioni personali, delle relazioni familiari e delle attività e fantasie legate all’istinto e alle sensazioni sessuali, punti forti della sua opera di devastazione degli uomini e delle donne, di confusione e perversione, di diversione dalla lotta di classe e d’intossicazione. Essa ha approfittato su larga scala della distruzione delle basi materiali e sociali della vecchia famiglia feudale-clericale e della debolezza del movimento comunista.

 

Le riflessioni che seguono vanno intese come continuazione di quelle esposte da Sergio G., Concezione comunista ed educazione familiare (in La Voce 42, novembre 2012 e omonimo opuscolo delle Edizioni Rapporti Sociali, giugno 2013). Infatti anche queste sono dedicate principalmente alla cura e alla trasformazione e formazione dei membri del Partito. È un campo distinto dall’occuparci “del riso e del sale”, vale a dire dall’occuparci degli aspetti elementari ma non eludibili della vita delle masse popolari, delle relazioni personali, familiari e sessuali degli individui che costituiscono le masse popolari. Nell’occuparci di questi aspetti della vita, del carattere e della mentalità dei membri del Partito, noi possiamo e dobbiamo far leva anche sulla decisione individuale di ognuno di essi di dedicare la propria vita a fare la rivoluzione socialista, leva che invece attualmente è solo secondaria nel nostro lavoro rivolto alle masse popolari. Nel Partito abbiamo a che fare con individui ognuno dei quali, attraverso un percorso o un altro, è arrivato a decidere che senso e scopo dare alla sua vita: dedicare la sua vita a fare la rivoluzione socialista. Si tratta, nel lavoro organizzativo, di dare contenuto, di alimentare questa sua decisione concretizzandola e di trattare le contraddizioni connesse alla trasformazione. Di fornire strumenti per trasformarsi e diventare per carattere, attività intellettuale,  costumi, idee e sentimenti meglio atto a svolgere l’attività rivoluzionaria. Si tratta della sensibilità, dei sentimenti, delle idee e di tutto quello che costituisce la personalità, la mentalità e la concezione del mondo di un individuo e che lo rende più o meno capace di svolgere con successo la sua attività. Non curarsi di questo sarebbe come non curarsi della sua alimentazione e della sua salute, oppure non dargli linea e direttive.

In questo articolo e nel nostro lavoro organizzativo ci occupiamo quindi dei membri del Partito, non delle masse popolari. Ma il Partito è la parte più avanzata, la parte più organizzata, la parte più attiva delle masse popolari, ma pur sempre parte delle masse popolari: ogni individuo che si accosta al Partito è per mille vie legato alle masse popolari (legami con la famiglia d’origine e i parenti, con la propria famiglia, con i figli, relazioni della vita quotidiana, relazioni sessuali e altro). Non possiamo quindi comprendere e definire una linea per trattare i problemi dei membri del Partito, elaborare e praticare linee e metodi giusti, senza avere una giusta comprensione e tanto meno a prescindere dai problemi delle masse popolari specificamente su questo terreno. Giustamente il movimento comunista cosciente e organizzato si è occupato di questi problemi fin dalla sua fondazione. K. Marx e F. Engels dedicano a questo una parte del capitolo II del Manifesto del partito comunista, 1848 (Ed. Riuniti 1973, Opere complete vol. 6 pag. 502 e 503) e F. Engels vi ha dedicato L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884), coerente con il metodo materialista dialettico: studiare nella sua evoluzione storica e nelle sue relazioni con gli altri aspetti della vita sociale degli uomini e delle donne, la legge di sviluppo di questo aspetto della vita individuale e sociale. In sintesi, la conclusione generale è stata che non c’è rivoluzione socialista senza emancipazione delle donne dalla soggezione agli uomini e non c’è emancipazione delle donne dagli uomini senza rivoluzione socialista.

L’idea che la gestione del proprio istinto e delle proprie relazioni sessuali, le relazioni familiari e personali sono “questioni individuali” appartiene alla concezione borghese del mondo e il sistema di controrivoluzione preventiva porta all’estremo questo aspetto della concezione borghese del mondo. Ma questo cozza con i fatti: nella realtà sono aspetti della vita individuale condizionati dalla società, legati al ruolo che ogni individuo esercita nella società e a quello che vuole esercitare, hanno importanti effetti su altri individui e sulla società. In ogni individuo inoltre sono strettamente connessi all’attività intellettuale, ai sentimenti e alla sensibilità con cui lo stesso individuo partecipa alla vita sociale. Noi comunisti dobbiamo trattarli come questioni sociali particolari: capirne il carattere sociale studiando i legami delle attività individuali con la società e la particolarità di ognuna di esse e combinare in un rapporto dialettico di sviluppo le varie attività di ogni individuo considerato nella sua unità contraddittoria e nella concretezza della sua particolare storia (voler mettere vestiti eguali a individui diversi è velleitario). La concezione comunista del mondo non nega l’individuo: al contrario mette anche nel pensiero con i piedi per terra la relazione tra ogni individuo e la società (il capitolo II del Manifesto del partito comunista, 1848 non finisce nell’esaltazione del collettivo, ma nell’annuncio di “un’associazione in cui il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero sviluppo di tutti”). I membri del Partito in un certo senso e nella concretezza del loro ruolo di combattenti anticipano il futuro di tutta l’umanità. Non abbiamo a che fare con la negazione dell’individuo, ma con lo scontro tra la gestione materialista dialettica della propria vita da parte dell’individuo e mistificazioni di libertà individuali con cui la borghesia cerca di distogliere i suoi schiavi salariali dalla lotta per la loro libertà.

 

Noi comunisti dei paesi imperialisti dobbiamo occuparci a fondo del sistema di controrivoluzione preventiva messo in atto dalla borghesia imperialista. Dobbiamo in particolare occuparci più a fondo di quanto fatto finora del primo pilastro, perché tra i cinque è quello che meno rientra nei quattro fronti su cui si sviluppano le lotte spontanee delle masse popolari (vedi Piano Generale di Lavoro del Partito, MP cap. 3.5 punto 2, pagg. 223-224) e quindi è quello in cui la borghesia imperialista ha le mani più libere.

Dobbiamo in particolare occuparci di più della gestione dell’istinto sessuale, delle relazioni sessuali e delle relazioni familiari dei membri del Partito. Il sesso e le fantasie e relazioni sessuali occupano una posizione di primo piano nel  sistema di controrivoluzione preventiva messo in opera dalla borghesia imperialista. Lo scarso rilievo che il vecchio movimento comunista ha dato nei paesi imperialisti a questo aspetto nel lavoro organizzativo relativo ai membri del Partito, è uno dei suoi limiti: è un aspetto e una delle cause della sua debolezza nei paesi imperialisti, manifestatasi nell’incapacità dei partiti socialisti europei di fare la rivoluzione prima o durante la prima Guerra Mondiale (esattamente cento anni fa), poi nell’incapacità dei partiti comunisti di fare la rivoluzione durante il resto della prima crisi generale del capitalismo (1900-1950).

 

A partire dai primi paesi in cui il modo di produzione capitalista si è affermato (Europa e America del Nord) la borghesia ha distrutto la base su cui si erano formate la famiglia e la morale sessuale durante l’epoca feudale dell’Europa.

Lo sviluppo delle forze produttive, promosso e imposto dalla borghesia, ha distrutto le basi economiche su cui nei secoli in Europa si era formata la famiglia monogamica fissa (“finché morte non vi separi”) come istituzione regolata da leggi e norme.

Lo sviluppo delle forze produttive e delle condizioni generali della civiltà

- ha eliminato l’importanza, nella produzione e nella guerra, della maggiore forza muscolare degli uomini rispetto alle donne,

- ha ridotto i condizionamenti delle donne legati alla riproduzione e alla cura dei bambini: il numero dei parti necessari ad assicurare la continuità della società e un’abbondante forza-lavoro per la produzione, è diminuito con la diminuzione della mortalità infantile e la trasformazione delle forze-produttive,

- ha intaccato il ruolo sociale quando non anche l’esistenza stessa delle aziende familiari a cui la stabilità della famiglia monogamica era connessa.

L’eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione, anche se non ancora di quella della forza-lavoro [in proposito rimando a Il socialismo: transizione dal capitalismo al comunismo in Rapporti Sociali n. 0 (Don Chisciotte)], ossia l’instaurazione del socialismo, darà il colpo definitivo a quella base, come ben indicato già nel Manifesto del 1848.

 

Inutilmente, sebbene con gravi danni e molte sofferenze, la Chiesa Cattolica, come ma con maggiore forza che il resto delle chiese e dei circoli reazionari e conservatori, si ostina a difendere e imporre la famiglia feudale-clericale elaborata durante il Medioevo europeo. La distruzione delle sue basi materiali e del suo ruolo nel complesso dei rapporti sociali, nei paesi imperialisti è andata molto avanti ed essa sta imponendosi nel resto del mondo.

Gli uomini sviluppano tra loro rapporti a tre livelli: per gestirne bene la combinazione, dobbiamo distinguerli.

A livello intellettuale: a questo appartengono le immagini, le idee, le concezioni, gli obiettivi che danno (o che sono indotti a dare) alla loro vita.

A livello dei sentimenti: a questo appartengono le sensazioni, le immagini, gli slanci, l’amore, la solidarietà, il trasporto, l’insofferenza, l’irritazione, l’odio.

A livello pratico, fisico: quello che si vede, si tocca, si sente, ecc. A questo livello appartengono anche i rapporti sessuali, il vivere nella stessa casa, il fare vita comune, ecc. Sono rapporti tra l’umano e l’animale (nel senso che sono comuni anche ad altri animali). Ma anche i rapporti comuni ad altri animali, gli uomini li vivono in modo diverso dagli altri animali e in un modo che hanno modificato nel corso della loro storia. Basta considerare il mangiare: tutti gli animali si alimentano, ma il galateo e l’arte culinaria, le batterie di cucina, ecc. sono proprie degli uomini e sono cambiate nel tempo. Una cosa analoga vale anche per l’accoppiamento e per la gestione delle relazioni e attività derivanti dall’istinto sessuale.

 Sessualmente gli uomini si accoppiano da sempre. La famiglia monogamica e stabile è documentato che esiste solo da alcuni millenni. Da millenni gli uomini rivestono il loro accoppiarsi sessualmente di rapporti pratici, sentimentali e intellettuali diversi che sono evoluti con il resto delle relazioni tra loro. Rientrano nel complesso dei rapporti sociali.

Noi comunisti ci siamo assunti un compito sociale ben definito: mobilitare le masse sfruttate e oppresse a instaurare il socialismo e a trasformarsi fino a costituire la società comunista. Questo determina (deve determinare: l’esperienza storica della prima ondata ci dice che riusciamo ad adempierlo solo se lo trattiamo come il principale) il complesso degli altri ruoli e relazioni sociali che ognuno di noi membri del Partito ha, sviluppa, intrattiene; ma è anche condizionato da essi e legato ad essi. L’accoppiamento e la vita di coppia appartengono a questi rapporti. Per fare quello che come comunisti ci siamo assunti di fare, dobbiamo gestire anche l’accoppiamento, la vita di coppia e le altre nostre attività sessuali coerentemente con il patrimonio intellettuale e sentimentale con cui perseguiamo il nostro ruolo principale.

Accoppiarci con una data persona o no, in che forma, quali prospettive e limiti ha la relazione di coppia che abbiamo in corso, ecc.: tutte cose che vanno viste, ragionate e gestite alla luce del ruolo che vogliamo e dobbiamo svolgere. Il fatto pratico dell’accoppiamento sessuale e il fatto pratico della costituzione di un nucleo familiare hanno bisogno di un vestito sentimentale e intellettuale (e comunque lo hanno) e hanno una connessione diretta o indiretta con il resto dei rapporti sociali.

La nostra gestione dialettica (cioè che considera che ogni cosa è in relazione con le altre, che ogni cosa si trasforma, cause interne e cause esterne, ecc.) dell’accoppiamento, delle altre relazioni e attività connesse con il sesso e della famiglia, deve fare i conti con le situazioni pratiche e particolari, subordinandole al ruolo di comunista, alle relazioni di partito, alle relazioni dei comunisti con le varie classi delle masse popolari e con quelle del campo nemico, con la lotta per l’emancipazione delle masse popolari dalla borghesia, delle donne dagli uomini, dei giovani dagli adulti.

Bisogna quindi essere disposti a trasformarci, imparare a comportarsi e gestire la propria vita di conseguenza: le regole sono solo un derivato provvisorio dell’analisi concreta della situazione concreta.

 

Consideriamo l’evoluzione che su questo terreno abbiamo alle spalle. In Europa per secoli le attività volte a soddisfare gli istinti sessuali dei maschi sono state inquadrate nell’istituto matrimoniale (con i matrimoni in un modo o nell’altro combinati dalle famiglie) e nell’istituto ausiliario e complementare della prostituzione femminile. Quanto agli istinti sessuali delle donne, essi erano per niente o ben poco presi in considerazione perché la donna, nell’ordinamento della società, aveva un ruolo secondario.

Dal matrimonio in un modo o nell’altro combinato dalle famiglie e dall’istinto sessuale inquadrato nella famiglia come istituto principale e nella prostituzione come istituto ausiliario anch’esso creato e garantito dalla Chiesa e dallo Stato, la borghesia è passata a fare del sesso una questione individuale.

Alle chiese che ribadivano la morale e la normativa frutto delle società feudali europee, la borghesia ha contrapposto la libertà sessuale intesa come riduzione delle relazioni sessuali a una questione individuale e riduzione della relazione tra uomo e donna all’accoppiamento sessuale, al “fare sesso”.

Ma le relazioni sessuali di un individuo non sono una questione solo sua individuale. Già l’introduzione nelle scuole dell’educazione sessuale ha rotto con la pratica e l’idea borghese “che ognuno si arrangi come può e come crede”. Ma ha rotto al modo monco e turpe in cui il sistema borghese di relazioni sociali lo consente. In particolare riducendo la relazione uomo-donna all’accoppiamento sessuale: riduzione unilaterale e mortificante di una relazione ben più articolata (e le relazioni omosessuali mettono ben in luce quanto la riduzione sia unilaterale: mediamente le coppie omo sono più ricche di relazioni sociali comuni alla coppia, di attività intellettuali e di relazioni sentimentali).

 

 Della concezione feudale-clericale del mondo fa parte la rappresentazione immaginaria che ogni individuo è una creatura particolare di dio, personalmente in rapporto con dio che per la propria gloria lo ha creato e lo aspetta nell’aldilà di delizie a premio di una vita spesa al servizio del suo signore che rappresenta dio qui in terra.

Della concezione borghese del mondo fa parte la rappresentazione immaginaria dell’individuo libero: è la rappresentazione immaginaria di un individuo libero da rapporti di dipendenza personale ma asservito a un sistema di relazioni sociali alienato (creatura storica degli uomini ma che gli uomini, stante le condizioni concrete dell’evoluzione della società umana, hanno creato alle proprie spalle e si impone ad essi con l’inesorabilità di una forza naturale, da essi indipendente).

Ambedue queste rappresentazioni immaginarie hanno però perso vigore perché lo sviluppo storico ha reso “storicamente superata” la divisione dell’umanità in classi sociali antagoniste (di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e oppressori) e la sopravvivenza di questa divisione incompatibile con ogni ulteriore progresso dell’umanità e perfino con la sua sopravvivenza.

Si tratta quindi di superare questa divisione anche di fatto: questo è il compito storico della rivoluzione socialista che instaura il socialismo (proprietà pubblica delle forze produttive ad eccezione della capacità lavorativa dell’individuo e dittatura del proletariato) e della successiva transizione al comunismo.

È nel contesto di questo percorso storico che si inquadra oggettivamente e che quindi noi dobbiamo consapevolmente inquadrare non solo la contraddizione donna-uomo (una delle sette grandi contraddizioni la cui soluzione definitiva sarà opera della società socialista), ma anche la nostra linea organizzativa: di cura, formazione-trasformazione e impiego del membri del Partito.

 

Per capire i problemi posti oggi nel campo della relazioni sessuali e di coppia dobbiamo scomporla nei suoi aspetti e capire le reciproche relazioni tra essi. Il machismo consiste nel considerare una donna solo o principalmente come mezzo per soddisfare i propri istinti sessuali, ridurre la donna solo o principalmente al ruolo di partner della relazione sessuale (nell’ambito della famiglia patrimoniale o aziendale, di una unione di fatto o di un rapporto occasionale). Ad esso corrisponde da parte della donna l’accettazione di una relazione solo o principalmente sessuale con l’uomo.

Molte delle difficoltà che alcuni nostri compagni incontrano a stabilire o mantenere una relazione con una donna derivano dal fatto che a seguito della formazione ricevuta considerano le donne solo o principalmente come oggetto sessuale, come persona capace di soddisfare i loro istinti sessuali. Se libera di farlo, capita che la donna rifiuta il ruolo che il compagno unilateralmente le assegna, che non è soddisfatta di un rapporto così riduttivo. I compagni stessi alla lunga non sono soddisfatti, sono delusi da un rapporto di livello quasi animale, così inferiore ai rapporti sociali che hanno o a cui ambiscono. Si trovano ancorati, concepiscono, creano, sono ristretti a un rapporto di cui essi stessi non sono soddisfatti, stante il livello intellettuale e morale che li ha comunque portati ad aderire al Partito, ad abbracciare la causa dell’emancipazione dell’umanità. I membri del Partito sono persone ricche di aspirazioni, di bisogni e attività intellettuali e sentimentali, di relazioni sociali. L’adesione al Partito è la conferma che nella loro formazione hanno raggiunto questo livello. Il lavoro di Partito è una scuola che alimenta in loro queste caratteristiche. Rapportarsi a una donna anche e principalmente come compagna della stessa lotta, avere in comune con lei gli obiettivi per cui l’uno e l’altra sono soggetti attivi nella società (il ruolo e le relazioni sociali) e quindi avere un rapporto in cui l’attività intellettuale, la ricerca e l’elaborazione del pensiero, i sentimenti e le attività conseguenti, le abitudini e le attività culturali e ricreative si combinano con l’accoppiamento e le carezze: tutto questo costituisce una combinazione che rende viva e vitale la relazione in una coppia di compagni. La mancanza di uno degli elementi incrina, limita e comunque turba la relazione.

Con gli opportuni adattamenti biologici e ereditati dalla storia (“donne non si nasce, lo si diventa”, ha scritto Simone de  Beauvoir a caratterizzare questa diversità acquisita), quanto detto per un compagno vale anche per una compagna.

Molti dei problemi delle coppie di compagni, dell’attrazione sessuale e della soddisfazione nel rapporto, vengono da una combinazione manchevole. In noi comunisti difficilmente l’intimità del rapporto sessuale e della convivenza si concilia e si protrae felicemente in mancanza di una comunità di sentimenti e di relazioni sociali e con l’assenza di un comune lavoro intellettuale, sociale e politico. Che non vuol dire avere lo stesso ruolo, essere nello stesso collettivo di Partito: vuol dire principalmente partecipare alla stessa lotta, essere appassionati della stessa causa. A volte l’assenza di attrazione sessuale non è che la conseguenza della mancanza o povertà di relazioni intellettuali e sentimentali e di una comune pratica sociale.

La formazione e trasformazione di un membro del Partito (uomo o donna) consiste nella formazione di un individuo con una intensa attività intellettuale, con ampie e profonde relazioni sociali e sentimentalmente ricco. Difficilmente un individuo con simili caratteristiche ha una relazione di coppia felice e duratura se le stesse caratteristiche non si esplicano anche all’interno della coppia.

In conclusione, nel lavoro organizzativo dobbiamo curare questi aspetti della vita dei nostri compagni, dobbiamo portare ogni nostro compagno a ragionare e a dirigere anche questi aspetti della sua vita, dobbiamo non accettare che conduca una vita familiare e che gestisca questi aspetti della sua vita da abbrutito, al modo che il sistema borghese di relazioni sociali e il sistema di controrivoluzione preventiva impongono alle masse popolari. Anche in questo campo noi comunisti dobbiamo, con uno sforzo particolare, emanciparci dalla borghesia: andando controcorrente, in questo senso preciso staccandoci dalle masse popolari ancora oppresse dalla borghesia imperialista e dal suo clero. Proprio per essere capaci di promuovere su larga scala la mobilitazione delle masse popolari a emanciparsi dalla borghesia imperialista e dal suo clero.

Dobbiamo affrontare questi aspetti dell’attività organizzativa di Partito, ragionare, confrontare ed elaborare le esperienze, accumulare una scienza che si traduca in una pratica via via più ricca ed efficace.

Marco Martinengo