La Voce 52

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVIII - marzo 2016

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Grande è il disordine sotto il cielo - La situazione è eccellente!

Facciamo udire il nostro appello agli operai, ai giovani, alle donne, a tutte le masse popolari!

Il compito dell’agitazione e della propaganda

 

Il Manifesto Programma del nostro Partito già nella sua prima pagina afferma che la borghesia ha approfittato, con la forza della disperazione di una classe che non ha futuro, del periodo di decadenza in cui il movimento comunista, per suoi propri limiti, è entrato nella seconda parte del secolo scorso ed è riuscita ad uccidere in molti lavoratori la fiducia di essere capaci di conoscere la verità e di cambiare il mondo, di costruire un mondo a misura dei loro bisogni, delle loro aspirazioni più avanzate e dei loro sentimenti migliori.

Questa è la causa principale del malessere interiore così diffuso anche tra gli elementi avanzati delle masse popolari e della loro debolezza nel lottare per realizzare le loro aspirazioni.

È compito di noi comunisti convincere gli operai e il resto delle masse popolari che instaurare il socialismo è possibile, che è possibile cambiare il corso delle cose nonostante la globalizzazione e la mondializzazione dell’economia che la Comunità dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti ha imposto al mondo e che strozza le masse popolari, che è possibile porre fine alle guerre con cui essa devasta il mondo, che costituire il Governo di Blocco Popolare è il primo passo sulla via che porta a instaurare il socialismo nel nostro paese.

 

La borghesia imperialista, il suo clero, la sinistra borghese, la altre forze ausiliarie e complementari della borghesia imperialista mettono in atto ogni mezzo per far credere che non c’è alternativa; che è impossibile cambiare il corso delle cose, che il mondo è complesso, che il corso attuale delle cose è una caratteristica delle forze produttive che l’umanità ha costruito (“i rapporti capitalisti di produzione sono incarnati nella attuali forze produttive” hanno insegnato per decenni gli intellettuali “operaisti” della scuola di Francoforte; “per sfuggire alla furia distruttrice del capitalismo bisogna ritornare alla piccola economia di un tempo”, insegnano ancora Guido Viale e i suoi seguaci); che la globalizzazione e la mondializzazione create su sua misura dal sistema imperialista mondiale sono irreversibili; che il caos è inevitabile, che non è il dominio della borghesia che crea il caos, ma l’economia che per diventare efficace è diventata caotica; che la finanziarizzazione dell’economia reale è inevitabile; che al massimo è possibile cercare di migliorare un po’ le cose e di farle andare un po’ meno male, di mettere qualche pezza qua e la, di essere pietosi e caritatevoli: le banalità in cui eccellono papa Bergoglio con i preti e i laici che lo seguono e Susanna Camusso con i suoi complici della destra della CGIL. Papa Bergoglio e Maurizio Bersani piagnucolano ed esortano a fare un po’ meglio, ad essere compassionevoli e misericordiosi, a fare la carità. I pagliacci alla Matteo Renzi cercano addirittura di convincere che le cose vanno bene così come vanno e che andranno sempre meglio, quello che faceva Silvio Berlusconi prima di lui.

È il ruolo della classe dominante. Non possono fare di meglio. Ma tutte le loro parole sono false. Con esse cercano di nascondere la realtà. Rispecchiano i desideri e gli incubi di una classe che va a finire, di un sistema di relazioni sociali che non ha avvenire. Non a caso la sostanza dell’insegnamento dei suoi filosofi è che non è possibile conoscere la verità, che non c’è verità, ci sono solo opinioni e impressioni.

Nella prima ondata delle rivoluzione proletaria il movimento comunista aveva mobilitato su larga scala, in tutto il mondo ma in particolare nei primi paesi socialisti, le masse popolari a imparare, a praticare le attività da cui le classi  dominanti le avevano da sempre escluse, a conoscere la verità e abbandonare venerande mistificazioni, religioni e luoghi comuni costruiti dalle classi dominanti nei secoli. Le aveva mobilitate a lottare contro la borghesia imperialista e a rovesciare il suo sistema di relazioni sociali e di relazioni internazionali erigendo a propria guida la verità dello sfruttamento che essa impone e del mondo luminoso che le masse popolari sono capaci di creare. Quando i limiti del movimento comunista hanno creato una situazione di cui la borghesia imperialista ha potuto approfittare, essa ha lanciato su larga scala, con ogni mezzo e in tutte le salse di sinistra e di destra, la concezione che non esiste verità, che la verità insegnata e praticata dal movimento comunista era coercizione delle coscienze, che tutto è apparenza e opinione: gli sfruttati non stanno male perché sono sfruttati e oppressi, ma perché si lamentano e si immaginano di star male, si sentono male e i cattivi comunisti li incitano a sentirsi male. Una larga schiera di cialtroni, da Friedrich Nietzsche a Michel Foucault hanno dato forma letteraria e artistica a questo pensiero che si è dichiarato moderno e post-moderno. Ma i fatti hanno la testa dura: la borghesia non è in grado di eliminare la realtà dello sfruttamento, dell’oppressione, della devastazione dell’ambiente, della miseria, dell’ignoranza, dell'abbrutimento e della guerra.

 

È compito di noi comunisti elevare la coscienza delle masse popolari, cioè convincere gli operai, i giovani, le donne e gli altri delle masse popolari che conoscere la verità è possibile, che le attività con cui gli uomini fanno la loro storia sono conoscibili e la loro scienza di esse utilizzabile, che l’alienazione è il risultato e la condizione del dominio della borghesia, che instaurare il socialismo è possibile, che rendere pubbliche le aziende capitaliste e gestirle come un bene pubblico e secondo un piano è del tutto possibile, che le organizzazioni operaie e popolari sono in grado di costituire e imporre un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare, che questo è il primo passo sulla via che porta a instaurare il socialismo. Avere fiducia nella propria forza è condizione indispensabile per combattere e vincere.

È normale che in Europa, dopo decenni di pacifico asservimento durante il quale all’inizio (dalla fine della seconda Guerra Mondiale fino agli anni ’70) abbiamo strappato molti miglioramenti pratici, anche agli elementi avanzati delle masse popolari sembri impossibile rendere un paese talmente ingovernabile che i vertici della Repubblica Pontificia ingoino un governo d’emergenza costituito dalle masse popolari organizzate. Ma proprio la crisi generale del capitalismo, il corso delle cose che essa genera, rende sempre più difficile la vita alle masse popolari e riduce le classi dominanti a prendere misure disperate e folli che eliminano le conquiste e i diritti strappati, scuotono le abitudini e con questo distruggono le basi della loro egemonia sulle masse popolari. La classe dominante stessa distrugge l’apparato produttivo del paese, la fonte del reddito delle masse popolari e via via riduce anche gli ammortizzatori sociali. Questo è il corso delle cose che chiamiamo “situazione rivoluzionaria in sviluppo”. Sta a noi promuovere l’organizzazione delle masse popolari e orientarle, far “montare la maionese” delle loro lotte, della loro organizzazione e della loro coscienza.

 

**** Manchette

Alienazione

L’alienazione, intesa come sottomissione inderogabile (come se avessero a che fare con una legge di natura) degli uomini al sistema delle proprie relazioni sociali creato dagli uomini stessi, oggi è imposta dalla classe dominante e interiorizzata dalle masse popolari. Ma essa è legata puramente a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione, come lo era la sottomissione degli uomini alla natura di cui sono parte e da cui attingono quanto necessario alla propria esistenza e riproduzione.

Gli uomini si sono liberati da questa sottomissione, possono e devono liberarsi anche dalla prima.

Il comunismo è la fine dell’alienazione: gli uomini associati decideranno le proprie relazioni sociali analogamente a come oggi le autorità a nome della società decidono delle regole della circolazione stradale e della circolazione aerea.

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La propaganda e l’agitazione sono strumenti chiave per adempiere al nostro compito, anche se oggi le masse popolari  imparano principalmente tramite la loro esperienza.

Dobbiamo combinare l’agitazione (parlare a molti delle questioni che li colpiscono direttamente e degli avvenimenti del momento, per mobilitarli e far emergere gli individui più avanzati), con la propaganda (istruire i più avanzati e generosi, dare loro strumenti perché mobilitino la massa e si arruolino nel Partito o nelle organizzazioni legate ad esso). Dobbiamo presentarci alle masse con convinzione e sicurezza. Esse devono trovare in noi quello di cui hanno bisogno: la fiducia di poter conoscere la verità, di essere in grado di demolire il mondo attuale, l’attuale sistema di relazioni sociali e di costruire un mondo conforme ai propri bisogni, alle proprie aspirazioni più avanzate e ai propri sentimenti migliori. Ci sono tutti i mezzi materiali per farlo. Per farlo, dobbiamo solo essere convinti che siamo capaci di farlo e imparare a farlo facendolo. Le nostre parole e tutta la nostra condotta devono ispirare fiducia e suscitare nelle masse fiducia in se stesse.

 

Nella nostra impresa, per riuscire a convincere bisogna essere convinti. A parte quei casi particolari in cui esiste un rapporto di dipendenza che implica la fiducia cieca, come tra i genitori e i figli piccoli e tra i preti e i fedeli più arretrati, per convincere altri di una verità bisogna esserne convinti e quindi erigerla noi stessi a guida della nostra vita. Il motivo degli scarsi risultati della propaganda di cui si lamentano alcuni dei nostri compagni, che fanno star male alcuni nostri compagni, sta nel fatto che, anche quando non si limitano a denunciare i mali (denuncia di cui le masse popolari sono nauseate e demoralizzate tanto essa è usata e abusata perfino dai papi e dai portavoce della classe dominante), essi parlano di quello che vorrebbero, che sarebbe bello che fosse, anziché parlare di cose di cui essi stessi sono convinti e sicuri, non portano una verità che essi già possiedono e padroneggiano. Il successo della nostra propaganda è la misura del possesso della verità, della nostra convinzione.

Per convincere bisogna essere convinti. Mai e poi mai noi dobbiamo comportarci come oggi si comportano gran parte degli esponenti della sinistra che pur si dice radicale, che si stupiscono di demoralizzare anziché suscitare slancio e spingere alla lotta. Per mostrare come vanno oggi le cose, faccio solo un esempio tra i tanti che potrei citare spulciando la propaganda della “sinistra radicale”. Uno dei più eminenti dirigenti di Rete dei Comunisti il 3 marzo, di fronte a un governo che lancia l’Italia nell’aggressione della Libia e addirittura lo fa di nascosto camuffando le sue Forze Armate da sevizi segreti, dopo una riunione dei promotori e dirigenti della Piattaforma Eurostop, scrive agli aderenti alla Piattaforma: “provo a riassumere” i punti che abbiamo discusso ieri sera relativi però a una situazione che “oggi è già completamente diversa” da quella di cui ieri sera abbiamo discusso; e conclude l’elenco dei punti discussi con “provo a buttare giù una breve bozza di comunicato per la mobilitazione qui a Roma” che però chiede ai destinatari di “diffondere e far circolare a tutto campo nei prossimi giorni”; ma nella bozza di comunicato annessa esorta ognuno a fare “quello che ritiene di poter fare”. E questo sarebbe una propaganda seria, capace di riscuotere fiducia e suscitare slancio e passione incontenibili nelle “masse arretrate”!

Per convincere, bisogna mostrarsi convinti e per mostrarsi bisogna esserlo.

 

Per essere convinti bisogna avere una visione ragionata e chiara del corso generale delle cose, non lasciare zone d’ombra, dubbi e obiezioni senza affrontarli, studiare, mobilitare il collettivo e risolverli. Bisogna non sfuggire le obiezioni, non sorvolare sulle zone d’ombra, fare inchiesta, ammettere le debolezze e mostrare come ci si pone rimedio. Bisogna studiare.

Studiare il marxismo oggi è un’impresa complessa non solo per chi non ha fatto scuole superiori, ma anche per chi è uscito dall’università a pieni voti. Perché sono rare le scuole che nel campo delle scienze sociali formano allo studio e insegnano a pensare e a ricercare. Il marxismo è bandito o adulterato: ha corso solo il “marxismo della cattedra”, un marxismo privato della sua anima rivoluzionaria: una dottrina morta, un marxismo da dotti imbecilli, spurgato del  materialismo dialettico, della lotta di classe e della dittatura del proletariato. Per questo noi a chi vuole far parte del Partito chiediamo di studiare e il Partito dà i mezzi per studiare ai compagni che si impongono e accettano la disciplina fisica e mentale necessaria per studiare e imparare.

Questi non devono poi andare per assemblee, piazze e crocicchi a ripetere alla massa degli ascoltatori quello che hanno studiato. Nelle assemblee, nelle piazze e nei crocicchi devono spiegare al loro pubblico le esperienze e i problemi che esso vive, rispondere alle domande che gli elementi avanzati del loro pubblico pongono e spiegare cosa fare per rompere le catene che opprimono le masse popolari. Non devono esporre la scienza che hanno studiato: devono usarla per spiegare e rispondere alle domande, ai dubbi e ai pregiudizi. Essa permette loro di vedere e capire connessioni che il loro pubblico non è educato a vedere e tanto meno a capire.

La nostra scienza è superiore al senso comune e alla visione delle cose che confonde e intralcia gli elementi più avanzati del nostro pubblico. Essa ci permette di vedere cose che essi non vedono e di indicare procedimenti che essi ancora non praticano. Non andiamo a dir loro cosa facciamo noi e che loro devono fare come noi. Ma spieghiamo cosa loro stanno in realtà facendo, le relazioni tra quello che loro fanno e quello che altri del loro stesso campo stanno facendo e la sinergia tra le due attività, la relazione tra quello che loro fanno e quello che la classe dominante sta facendo e il contrasto tra le due attività, l’effetto di quello che loro fanno e il corso generale delle cose, gli effetti che verranno da quello che loro fanno, i motivi comuni che li hanno mobilitati: insomma analizziamo con il materialismo dialettico quello che loro fanno come un buon botanico analizzerebbe e spiegherebbe a un ortolano i vari aspetti di quello che sta facendo e gli indicherebbe ostacoli da rimuovere e accorgimenti e procedimenti da adottare per fare con meno fatica e migliori risultati la sua attività e raggiungere i risultati che da essa si ripromette.

Un comunista non si presenta alle masse con il fare e lo stile di uno che non porta la verità ma un’opinione (“a nostro parere”, “noi pensiamo che”, “io penso che”). Se così si presenta, anche se dice cose vere (che ha appreso dalla nostra letteratura e nelle nostre riunione e ripete), non riscuote quel credito e quella fiducia necessari perché chi lo ascolta prenda in esame quello che dice, veda se corrisponde alla sua esperienza. Chi lo ascolta prende il nostro compagno come uno dei tanti cialtroni o stupidotti magari di buone intenzioni che si presentano a ogni elezione e a ogni talk-show televisivo a dirgli come stanno le cose, a spaventare i bambini con previsioni di sciagure in corso, a raccontare frottole e fare promesse.

 

Noi comunisti dobbiamo senza riserve e senza tregua combattere le arretratezze nelle nostre file e denunciarle, ma mai e poi mai lasciarci abbattere dalle arretratezze nostre e dei nostri compagni. Dobbiamo educarci ed educare, correggerci e correggere. Ma dobbiamo avere fiducia in tutti quelli che non hanno dimostrato di non meritarla e avere fiducia nella forza delle cose che lavorano a favore dell’instaurazione del socialismo e del comunismo: osserviamo quanti sforzi e gesti disperati e folli deve fare la borghesia per mantenere in vita il sistema di relazioni sociali che impone al mondo!

Noi liberiamo forze che premono per erompere, anche se l’eredità del passato le incatena e frena.

Oggi noi comunisti, animati dalla convinzione scientificamente fondata che instaurare il socialismo è possibile e guidati dalla concezione comunista del mondo, siamo pochi.

Dobbiamo impiegare le nostre limitate forze per convincere e formare i più avanzati e portarli a combattere.

Via via che i nostri successi si moltiplicheranno, altri si convinceranno, acquisteranno fiducia in se stessi, si uniranno alle nostre file e renderanno più rapida la nostra avanzata e più vicina la vittoria delle masse popolari sulla borghesia imperialista, il suo clero e le altre sue forze ausiliarie.

Può succedere che subiamo sconfitte a causa dei nostri limiti, possiamo perdere battaglie, la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita, ma la borghesia non ha risolto alcuno dei problemi che l’avevano alimentata, la guerra non è finita e la nostra vittoria nella guerra contro la borghesia imperialista è sicura.

 La nostra agitazione e la nostra propaganda devono essere animate e guidate da questa convinzione e trasmetterla con le parole e con tutto il nostro comportamento. La nostra agitazione e la nostra propaganda devono arrivare dovunque.

Il terreno è fertile per una propaganda veramente comunista!

Rosa L.