La Voce 53

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVIII - luglio 2016

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La rivoluzione socialista in corso

La nostra epoca è l’epoca delle rivoluzioni socialiste (Stalin)

 

Il corso delle cose spontaneamente porta all’indebolimento dell’assetto istituzionale dell’umanità configurato dalla borghesia imperialista: a livello internazionale e a livello del nostro paese. L’indebolimento dell’assetto istituzionale è alimentato da due lati.

Da una parte le classi dominanti si ingarbugliano sempre di più. Si avviluppano in un intrico di contraddizioni e di relazioni da cui non riescono a uscire. La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, il governo federale USA e i suoi centri di pressione e le sue istituzioni, il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea con la sua Commissione, i suoi Consigli e la sua Banca Centrale e i governi nazionali, il governo sionista d’Israele, il G7 e il G20 diventano componenti di un groviglio di contraddizioni, di un nodo inestricabile.

Gruppi e istituzioni della classe dominante sono in una situazione analoga a quella di individui nelle sabbie mobili: più si agitano, peggio si trovano, più sprofondano e anche la salute (l’unità interna) di ognuno di essi peggiora, ognuno di essi si sgretola. D’altra parte non possono non agitarsi perché, riducendo all’osso le mille motivazioni che muovono individui e gruppi, ogni capitalista deve valorizzare il capitale che amministra e la crisi per sovraccumulazione assoluta di capitale consiste proprio in questo: nell’ambito delle relazioni sociali e internazionali esistenti è impossibile valorizzare tutto il capitale accumulato. L’accumulazione tuttavia prosegue. La massa del capitale finanziario cresce e per sua natura può crescere illimitatamente: le banche centrali creano moneta a getto continuo. Ma più cresce, maggiore è la massa di capitale che i capitalisti devono valorizzare e più tutto l’edificio dell’economia mondiale (che comprende anche l’economia reale) è un castello di carte. Ogni capitalista (gruppo e individuo) deve farsi spazio a spese delle masse popolari e degli altri capitalisti per valorizzare il suo capitale. Nei loro movimenti scomposti, individui, gruppi e istituzioni della classe dominante causano gravi danni, non solo l’uno all’altro, ma alle masse popolari e all’ambiente, trascinano l’umanità in un degrado senza fine sul piano intellettuale e morale. In sintesi, diciamo che sono giganti con i piedi d’argilla, armati fino ai denti, con armi di distruzione di massa che usano senza scrupoli. Sono deboli quanto a capacità di governare il corso delle cose, alla capacità di creare unità tra di loro e alla loro solidità della loro influenza sulle masse popolari, ma fanno molto danno.

Dall’altra parte le masse popolari (intese nel senso indicato dal nostro Manifesto Programma cap. 2.2.) sempre meno tollerano le condizioni in cui il corso delle cose le sospinge e costringe e spontaneamente oppongono una resistenza sempre più accanita, per quanto scomposta e contraddittoria essa sia (individuale, di gruppo, di classi, di interi paesi). Il corso delle cose nel futuro prossimo, la via che l’umanità seguirà nel futuro prossimo sarà decisa dalla natura che questa resistenza assume. Le masse popolari sono la parte della società che è un grado di creare il nuovo mondo, il nuovo ordine sociale, il nuovo assetto istituzionale adeguato alle forze produttive, materiali e intellettuali che l’umanità possiede e all’uso positivo e progressista di esse: il socialismo che è lo stadio inferiore della società comunista. Per sua natura questo nuovo ordine richiede e implica una coscienza e un’organizzazione che oggi le masse popolari non hanno e da cui la classe dominante le tiene lontano con le mille risorse del regime di controrivoluzione preventiva (MP cap. 1.3.3.). Il regime di controrivoluzione preventiva confina le masse popolari in condizioni che rendono loro impossibile acquisire in massa, procedendo tutti insieme, in un processo ordinato e già comunista (“il libero sviluppo di tutti avviene tramite il libero sviluppo di ognuno”) l’organizzazione e la coscienza di cui hanno bisogno per instaurare il nuovo ordine.

Il compito di noi comunisti consiste nel valorizzare la resistenza che spontaneamente le masse popolari oppongono al  corso delle cose per far crescere la loro organizzazione e la loro coscienza comuni: non in blocco, in modo eguale per tutti contemporaneamente, ma facendo crescere l’organizzazione e la coscienza delle singole parti. Stante la situazione, organizzazione e coscienza crescono in modo diseguale. Le condizioni pratiche in cui la classe dominante le relega e la storia che hanno alle spalle fanno sì che alcune classi sono in condizioni più favorevoli di altre. Le condizioni oggettive e anche gli accidenti della storia e della lotta di classe pongono alcuni gruppi in condizioni più favorevoli di altri. Gli accidenti della vita e della formazione personali fanno sì che alcuni individui sono più avanti di altri.

Sia il corso spontaneo delle cose sia le attività che fanno capo a noi comunisti portano al risultato che le masse popolari sono composte di gruppi differenti per livello di organizzazione e per la coscienza (il senso comune) con cui si guidano.

Sta a noi comunisti fare in modo che ogni gruppo si sviluppi nella direzione dell’instaurazione del socialismo, partendo ognuno dalle condizioni sue proprie in cui la storia e il sistema nazionale e internazionale di relazioni lo pone. Ogni gruppo si sviluppa principalmente mosso dalle contraddizioni inerenti alle condizioni sue proprie, dall’interno. Noi comunisti chiamiamo “linea di massa” (MP nota 119) il nostro intervento in queste contraddizioni per mobilitare la sinistra a unire a sé il centro e isolare la destra e trascinare l’intero gruppo sul cammino che prima o poi, più o meno direttamente sfocerà nell’instaurazione del socialismo.

Quando diciamo che il movimento, il gruppo, l’individuo si sviluppa spontaneamente intendiamo “senza l’intervento nostro di partito comunista a indirizzarlo verso l’instaurazione del socialismo, a fare la rivoluzione socialista”. Quindi ci riferiamo al corso delle cose come avviene e può avvenire (ad ogni punto della strada, vi sono sempre un certo numero di percorsi possibili, mai uno solo: ritenere che è uno solo è quella concezione che chiamiamo meccanicismo o determinismo a secondo dell’aspetto che vogliamo mettere in luce o anche, da un altro punto di vista, storicismo) per l’azione delle classi e degli organismi politici, delle istituzioni della società civile e dei gruppi d’opinione che ne esprimono gli interessi. Pur prive della “scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia”, essi fanno la storia, spontaneamente, realizzando risultati che non si erano posti come obiettivo, ma avendo ogni individuo e ogni gruppo e organismo obiettivi suoi propri dettati dai suoi interessi di cui è espressione e dalla comprensione della situazione da cui è guidato.

 

**** Manchette

Classi e rivoluzione socialista

La società attuale è semplice da capire per chi per conoscerla usa la concezione comunista del mondo, parte dagli opposti interessi delle classi in cui la società è divisa e dalla lotta tra di esse. La trasformazione è invece un’impresa di portata storica e richiede grandi sforzi, ma è del tutto fattibile. I quaranta anni (1917-1956) di resistenza e di progresso dell’URSS, i progressi compiuti dalla Cina e dai primi paesi socialisti nei primi anni della loro esistenza, lo hanno dimostrato. Hanno anche insegnato che il socialismo può continuare a progredire solo se il potere è saldamente nelle mani della parte rivoluzionaria e organizzata degli operai e delle masse popolari e se compie un’opera multiforme ed efficace di promozione della partecipazione crescente di tutti alla gestione della vita sociale e al patrimonio culturale.

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In campo economico la crisi generale in corso divide e sempre più dividerà la popolazione del nostro paese in due campi nettamente distinti e contrapposti: masse popolari e borghesia imperialista (MP cap. 2.2.). Un processo analogo  avviene in ogni paese, a livello mondiale. La rivoluzione socialista è la guerra tra questi due campi.

La rivoluzione socialista non scoppia, la rivoluzione socialista è un processo. È la guerra popolare rivoluzionaria in cui un numero crescente di parti delle masse popolari (azienda capitalista, azienda pubblica, ente e istituzione, scuola, quartiere, paese, città, su base territoriale o tematica) è spinta e portata a organizzarsi, a formare organismi ognuno con suoi propri obiettivi e compiti; un numero crescente di organismi è portato a rafforzarsi estendendo i suoi compiti, le sue relazioni e la sua composizione; è portato a migliorare il proprio orientamento nel senso di comportarsi sempre più da nuova autorità pubblica (elabora direttive e le porta alle masse in modo abbastanza efficace perché le attuino), a mirare a coordinarsi e a tessere la rete per allargare e rafforzare il nuovo potere fino a costituire un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate. Questo è il piano secondo cui si sviluppa la rivoluzione socialista.

Un piano rivoluzionario deve partire dalle forze che esistono e promuovere la loro raccolta e la loro crescita.

Come è possibile promuovere? Chi è il promotore?

Per il come, bisogna imparare dall’esperienza del movimento comunista (prima ondata in particolare) del nostro paese, degli altri paesi imperialisti, del movimento comunista mondiale, bisogna guardare il corso delle cose e il comportamento delle varie classi usando la concezione comunista come metodo. La concezione comunista del mondo ci fa vedere cose che senza non si vedono, quindi ci permette di indicare a ogni organismo vie per il suo sviluppo che senza concezione comunista del mondo (la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia) non si vedono. Vederle, è la prova che l’assimilazione della concezione del mondo è effettiva, non è una vanteria da presuntuosi.

L’apprendimento della scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia è un processo. Non è possibile esporre la scienza senza già padroneggiarla tutta nell’insieme. Per questo le lezioni di alcuni insegnanti sono sentite dagli allievi come successione di frasi vuote. Non è possibile comprendere a fondo e valutare la verità di singoli passaggi senza possedere l’interezza della scienza. Quindi la soluzione nella realtà sta nel seguire l’intero corso dell’esposizione e poi riprendere daccapo il percorso, questa volta però capendo meglio ogni singolo passaggio. Ad ogni ripetizione del percorso, la comprensione diviene più profonda, l’assimilazione e l’applicazione che si è in grado di farne più ricche.

Il promotore è il partito comunista, siamo noi comunisti: elaboriamo con scienza e coscienza il nostro piano d’azione e con scienza e coscienza lo attuiamo.

Un piano che inizia dicendo che le masse popolari devono capire, che le masse popolari devono fare, è un piano campato in aria. Va bene per attendisti, va bene per chi vuole mettersi la coscienza in pace, va bene per chi vuole ritirarsi e cerca di farlo salvando la faccia, accusando gli altri (le masse popolari) di non aver fatto, di non aver capito.

Le masse popolari capiscono solo grazie alla loro esperienza pratica (da cui anche spontaneamente qualcosa imparano) e grazie alla propaganda e all’azione organizzativa e alla direzione del partito. Nella società borghese le classi dominanti confinano le masse popolari in condizioni in cui non imparano a pensare, non possono pensare, le distolgono in mille modi dall’imparare a pensare; le classi dominanti fanno di tutto, hanno elaborato un raffinato sistema di controrivoluzione preventiva per distogliere le masse popolari dal pensare e perché non imparino a pensare. L’ultimo, il più efficace loro strumento è il mondo virtuale che configurano a loro arbitrio e fantasia, come i preti di un tempo costruivano le loro teologie. Con esso invadono spazi di vita degli individui delle masse popolari. Distraggono la loro mente e i loro sentimenti dal mondo reale. Il mondo virtuale è la parte principale del primo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva (MP cap. 2.2.), sempre più importante per le classi dominanti, perché il secondo (le condizioni economiche delle masse), il terzo (la partecipazione delle masse alle lotte del sistema politico borghese) e il quarto pilastro (le relazioni della società civile, in particolare le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti, la politica economica dello Stato verso le masse popolari) si sgretolano e il quinto (la repressione) esse non possono aumentarlo oltre un certo limite perché è la guerra civile che cercano di evitare, perché già imperversa nei tre continenti e tracima già anche negli stessi paesi imperialisti, in Europa e negli  USA.

Il partito deve mettere a punto e attuare iniziative che portino le masse popolari a lottare e a fare esperienze di lotta che sviluppino la loro coscienza, la loro capacità di pensare, la loro organizzazione, la loro volontà e il loro entusiasmo a lottare.

Ogni piano deve partire da cosa dobbiamo fare noi per mettere il moto chi ha interesse ad attuare il piano e ha potenzialmente la forza di attuarlo e raggiungere l’obiettivo.

Nicola P.