La Voce 54 - del (nuovo)Partito comunista italiano - anno XVIII  - novembre 2016

Le tre trappole

La borghesia imperialista ha invischiato le masse popolari dei paesi imperialisti in tre trappole per distoglierle dal fare la rivoluzione socialista. Solo noi comunisti possiamo farle uscire portandole a fare la rivoluzione socialista e via via imparare sulla base della loro propria esperienza diretta e trasformarsi anche intellettualmente e moralmente.

La cultura dominante è quella della classe dominante. La borghesia imperialista e il clero confinano le masse popolari in condizioni che le escludono dall’imparare a pensare. Ecco due affermazioni su cui concordano molti esponenti delle FSRS e anche della sinistra borghese, finché le diciamo in astratto, senza indicare gli impegni concreti che ne derivano per noi comunisti. Ma proviamo a tradurle nelle conseguenze pratiche che da esse derivano per chi è contro il catastrofico corso delle cose e vuole porvi fine. È proprio quello che noi comunisti facciamo per noi stessi. Solo grazie a questo rendiamo il nostro Partito capace di portare le masse popolari a fare la rivoluzione socialista nonostante le trappole predisposte dalla borghesia e sulla base della loro stessa esperienza diretta, a trasformarsi anche intellettualmente e moralmente.

Nel nostro Manifesto Programma abbiamo illustrato (cap. 1.3.3) il sistema di controrivoluzione preventiva: l’insieme di attività, di linee e di istituzioni con cui la borghesia imperialista ostacola prevenendolo lo sviluppo della rivoluzione socialista, messo in opera a partire dall’inizio del secolo XX negli USA ed esteso su grande scala a tutti i paesi imperialisti a partire dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Abbiamo in quel contesto illustrato il primo pilastro e in particolare l’ampia diffusione di teorie che creano un meccanismo di intossicazione, confusione e diversione dalla realtà diretto a conformare la mente e i cuori delle masse popolari distogliendole dalla lotta di classe e soprattutto dalla comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe. Abbiamo anche più volte detto che è sbagliato pensare che con esso la borghesia sia in grado di “formare” a suo piacimento la coscienza delle masse, per grande che sia la potenza degli strumenti messi in opera: sulla coscienze e sui sentimenti dei membri delle masse popolari agiscono pur sempre anche l’esperienza diretta dell’oppressione di classe (e questo è un fattore diffuso e capillare, che la borghesia non è in grado di eliminare) e l’attività politica e la propaganda dei comunisti (per deboli che siano gli strumenti di cui questi dispongono, potenziati però quanto ad efficacia dalla loro consonanza con l’esperienza diretta delle masse popolari e sta a noi raffinarli, potenziarli e renderli più efficaci). Diciamo che questa pervasiva, variegata e variopinta cultura (che continua ma di gran lungo supera le religioni che nel passato assolsero lo stesso compito) di evasione dalla realtà e di confusione e intossicazione dei sentimenti e delle menti, è la prima delle tre trappole in cui la borghesia invischia le masse popolari dei paesi imperialisti e cerca di paralizzarle.

La seconda delle tre trappole sono le attività correnti. La borghesia imperialista ha moltiplicato e diversificato le attività del tempo libero, gli oggetti di consumo e d’uso messi a disposizioni delle masse popolari dei paesi imperialisti, le droghe e gli psicofarmaci in circolazione, le relazioni tra individui e gruppi fatti diventare relazioni sociali imposte a ogni individuo fino a saturare il tempo libero che i lavoratori hanno strappato alla borghesia e anche quello di chi non lavora. Al punto che oggi spesso nei paesi imperialisti lavoratori che sono impegnati nel lavoro remunerato quaranta o meno ore alla settimana (comunque circa la metà di quanto lo fossero i loro nonni) si trovano inavvertitamente a non riuscire a disporre di tempo per l’attività politica. Impegni familiari, relazioni sociali, attività, hobby e droghe saturano il loro tempo lasciato libero dal lavoro in produzione.

La terza delle tre trappole è il mondo virtuale, di creazione relativamente più recente, di cui sono preda in particolare i membri della generazione più giovane, per i quali si è aggiunto al programma lanciato dalla borghesia nel ‘68: droga, sesso e rock-and-roll. Un mondo di immagini, attività, parole, suoni giochi e chiacchiere (chats) su tutto e su niente e soprattutto senza conclusione, aperto a tutti e simil-democratico, disponibile via Internet e alla portata di ogni individuo.  Un mondo che simula il mondo reale, libero però dai limiti e restrizioni che il mondo reale comporta, frutto di fantasia e immaginazione. I videogiochi sono il caso esemplare di un mondo che assorbe attenzione, mente, sentimenti e tempo senza i limiti di fatica, di regole sociali e della reazione degli altri individui. Con il mondo virtuale viene messo a disposizione di ogni individuo quello che senza Internet era appannaggio degli artisti della borghesia imperialista: creare opere d’arte non intese ad aiutare a capire il mondo, ma a produrre un mondo immaginario e a confondere impressioni e immagini del mondo reale. Distogliere dal mondo reale a vantaggio di un mondo immaginario e arbitrario in cui rifugiarsi anziché trasformare il mondo reale.

 

Si tratta di tre trappole in cui la borghesia imperialista ha invischiato (sprofondato) le masse popolari. Capire e riconoscere l’esistenza di queste tre trappole e la loro relativa efficacia nel distogliere le masse popolari dalla partecipazione consapevole e organizzata alla lotta di classe è però solo il primo passo. Si tratta poi di trovare la strada per farvi fronte e su questo il nostro Manifesto Programma non è affatto esauriente. È un aspetto che abbiamo elaborato nella letteratura del Partito successiva alla diffusione del MP (2008).

Bisogna che i comunisti anzitutto si liberino loro stessi da queste tre trappole. Questa è un’attività consapevole, che i membri del Partito assumono di fare aderendo ed essendo accolti nel Partito e in questo modo distinguendosi dal resto delle masse popolari. Queste si libereranno dalle tre trappole man mano che mosse dall’attività del Partito e dalla ribellione alla condizione pratica in cui la borghesia le costringe, quindi sostanzialmente ancora sulla base del senso comune con cui si ritrovano, parteciperanno nella pratica alla rivoluzione socialista. Detto in sintesi: per i membri del Partito è la coscienza che determina la loro attività. Per il resto delle masse popolari è la pratica che determina la loro coscienza e alla pratica arrivano per effetto dell’attività del Partito e per la ribellione alle condizioni che la borghesia impone loro.

 

La Riforma Intellettuale e Morale (RIM) che sempre più sistematicamente sviluppiamo nel Partito libera i membri del Partito dalle tre trappole. Qui noi facciamo leva sulla adesione volontaria dei candidati e dei membri perché ognuno di essi segua con disciplina e dedizione la “scuola del Partito” e compia lo sforzo e la coercizione su se stesso necessari per imparare a pensare, a progettare l’attività propria e degli organismi di cui fa parte, a collaborare con gli altri compagni, a legarsi alle masse, a verificare nella pratica del lavoro di massa le idee e i progetti. I comunisti che restano al livello intellettuale e morale in cui oggi la borghesia e il suo clero confinano le masse popolari dei paesi imperialisti, non sono in grado di svolgere i compiti che i comunisti devono svolgere per portare le masse a fare la rivoluzione socialista. Nelle nostre file abbiamo lanciato spesso la parola d’ordine “chi non studia non è in grado di dirigere”. Essa è giusta, ma in un certo senso è limitata. Non si tratta solo di studiare sia pure nel senso più vasto e più pratico del termine (apprendere la concezione comunista del mondo, assimilarla sostituendola al senso comune con cui ci ritroviamo, applicarla traducendola nel particolare della situazione concreta in cui operiamo, verificarla e arricchirla con i risultati del bilancio dell’esperienza). Si tratta per ogni membro del Partito di trasformare la propria concezione del mondo, la propria mentalità e in una certa misura anche la propria personalità, per rendersi adeguato a promuovere la rivoluzione socialista, a far partecipare le masse popolari e in primo luogo la classe operaia alla rivoluzione socialista.

I membri del Partito devono educarsi ed essere educati a resistere al sistema di intossicazione dell’opinione pubblica e dei sentimenti, alla saturazione del tempo con la moltiplicazione delle attività correnti, alla fuga nel mondo virtuale.

Rispetto alla disinformazione devono educarsi ed essere educati 1. ad avere spirito critico, diffidare dell’informazione corrente che è uno strumento di intossicazione, confusione e diversione, 2. a studiare in modo serio gli argomenti e attingere a fonti che non sono di massa (più sono di massa, più sono intossicanti).

Devono abituarsi ad usare la televisione ed Internet per informarsi o per svolgere altre attività che servono al Partito. Un  membro del Partito va su Internet come va in biblioteca: per attingere a ragion veduta informazioni per attività di Partito oppure per usarlo per la nostra propaganda.

I percorsi di critica-autocritica-trasformazione messi a punto per ogni singolo compagno e perseguiti fino a risultato conseguito sono uno strumento indispensabile e potente per la RIM.

In proposito bisogna insegnare a ogni membro del Partito che la critica non è “togliere un punto” a qualcuno, ma mettere in luce un limite e indicargli un pezzo di strada da fare per superarlo, per diventare migliore (quindi, per capirci, non ha senso dire “accetto la critica”: bisogna invece dire “riconosco il limite, ringrazio i compagni/il collettivo che me lo hanno messo in luce e per superarlo intendo fare questo e quello oltre a quanto mi è stato indicato - oppure indicatemi/aiutatemi a superarlo”). L’autocritica non è “togliersi un punto” ma illustrare il limite che il compagno ha individuato nella propria concezione del mondo, nella propria mentalità o nella propria personalità e indicare il percorso che il compagno intende seguire per superare quel limite e migliorare.

Noi comunisti indichiamo e pratichiamo la scelta di vita che lega ogni individuo che la fa propria al resto dell’umanità che lo circonda: gli dà la sua effettiva ragione di esistere. Individualmente lo salva dallo sbandamento e dalla depressione da esuberi che affligge gran parte dell’umanità che non è più alla disperata ricerca di che soddisfare i suoi bisogni animali e che non si dà a fedi religiose nell’ultraterreno o nel dio denaro. Ciò è uno dei vantaggi di cui oggi godiamo noi comunisti. Ma esso è il risultato di una scelta e di una trasformazione.

Sergio G.