La Voce  56 - anno XIX, luglio 2017 - in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

del (nuovo)Partito comunista italiano

Le elezioni amministrative di giugno e la nostra linea del GBP

Combattere il legalitarismo e puntare a far nascere amministrazioni locali d’emergenza (ALE)

 

Domenica 11 giugno (1° turno) e 15 giugno (2° turno) quasi 9.2 milioni di elettori su quasi 47 milioni di italiani in età di voto (dato del referendum sulla Costituzione dicembre 2016) erano chiamati alle urne, in 1.004 comuni di 3 regioni autonome (Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia) e di 12 delle 15 regioni a statuto ordinario. Tra di essi 25 capoluoghi di provincia (tra cui le grandi metropoli Palermo e Genova) e altri 18 centri con più di 30 mila elettori (vedi Tabella pag. 61).

Cosa dicono i risultati a proposito dell’orientamento politico e dello stato d’animo delle masse popolari?

Ogni Comitato di Partito deve fare un’analisi accurata dei risultati elettorali nella sua zona operativa, per ricavare informazioni sull’orientamento delle masse e servirsene nella sua attività. Qui per forza di cose restiamo a un livello generale.

Tra gli aspetti generali dei risultati, quello che più ci interessa è la partecipazione al voto, dato che in elezioni locali, nei piccoli comuni più che nei grandi, giocano molto l’influenza e le pressioni dei poteri forti locali laici e clericali, le relazioni familiari e personali, gli affari in corso e i problemi strettamente locali: è quindi impossibile valutare il consenso raccolto dai singoli partiti e neanche quello raccolto dai tre raggruppamenti rilevanti ai fini della lotta per il governo del paese:

1. Larghe Intese: i partiti che si alternano al governo della Repubblica Pontificia attuando il “programma comune della borghesia imperialista” dettato dalle istituzioni europee (UE e Banca Centrale Europea), facenti capo a PD o a FI-LN (Forza Italia e Lega Nord),

2. M5S di Beppe Grillo,

3. Liste Arancioni e comunque ostili o almeno autonome dai partiti delle Larghe Intese (ad esempio Luigi De Magistris a Napoli, Leoluca Orlando a Palermo, Renato Accorinti a Messina)

Il numero degli astenuti è sensibilmente aumentato rispetto alle precedenti elezioni comunali. Se consideriamo i capoluoghi di provincia e i 18 grandi comuni sopra indicati (vedi Tabella), gli astenuti sono passati (arrotondando ai diecimila) da 1.560 mila su 3.700 mila elettori (42.3%) nelle precedenti elezioni amministrative (quasi tutte del 2012) a 1.670 mila su 3.680 mila elettori (45.4%).

Considerando per le ragioni sopra indicate solo i 25 capoluoghi più i 18 grandi comuni, i partiti delle Larghe Intese (PD + FI-LN) hanno perso un gran numero di elettori (consideriamo i voti andati ai candidati sindaci), benché i loro candidati sindaci si siano presentati ognuno con una grande costellazione di liste ausiliarie civetta formalmente indipendenti dai partiti delle Larghe Intese. Mantengono comunque la presa sugli affari della maggior parte dei grandi comuni grazie alle liste ausiliarie, solo che cambia la mano: passa da PD a FI-LN, mentre in precedenza la maggior parte era nelle mani del PD. Si tratta quindi più di un voto contro gli amministratori uscenti che di un voto di fiducia per i nuovi.

 

Quanto al M5S, ha presentato liste in 41 dei 43 grandi centri che consideriamo, mentre nelle precedenti elezioni era presente solo in 33. In 32 dei 43 comuni era presente a giugno 2017 e anche nelle elezioni precedenti. In 18 di questi co muni ha perso 65.869 voti e in 14 ne ha guadagnati 68.325. Però tra i comuni in cui ha perso voti vi è Parma, la città di Federico Pizzarotti, che costituisce un caso importante, ma del tutto particolare: 48.809 dei voti persi sono concentrati a Parma, dove Pizzarotti è stato rieletto contro il M5S e la lista M5S ha avuto solo 2.426 voti. Se si tolgono i voti persi a Parma, nel 32 comuni M5S ha guadagnato 68.325 voti e ne ha persi 17.060.

Nei 9 comuni dove si presentava per la prima volta M5S ha raccolto 27.978 voti, mentre in un comune, Molfetta (BA), dove nelle elezioni precedenti (maggio 2013) aveva avuto 685 voti, a giugno 2017 non si è presentato.

Tirando le somme, nonostante l’aumento delle astensioni, M5S ha guadagnato un sensibile numero di voti. L’aumento è significativo se si tiene presente che M5S è più un raggruppamento fatto per le elezioni parlamentari governative che per le elezioni amministrative comunali, che è bersaglio di una sistematica campagna di denigrazione da parte di tutti i partiti e gruppi delle Larghe Intese (lo temono come concorrente per il governo futuro dato che questo esigerà ancora l’assenso della maggioranza dei voti validi) e da parte di molti gruppi della vecchia sinistra borghese (attribuiscono a M5S la loro perdita di voti).

Con le elezioni di giugno M5S ha preso in mano l’amministrazione di Carrara (54 mila elettori), Guidonia e Ardea (Roma) rispettivamente di 67 e 34 mila elettori. Quindi anche qui (oltre che a Roma, a Torino, a Livorno e in alcune altre città minori) sarà messo da ora in avanti sia alla prova degli elettori locali, ma soprattutto alla prova dei partiti e gruppi delle Larghe Intese che non perderanno nessun pretesto per attaccarlo in vista delle prossime elezioni politiche.

È più difficile valutare l’andamento per le liste Arancioni e anti-Larghe Intese, fatto salvo il successo di Leoluca Orlando a Palermo e il complessivo insuccesso delle liste DEMA (che fanno capo a De Magistris) nei grandi comuni (Car rara, Bacoli-NA) in cui si sono presentate, con l’eccezione della vittoria ad Arzano (NA), comune di quasi 28 mila elettori.

 



Comunali 11.06.2017 Primo turno
 
Comunali 06.05.2012 Primo turno
regione/
provincia
comune      elettori
aventi diritto sindaco
voti validi
sindaco
% su
elettori
voti
M5S
M5S
differenza
2017-2012
elettori
aventi diritto sindaco
voti validi
sindaco
% su
elettori
voti
M5S

Piemonte Alessandria 74.681 40.138 53,7% 4.943
-259
75.268 43.269 57,5% 5.202
Piemonte Asti 60.219 33.307 55,3% 10.859
7.899
60.220 36.051 59,9% 2.960
Piemonte Cuneo 45.232 25.815 57,1% 1.443
-1.013
44.629 29.374 65,8% 2.456
Piemonte/TO Grugliasco 31.718 16.429 51,8% 2.200
-781
31.706 19.659 62,0% 2.981
Lombardia Como 71.187 33.515 47,1% 1.859
-104
69.618 40.119 57,6% 1.963
Lombardia Lodi 34.484 20.215 58,6% 1.938
590
34.148 21.169 62,0% 1.348 (1)
Lombardia Monza 95.596 48.550 50,8% 3.711
-1.531
94.591 53.898 57,0% 5.242
Lombardia/MI S.S.Giovanni 61.323 30.404 49,6% 4.096
798
61.124 33.666 55,1% 3.298
Lombardia/MI Legnano 46.460 23.711 51,0% 1.825
-1.551
45.575 25.616 56,2% 3.376
Lombardia/Monza Lissone 35.215 17.213 48,9% 1.745
-38
33.773 19.090 56,5% 1.783
Veneto Belluno 33.272 16.353 49,1% 595
-1.315
32.911 18.394 55,9% 1.910
Veneto Padova 163.890 97.901 59,7% 5.140
-4.450
163.393 111.036 68,0% 9.590 (2)
Veneto Verona 200.767 114.803 57,2% 10.891
-1.622
200.338 134.148 67,0% 12.513
Friuli Ven.Giulia Gorizia 30.400 17.128 56,3% 916
-863
30.847 18.113 58,7% 1.779
Liguria Genova 491.167 228.796 46,6% 41.347
4.768
503.752 263.849 52,4% 36.579
Liguria La Spezia 75.918 40.432 53,3% 3.562
-806
77.251 40.817 52,8% 4.368
Emilia-Romagna Parma 145.288 76.178 52,4% 2.426
-48.809
142.183 87.827 61,8% 51.235
Emilia-Romagna Piacenza 76.611 42.048 54,9% 3.835
-936
77.187 48.561 62,9% 4.771
Marche/MC Civitanova M. 34.860 19.483 55,9% 2.352
-98
33.638 20.455 60,8% 2.450
Toscana Lucca 77.813 37.138 47,7% 2.803
-347
76.733 40.997 53,4% 3.150
Toscana Pistoia 73.171 38.009 51,9% 3.489
-534
73.405 39.432 53,7% 4.023
Toscana/MS (3) Carrara 54.450 30.352 55,7% 8.277
3.673
55.964 32.683 58,4% 4.604
Lazio Frosinone 37.790 26.670 70,6% 1.884
1.213
39.109 28.628 73,2% 671
Lazio Rieti 39.262 27.779 70,8% 1.465


39.686 29.308 73,8% -
Lazio/Roma (3) Guidonia M. 67.012 31.523 47,0% 6.504
-812
66.093 44.964 68,0% 7.316 (2)
Lazio/Roma (3) Ardea 36.494 18.855 51,7% 6.109


34.336 19.941 58,1% -
Abruzzo L'Aquila 59.963 38.872 64,8% 1.907
1.157
61.403 42.925 69,9% 750
Campania/NA Torre Annun. 34.993 23.321 66,6% -


35.694 23.782 66,6% -
Campania/NA Pozzuoli 66.163 38.758 58,6% 3.503
1.173
65.867 41.858 63,5% 2.330
Campania/NA Acerra 45.607 32.449 71,1% 1.381
952
44.544 32.111 72,1% 429
Campania/NA Portici 46.904 29.381 62,6% 3.781
1.591
47.485 32.247 67,9% 2.190 (1)
Campania/SA Nocera Inf. 38.733 27.621 71,3% 1.343
712
38.688 30.104 77,8% 631
Sardegna Oristano 27.922 16.739 59,9% 1.203


27.967 18.609 66,5% -
Puglia Lecce 77.360 52.736 68,2% 3.341
941
78.307 55.813 71,3% 2.400
Puglia Taranto 168.695 93.719 55,6% 11.652
9.497
173.530 103.076 59,4% 2.155
Puglia/TA Martina F. 42.136 28.138 66,8% 1.176


42.074 29.389 69,9% -
Puglia/BA Molfetta 56.193 33.143 59,0% -


55.950 36.610 65,4% 685 (1)
Puglia/BA Bitonto 47.245 30.750 65,1% 2.880


46.634 32.815 70,4% -
Calabria Catanzaro 75.290 52.188 69,3% 3.181


76.786 56.963 74,2% -
Sicilia Palermo 558.121 272.097 48,8% 44.271
33.361
564.041 222.049 39,4% 10.910
Sicilia Trapani 60.023 33.235 55,4% 5.574


60.826 26.583 43,7% -
Sicilia/CT Misterbianco 40.243 25.482 63,3% 1.806


39.739 20.975 52,8% -
Sicilia/CT Paternò 41.280 28.365 68,7% 4.584


41.283 27.007 65,4% -
Totali 43 comuni
3.681.151 2.009.739 54,6% 227.797
29.749
3.698.296 2.133.980 57,7% 198.048














Totale 1.004 comuni 9.172.026 5.319.775
(4) 58,0%


1009 comuni al voto nel 2012














(1) comunali 26 maggio 2013 (3) sindaco M5S






(2) comunali 25 maggio 2014 (4) numero votanti






 

Sulla lista M5S e sulle liste Arancioni e affini, date le loro particolari caratteristiche di indipendenza dai partiti e gruppi delle Larghe Intese e la loro dichiarata ostilità ai “poteri forti” locali su cui si sono formate, nel nostro piano di guerra popolare rivoluzionaria noi comunisti abbiamo puntato e continuiamo a puntare per portarle a funzionare localmente come Comitati di Salvezza Nazionale: sostenere la mobilitazione e l’attività delle organizzazioni operaie e popolari (OO e OP), spezzare le catene e i lacci e laccioli che avviluppano le amministrazioni locali, sfidare i ricatti e le minacce (di commissariamento, di tagli dei fondi, ecc.) con cui il governo centrale della Repubblica Pontificia e i “poteri forti locali” cercano di soffocare o neutralizzare le autonomie locali e il loro legame con le masse popolari, riducendole al ruolo di agenti del governo centrale, come i podestà del periodo fascista e i prefetti della Repubblica Pontificia - nell’epoca imperialista l’accentramento dei poteri è una tendenza universale delle società borghesi e l’espansione delle autonomie locali è stata una delle conquiste del periodo del capitalismo dal volto umano, una delle manifestazioni di quella “troppa democrazia” denunciata dalla Commissione Trilaterale di David Rockefeller, Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski. In sintesi per portarle a formare quelle che abbiamo chiamato Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE).(1) È anche, salvo l’aperto passaggio al servizio dei vertici della Repubblica Pontificia (RP), delle istituzioni degli imperialisti franco-tedeschi (UE e BCE) e della NATO, l’unico futuro che hanno. Ovviamente dobbiamo continuare a ripetere questa lezione agli esponenti delle due correnti, rafforzando le nostre argomentazioni con i fatti e i risultati, ma il nostro argomento di gran lunga più forte è l’attività delle organizzazioni operaie e popolari. Questa è una linea che non è ancora abbastanza assimilata e applicata nelle nostre file: dovremo quindi andare più a fondo.

 

1. Comunicato CC 21/2011 - 09.06.2011, La Voce n. 38, luglio 2011 pagg. 45-60, Comunicato 23/2013 - 29.05.2013, La Voce n. 49, marzo 2016 pagg. 51-56, Comunicato CC 10/2016 - 10.06.2016.

 

In termini di classe di appartenenza, gli esponenti delle due correnti sono in generale o borghesia di sinistra o quello che abbiamo definito “aristocrazia proletaria dei paesi imperialisti” (vedi qui pag. 52 e nota 2 a pag. 53 o direttamente Coproco I fatti e la testa 1983, Giuseppe Mai Editore ora Edizioni Rapporti Sociali, pagg. 110-114). Possono svolgere l’opera utile per le masse popolari che abbiamo loro assegnato nel nostro piano di guerra solo se su di loro c’è una forte pressione delle masse popolari organizzate (OO e OP). La politica di eliminazione delle autonomie locali e di sfrontata violazione della Costituzione del 1948 perseguita dal governo centrale di Roma li costringe a prendere la via che noi indichiamo, pena altrimenti perdere consenso tra le masse popolari. Ma d’altra parte solo la forza delle OO e OP permetterebbe loro di far fronte con successo e a lungo alle pressioni e ai ricatti delle autorità della RP e delle istituzioni europee. Nella forza delle OO e OP sta quindi la loro forza.

Ma non è solo sulle amministrazioni locali che fanno capo a M5S e alle liste Arancioni e affini che noi possiamo e dobbiamo puntare perché diventino ALE. La nostra linea vale nei confronti di tutte le altre amministrazioni, e ha tante più possibilità di successo quanto più forti sono le OO e OP e quanto meno interni ai vertici della RP sono gli amministratori locali. L’azione in sé piccola condotta negli ultimi mesi dalla Rational di Massa (fabbrica di solo 24 dipendenti) è esemplare. Non solo i sindacati di regime, non solo l’amministrazione di Massa ma persino la Regione Toscana e Legacoop hanno dovuto muoversi e si sono mossi di fronte alla mobilitazione popolare suscitata dagli operai avanzati dell’azienda. Sono infatti tutti organismi e istituzioni che hanno bisogno di voti e del consenso o almeno dell’assenso delle masse popolari e quindi noi comunisti e le organizzazioni che in qualche misura seguono la nostra linea abbiamo ampi margini di manovra con esse. La disponibilità di questi organismi e istituzioni dipende da quanto mobilitiamo e orientiamo le masse popolari. Con quali risultati nel caso concreto è ancora da vedere. Dipenderanno principalmente  dalla capacità della OO della Rational di puntare con decisione alla vittoria: da quanto coalizza, da quanto mobilita, da quanto esige invece di rivendicare, chiedere e affidarsi alla buona volontà o addirittura all’iniziativa degli amministratori, dei dirigenti di Legacoop o dei sindacalisti di regime.

Quanto a noi comunisti, nelle nostre file e in quella parte delle masse popolari a cui arriva la nostra influenza, noi dobbiamo combattere il legalitarismo, la soggezione ideologica ai padroni, alle autorità borghesi, alla “religione” della democrazia borghese. In questo campo il legalitarismo è la minaccia più pericolosa nelle nostre file.

Il legalitarismo inquina ancora le file della Carovana del (n)PCI e indebolisce la nostra azione. Esso emerge nel modo più chiaro nella posizione che i nostri compagni tendono ad assumere nella questione della repressione delle autorità statali contro le masse popolari e della lotta e collaborazione tra istituzioni legali e organizzazioni della criminalità organizzata (camorra, ‘ndrangheta, mafia e affini). La classe dominante italiana è intimamente intrecciata con la criminalità organizzata probabilmente più che negli altri paesi imperialisti, ne è infiltrata e permeata, in alcuni casi costituiscono una cosa sola. Negli ultimi decenni la classe dominante ha su grande scala distrutto, nel Meridione e in tutto il paese, posti di lavoro e grandi e medie aziende (FIAT di Termini Imerese, Irisbus, Alfasud, Italsider di Bagnoli sono solo alcuni dei casi più famosi) che toglievano terreno alla criminalità organizzata. In questo modo ha aperto ampi spazi d’azione alla criminalità organizzata che ha esteso ancora più la sua rete. La classe dominante non mira ad eliminare la criminalità organizzata, anzi la alimenta e se ne avvale. Giorgio Napolitano è stato un campione in quest’arte. Altro che “lotta contro la mafia”: dall’Unità d’Italia a oggi vi è collaborazione, azione congiunta, combinata. Le leggi e le misure repressive servono da cortina fumogena, per camuffare l’attività reale o per riversare sulle masse popolari le conseguenze effettive di leggi oppressive ufficialmente dirette “contro la criminalità organizzata”. La condotta delle autorità ha ingigantito il mercato delle droghe e tutte le attività, criminali e legali indistintamente, che compongono il sistema di diversione e abbrutimento di cui si avvale la controrivoluzione preventiva. Certo anche in ogni struttura criminale vi sono contraddizioni e vi è lotta. Inoltre ogni Stato imperialista ufficialmente combatte il crimine, organizzato e no: e non potrebbe fare diversamente proprio perché sempre più gli Stati imperialisti in molti campi della loro attività poco o niente si distinguono dalle organizzazioni criminali, tanta è la loro noncuranza di leggi e diritti. Ebbene, ancora oggi quando la polizia interviene contro esponenti della criminalità organizzata, nella nostre file si tende a essere pregiudizialmente a favore dello Stato e della sua polizia, invece di operare in ogni caso concreto in modo da mobilitare le masse popolari per rafforzare le nostre file contro il nemico che in quel contesto è principale, di sfruttare le contraddizioni tra i nostri nemici. Sulla questione del regime carcerario del 41 bis, che come la NATO e le missioni militari è un’altra flagrante violazione della Costituzione del 1948, nelle nostre file e negli ambienti che noi influenziamo (e che ci influenzano!) sono più diffuse le denunce dell’indulgenza con cui le autorità lo applicano agli esponenti delle organizzazioni criminali rispetto a come lo applicano contro i rivoluzionari prigionieri (Nadia Lioce nel carcere di L’Aquila è il caso più noto), che la denuncia dell’esistenza del 41 bis in generale e la promozione della più ampia mobilitazione per impedirne l’applicazione ed eliminarlo.

Tuttavia non c’è dubbio che passo dopo passo supereremo anche il legalitarismo e diventeremo sempre più abili non solo nel promuovere la costituzione di OO e OP, ma anche nel far convertire le amministrazioni comunali in ALE. Sono entrambi tasselli della via con cui costruiamo l’unica alternativa realistica al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone: la rivoluzione socialista.

La nostra impresa è difficile, ma è possibile e necessaria. Quindi la porteremo a compimento!

Maria P.