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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX - luglio 2018

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I lavoratori immigrati
e la rivoluzione socialista in corso in Italia

Stroncare la mobilitazione reazionaria contro gli immigrati
avanzando nella creazione del nuovo potere

 

Anche in Italia, come in tutti i paesi della Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, i lavoratori immigrati dai paesi oppressi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina e dai paesi dell’Europa orientale sono diventati, ben più che la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese (i “nemici esterni” della CI), il terreno principale della mobilitazione reazionaria delle masse popolari promossa dal sistema politico delle Larghe Intese nel corso dell’attuazione del “programma comune della borghesia imperialista”. L’emigrazione dall’Europa orientale è l’effetto specifico dell’ingresso a partire dal 1989 di questi paesi nella terza delle tre “fasi attraversate dai primi paesi socialisti”.(1) Questo articolo è dedicato principalmente all’emigrazione dai paesi oppressi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

 

1. A proposito delle fasi attraversate dai primi paesi socialisti vedasi il Manifesto Programma del (n)PCI, capitolo 1.7.3. (pagg. 87-88), reperibile anche sul sito www.nuovopci.it.

 

Approfittando dell’indebolimento del movimento comunista cosciente e organizzato e dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, gruppi e Stati imperialisti hanno portato la devastazione e il saccheggio (aprono miniere, installano piantagioni, “ripuliscono” la terra dalle popolazioni che ci abitano, vi delocalizzano aziende, impongono opere pubbliche e altre operazioni speculative) e la guerra (con operazioni militari dirette e finanziando e armando “signori della guerra” indigeni) nei paesi oppressi e hanno così costretto una massa enorme di lavoratori a rifugiarsi nelle periferie urbane, nei campi profughi e in altre strutture più meno carcerarie, in territori poco o per nulla abitati ma ancora non raggiunti dalla guerra. Attualmente le organizzazioni umanitarie dell’ONU attribuiscono ufficialmente lo status di rifugiati solo a 60 milioni di persone, ma la realtà è ben oltre. Gli Stati imperialisti allargano e intensificano la ricolonizzazione dei paesi oppressi e rafforzano la repressione e il controllo contro le masse popolari nei paesi imperialisti in nome della “guerra contro il terrorismo”, in particolare contro il “terrorismo islamico” che è il risultato dell’attività controrivoluzionaria dei gruppi e degli Stati imperialisti che nei paesi musulmani mobilitarono al seguito del clero una parte delle masse popolari (il primo caso su grande scala fu il massacro di centinaia di migliaia di comunisti in Indonesia nel 1966, il caso più noto è l’Afghanistan, il caso più attuale è la Siria) e del degrado in cui nei paesi imperialisti sono costretti, assieme alla parte più emarginata della popolazione autoctona, una larga parte dei lavoratori immigrati recenti e di vecchia data.

L’attuale corso delle cose nei paesi oppressi è il risultato dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e della libertà d’azione che la borghesia imperialista si è nuovamente presa in gran parte delle colonie e semicolonie d’un tempo. La rinascita del movimento comunista nel mondo implica anche una nuova ondata rivoluzionaria nei paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale, sulla base delle condizioni economiche e sociali che il corso delle cose ha creato: urbanizzazione della popolazione, creazione di insediamenti agricoli e industriali promossi da gruppi imperialisti al servizio del mercato mondiale.

Nei paesi imperialisti i capitalisti sfruttano gli immigrati che vi hanno trovano rifugio e, all’insegna delle parole d’ordine “prima gli italiani”, “prima i francesi”, “prima gli americani”, ecc., li mettono in concorrenza con gli altri lavo ratori per il lavoro, per il salario, per la casa, per beni e servizi anche elementari che comunque negano a una parte crescente delle masse popolari degli stessi paesi imperialisti. La disoccupazione, il lavoro nero e il degrado delle periferie non sono nati con l’arrivo degli immigrati: sono il risultato dell’applicazione del “programma comune della borghesia imperialista”. Quanto al nostro paese, oggi i giovani e i lavoratori italiani che emigrano all’estero sono più numerosi dei lavoratori che arrivano in Italia dai paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina (negli ultimi anni più di quattro volte tanto, scrive Federico Fubini (Corriere della Sera 8 luglio 2018) citando dati ISTAT).

L’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere strappate dalle masse popolari dei paesi imperialisti quando il movimento comunista era forte, è parte sostanziale delle attività con cui la borghesia imperialista ha reagito alla nuova crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale. Nei quarant’anni che abbiamo alle spalle in tutti i paesi imperialisti è aumentata la parte delle masse popolari ricacciata nella miseria e in condizioni di vita precarie, con tutte le forme di degrado e di sfruttamento della miseria (licenziamenti, lavoro nero, lavoro precario, malavita spicciola e al servizio della criminalità organizzata, commercio e consumo di droghe, prostituzione, abbrutimento) abituali nella società borghese tanto più quanto più è debole la mobilitazione rivoluzionaria. Si sono affievolite fino a scomparire la fiducia e la speranza che le proprie condizioni sarebbero migliorate, componenti generali del senso comune delle masse popolari nel periodo del capitalismo dal volto umano. Esse hanno lasciato posto alla convinzione che le cose vanno di male in peggio.

Parti crescenti della classe dominante hanno cercato popolarità e potere tra le masse popolari ridotte in miseria: alcune facendo opere filantropiche ed elemosine, altre mobilitando le vittime del degrado contro gli immigrati, gli stranieri, gli emarginati e altri nemici di comodo per la classe dominante, semplicemente in molti casi mobilitando quelli minacciati o condannati alla miseria e al degrado contro quelli che ne erano già vittime. Gli esponenti del sistema politico delle Larghe Intese e gli esponenti più reazionari del governo M5S-Lega cercano di distogliere le masse popolari dalla rivoluzione socialista convogliando contro gli immigrati l’indignazione e l’insofferenza che crescono tra le masse popolari. La Lega di Matteo Salvini e i gruppi scimmiottatori del fascismo del secolo scorso (Casa Pound, Forza Nuova, ecc.) cercano di accreditarsi presso la borghesia come promotori della mobilitazione reazionaria delle masse popolari contro gli immigrati.

Così in sostanza possiamo riassumere l’analisi della situazione e la nostra linea in tema di emigrazione e di mobilitazione reazionaria contro i lavoratori immigrati.

 

A differenza dei gruppi della sinistra borghese, dei frammenti del PRC e dei comunisti identitari, noi analizziamo e trattiamo ogni questione sociale dal punto di vista dell’avanzamento della rivoluzione socialista in corso nel nostro paese. Nei confronti dei lavoratori immigrati la nostra linea si articola in tre direttrici principali.

1. Avanzare nella rivoluzione socialista promuovendo la creazione del potere delle masse popolari organizzate e coinvolgendo in quest’opera lavoratori immigrati e italiani di nascita. Dobbiamo combattere e stroncare la mobilitazione reazionaria principalmente mobilitando lavoratori immigrati e autoctoni a creare il nuovo potere fino a instaurare il socialismo.

2. Mobilitare tutte le forze mobilitabili per la sovranità nazionale del nostro paese contro la NATO, l’Unione Europea e la violazione della Costituzione del 1948. Combattere la repressione (resistere, contrattaccare, mobilitare la solidarietà) e la manovra imperialista della “guerra contro il terrorismo” promuovendo la mobilitazione delle masse popolari contro il degrado delle condizioni di vita e di lavoro, in particolare nelle periferie urbane del nostro paese. Denunciare e contrastare la partecipazione della Repubblica Pontificia alla devastazione e all’aggressione di paesi oppressi, l’invio di truppe italiane all’estero nell’ambito della NATO, dell’UE o in altre vesti, l’uso del territorio italiano e delle basi milita ri NATO, UE e sioniste e la violazione della Costituzione del 1948 con l’insediamento in territorio italiano di forze, comandi e agenzie NATO, degli USA e di altre potenze imperialiste.

3. Promuovendo nei paesi musulmani la controrivoluzione sotto la guida del clero, la borghesia imperialista ha suscitato un corso delle cose che le sfugge di mano, una mobilitazione delle masse popolari nella quale oggi si confondono ancora elementi controrivoluzionari ed elementi rivoluzionari. Sta a noi comunisti, nell’ambito della lotta per la rinascita nel mondo intero del movimento comunista cosciente e organizzato, mobilitare anche nei paesi imperialisti la sinistra perché conquisti e unisca a sé il centro e isoli la destra e appoggiare nei paesi oppressi i gruppi rivoluzionari.

Rosa L.

 

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