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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX - luglio 2018

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano

Nel quarto campo del lavoro esterno del Partito

Pubblichiamo qui di seguito il Comunicato CC 6/2018 del 5 maggio 2018 con la lettera di un membro del Partito che opera nel quarto campo del lavoro esterno del Partito: istituzioni e organizzazioni del campo della borghesia imperialista.

Dovunque la borghesia è costretta ad arruolare al suo servizio persone provenienti dalle masse popolari, lì vi è un campo di lavoro per il Partito, lì possiamo e dobbiamo portare la lotta di classe e promuovere la rivoluzione socialista. Per quanto la borghesia cerchi di corromperli con denaro (innumerevoli sono le vie legali e illegali di arricchimento personale connaturate con il regime) e di abbrutirli mettendoli contro le masse popolari, essa non riesce a prosciugare l’acqua dove noi peschiamo. Non c’è posto sicuro per i borghesi!

 

La Repubblica Pontificia mostra proprio in questi giorni le vergogne della sua putrefazione. Per porvi fine c’è un’unica via: far avanzare passo dopo passo la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo.

Arruolatevi nel Partito comunista per instaurare il socialismo

La lettera di un membro del (nuovo) Partito comunista italiano

dall’interno delle istituzioni della Repubblica Pontificia

“Il Partito del proletariato rivoluzionario deve avere occhi e orecchie dappertutto, membri e organismi che in ogni angolo e in ogni istituzione della società fanno la loro parte nella rivoluzione in corso che approderà all’instaurazione del socialismo”. Così, parafrasiamo le sue parole, scriveva Lenin nel 1902 nel Che fare?, l’opera con cui ha fatto fare un salto in avanti alla rivoluzione che nel 1917 approdò alla fondazione del primo paese socialista.

 

La crisi del sistema politico della borghesia si sviluppa su grande scala. La Corte Pontificia, i gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e gli altri mandanti del Presidente della Repubblica non osano affidare l’incarico di formare il governo al M5S vincitore delle elezioni che i vertici della Repubblica Pontificia avevano infine dovuto convocare. Questo torna a onore del M5S: i suoi capi non hanno osato chiamare in piazza le masse a protestare contro le manovre dei vertici della Repubblica Pontificia, ma almeno non hanno dato garanzie sufficienti che la loro squadra di governo si sarebbe prostituita agli interessi dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti. Berlusconi e i suoi complici cercano affannosamente di comperare un numero sufficiente dei nuovi deputati e senatori per avallare con una maggioranza parlamentare una riedizione del governo delle Larghe Intese. Invano a Palermo il procuratore Nino Di Matteo ha invocato un “pentito di Stato” che, pur a rischio della sua vita, al processo concluso il 20 aprile deponesse sull’identità delle controparti statali della trattativa Stato - Mafia che quasi trent’anni fa portò al primo governo Berlusconi. Sergio Mattarella e Giorgio Napolitano hanno coronato, l’uno dopo l’altro, la loro carriera come Presidenti della Repubblica e a Sergio Mattarella è stato affidato il compito di insediare il nuovo governo delle Larghe Intese. Se ci riuscirà, sarà l’ennesima conferma che il nuovo potere deve nascere in basso, nelle aziende e nei quartieri, con la costituzione di organizzazioni operaie e popolari. Solo le masse popolari organizzate hanno la forza di far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia un proprio governo d’emergenza. Solo esse conferiranno al loro Governo di Blocco Popolare anche la forza di attuare le misure straordinarie, sia pur provvisorie, necessarie a mettere argini al corso catastrofico delle cose e faranno fare con questo un salto in avanti alla rivoluzione che sfocerà nell’instaurazione del socialismo. Lo strumento decisivo perché le masse popolari compiano quest’opera è un partito comunista all’altezza del suo ruolo, cioè un partito che ha tratto insegnamento dalla conclusione fallimentare dell’impresa condotta dal primo PCI nel secolo scorso. Il (nuovo) Partito comunista italiano si sta consolidando e rafforzando. Nel fuoco della lotta esso recluta, seleziona e forma uno a uno i suoi  membri: un’opera per ora oscura e modesta. Come abbiamo più volte detto, la rivoluzione socialista è in corso, ma per ora la vedono solo quelli che la promuovono. Lentamente nuovi membri si formano e si arruolano nel Partito, provenienti da ogni angolo della società, tanta è l’insofferenza tra le masse popolari e tanta è la putrefazione nel campo nemico. Pubblichiamo qui di seguito la lettera che una persona, proveniente dalle masse popolari ma occupata nelle strutture statali del nemico delle masse popolari, ha inviato alla redazione di La Voce a conclusione della sua candidatura. Ci auguriamo che essa sia di stimolo a rompere gli indugi per tanti che ancora esitano ad arruolarsi nelle file del Partito che promuove la rivoluzione socialista e che dirigerà le masse popolari fino alla sua vittoria.

 

7 aprile 2018 - Lettera alla redazione di La Voce

Riflessioni su una candidatura appena terminata

 

Cari compagni,

vi scrivo per condividere con il Partito e con tutta la Carovana del (n)PCI, e con chi in un modo o nell’altro guarda ad essa, alcuni degli insegnamenti emersi dalla mia candidatura a diventare membro del (n)PCI.

Il mio rapporto con la Carovana del (n)PCI inizia qualche anno fa. Inizialmente una combinazione fortuita di circostanze mi aveva portato a leggere da simpatizzante la pubblicistica della Carovana (del (n)PCI e del P.CARC) e maturavo un atteggiamento critico nei confronti del lavoro che svolgevo, cresceva in me il desiderio di lottare contro l’attuale corso delle cose. Al contempo maturavo anche la consapevolezza di quanto è grande l’impotenza del singolo individuo davanti all’attuale vecchio e marcio sistema di relazioni sociali. Esso, seppure in crisi e gravido del nuovo e di mille contraddizioni, è reso solido dalla struttura (Stato e sistema di controrivoluzione preventiva) con cui domina i rapporti sociali e le coscienze e i sentimenti delle masse popolari. Questo e la necessità di costruire un futuro possibile (il socialismo) per le masse popolari, mi hanno dato la spinta a entrare in contatto con il (n)PCI e a legarmi al Partito che mi permetteva di vedere con occhi scientifici ciò che mi circonda, diradando la nebbia della confusione.

Il Partito mi ha spinto a ragionare con metodo scientifico e sistematicità, mi ha accompagnato nella mia crescita intellettuale fino al punto che mi ha “spronato” a candidarmi. Candidarmi non è stata una cosa semplice, ha messo in discussione tutte le mie certezze e le mie sicurezze. Mi sono anche chiesto perché candidarmi al (n)PCI e non al P.CARC o a entrambi, visto che entrambi sono necessari. Io lavoro nell’apparato statale in una posizione tale che se mi fossi candidato al P.CARC o avrei lasciato io quel posto di lavoro o mi avrebbero cacciato. Ma non è questo che mi ha fatto decidere. Ho chiesto che il (n)PCI esaminasse la mia situazione: dove avrei dato un contributo maggiore alla causa. Il Partito ha risposto che era nell’interesse della causa che io restassi al mio posto, il mio posto di lavoro serviva al Partito. Ho quindi chiesto di candidarmi al (n)PCI, che è clandestino.

Portare avanti il percorso di candidatura (che non vuole ancora dire entrare nel Partito, ma è capire a un livello superiore se si è pronti e disposti a farlo), mi ha permesso di maturare con maggiore consapevolezza la mia scelta. Ma è stato possibile maturare questa consapevolezza soltanto “sporcandomi le mani”, nel senso di verificare praticamente quanto imparavo e di utilizzare gli insegnamenti derivanti dalla mia pratica per elevare coscienza e organizzazione.

È stato un percorso ricco di esperienze, mi ha fatto toccare con mano la necessità di un Partito organizzato che guidi le masse popolari verso la rivoluzione socialista.

L’insegnamento che sento di dover condividere è proprio questo: la necessità di un Partito che sia avanguardia delle masse popolari, che si dia gli strumenti per far progredire e guidare la rivoluzione socialista in corso. Intorno a noi c’è una enorme schiera di compagni operai, di comunisti sinceri e generosi, di persone che aspirano al socialismo e che ne sentono la necessità. Ma la loro aspirazione è intorpidita da anni e anni di revisionismo moderno, di sconfitte parlamen tari e di cancellazione delle conquiste strappate dalle masse popolari nel corso del secolo scorso. Questa base di compagni è alla ricerca, consapevolmente o inconsapevolmente, attivamente o meno attivamente, in maniera chiara o confusa, di un Partito che li orienti sulla giusta strada. In tutti questi compagni resi passivi dai fattori appena indicati, c’è già un forte desiderio di reagire allo stato presente delle cose, un desiderio dettato dalla loro appartenenza alle classi oppresse: di questo sono sintomi le centinaia di iniziative sociali e di iniziative e correnti politiche a cui partecipano e di cui molti sono promotori.

Con questa mia lettera mi voglio rivolgere a loro, li voglio spingere ad aprire un canale con il Partito e a ragionare su cosa è necessario fare oggi per spingere in avanti la rivoluzione socialista, a chiedersi cosa possono fare loro per la Carovana del (n)PCI e per le masse popolari, e non viceversa.

La via parlamentare al socialismo ha dimostrato negli ultimi 70 anni tutti i suoi limiti. In molti compagni c’è la visione sbagliata che per fare la rivoluzione socialista bisogna anzitutto “conquistare il Palazzo d’Inverno”, mentre in realtà bisogna anzitutto costruire di fatto nel paese un nuovo potere che ha i suoi centri nelle unità produttive sulle quali si basa il dominio della borghesia sull’intera società, in cui si manifesta con tutta la sua crudezza lo scontro di classe. Nella Rivoluzione d’Ottobre la presa del Palazzo d’Inverno è stata l’atto terminale di un processo rivoluzionario che ha visto la conquista da parte del Partito della direzione dei principali centri operai della Russia zarista e la capacità della classe operaia russa, sotto la guida dei bolscevichi, di unire nella lotta rivoluzionaria le enormi masse di contadini affamate dalla borghesia imperialista e dalla borghesia russa.

Ritornando al mio percorso, esso è stato un percorso di crescita morale e intellettuale, di lotta tra il vecchio e il nuovo che si sforza di uscire man mano che la coscienza si eleva. È un processo di crescita che continua anche al termine della candidatura ed è un processo che in linea generale in ogni comunista continuerà anche dopo l’instaurazione del socialismo. Quindi ho ancora molto su cui lavorare!

La borghesia e il clero cercano in tutti i modi di tenere assopita la coscienza delle masse popolari, attraverso le “tre trappole” (evasione dalla realtà, mondi virtuali, disperdersi in mille attività correnti) le confinano in condizioni che le escludono dall’imparare a pensare.

La lotta per resistere e sottrarsi all’intossicazione della borghesia, alla saturazione del tempo libero dal lavoro in produzione, alla fuga nel mondo virtuale è una lotta dura soprattutto per i giovani. I mondi virtuali (videogame, piattaforme digitali, serie TV ma anche rapporti personali e familiari, la stessa sessualità per molti versi) diventano mondi di certezze fantasticate, rifugi, castelli di carta discosti (e discostanti) dalla realtà delle cose, che deresponsabilizzano i giovani e li educano all’immobilità, al perder tempo e a saturare il proprio tempo libero senza dare alcun contributo utile alla società, alla lotta di classe in corso: non a caso si sentono inutili.

Per imparare a uscire da questi “tentacoli” che ingabbiano la mente e i sentimenti delle masse popolari e relegano idee e sentimenti al semplice fantasticare (anche se si fantastica della rivoluzione socialista, non importa: l’importante per la borghesia è che non ci mettiamo a costruirla!) bisogna comprendere il ruolo che queste trappole hanno nella società borghese. Il Partito è l’ambito in cui si impara a fare la rivoluzione socialista e di conseguenza a liberarsi dalle distorsioni con cui la società borghese forma le masse popolari. Un Partito comunista di tipo nuovo non lascia al caso queste contraddizioni, le tratta grazie alla concezione comunista del mondo e le supera. Cura e guida i compagni nella loro trasformazione.

Per fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista è necessario trattare questi aspetti. Chi si dichiara comunista e vuole instaurare il socialismo non può sottrarsi a questa trasformazione che fa riferimento, in ultima istanza, al suo modo di concepire la società borghese e le sue determinazioni. Trasformarsi, nella pratica vuol dire quindi trasformare  la propria concezione del mondo. La borghesia impiega una mole enorme di risorse affinché le masse fantastichino di socialismo ma non si mobilitino per costruirlo! Il socialismo non è possibile solo nella nostra testa!

Con questo mio scritto voglio rivolgermi anche ai giovani compagni che aspirano al socialismo, ai compagni in candidatura, ai compagni del P.CARC e a quelli che simpatizzano per il (n)PCI. Il mio appello è ad affidarsi alla scuola del Partito senza remore e senza paura di liberarsi dalle certezze di carta create dai mondi virtuali.

Uno degli ostacoli che si frapponeva (di cui vivo inevitabilmente i residui) tra me e il (n)PCI è quello legato alla condizione della clandestinità. Ero portato a immaginare i compagni del (n)PCI come dei super-uomini che hanno la soluzione a tutto e che sono nascosti chissà dove a guardare la società da un’altra prospettiva ma sempre pronti e presenti laddove occorre. Una sorta di sconosciuti e generosi illuminati, insomma!

Ma la clandestinità non rende i compagni del (n)PCI dei super-uomini, delle entità astratte, degli esseri che sono al di sopra della società. La clandestinità è la forma con cui il Partito porta avanti la sua attività rivoluzionaria in ogni ambito della società.

La clandestinità del (n)PCI è necessaria principalmente per due motivi: 1. ideologico, cioè sottrarsi al primo pilastro della controrivoluzione preventiva, all’influenza della borghesia e 2. pratico, cioè sottrarsi alla repressione della borghesia.

Per far avanzare la rivoluzione socialista in Italia c’è bisogno di un partito che sia all’altezza del suo ruolo di promotore e dirigente della rivoluzione. Quindi non di un partito che rivendica dalla borghesia agibilità politica, ma di un partito che si dà gli strumenti per portare avanti i propri compiti con o senza il consenso della borghesia, indipendente (intellettualmente, economicamente, praticamente, logisticamente) da essa; non di un partito che si accoda alle mobilitazioni delle masse, ma di un partito che eleva le masse nella direzione della costruzione del socialismo, che fa fare loro scuola pratica di comunismo; non di un partito che chiede un voto alla classe operaia e alle masse, ma di un partito che indica loro la strada per fare quello che è il compito della classe operaia e delle masse popolari.

Tutto ciò è possibile assimilando la concezione comunista del mondo a un livello via via sempre più alto.

Compagni, avanti quindi! Superiamo gli ostacoli che si frappongono tra noi e la rivoluzione socialista! Facciamolo nell’ambito della scuola del Partito! Studiamo e agiamo per costruire lo Stato Maggiore della Guerra Popolare Rivoluzionaria che instaurerà il socialismo!

Il compagno G.

 

Dal profondo del cuore, con scienza e coscienza!

Questa lettera arriva dal profondo delle masse, perché la borghesia per far funzionare il suo apparato di sfruttamento e di repressione deve reclutare individui tra le masse popolari: li ricatta con un salario e cerca di abbrutirli, ma non sempre ci riesce. Il malcontento e la rivolta fermentano anche nelle loro file.

Non è la borghesia che è forte, sono le masse popolari che devono ancora dispiegare la loro forza. Noi comunisti abbiamo la scienza per mobilitarle a dispiegarla. Il (n)PCI ha fatto della scienza comunista la sua base. Questa è la scienza che in numero crescente dobbiamo imparare e usare. Ai giovani in particolare diciamo: non perdete tempo a studiare mestieri che non farete! Imparate a fare la rivoluzione socialista.

 

Lenin spazza via re e capitalisti