La Voce 59 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX luglio 2018

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Una svolta nella politica mondiale

Approfittiamone per far avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese

 

È in corso una svolta importante nel sistema politico dei paesi imperialisti, una svolta che di riflesso coinvolge tutto il mondo e ha aperto un nuovo corso anche nel sistema delle relazioni internazionali. In ogni paese imperialista si contrappongono nell’immediato due vie: lo sviluppo impetuoso della rivoluzione socialista (“siamo nel dicembre 1916”) o lo sviluppo della mobilitazione reazionaria e della guerra (“siamo nell’estate 1914”) e l’avanzamento della rivoluzione socialista nel contesto da queste creato.

La svolta è stata talmente estesa e importante che perfino gli esponenti della sinistra borghese, pur succubi intellettualmente e moralmente della borghesia e quindi incapaci di vedere oltre la superficie e l’orizzonte del presente (incapaci cioè di vedere le potenzialità rivoluzionarie del mondo), intrisi di demoralizzazione e rassegnazione, propagandisti di disfattismo, anch’essi percepiscono il corso nuovo delle cose. Essi lo deplorano come putrefazione della storia, fascistizzazione, populismo e con altre colorite espressioni affini.

Il fatto reale e importante è che la borghesia imperialista non riesce più a governare con i metodi e i risultati con cui ha governato negli ultimi quarant’anni, dall’avvento di Margaret Thatcher (1979) nel Regno Unito e di Ronald Reagan (1981) negli USA in qua, cioè da quando la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita e il declino del movimento comunista ha permesso alla borghesia imperialista di riprendere la direzione del mondo che con la Rivoluzione d’Ottobre il proletariato guidato dal partito comunista di Lenin e di Stalin le aveva tolto di mano.

 

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Denaro e potere

 

In una società nella quale le condizioni materiali dell’esistenza sono prodotte come merci (beni e servizi da vendere e comperare), in altre parole in una società basata sull’economia mercantile come quella attuale, il denaro è potere di comandare lavoro altrui (la sua forza-lavoro e il prodotto del suo lavoro): il sistema monetario è più importante del governo, è la più importante delle istituzioni del potere politico. In una società mercantile togliere allo Stato il sistema monetario (la produzione e regolazione del denaro), come fatto in Italia nel 1981 con il “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia, è ridurre lo Stato a esecutore delle decisioni dei padroni del sistema monetario e a gestore degli effetti delle loro decisioni. Il potere delle masse popolari organizzate, dalle forme embrionali attuali alla dittatura del proletariato, toglie potere al denaro e quindi ai suoi padroni, anche se nella sua fase primitiva usa ancora in qualche misura (decrescente) il denaro. Per capire a fondo le tesi qui esposte, leggere Denaro e materie del denaro in Rapporti Sociali n. 4 (www.nuovopci.it).

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La svolta nel sistema politico mondiale consiste precisamente nel fatto che in un numero crescente di paesi imperialisti sono scomparsi o si sono ridotti a poca cosa o sono in via di sparizione partiti, cricche ed esponenti del sistema politico che negli ultimi quarant’anni ha promosso l’attuazione di quello che nella letteratura del nostro partito abbiamo chiamato “programma comune della borghesia imperialista” (il sistema delle Larghe Intese):

 - l’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari avevano strappato nel periodo antecedente, quello del capitalismo dal volto umano, quando il movimento comunista nel mondo era forte,

- l’eliminazione delle Forme Antitetiche dell’Unità Sociale (FAUS)(1) con le quali nei paesi imperialisti la borghesia aveva fatto fronte all’avanzata della rivoluzione socialista: il settore statale dell’economia, le industrie di Stato, le politiche industriali e finanziarie, le istituzioni pubbliche incaricate di regolare il sistema monetario in funzione delle decisioni politiche, i contratti collettivi nazionali di lavoro con gli annessi sindacati e la legislazione del lavoro, il sistema dei servizi pubblici universali e tutte le altre FAUS divenute (a causa della seconda crisi generale per sovraccumulazione assoluta di capitale) “lacci e laccioli” (per dirla con le parole del fu governatore della Banca d’Italia Guido Carli) per la valorizzazione del capitale e che negli ultimi quarant’anni la borghesia imperialista ha sostituito con la libertà d’azione nei singoli paesi imperialisti e con la libertà di scorreria a livello mondiale dei gruppi imperialisti della Comunità Internazionale e dei loro fondi d’investimento.

 

1. A proposito delle FAUS vedasi il Manifesto Programma del (n)PCI, capitolo 1.3.4. (pagg. 57-58) e nota 46 (pagg. 273-274), reperibile anche sul sito www.nuovopci.it.

 

In tutti i più importanti paesi imperialisti nel corso degli ultimi due anni i fautori e i gestori del “programma comune della borghesia imperialista”, sono stati rovesciati o messi in serie difficoltà: non riescono più a controllare a sufficienza le masse popolari insofferenti e indignate per il corso delle cose. Due sono i fenomeni decisivi.

1. L’avvento alla presidenza degli USA nel novembre 2016 di Donald Trump, un personaggio estraneo alle due combinazioni che da sempre si succedono alla testa del governo federale.

2. I rivolgimenti politici dei più importanti paesi dell’UE:

- la Francia (11 (*) milioni di persone classificate ufficialmente a rischio povertà) con l’avvento alla presidenza nel maggio 2017 di Emmanuel Macron estraneo alle due formazioni politiche che dalla fondazione della V Repubblica nel 1958 si succedono alla presidenza,

- la Germania (16 (*) milioni di persone classificate ufficialmente a rischio povertà) con le elezioni politiche del settembre 2017 che hanno creato una situazione nella quale solo nel marzo 2018 Angela Merkel è riuscita a formare il suo nuovo governo,

- l’Italia (18 (*) milioni di persone classificate ufficialmente a rischio povertà) con le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e la formazione del governo M5S-Lega solo il 1° giugno 2018,

- la Gran Bretagna con il gran fiasco di David Cameron caduto sul referendum della Brexit nel giugno 2016 che ha aperto nell’UE e in Gran Bretagna una crisi che dura ancora,

- la Spagna con la crisi politica iniziata con le elezioni del giugno 2016 da cui è uscito l’instabile governo di Mariano Rajoy caduto nel giugno 2018.

 

(*) Cifre EUROSTAT 2016, corrette rispetto all’edizione di luglio 2018 di La Voce 59

 

A questo si aggiungono le crisi politiche del Belgio che si ripetono dal 2010, della Grecia (sotto tutela internazionale a partire dalla dimissione del governo di George Papandreu nell’autunno del 2011), dell’Austria (elezioni politiche dell’ottobre 2017 con il passaggio del Partito Popolare Austriaco all’alleanza con l’estrema destra nel governo di Sebastian Kurz) e della Turchia (un pilastro della NATO, dove si è consolidato il potere della formazione Giustizia e Sviluppo di Recep Erdogan).

Ai governi di formazioni politiche di lunga data, nei maggiori paesi della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti (CI) subentrano governi provvisori, di avventurieri o di persone di buoni propositi che hanno largheggiato con le masse popolari in promesse di porre rimedio ad aspetti del degrado generale risultato dall’attuazione del “programma comune”. Ma sono promesse che questi governi non hanno la forza di mantenere. I tentativi di  tenervi fede creano al loro stesso interno contrasti laceranti tra

- chi cerca di far leva sulle masse popolari organizzate e sull’organizzazione delle masse popolari,

- chi si allinea con gli esautorati fautori del “programma comune” esponenti del vecchio sistema politico,

- chi si getta a promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse popolari con maggiore determinazione e meno riserve dei loro vecchi padrini: di Minniti e di Berlusconi per dirla “in italiano”, di Barak Obama, dei Bush e dei Clinton per dirla “in americano”.

I nuovi governi sono governi provvisori. Non sono in grado di sfuggire alla loro provvisorietà. In ogni paese l’iniziativa economica resta ancora nelle mani dei capitalisti (e per questi ogni azienda esiste per valorizzare il capitale del suo proprietario) e neanche le persone e i gruppi dai buoni proposti si propongono e hanno la forza di sostituirla con l’iniziativa economica pubblica. In conclusione il vecchio sistema politico non è rovesciato e sostituito, ma vi si è aperta una breccia con caratteri diversi da paese e a paese. I nuovi governi sono diversi dai precedenti perché sono nati dall’insofferenza delle masse popolari verso gli effetti dell’operato di tutti i loro predecessori da quarant’anni a questa parte. Ma non sono in grado di emanciparsi dalle costrizioni del modo di produzione capitalista delle quali i loro predecessori sono stati gli esecutori. Sono, appunto per questo, governi provvisori. Ma gli eventi hanno dimostrato che per un concorso di circostanze oggi le masse popolari dei paesi imperialisti sono in grado di “disfare e fare i governi”.

Dove i comunisti devono indirizzare le masse popolari? In ogni paese imperialista chi si dice comunista deve rispondere a questa domanda e comunque, esplicitamente o con i fatti, nel bene o nel male risponderà perché la domanda è nei fatti. I veri comunisti risponderanno e compiranno la loro opera che in ogni paese è nazionale e internazionalista.

La svolta in corso nei maggiori paesi della CI coinvolge il mondo intero e si riversa nel sistema delle relazioni internazionali. Qui a grandi linee gli sviluppi principali in corso sono:

1. l’accentuazione dei contrasti tra gruppi e Stati della CI in particolare tra gli USA e gli Stati dell’UE: guerra commerciale e monetaria tra UE e USA, allargamento della NATO e corsa al riarmo, messa sotto pressione dell’UE e della Banca Centrale Europea (o si rafforzano o si sgretolano), ecc.;

2. l’accerchiamento crescente, ad opera della NATO, della Federazione Russa, un paese che dal 1989 è entrato nella terza delle tre “fasi attraversate dai primi paesi socialisti”.(2) Grazie alle eredità sociali e politiche dell’Unione Sovietica e alle grandi risorse naturali del paese, la Federazione è a livello mondiale il maggiore sostegno militare e politico per gli Stati (dall’Iran al Venezuela passando per la Siria) che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI. Ma il futuro della Federazione Russa non è solo negazione del passato sovietico e contrapposizione alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti: è la costruzione del nuovo sistema sociale di cui la vecchia società è gravida e in proposito la parola sta alle masse popolari della Federazione Russa;

3. il ruolo crescente della Repubblica Popolare Cinese come maggior concorrente commerciale, finanziario e politico della CI e in particolare degli USA la cui posizione alla testa della CI sempre più poggia principalmente sulla loro forza militare e sulla NATO. La RPC è un paese che, dopo aver rinunciato nel 1976 ad assumere il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale, è entrato ed è ancora nella seconda delle tre “fasi attraversate dai primi paesi socialisti”.(3) La RPC è a livello mondiale il maggiore sostegno economico e monetario per tutti gli Stati e i gruppi che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI. Ma vale per essa e per le masse popolari cinesi quello che abbiamo scritto sopra per la Federazione Russa;

 

2. A proposito delle fasi attraversate dai primi paesi socialisti vedasi il Manifesto Programma del (n)PCI, capitolo 1.7.3. (pagg. 87-88), reperibile anche sul sito www.nuovopci.it.

 

3. Ibidem.

 

  

4. l’opera crescente di devastazione economica e ambientale, di aggressione militare diretta o per interposti “signori della guerra” locali e di disgregazione sociale condotta da parte dei gruppi e Stati imperialisti nei paesi oppressi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, dove abita la parte maggiore dell’umanità. Decine di milioni di persone si sono riversate e si riversano nelle periferie urbane del proprio o di altri paesi, nei campi profughi e in altre zone più o meno abitate; una piccola parte cerca di raggiungere i paesi imperialisti e di crearsi una nuova vita, scontrandosi con la crescente mobilitazione reazionaria. Nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale le masse popolari dei paesi oppressi avevano “preso la parola” e mostrato quello che erano in grado di fare, la loro debolezza ma anche la loro forza. Questo indica il futuro possibile in ognuno di essi;

5. il ruolo crescente assunto dallo Stato sionista d’Israele nel sistema delle relazioni internazionali, come promotore di imprese di infiltrazione e disgregazione degli Stati che resistono alle scorrerie dei gruppi e degli Stati imperialisti della CI e di quelli che potrebbero ostacolare la colonizzazione sionista del Medio Oriente. Lo Stato sionista d’Israele è una potenza sempre più strettamente legata al complesso militare e finanziario USA, nel ruolo di agente in alcuni casi e di dirigente in altri. Il suo futuro prossimo è legato a questo ruolo. Le masse popolari della diaspora ebraica e della stessa Palestina decideranno del loro proprio futuro.

In tutti i paesi imperialisti gli esponenti della sinistra borghese dicono e pensano che “il vecchio sta morendo ma il nuovo non è nemmeno in gestazione per assenza di antagonismo politico organizzato e con finalità rivoluzionarie”.(4) Per loro la lacerazione del vecchio sistema politico dei fautori e gestori del “programma comune” è disastro e disperazione e mobilitazione reazionaria. In realtà è una situazione favorevole per avanzare nella rivoluzione socialista, ma essi, fermi nel migliore dei casi ad aspettare una rivoluzione socialista che deve prima o poi scoppiare, denigrano le masse popolari che sarebbero “non combattive”, “passive e corrotte”, “passate al fascismo”, “razziste”: implicitamente riconoscono di non essere “una forza politica organizzata con finalità rivoluzionarie”.

In realtà, la svolta che si è determinata nel sistema politico dei paesi imperialisti ha la sua fonte nell’insofferenza e nell’indignazione delle masse popolari per gli effetti dell’attuazione del “programma comune”. La borghesia imperialista non può che cercare di farvi fronte promuovendo con maggiore energia la mobilitazione reazionaria: deve ricorrere a questo e ad affini sistemi di diversione dalla mobilitazione rivoluzionaria. Non è in grado di risolvere il problema solo con la repressione o con i suoi sistemi di intossicazione delle idee e dei sentimenti. Essa “mette in moto” le masse popolari. Sta ai comunisti imparare ad approfittarne: il nuovo mondo lo costruiamo facendo leva sugli appigli che questo mondo presenta, sulla base delle sue potenzialità rivoluzionarie.

La nostra guida è il marxismo-leninismo-maoismo, che in ogni paese i comunisti devono “tradurre nella lingua locale” per realizzare, in ogni paese a suo modo, il percorso di cui oggi l’umanità è gravida. Quale questo è, Marx lo ha espresso dicendo: “Molto tempo prima di me, storiografi borghesi hanno descritto lo sviluppo storico di questa lotta delle classi ed economisti borghesi la loro anatomia economica. Ciò che io ho fatto di nuovo è stato: 1. dimostrare che l’esistenza delle classi è legata puramente a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione; 2. che la lotta delle classi conduce necessariamente alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura medesima non costituisce se non il passaggio all’abolizione di tutte le classi e a una società senza classi”.(5)

Nicola P.

4. Alessio Arena, dirigente del Fronte Popolare, uno dei frammenti nati dalla disintegrazione del PRC, in Cosa intendiamo quando parliamo di fascistizzazione della società? pubblicato il 30 giugno 2018 nella rivista online La Città Futura e ripreso il 5 luglio dal sito Internet di Proletari Comunisti .

 

5. K. Marx, Lettera a J. Weydemeyer del 5 marzo 1852 - reperibile anche in La Voce n. 58 pag. 19-21 (www.nuovopci.it).

 

Lenin spazza via re e capitalisti