La Voce 6 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno II - novembre 2000

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Ancora sulla controrivoluzione preventiva

Anche se nel PMP e altrove si sono già dette molte cose sulla controrivoluzione preventiva,(1) mi pare che sia utile fare maggiore chiarezza su alcuni punti.

1. Quando e dove la borghesia inizia a passare dalla democrazia borghese alla controrivoluzione preventiva?

Alcuni compagni spostano l’inizio della controrivoluzione preventiva al secondo dopoguerra. In questo modo, a volte senza neanche rendersene conto, si adattano alle teorie che spiegano il declino del movimento comunista che si è avuto nella seconda metà del Novecento con il sorgere della controrivoluzione preventiva. Il declino è invece dovuto al prevalere del revisionismo all’interno del movimento comunista. A sua volta il revisionismo è riuscito a prevalere perché la sinistra non è stata capace di tracciare una linea adeguata ai problemi nuovi posti dalle grandi vittorie raggiunte dal movimento comunista nella prima metà del secolo e di sormontare contemporaneamente i limiti messi in luce dalla mancata vittoria nei paesi imperialisti.

Quanto alla controrivoluzione preventiva, i fatti indicano un’altra data di inizio. La borghesia ha iniziato a passare dalla democrazia borghese alla controrivoluzione preventiva tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando il capitalismo è entrato nella fase dell’imperialismo ed è iniziata l’epoca delle rivoluzioni proletarie. Il passaggio inizia proprio nei paesi dove la democrazia borghese è più sviluppata e le masse popolari hanno conquistato nel corso della rivoluzione borghese maggiori diritti civili e politici: gli USA e l’Inghilterra.(2) I partiti comunisti (che allora si chiamavano socialdemocratici) ebbero una certa percezione del passaggio. Essa si espresse nella controversia tra revisionisti e rivoluzionari sul ruolo delle elezioni ai fini della conquista del potere e sulla combinazione del lavoro legale con il lavoro clandestino, controversia che imperversò in tutti i partiti a cavallo dell’inizio del secolo XX. Ma tra i rivoluzionari, solo i comunisti russi (i bolscevichi) trassero coerentemente le conclusioni organizzative delle loro posizioni teoriche. E non stettero ad aspettare che la borghesia li mettesse fuori legge, come qualche compagno ancora oggi suggerisce di fare.

 

1. Il Progetto di Manifesto Programma dedica un certo spazio (pag. 22-25) a illustrare il regime politico dei paesi imperialisti. Vedasi anche Ernesto V., Il ruolo storico dell’Internazionale Comunista (in La Voce n. 2) e Democrazia e socialismo in Rapporti Sociali n. 7.

Utile studiare Lenin, Il militarismo militante e la tattica antimilitarista della socialdemocrazia, agosto 1908 e Stato e rivoluzione (1917). Nel suo opuscolo L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916) per sua esplicita dichiarazione invece Lenin tratta solo le caratteristiche economiche fondamentali dell’imperialismo e non  tratta i lati non economici del problema.

Il tema della controrivoluzione preventiva è espressamente trattato anche nel n. 1 della rivista La Gaceta della Frazione Ottobre del PCE(r), El fascismo, un fenomeno universal.

 

2. Una sommaria storia del passaggio degli USA alla controrivoluzione preventiva è data nel cap. 1 (La repressione politica negli Stati Uniti) di Michael Rogin, Ronald Reagan, the Movie and Other Episodes in Political Demonology, University of California Press, 1987. L’autore è un professore borghese dell’Università di Berkeley, con i limiti culturali connessi, ma la sua opera è ricca di informazioni.

 

In Italia prima, poi in altri paesi dell’Europa centrale, in Germania e in Spagna la borghesia instaura regimi fascisti, regimi terroristici di massa proprio perché in questi paesi non ha ancora instaurato un sistema di controrivoluzione preventiva adeguato alla forza della mobilitazione rivoluzionaria delle masse.

 Il regime fascista (1922) è un prodotto nuovo e originale della borghesia imperialista italiana. Le classi dirigenti di molti paesi (Europa, America latina, Asia) lo ammirano, lo studiano e lo imitano. In tutti i paesi la borghesia e le altre classi reazionarie (che proprio in questo periodo si uniscono ad essa e in qualche modo, tramite il capitale finanziario, si fondono con essa) devono affrontare il problema di far fronte al movimento comunista tenendo conto del ruolo nuovo assunto dalle masse popolari nella società. Il capitalismo stesso ha strappato milioni di contadini e di artigiani dall’isolamento del loro lavoro individuale, li ha aggregati a milioni gomito a gomito nelle città e nelle aziende e li ha posti tutti in una condizione per molti versi comune di dipendenza dai capitalisti e dalle loro associazioni private e pubbliche. Il movimento comunista organizzato e cosciente ha fatto il resto. I vecchi modi di governare non bastano più. Nei paesi dove non è ancora abbastanza attrezzata a prevenire la mobilitazione rivoluzionaria e quindi questa si sviluppa con più forza, la borghesia ricorre ai vari regimi fascisti, regimi terroristici di massa. Le classi dirigenti dei paesi imperialisti più avanzati sono invece più preparate a prevenire, appoggiano l’instaurazione del fascismo dove è necessario ma non lo adottano nei loro paesi.

W.S. Churchill (1874-1965), che dai primi anni del Novecento era uno dei maggiori uomini politici della borghesia inglese, nel 1927 spiegava ai fascisti italiani: “Nazioni diverse hanno modi diversi di fare la stessa cosa ... Se fossi italiano, sono sicuro che sarei stato d’accordo con voi, in tutto e per tutto, contro gli appetiti e le passioni bestiali dei comunisti. In Inghilterra finora non abbiamo avuto bisogno di affrontare questo pericolo e di applicare lo stesso intervento chirurgico. Abbiamo il nostro modo di fare le cose. C’è però una cosa su cui non ho dubbi: che nella lotta contro il comunismo noi riusciremo a estirparlo.... Il vostro movimento ha reso un servizio al mondo intero.... L’Italia ha dimostrato che esiste un modo per venir a capo delle forze sovversive, un modo che porta la massa del popolo a una reale collaborazione con l’onore e gli interessi dello Stato”.

F.D. Roosevelt (1882-1945) era anche lui un ammiratore di Mussolini. Tra i suoi più stretti collaboratori, alcuni (ad esempio Rexford Tugwel, Raymond Moley, Henry Wallace) per suo incarico studiarono da vicino le realizzazioni del fascismo (creazione dell’IRI, Banca d’Italia, le corporazioni, ecc.) per mettere a punto iniziative del New Deal.

La conclusione è che noi abbiamo a disposizione tutta l’esperienza del movimento comunista dei paesi imperialisti nel Novecento come miniera a cui attingere per capire la forza e i limiti della controrivoluzione preventiva ed elaborare una linea adeguata per neutralizzarla.

2. Cosa distingue il regime di controrivoluzione preventiva dalla democrazia borghese e dal fascismo?

Il regime della controrivoluzione preventiva si distingue dalla democrazia borghese perché la borghesia abbandona la difesa dei diritti democratici e pone la “sicurezza nazionale” (cioè la stabilità e conservazione del regime) al di sopra dei diritti individuali, civili e politici. Lo Stato non si subordina più al rispetto di essi. Non c’è niente di ciò che è riconosciuto dalle leggi o dall’uso e dal costume come diritto che la borghesia rispetta se nuoce (se reputa che nuoccia) alla stabilità e conservazione del suo regime. Essa non si arresta di fronte a nessuna legge e a nessun delitto. Quindi la borghesia eredita gli strumenti di potere dei vecchi Stati che fino allora aveva denunciato e combattuto (corpi separati dalle istituzioni rappresentative, polizia segreta, apparato militare di professione, ecc.), li fa propri, li rende tutti mercenari e li trasforma gradualmente applicando ad essi sistematicamente la potenza delle tecniche e delle scienze fisiche, organizzative, sociali, psicologiche e biologiche che essa ha sviluppato in campo economico. La dottrina della sicurezza nazionale sostituisce per la borghesia la dottrina della democrazia e dei diritti civili e politici dell’individuo. Questa sostituzione esprime in campo teorico il passaggio che si opera in campo politico.

Il regime della controrivoluzione preventiva si distingue dal fascismo aperto (dominio terroristico della borghesia) perché la borghesia usa la repressione e il terrore non contro le masse popolari in generale, ma unicamente contro i rivoluzionari.

 A volte diciamo che la borghesia sta conducendo una guerra di sterminio contro le masse popolari. Questa affermazione è perfettamente vera, a condizione di intenderla in modo giusto. La borghesia oggi uccide migliaia di proletari, schiaccia migliaia (e a livello mondiale miliardi) di uomini, donne e bambini, rovina la vita di milioni di persone. Perfino una istituzione borghese come l’ONU ammette che ogni anno nel mondo 11 milioni di bambini muoiono per malattie curabili, fame, malnutrizione e stenti. Sono le vittime della borghesia imperialista. Ma essa non li uccide per mano di soldati, di poliziotti, con la repressione, con le armi, con i campi di concentramento, le camere a gas e la violenza aperta. Lo fa con le sue normali, ordinarie, “pacifiche” misure economiche. Cadono vittime dei rapporti sociali come se cadessero vittime di calamità naturali. La borghesia ti licenzia, ti aumenta il costo del riscaldamento, ti lascia solo acqua inquinata, ti lascia nella miseria, nell’ignoranza, ecc. Ti lascia come unica via di sopravvivenza un lavoro di merda, la prostituzione, la vendita di un rene, ecc. Ma tutto questo non lo impone con i suoi soldati, poliziotti e squadristi. Anzi soldati, poliziotti e squadristi a volte intervengono a reprimere o a alleviare alcune di queste cose, gli abusi. La borghesia uccide, abbrutisce e tortura migliaia e milioni di persone attraverso i rapporti economici. Ma se tu concepisci i rapporti sociali capitalisti come ovvi, naturali, i migliori possibili, eterni, allora anche queste vittime ti sembrano inevitabili, come lo sono anche le vittime dell’inquinamento, delle calamità “naturali”, degli incidenti sul lavoro, del traffico, delle epidemie, ecc. Perché effettivamente nell’ambito dei rapporti sociali capitalisti ogni conquista delle masse, ogni misura di sicurezza, ogni misura antinquinamento costituisce un costo in più, una nuova spesa generale di produzione, un aggravio che penalizza i capitalisti che la mettono in opera.

Con la controrivoluzione preventiva la borghesia cerca di usare soldati, poliziotti, squadristi e magistrati solo contro i rivoluzionari. Controllo universale e repressione selettiva e silenziosa: essere al corrente di tutto, per intervenire solo in caso di necessità e “con il bisturi” (con “interventi chirurgici”). Questo è l’obiettivo nel regime della controrivoluzione preventiva. La borghesia cerca di evitare la repressione indiscriminata e di massa. Perché presenta svantaggi politici e intralcia lo sfruttamento economico.

Con la controrivoluzione preventiva la borghesia riconosce che le masse hanno assunto un ruolo nuovo nel movimento della società, ben diverso da quando erano composte di lavoratori dispersi e isolati, ognuno alle prese con le particolarità del proprio signore. Sa di essere seduta su un barile di esplosivo. La sua attività nei confronti delle masse è improntata alla divisione in partiti e fazioni non corrispondenti agli effettivi contrasti di interessi, alla diversione delle loro passioni dai problemi reali verso futilità e immaginazioni, alla promozione di evasione dalla realtà (superstizioni, droghe, spettacoli, miti). Ha sviluppato una raffinata tecnica del potere che utilizza sistematicamente i più moderni ritrovati delle scienze biologiche e psicologiche di cui promuove allo scopo lo sviluppo su larga scala. Ha esteso su larga scala l’uso delle droghe fisiche e spirituali. Quello che la borghesia non può eliminare è l’esperienza quotidiana e capillare dello sfruttamento e dell’oppressione insiti nei rapporti sociali capitalisti.

3. Qual è il punto debole della controrivoluzione preventiva?

 La controrivoluzione preventiva è un’arma potente della borghesia ma lascia mille buchi aperti per la nostra attività. La borghesia per non provocare le masse e per sfruttarle meglio, limita l’uso degli strumenti repressivi ai rivoluzionari, alle avanguardie, ai promotori. Questo lascia spazi di manovra ai rivoluzionari che non sono di colore diverso dalle masse, che possono confondersi tra le masse. La politica rivoluzionaria allora implica una attenta e scientifica (nel senso che si impara con l’esperienza) combinazione di lavoro clandestino e di lavoro aperto. Ciò rende impossibile alla borghesia scorgere chiaramente i confini tra le masse e i comunisti, tra i clandestini e i legali. Le masse proteggono i rivoluzionari, i clandestini proteggono quelli che fanno il lavoro aperto. Da quando esiste la CP, la repressione delle FSRS legali per la borghesia pone un problema in più. Perché non ne avrebbe il vantaggio di prima (i clandestini sono fuori tiro e stabilirebbero relazioni con altri legali, non è facile per la borghesia distinguere i legali in rapporto con i clandestini da quelli che non lo sono, esistono mille gradazioni e tipi di legame) e ne avrebbe danno (aumento del prestigio dei clandestini e cattiva propaganda per la borghesia). In generale i clandestini sono un parafulmine per i legali. In più la borghesia oggi è molto divisa. Le divisioni all’interno della borghesia sono un altro limite per l’efficacia della controrivoluzione preventiva. Guardate l’episodio di Geri! Berlusconi continua a attaccare la magistratura che applica i metodi messi in uso nella lotta contro le Brigate Rosse. Nessun magistrato o poliziotto oggi ha le spalle interamente coperte.

Il rapporto tra masse e rivoluzionari e tra clandestini e legali è un rapporto oggettivo, in generale senza essere e comunque prima ancora di essere un rapporto organizzato, un accordo o un’intesa. Ovviamente i comunisti e principalmente i clandestini cercano di estendere e rendere sempre più organizzato questo rapporto. Ma esso esiste anzitutto come rapporto oggettivo. I membri del partito clandestino lavorano per il comunismo. Quindi lavorano in larga misura all’unisono con tutte le FSRS legali che lavorano per il comunismo, secondo una linea giusta. In generale anche senza bisogno di un rapporto organizzato e di dipendenza. La borghesia cosa può fare? Ha davanti a sé due strade. Una è reprimere le FSRS legali: in questo caso esse diventeranno clandestine e i clandestini avranno preparato le basi e i metodi di lavoro necessari. L’altra è tollerare l’esistenza delle FSRS legali e cercare di infiltrarle e corromperle: ma i clandestini le proteggeranno in una certa misura dall’aggressione della borghesia e tutto sommato le FSRS faranno un buon lavoro per la causa del comunismo.

Così malgrado la controrivoluzione preventiva crescono i legami dei rivoluzionari con le masse, cresce il movimento rivoluzionario delle masse. Fino a quando, persa la speranza di riuscire a beccare i rivoluzionari, a metterli sotto controllo, a eliminarli, a pescare il pesce, la borghesia imperialista opterà per la repressione di massa, per raccogliere l’acqua. Ma a quel punto le cose si saranno già sviluppate a tal punto che nemmeno raccogliere l’acqua gioverà più alla borghesia. La borghesia imperialista arriva a fare repressione di massa, fascismo aperto quando reputa di non avere altra strada. Ma allora per lei è già troppo tardi. Ma perché non lo fa prima? Perché la repressione di massa presenta per la borghesia tali inconvenienti nei rapporti con le masse e nei rapporti tra gruppi imperialisti per cui essa vi ricorre solo quando non può farne a meno.

Naturalmente questa è la tendenza generale, la legge generale, è l’andamento generale. Non esclude sbandamenti in una direzione o in un’altra. Non esclude casi particolari. Lavorare per la causa del comunismo non è un lavoro di tutto riposo. Non c’è lotta e tanto meno vittoria senza sacrificio. La borghesia ha molte armi e molti mezzi. Può colpirci duramente e farci molto male. Ma questo è una cosa. Altro è dire che la strada che noi seguiamo è avventurismo, che è una strada a fondo chiuso, che i nostri sacrifici sono inutili. In realtà la nostra strada è la strada che tiene conto realisticamente delle leggi con cui si sviluppa la società attuale.

 Questo bisogna ragionare, spiegare e rispiegare e capire sempre più praticamente, tradurre sempre meglio in criteri e misure di lavoro pratico. Senza settarismo, avendo chiaro che una cosa è l’andamento generale e una cosa i casi particolari, senza arroganza e con pazienza. Senza vivere sotto l’incubo di essere arrestati da un giorno all’altro attualmente. Sarebbe lasciarsi andare alla paura istintiva che porta a cattivi risultati. Viviamo tranquillamente. Abbiamo molte possibilità di farcela noi alla borghesia imperialista la bara. La borghesia imperialista è seduta su un barile di polvere esplosiva che sono le masse popolari che sfrutta, tormenta e tortura silenziosamente, giorno dopo giorno, con noncuranza e senza bisogno di armi, con il suo ordine sociale, per i suoi profitti. Noi invece lavoriamo per la liberazione delle masse popolari, al loro servizio: ogni loro aspirazione e ogni loro movimento è forza per noi.