La Voce 6 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno II - novembre 2000

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Appello alle FSRS

Costituire il Fronte per la ricostruzione del partito comunista che partecipi alle elezioni politiche del 2001

Tra meno di 8 mesi vi saranno in Italia nuove elezioni politiche indette e dirette dalla borghesia imperialista. I passi avanti compiuti e in corso per la costituzione del partito comunista e l’interesse della nostra causa, che ha oggi al suo centro la ricostruzione del partito comunista, impongono di partecipare alla prossima campagna elettorale col massimo delle forze che possiamo mettere in campo e di sfruttarla in grande per la ricostruzione del partito comunista.


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Impugnare con sempre più energia e creatività il compito della ricostruzione del partito comunista

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La costituzione della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano e il piano di costituzione del partito in via di attuazione, hanno posto in termini più concreti la questione della ricostruzione del partito comunista. È vero che la proposta della CP è lontano dall’essere stata digerita da tutte le FSRS. Alcune non hanno ancora osato neanche esaminarla sul serio. Ma essa è stata posta e sta facendo la sua strada in tutte le FSRS sulle gambe della sinistra di ogni FSRS, tra i lavoratori avanzati e tra i rivoluzionari prigionieri. Essa per forza di cose induce ogni FSRS a rendere il suo piano di ricostruzione più concreto e quindi più verificabile nella pratica.

Sono aumentate le FSRS che dichiarano che è indispensabile ricostruire il partito comunista, che la ricostruzione del partito comunista è il passaggio decisivo per realizzare ogni altro obiettivo. Il documento Seminare per raccogliere diffuso in agosto da una parte della defunta Confederazione Comunisti/e Autorganizzati (CCA), Laboratorio Marxista, per quanto a noi risulta è la più chiara tra le nuove manifestazioni di questa tendenza negli ultimi mesi. Ma le dichiarazioni si sono moltiplicate.


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Approfittare delle elezioni politiche indette dalla borghesia imperialista e lanciare su grande scala alla classe operaia, al proletariato e alle masse popolari l’appello a portare il proprio contributo alla ricostruzione del partito comunista

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La pubblicazione del Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano ha segnato una tappa dalla quale non si ritorna indietro. La discussione del PMP ha fatto passi avanti. A volte nonostante le apparenze. Considerate l’intervista al segretario nazionale di Iniziativa Comunista La storia la fanno i lavoratori, le tre puntate comparse su La Riscossa. Costituisce l’esposizione di una concezione organica. Va nel senso della definizione di un Manifesto Programma del partito. E c’è convergenza su molte importanti questioni. L’analisi di classe, strumento essenziale e fondamentale di ogni politica comunista che quindi ha un posto d’onore nel PMP, è diventata più presente e più concreta nella cultura di varie FSRS. Considerate ad esempio l’articolo di S. Cararo (Forum dei Comunisti) su l’ernesto n. 4-5 del ‘99 o il discorso di Michele (Milano) al Coordinamento dei lavoratori comunisti (nuova unità n. 4/2000). È ovvio che tante pagliuzze d’oro possono anche disperdersi nella ganga in cui sono ancora immerse. Ma proprio la preparazione del Manifesto Programma del partito contrasta questa dispersione perché ha messo in moto il processo contrario alla dispersione: il processo di raccolta e di collegamento di quanto c’è di positivo in ogni FSRS (vedi La Voce n. 4, Anche gli Innominati devono partecipare all’elaborazione del programma del nuovo partito comunista). È il risvolto sul piano teorico della separazione del positivo dal negativo per l’unità del positivo.

L’Operazione 19 Ottobre, la resistenza che i CARC hanno opposta ad essa, la solidarietà che hanno raccolto tra le FSRS, tra le masse popolari e tra i rivoluzionari prigionieri e l’imbarazzo in cui di conseguenza si sono trovate le forze della repressione che l’avevano scatenata contando sul fuggi fuggi generale, hanno rafforzato il processo di ricostruzione del partito comunista sotto vari aspetti. Il successo ottenuto dai CARC non è patrimonio solo dei CARC: è un patrimonio per tutti quelli che lavorano per la ricostruzione del partito comunista. Abbiamo superato una prova sotto gli occhi di tutti e ora siamo più forti e più lavoratori avanzati conoscono qualcosa della lotta che conduciamo.

Questa maggiore maturazione mette i protagonisti e i fautori della ricostruzione del partito comunista nelle condizioni di fare delle elezioni del 2001 uno strumento per legare un numero più grande di lavoratori avanzati e di elementi avanzati delle masse popolari (donne e giovani in primo luogo) al lavoro di ricostruzione del partito e per seminare il terreno per le future raccolte delle forze che la loro azione, congiunta con il procedere della crisi della società borghese, certamente produrrà.

La campagna elettorale è il modo che la situazione ci offre per elevare la coscienza politica delle forze che possiamo mobilitare, per vedere quali possiamo mobilitare e per creare su quel terreno (che è ancora il terreno su cui sta il 65% delle masse popolari) le condizioni migliori per la realizzazione del nostro compito.

1. Mobiliteremo a condurre la campagna elettorale tutti quelli che già sono in qualche modo convinti della necessità della ricostruzione del partito e non sono affetti da estremismo di sinistra o da snobismo da setta e da élite o da opportunismo mascherato da estremismo o da deviazione militarista.

2. Con essi porteremo un messaggio positivo e antisfiducia in una cerchia più ampia di quella a cui arriviamo attualmente e rafforzeremo la modificazione positiva in corso tra le FSRS: la mobilitazione della sinistra.

3. Raccoglieremo il voto, la sottoscrizione, una qualche forma di appoggio da quelli che sono già disponibili alla nostra propaganda (e l’esito delle elezioni passate dimostra che una parte delle masse popolari sta perdendo le sue illusioni nei riformisti e in tutto il regime) e stabiliremo una qualche forma di legame (pratico o per il momento anche solo ideale) con essi.

Il nostro campo (le masse popolari, compresa la classe operaia e anche la parte politicamente più attiva degli operai avanzati) è oggi profondamente impregnato di sfiducia nel comunismo e di sfiducia nelle proprie forze. È combattuto perché è chiaro che le cose peggiorano e non si vede dove andranno a parare, ma ha sfiducia in se stesso e una parte guarda addirittura a destra. Secondo un sondaggio pubblicato da Rassegna Sindacale il 40% dei membri dello SPI (CGIL) Lombardia vota per il blocco di destra. Ciò conferma quanto già si sapeva dei rapporti tra gli iscritti alla FIOM del bresciano e la Lega. L’alta percentuale di voto operaio alla Lega è reale. Gli approcci di Berlusconi ai sindacati di regime sono evidenti. Ora il nostro compito di ricostruzione è profondamente intralciato dalla sfiducia degli operai in se stessi. Dobbiamo usare tutti i mezzi per combatterla, per ridurla, per superarla, per infondere fiducia. Per infondere fiducia non basta averla, bisogna anche mostrarla apertamente, in ogni modo e in ogni circostanza. Sarà un lavoro complesso e lungo. Ma le elezioni, la campagna elettorale possono servire molto in questo campo. Quelli che hanno fiducia nel comunismo, quelli che hanno un bilancio giusto (scientifico, fondato sull’analisi dei fatti e quindi positivo) del movimento comunista, quelli che vedono che il comunismo è il futuro necessario dell’attuale società, quelli che vedono che la cronaca di ogni giorno conferma che il socialismo è l’unico sbocco della crisi attuale favorevole alle masse popolari: tutti questi non devono perdere occasione per proclamarlo e per spiegarlo, per porsi come punto di riferimento, orientamento e aggregazione, per alzare la rossa bandiera del comunismo. Le elezioni ci permettono di arrivare a una cerchia più vasta di quella a cui attualmente arriviamo, di esporre i nostri obiettivi nel modo più convincente ed esauriente di cui oggi siamo capaci, adattando la spiegazione e il modo al pubblico con cui riusciamo a parlare. E costringono ognuno di noi a migliorare. Bisogna con il massimo di forza possibile dire chiaramente 1. che il socialismo è l’unica via di salvezza per le masse popolari; 2. che il socialismo è possibile; 3. che per instaurare il socialismo occorre anzitutto ricostruire il partito comunista; 4. che occorre un partito comunista che lotta per le Dieci misure immediate per l’instaurazione del socialismo indicate in La Voce n. 5.

Le Dieci misure immediate sono indispensabili. Sono il minimo da cui incomincerà un nuovo corso. Prima di quelle noi non promettiamo nulla. Ogni promessa di miglioramento stabile e duraturo senza quelle Dieci misure è demagogia e imbroglio, o illusione e ingenuità. Prima di aver raggiunto quel risultato minimo (punto di partenza del socialismo) indicato nelle Dieci misure, noi non promettiamo nulla, ma chiediamo di fare due cose:

1. raccogliere, educare e accumulare forze nella lotta per realizzare quelle Dieci misure (e quindi in primo luogo per la costituzione del partito comunista);

2. appoggiare ogni lotta rivendicativa e ogni lotta di difesa delle masse popolari contro la borghesia imperialista facendo di ognuna di esse una scuola di comunismo.

Ecco cosa diciamo a chi ci chiede “cosa si può fare ora e subito, in attesa che ci sia il socialismo”. Questo che noi diciamo, le masse lo possono fare e noi con loro.

Bisogna proclamare quelle quattro cose e dimostrarle con tutti i mille argomenti che l’esperienza presente e quella storica fornisce, attingendo ad entrambe. Bisogna dire tutto questo con la massima forza e sulla scala maggiore possibile. Bisogna dirlo in italiano e più all’italiana possibile. Abbiamo sottomano mille esempi e ragionamenti con cui illustrare e dimostrare a ogni tipo di pubblico quei quattro punti. La cronaca e la storia ne offrono migliaia: quelli di noi che hanno strumenti e tempo devono prenderli e darli anche agli altri.

Il procedere della seconda crisi generale del capitalismo ha già sconvolto profondamente e su grande scala l’ordine esistente. I cinque anni di governi di Centro-Sinistra hanno dimostrato a masse più ampie di lavoratori che non hanno nulla di buono da attendersi neanche dalla sinistra borghese. I governi della sinistra borghese hanno distrutto o incrinato le illusioni di milioni di lavoratori. Questi speravano che la sinistra borghese li salvasse dalla crisi del capitalismo e dal dilagare della barbarie capitalista. Ma l’opera dei governi della sinistra borghese è stata tale che milioni di lavoratori l’hanno abbandonata, benché essa avesse e abbia l’appoggio dei vecchi sindacati e delle altre organizzazioni di categoria, benché si presentasse e si presenti come la continuatrice delle migliori tradizioni popolari. Ma non sono solo i partiti del Centro-Sinistra a perdere voti. Anche il blocco di destra perde voti a ogni elezione. Siccome ne perde di meno del blocco della sinistra borghese, maschera la perdita di consensi con l’aumento della percentuale dei voti espressi. La TV e i giornali possono ignorare i fatti spiacevoli e non farli conoscere, ma i fatti restano. Il distacco disgustato delle masse dal regime attuale è sempre più vasto e profondo. La crescita dell’astensione alle elezioni esprime in modo incontrovertibile questo distacco. Persino il crescere del numero e delle attività di gruppi fascisti, di gruppi nazisti e di associazioni criminali conferma che il vecchio ordine è in via di disfacimento.

Con ciò, senza volerlo, la borghesia ha creato condizioni più favorevoli alla ricostruzione del partito comunista e alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse. Parallelamente è cresciuta anche la responsabilità di tutti quelli che si dicono e si credono comunisti, che vogliono essere comunisti. Essi devono presentare alle masse dei lavoratori una proposta di lotta per un obiettivo realistico e positivo e una prospettiva di costruzione e di progresso. È questa l’unica via realistica per prevenire e combattere la demoralizzazione, il qualunquismo, l’abbrutimento e lo sbandamento verso il fascismo, la criminalità e la mobilitazione reazionaria che sorgono anch’essi dal disfacimento del vecchio ordine.

Noi comunisti verremmo meno ai nostri compiti, ci dimostreremmo indegni del nostro nome se non approfittassimo degli elementi favorevoli che la situazione presenta e non facessimo fronte ai compiti particolari cui ci chiama.

A noi infatti non basta mescolarci al crescente disordine prodotto dalla crisi generale del capitalismo, promuoverlo come un gruppo tra gli altri, fare la nostra parte alimentando il fuoco che ha intaccato il vecchio edifico, appiccare il fuoco in punti non ancora intaccati. Tutto questo è giusto, è necessario e sta già avvenendo. Ma il nostro vero compito è far prevalere in questo generale disordine la direzione della classe operaia. Trasformare il disordine e l’indignazione generali delle masse in una guerra diretta a un fine ben preciso: porre fine al dominio della borghesia imperialista, al suo modo di produzione e agli ordinamenti che su di esso si basano e instaurare un regime socialista.


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La guerra popolare rivoluzionaria si compone in generale di tre fasi.

Una prima fase di difensiva strategica: durante questa fase il compito principale è la raccolta, la formazione e l’accumulazione delle forze rivoluzionarie.

Una seconda fase di equilibrio strategico tra le forze rivoluzionarie e le forze della borghesia imperialista.

Una terza fase di offensiva strategica: in questa fase il compito principale delle forze rivoluzionarie è l’eliminazione delle forze della borghesia imperialista fino alla conquista completa del potere.

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Questa è l’unica vera politica rivoluzionaria. Questa politica solo le larghe masse possono attuarla. Ma non occorre alcuna dimostrazione del fatto che oggi la partecipazione delle masse alla politica rivoluzionaria è molto ridotta. Tanto è grande il disfacimento del regime attuale, altrettanto grande la confusione e generale la mancanza di un orientamento egemone. Proprio per questo noi dobbiamo partecipare alle prossime elezioni indette e dirette dalla borghesia imperialista. Per motivi suoi la borghesia richiama con la potenza dei mezzi del suo potere l’attenzione delle masse sui problemi politici. Nonostante l’aumento delle astensioni, alle elezioni oggi partecipa ancora più del 65% delle masse popolari; quindi le elezioni restano un momento importante di mobilitazione dell’attenzione delle masse attorno ai problemi politici, al problema di chi deve governare il paese e di come lo deve governare; restano un momento importante di intossicazione ma anche di chiarificazione delle coscienze delle masse popolari, di corruzione ma anche di educazione politica delle masse popolari, in particolare degli elementi politicamente più attivi delle masse. Noi comunisti dobbiamo approfittare per il nostro lavoro di questa mobilitazione politica di massa, come approfittiamo delle altre mobilitazioni di massa indette dalla borghesia, dai suoi partiti e dai suoi sindacati. Le nostre forze sono piccole e quindi tanto più dobbiamo approfittare dell’effervescenza creata dalla borghesia per dire alle masse che sia la destra che la sinistra borghese porteranno avanti l’eliminazione delle conquiste e favoriranno il dilagare della barbarie capitalista in ogni angolo della società; per indicare alle masse che vi è una soluzione ai loro veri problemi e che questa soluzione è il comunismo; per dire alle masse che questa soluzione esse e solo esse possono attuarla; per chiamarle a contribuire alla ricostruzione del partito comunista. In particolare dobbiamo portare il nostro appello a contribuire alla ricostruzione del partito ai proletari che lavorano nelle medie e grandi aziende private e pubbliche. Molti di essi lavorano ancora con un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, nell’ambito dello Statuto dei Lavoratori e della legislazione del lavoro conquistata nel passato. Essi sono il bersaglio della borghesia imperialista e del suo governo. Lo saranno ancora di più nei prossimi mesi, quale che sia il governo che uscirà dalle elezioni. Oggi essi sono anche l’argine maggiore contro l’ulteriore dilagare della barbarie capitalista nell’intera società. Essi hanno una ricca tradizione ed esperienza di organizzazione e di lotta politica e possono svolgere un ruolo importante nella ricostruzione del partito comunista. La prossima campagna elettorale li riguarda da vicino e commetteremmo un imperdonabile errore se non mobilitassimo tutte le nostre forze per portare proprio ad essi, approfittando del momento favorevole delle elezioni, l’appello a contribuire alla ricostruzione del partito comunista, anche se le adesioni nell’immediato saranno scarse. Ma il mondo continuerà a girare anche dopo le elezioni.

Le masse popolari, e solo loro, possono attuare la politica rivoluzionaria che porrà fine alla seconda crisi generale del capitalismo, ma possono fare ciò solo con la direzione del partito comunista. La costruzione del partito è opera di un numero per forza di cose limitato di persone e di organismi. Siamo decisamente contro ogni concezione che fa dipendere la costituzione del partito dalla mobilitazione rivoluzionaria delle masse che è compito del partito promuovere o dalla fiducia delle masse che è compito del partito conquistare. Ma i comunisti non cadono dal cielo né nascono dalla terra. Escono dalla classe operaia, dal proletariato, dalle masse popolari; la loro concezione è nutrita dall’esperienza delle masse popolari; la loro volontà è sorretta dalle aspirazioni delle masse popolari; le risorse necessarie per il loro lavoro vengono dalle masse popolari. È alla classe operaia, al proletariato e alle masse popolari quindi che noi comunisti dobbiamo rivolgerci per raccogliere le forze già oggi disponibili per la nostra opera.

La borghesia imperialista deve far scegliere alle masse quali gruppi faranno la parte del leone nella ripartizione del bottino dello sfruttamento. Benché le nostre forze attuali siano deboli, noi possiamo usare le elezioni indette dalla borghesia per raccogliere maggiori forze per la nostra causa, per legare più fortemente ed educare le forze già in qualche misura acquisite alla nostra causa, per far giungere il nostro messaggio molto più in là dei confini attuali della nostra influenza.

Le prossime elezioni politiche ci offrono la possibilità di parlare a masse più vaste di quelle che abbiamo raggiunto finora, di far conoscere ad esse che vi è una via di uscita dal marasma in cui la borghesia ha condotto e ogni giorno più affonda le masse popolari, di indicare a ogni lavoratore, ogni donna e ogni giovane che, anche se lui per la borghesia è un esubero, invece per la causa del comunismo e delle masse popolari può dare un contributo prezioso, di esporre le nostre ragioni, di raccogliere le forze già oggi disponibili per la nostra causa e di seminare il terreno per le future raccolte.

Le prossime elezioni ci offrono la possibilità di mobilitare ed educare in una vasta campagna di propaganda e di reclutamento le forze oggi già in qualche misura da noi influenzate.

Le prossime elezioni ci offrono la possibilità di distinguerci nettamente dalla destra, dalla sinistra borghese e dai riformisti (PRC) che l’appoggiano. Dobbiamo combattere le residue illusioni nella borghesia imperialista che si esprimono nelle parole d’ordine “non disperdere voti” e “un voto contro la destra”. Ma soprattutto dobbiamo rivolgerci a ogni lavoratore, donna e giovane delle masse popolari che ha già perso le sue illusioni nella destra e nella sinistra borghese e in generale nella borghesia imperialista e indicargli come può contribuire a costruire un futuro di benessere, di pace e di giustizia. Dobbiamo parlare sicuri che anche chi non ha ancora perso completamente le illusioni, le perderà domani o dopodomani.

Questi sono risultati che possiamo ottenere partecipando alle prossime elezioni. Ed è per questo che dobbiamo partecipare con tutte le nostre forze e nel modo a noi più favorevole. Questi risultati li possiamo ottenere molto meglio e in misura più abbondante dove riusciamo ad essere presenti con nostre liste piuttosto che limitarci a condurre semplicemente una campagna di propaganda. L’astensione mobilita enormemente meno e non favorisce la nostra campagna quanto la presentazione di nostre liste. Dovunque ne abbiamo le forze, dovunque riusciamo a raccogliere le forze necessarie dobbiamo quindi presentare nostre liste elettorali.

Per questo le FSRS devono in occasione delle prossime elezioni politiche raccogliere e valorizzare su grande scala la proposta avanzata nel ‘99 dai compagni di Iniziativa Comunista (Appello contro la frantumazione nella lotta per la ricostruzione del partito comunista) e costituire un Fronte per la ricostruzione del partito comunista che presenti proprie liste in ogni circoscrizione elettorale in cui ha la forza necessaria e conduca la campagna elettorale all’insegna della parola d’ordine “ricostruire il partito comunista”, per raccogliere collaborazioni, sottoscrizioni, consensi e voti alle proprie liste e diffondere la nostra parola d’ordine anche più in là di quelli che la raccoglieranno subito e che già nelle prossime elezioni si schiereranno con noi.


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Il piano in due punti per la costituzione

del partito proposto dalla CP


1. Elaborare il Manifesto Programma a partire dal Progetto pubblicato dalla Segreteria nazionale dei CARC.

2. Costituire comitati clandestini del partito che invieranno i loro delegati al congresso di fondazione che approverà il Manifesto Programma del partito e il suo statuto ed eleggerà il suo Comitato Centrale che a sua volta ristrutturerà dall’alto in basso i comitati di partito.

L’elaborazione del Manifesto Programma è un aspetto molto importante del nostro processo di costruzione. Essa crea tra i membri delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS), tra i lavoratori avanzati e tra i rivoluzionari prigionieri che vi partecipano una “opinione pubblica di partito” e l’abitudine alla discussione responsabile, franca e pubblica su cui si fonda l’unità organizzativa. In sostanza saranno membri del partito quei compagni che 1. parteciperanno alla preparazione del Manifesto Programma del partito, 2. entreranno a far parte dei comitati clandestini del partito,

3. sosterranno la preparazione del congresso di fondazione.

Il carattere clandestino del partito è una discriminante, noi la chiamiamo la “settima discriminante” (La Voce n. 1 pag. 17 e segg.). La clandestinità è condizione essenziale per l’autonomia ideologica, politica e organizzativa del partito dalla borghesia, benché il partito intenda sfruttare ai fini dell’accumulazione delle forze rivoluzionarie tutte le possibilità offerte dal lavoro aperto tra le masse, svolto da proprie organizzazioni e dalle FSRS. Il carattere clandestino del partito è un insegnamento tratto dalla esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e dall’analisi del movimento politico delle società imperialiste.

Questo è il piano di costruzione che secondo noi va realizzato. Finora nessuno ha contrapposto un altro piano di costruzione del partito né ha fatto una critica aperta e articolata di questo piano. Gli errori e i limiti in un’attività di questo genere sono inevitabili. Siamo grati a chi ce li indica e li correggeremo man mano che vengono alla luce: ciò rafforza il lavoro di costruzione.

La ricostruzione del partito è un cantiere dove si svolgono molte attività differenti. Esse mirano a raccogliere e a mobilitare tutte le forze oggi disponibili e a far confluire la loro attività alla realizzazione dei due obiettivi.

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Presentare liste del Fronte ci permette di chiedere a ogni lavoratore che non ha più illusioni nella destra e nella sinistra borghesi e in generale nella borghesia imperialista di contribuire a rendere più forte il nostro appello alla ricostruzione del partito comunista, di condurre la campagna elettorale con noi, di usare il suo voto per mandare un messaggio di fiducia a tutti i lavoratori: cioè di fare per la causa del comunismo quello che è possibile fare con queste elezioni.

Il giorno dopo le elezioni, continueremo, anche con le nuove forze raccolte nella campagna elettorale, il lavoro che stiamo conducendo e che risponde alle necessità della classe operaia, del proletariato e delle masse popolari.

Per chi ha una concezione parlamentarista, la campagna elettorale finisce con l’elezione dei parlamentari. Poi la palla passa al parlamento e conta solo il numero dei parlamentari eletti. Inizia la spartizione del bottino secondo il numero di parlamentari. Inizia il lavoro alle spalle e sulle spalle delle masse popolari. Ma noi non siamo parlamentaristi. La vita continua anche dopo le elezioni, per le masse popolari e per noi, indipendentemente da quello che succede in parlamento. Il giorno dopo le elezioni chiunque ci ha sentito parlare, si troverà alle prese con fatti che confermeranno le parole che ha sentito da noi. La precarietà, l’insicurezza, l’emarginazione, la guerra, l’insolenza, la crudeltà e l’arroganza dei ricchi e della ricchezza, la prostituzione, la pornografia, la corruzione e tutto il resto della barbarie capitalista continueranno come prima. Woityla, Fazio, Amato, Rutelli, Bertinotti, Berlusconi, Fini e tutta la compagnia promettono tutto quello che credono utile per attirare consensi, ma non cambiano il corso delle cose. A questo punto, chiunque ci ha sentito saprà che noi abbiamo ragione e conoscerà anche il nostro indirizzo. E se è vitale, se ha volontà e spina dorsale, se non è ancora abbrutito e spezzato, se non è ancora corrotto dal cinismo dell’arrampicatore sociale e del crumiro o dall’indifferenza a tutto dell’impotente o dal panico che fa mettere la testa sotto la sabbia e rifugiarsi nell’evasione, prima o poi ci verrà a trovare. Perché tutti quelli che hanno avuto molti voti non faranno niente che vada bene a lui. E quindi lui rivaluterà quelli che non hanno avuto voti, a cui lui per primo non ha dato il suo voto, ma che gli hanno detto cose giuste, vere, che i fatti dimostrano innegabilmente vere e che instancabilmente e coraggiosamente lavorano per realizzarle. Che non gli hanno promesso niente, ma gli hanno detto che lui unendosi agli altri è in grado di deviare questa società (e in essa anche la sua vita) dalla rotta rovinosa su cui questo regime la mantiene.

Alle FSRS convinte che la ricostruzione del partito comunista è il principale nostro compito in questa fase e il primo e preliminare passo da compiere per procedere verso la mobilitazione rivoluzionaria delle masse, ai lavoratori avanzati e agli altri elementi avanzati delle masse popolari, ai rivoluzionari prigionieri noi chiediamo di mobilitare le loro forze e risorse e gettarle nelle prossime elezioni politiche; di farsi promotori, presentatori e candidati delle liste del Fronte per la ricostruzione del partito comunista; di partecipare attivamente alla campagna elettorale in modo da fare delle prossime elezioni politiche indette e dirette dalla borghesia imperialista per consacrare il suo nuovo governo di sfruttatori, uno strumento per la ricostruzione del partito comunista.