La Voce 61 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - marzo 2019

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Un’esperienza di reclutamento al Partito

Lettera alla redazione di La Voce


ho studiato con attenzione La Voce 60 e per farlo l’ho divisa in tre parti.

1. La prima (pagine 1-19) mi è servita per approfondire la storia del movimento comunista e alcuni aspetti che riguardano l’assimilazione del materialismo dialettico come metodo per la conoscenza e per la trasformazione della realtà. [se il compagno avesse indicato quali approfondimenti e quali aspetti, la sua lettera sarebbe ancora più feconda per i lettori, ndr]

2. La seconda parte (pagine 20-49) è stata preziosa per approfondire l'analisi della fase politica in cui operiamo per allargare la breccia aperta dalle masse popolari con il voto del 4 marzo 2018. [idem come sopra, ndr]

3. La terza parte (pagine 50-72) è stata utile per approfondire il dibattito, nel CdP di cui sono membro, sui passi fatti fin qui nel nostro lavoro e definire con più chiarezza quelli da fare dei prossimi mesi.

La lettera di Guido B. (pagine 51-54) mi ha colpito. Mi è servita (e mi ha stimolato) a riflettere su un’esperienza di reclutamento che ho fatto negli ultimi otto mesi e che è giunta alla candidatura del nuovo contatto, una compagna.

Come dice Guido B., in questa fase storica, per raccogliere forze bisogna “conquistare gli individui uno a uno” e tener conto che l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria, l’intossicazione promossa dal regime di controrivoluzione preventiva e la debolezza delle nostre forze richiedono spesso un lavoro lungo e articolato per arrivare a reclutare un compagno nel Partito clandestino. Nella raccolta delle forze, non dobbiamo mettere al centro noi stessi e quello che noi vorremmo, ma il soggetto su cui interveniamo, con la sua concezione del mondo, la sua mentalità e la sua personalità, con la sua storia e con il suo percorso specifico di crescita e sviluppo. Per conquistarlo dobbiamo capirlo nel profondo e partire da come è (questo è il materialismo) per definire una linea di intervento e, quindi, una linea per il suo sviluppo (trasformazione) in comunista (questa è la dialettica).

Capire nel profondo i compagni” è l’aspetto su cui sto ponendo particolare attenzione nel mio percorso di RIM, è il passo che devo consolidare, è la lotta tra il vecchio (quello che vorrebbe raggiungere i risultati senza troppo preoccuparsi di curare e formare il singolo compagno) e il nuovo. Lo stimolo a diventare un comunista che impara a curare e formare nel profondo i compagni, l’ho trovato anche in Da galeotto a generale (pag. 65), l’autobiografia di Alessandro Vaia, comandante delle Brigate Internazionali nella Guerra di Spagna (1936-1939). Ne cito un pezzo per rendere l’idea: “Legati il più strettamente possibile a tutti i tuoi garibaldini. Ciò ti darà la possibilità di conoscerli uno per uno, e quindi di avere una giusta e opportuna parola per tutti. Ogni individuo ha il suo modo particolare di vedere, ha i suoi particolari bisogni, ha le sue piccole manie, ha qualche virtù ma difficilmente è senza difetti. Conoscerli bene significa migliorare il migliorabile; puoi correggere, puoi evitare cose spiacevoli, puoi fare degli eroi. Ma bisogna saper giungere a tempo, e bisogna comprendere, saper leggere nel cuore le passioni e i tormenti di tutti. Non curato, male considerato, l’uomo che oggi ha compiuto un magnifico atto di eroismo, domani commette un atto di vigliaccheria. Quando la lotta è lunga e dura, queste contraddizioni sono... nell’ordine naturale delle cose... Non essere mai burocratico né meccanico e non temere di essere sempre profondamente umano soprattutto quando si tratta della pelle del tuo prossimo. Sii spietato con i traditori ma procura di comprendere i deboli. Comprenderli perché abbiano a diventare forti”.

Le parole di Vaia mi hanno colpito perché spiegano, con semplicità, cosa significa costruire un nuovo rapporto con i compagni: un rapporto che mira alla cura e alla formazione di donne e uomini nuovi.

Detto questo, riporto gli aspetti principali dell’esperienza di reclutamento che ho fatto fino alla candidatura della compagna. Per alcuni aspetti, assomiglia a quella di Guido B. ma presenta anche alcuni aspetti particolari che vorrei far conoscere tramite la rubrica “Consolidamento e rafforzamento del (nuovo) PCI”.

 

Due classi, due vie, due linee

Mobilitare, organizzare e guidare i lavoratori a farla finita con i capitalisti e instaurare il socialismo - noi comunisti facciamo la storia alla testa delle masse popolari: questo è il nostro compito!


Antagonista del movimento comunista è la borghesia imperialista. Anch’essa può fare la storia, inevitabilmente lacerata dai contrasti tra gruppi imperialisti, perché ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale.

In mezzo ci stanno quelli che contemplano, analizzano, deplorano, consigliano, piagnucolano e commentano: gli intellettuali della sinistra borghese.

Ecco, parole di Karl Rove (2004) collaboratore di G.W. Bush, come la borghesia vede, e a ragione, questi intellettuali della sinistra borghese:

Noi siamo un impero e quando agiamo creiamo la nostra realtà; così, mentre voi studiate quella realtà - con tutto l'equilibrio di cui siete capaci - noi agiamo di nuovo, creando altre nuove realtà che voi potete anche studiare, ed è così che le cose si gestiscono: noi siamo i protagonisti della storia... e a voi, a tutti voi, sarà solamente consentito di studiare ciò che noi facciamo”.


(da Paolo Selmi, Riportando tutto a casa - Appunti per un rinnovato assalto al cielo, parte prima, appendice a Nuove Resistenti n. 696 del 10.01.2019)

 


La lettera di candidatura del nuovo contatto è il frutto del lavoro collettivo del mio CdP e del confronto con il fiduciario CC di zona. Senza la discussione con il fiduciario sarei spesso andato fuori strada: avrei vissuto con antagonismo i passi avanti che la compagna non faceva tanto rapidamente quanto io pensavo poteva fare; quindi avrei “bruciato” le tappe rischiando così di non raggiungere l’obiettivo. In altre occasioni non avrei tenuto conto di aspetti di mentalità e personalità della compagna e sarei intervenuto su alcune questioni personali con superficialità. [se il compagno avesse indicato quali passi, quali aspetti, quali questioni la sua lettera sarebbe ancora più feconda, ndr]

Un insegnamento che traggo è che non bisogna mai risparmiarsi nel confronto con il collettivo di appartenenza e con i dirigenti. È sempre bene porre domande, dubbi, questioni al collettivo senza paura di essere giudicati.

Per arrivare all’obiettivo della lettera di candidatura ho “accompagnato” il contatto in alcune esperienze di propaganda del materiale del (n)PCI. Dopo ogni esperienza di propaganda (affissioni, scritte, ecc.) ho fatto ragionare la compagna su alcuni aspetti. [e questa volta l’autore dice quali aspetti: molto bene, ndr]


1. Come non far “cadere nel vuoto” le operazioni di propaganda: abbiamo definito insieme i passi per raccogliere le reazioni degli operai che lavorano nella fabbrica intorno alla quale avevamo fatto scritte murali. Ogni operazione di propaganda, anche piccola, è un’operazione di guerra: accresce la fiducia delle masse in se stesse e nel Partito, incute timore nei nostri nemici. Mi sono quindi concentrato soprattutto sulla concatenazione: un esempio, l’ultima affissione sui muri della fabbrica l’abbiamo fatta una settimana prima che un nostro compagno andasse a fare volantinaggio con un’organizzazione pubblica in modo che raccogliesse le reazioni dei compagni dell’organizzazione pubblica con cui ha fatto il volantinaggio e quelle degli operai che uscivano dallo stabilimento.

2. Educazione alla vigilanza: sono stato attento a far notare alla compagna che ogni operazione di propaganda che mettevamo in atto serviva anche a migliorare la conoscenza del territorio in cui operavamo (eventuali telecamere di cui non eravamo a conoscenza, orari delle squadre dei vigilantes, fare attenzione a non lasciare impronte sulle locandine, indossare vestiti diversi dal solito ma non essere nemmeno estremamente coperti in modo da non suscitare sospetti).

3. Ho sempre cercato di far capire alla compagna che le operazioni di collaborazione con il Partito che faceva non erano un lavoro che toglieva tempo alle attività delle organizzazioni pubbliche in cui opera, ma che anzi le migliorava.

4. Ho letto e discusso con il contatto la rubrica “Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito Comunista Italiano” da La Voce n. 55 a La Voce n. 60 (lavoro che però devo riprendere per andare più a fondo nell’assimilazione e uso del contenuto).

Oltre a questo lavoro, negli otto mesi di intervento, ho trattato due nodi che rallentavano il percorso della compagna.

Il primo era la sua difficoltà a tenere insieme quello che in generale aveva fissato come “cosa giusta” e la sua attività ordinaria (per esempio era d’accordo sulla necessità di dotarsi di un piano settimanale di lavoro, ma poi non lo faceva). Il secondo è la tendenza alla personalizzazione dei dirigenti come “figure-guida” da cui però poi diventava dipendente e ciò comportava (e ancora in parte comporta) che senza “la spinta” dei dirigenti rallentava la sua attività ordinaria.

[Ancora una volta, la lettera sarebbe più feconda se il compagno avesse indicato come ha trattato i due nodi, ndr]

Ora la lettera di candidatura apre una nuova fase del rapporto con il contatto. Discuterò il piano di candidatura nel mio CdP e poi lo presenterò al contatto.

Avanti nella costruzione delle rete del nuovo potere!

Avanti con la raccolta delle forze!

Prospero