La Voce 62 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - luglio 2019

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Tre questioni sui Comitati di Partito

Procede il lavoro di consolidamento e rafforzamento del (n)PCI. Nel condurre questo lavoro attingiamo alla scienza elaborata da Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao Tse-tung (il marxismo-leninismo-maoismo), ma l’applichiamo nella realizzazione di un’opera inedita nella storia dell’umanità: instaurare il socialismo in un paese imperialista. Man mano che avanziamo nella sperimentazione emergono nuove questioni da analizzare, da comprendere, da imparare a trattare, nuovi problemi da superare e anche nuove possibilità di sviluppo da imparare a vedere, capire e valorizzare. Inoltre spesso ci si pone la necessità di riprendere questioni che sono state già sintetizzate dal partito e innestarle nella nuova situazione perché, ad esempio, la composizione dei membri del partito è cambiata, ci sono nuovi compagni e quindi è opportuno rendere oggetto di formazione aspetti già affrontati in passato, tenendo ovviamente conto anche degli sviluppi che ci sono stati nel frattempo (accelerazione della crisi generale, cambiamento del nostro piano tattico o del piano di consolidamento e rafforzamento del partito).

In questo articolo trattiamo tre aspetti:

1. dialettica tra la costruzione di organizzazioni operaie in aziende capitaliste (OO) e di organizzazioni popolari in aziende pubbliche (OP) e la costruzione di Comitati di Partito (CdP) in aziende capitaliste e in aziende pubbliche (distinzione e combinazione delle due attività),

2. dialettica tra lavoro pubblico e lavoro clandestino nella costruzione del partito,

3. dialettica tra lavoro di formazione ideologica e attività esterna nella raccolta delle forze e, anche, nella formazione dei quadri.

Come emerge, sono tre contraddizioni, tre coppie di opposti (costruzione OO/OP-CdP di azienda, lavoro pubblico-lavoro clandestino, lavoro interno-lavoro esterno).

Il primo dei tre aspetti è un campo in cui dobbiamo sviluppare l’esperienza poiché la costruzione di CdP di azienda è ancora uno dei “muri da sfondare” nella costruzione del Partito. L’esperienza accumulata in questi anni dalla Carovana del (n)PCI nel Lavoro Operaio e nel lavoro per la creazione di OO-OP, costituisce un bagaglio da cui attingere anche per la costruzione dei CdP di azienda: grazie a quello che abbiamo capito rispetto 1. a cosa sono le OO-OP, ai diversi tipi di OO-OP, a come costruirle, 2. a quello che le OO-OP devono fare, è infatti più facile capire cosa il CdP di azienda deve fare per creare e orientare OO-OP e, inoltre, cosa il CdP deve fare senza passare tramite la OO-OP (contro il principio “tutto attraverso il fronte”).

Il secondo e il terzo aspetto attengono invece a questioni già fissate da tempo dal Partito ma che è opportuno riprendere, non dare per scontate, rendere oggetto di formazione dei quadri e candidati (in particolare rispetto ai nuovi compagni). Inoltre, bisogna tener conto che la definizione dei quattro campi di lavoro esterno del (n)PCI (1) richiederà, man mano che svilupperemo l’esperienza, una messa a punto e un aggiornamento anche rispetto a questi due aspetti.


1. I quattro campi del lavoro esterno del Partito e Nel quarto campo del lavoro esterno del Partito (La Voce 59)



1. Dialettica tra Comitati di Partito di azienda e OO-OP

Il CdP di azienda è la struttura del Partito composta da membri del (n)PCI, uniti dalla concezione comunista del mondo: esso è l’occhio e la mano del Partito nell’azienda per attingere informazioni e risorse e dirige (orienta) gli operai o i lavoratori dell’azienda in funzione del nostro piano strategico (socialismo) e del nostro piano tattico (Governo di Blocco Popolare). Il CdP attinge dal Centro del Partito e a sua volta alimenta il Centro con la sua esperienza e le risorse che attinge dall’ambiente in cui opera.

Le OO di aziende capitaliste e le OP di aziende pubbliche sono invece aggregazioni sulla base del buon senso comune di operai o lavoratori avanzati; per lo più lo spunto per la loro nascita è costituito dalla necessità di far fronte ad un problema specifico: lo smantellamento dell’azienda, il miglioramento delle condizioni di sicurezza, o altro problema sul quale i dipendenti dell’azienda sono mobilitabili.

Il CdP di azienda deve orientare la OO o OP affinché contribuisca con la sua azione alla creazione delle condizioni per il GBP, deve portarla ad agire (passo dopo passo) da nuova autorità pubblica e deve reclutare nel CdP i suoi elementi migliori.

Nell’articolo di questo numero della rivista Domande al (n)PCI sulla clandestinità, capitolo 4 Comitati di Partito clandestini e OO-OP, abbiamo fissato alcuni aspetti di orientamento su questo punto, che è bene riprendere: il CdP di azienda “1. è in collegamento sistematico con il Partito e assicura la direzione e l’orientamento giovandosi anche della scienza, delle relazioni e delle risorse di tutto il Partito; 2. dà continuità all’azione della struttura pubblica [OO-OP] e assicura la sua esistenza, nel senso che promuove la solidarietà (servendosi anche dei legami e delle risorse di tutto il Partito) con ogni lavoratore che opera apertamente e che viene attaccato dal padrone; 3. potenzia e rinnova la struttura pubblica [OO-OP], nel senso che fa in modo che non sia mai un solo operaio a esporsi, ma che ci sia un gruppo di lavoratori capaci di manovrare tra gli altri operai e il resto delle masse popolari e anche negli organismi di massa (anche in quelli diretti dalla borghesia e dal clero come le ACLI, la CISL e altri: la struttura clandestina può avere la massima flessibilità tattica proprio perché il legame col Partito la rende salda nella strategia ed è clandestina)”.

Qui aggiungiamo alcuni aspetti, entrando più in dettaglio e rispondendo ad alcune delle domande ricorrenti tra i nostri compagni e simpatizzanti. Per facilitarci le cose ragioniamo pensando a un’azienda capitalista o un’azienda pubblica da 100 lavoratori in su, strutturata in diversi reparti e con un indotto.

1. “In un’azienda dobbiamo creare prima la OO-OP e poi il CdP o il contrario?”.

Questa domanda è corrente, ma implica confusione tra i ruoli e la natura dei due organismi. Il CdP è l’agente del Partito nell’azienda, il suo obiettivo è quello del Partito (instaurare il socialismo in Italia). Esso recluta sulla base dell’adesione a questo obiettivo. Membro del CdP può essere anche un elemento della direzione dell’azienda, nostro agente in campo nemico. L’OO-OP invece è un organo del collettivo dei proletari che lavorano nell’azienda e il suo compito è mobilitare e organizzare i proletari perché, facendo fronte ai propri problemi, concorrano alla costruzione del nuovo potere. Nella pratica se in un’azienda esistono entrambi, vi è una relazione tra di due organismi. Da qui il contenuto positivo di una domanda che implica una concezione sbagliata del CdP e del Partito. Qual è la relazione tra i due organismi, nella nascita e nell’attività? Ci sono diverse possibilità.

- In alcuni casi la nascita di un CdP di azienda sarà successiva a quella della OO-OP perché uno o due membri della OO-OP, grazie all’intervento di reclutamento che il (n)PCI ha fatto su di loro attraverso un CdP territoriale, decideranno di costruire un CdP di azienda.

- In altri casi sarà il CdP di azienda a decidere di lavorare per creare una OO-OP nell’azienda, organizzando e mobilitando gli operai avanzati in essa presenti.

- In altri casi l’azione del CdP territoriale sull’azienda (fatta combinando lavoro pubblico e lavoro clandestino) porterà alla costruzione di una OO-OP all’interno di essa e, successivamente, il CdP territoriale recluterà uno o due membri della OO-OP portandoli a creare un CdP di azienda.

Il concetto di fondo, quindi, non è da quale punto parte nell’azienda la costruzione del nuovo potere delle masse popolari organizzate (dal CdP o dalla OO-OP): l’aspetto centrale è che avvenga la costruzione del nuovo potere.

2. “Tutti i membri del CdP di azienda devono far parte della OO-OP?”.

Assolutamente no! È anzi preferibile che i membri del CdP non facciano tutti parte della OO-OP, in modo da rendere più articolata la loro attività e più complicata la loro individuazione e, quindi, garantire la continuità della direzione da parte del partito della lotta di classe che avviene nell’azienda.

Il CdP può orientare la OO-OP in vari modi:

- inserendo uno dei suoi membri nella OO-OP (o, se è stato il CdP a promuovere la nascita della OO-OP, continuando a far operare in essa il suo membro che si è messo alla testa della creazione della OO-OP),

- attraverso interventi nelle assemblee di azienda fatti da membri del CdP come “semplici lavoratori” (i quali, quindi, non fanno parte della OO-OP),

- attraverso azioni di propaganda del CdP, ossia con volantini del CdP diffusi clandestinamente in azienda, locandine del CdP affisse fuori dall’azienda in luoghi ben visibili ai lavoratori, comunicati del CdP inviati agli indirizzi email o facebook degli operai dell’azienda, ecc.

3. “Come opera un CdP di azienda?”.

Facciamo alcuni esempi:

- il CdP può essere composto da proletari che lavorano in diversi reparti e, quindi, un aspetto della sua azione sarà anche quello di favorire, senza far capire al nemico chi “tesse la rete”, l’informazione tra i diversi reparti (ad esempio con volantini informativi del (n)PCI, diffusi clandestinamente, che trattano quello che avviene in tutta l’azienda, reparto per reparto, superando le barriere alla comunicazione tra reparti poste dal padrone), il collegamento e l’unità di azione tra i diversi reparti, promuovere la nascita di OO-OP in ogni reparto;

- il CdP può essere composto anche da impiegati (o addirittura da dirigenti) che essendo negli uffici possono conoscere in anticipo, con le dovute manovre, cosa “bolle in pentola” (i piani dei dirigenti di azienda) e quindi fornire elementi utili al CdP per orientare la OO-OP: ovviamente gli impiegati in questione non devono fare lavoro pubblico nella OO-OP, possono anzi “mascherarsi” come se fossero contro i lavoratori;

- il CdP può essere composto da lavoratori dell’azienda e lavoratori dell’indotto e quindi un aspetto della sua azione sarà quella di favorire il collegamento tra i lavoratori di questi due ambiti;

- i membri del CdP possono essere attivi in diversi sindacati, anche in sindacati filo-padronali per intervenire sugli operai che questi sindacati organizzano e conoscere le mosse di questi sindacati;

- il padrone e i dirigenti non sono in grado di censurare il CdP, imbavagliarlo con l’obbligo di fedeltà all’azienda: nei suoi volantini, nelle sue locandine, nei suoi comunicati il CdP può parlare liberamente e indirizzare gli operai, può denunciare gli imbrogli fatti dal padrone (ad es. può rendere noto che il padrone sta facendo un falso in bilancio, a cui se gli operai non intervengono tempestivamente seguirà la chiusura dell’azienda), i capi-reparto che vessano i lavoratori, gli spioni, ecc.

4. “Cosa fa il CdP di azienda se nell’azienda ci sono più OO-OP?”

Il CdP interviene su tutte le OO-OP presenti nell’azienda con i suoi membri, con compagni che orienta oppure con la linea di massa, orientando e rafforzando la sinistra presente nelle OO-OP (il CdP “suona il pianoforte con dieci dita”). Inoltre, il CdP deve usare abilmente l’emulazione tra le diverse OO-OP: ossia deve mettere in risalto (ad esempio attraverso i suoi volantini, locandine e comunicati) le esperienze positive delle diverse OO-OP e, anche, avvalersi al meglio della OO-OP su cui il CdP ha maggiore influenza (perché è nata su spinta del CdP oppure per altri motivi) per esercitare la “direzione indiretta” sulle altre OO-OP e, quindi, orientare il fronte comune contro il padrone.

L’azione del CdP deve essere, nell’azienda, per molti versi come quella che svolge il partito comunista all’interno di un fronte di forze unito da un comune obiettivo: il partito non deve subordinare la sua azione al benestare delle altre forze del fronte comune (assolutamente mai adottare il principio “tutto attraverso il consenso e l’azione del fronte”) ma mantenere la sua autonomia ideologica e organizzativa; allo stesso tempo deve manovrare per spingere le altre forze del fronte a muoversi, innanzitutto facendo leva sulla loro sinistra interna e sulla mobilitazione dei lavoratori (operare per “metterne dieci contro uno”).

5. “Il CdP di azienda interviene solo nell’azienda?”.

Il CdP si avvale del supporto del Partito. In caso ad esempio di “morte lenta” dell’azienda, il CdP di azienda si avvale del CdP di livello superiore (ad esempio del CdP cittadino) per far conoscere in altre aziende cosa sta avvenendo in quella dove opera il CdP di azienda, chiama gli operai delle altre aziende ad essere solidali, mobilita le organizzazioni popolari che influenza (attraverso la “maschera” del lavoro pubblico) e con cui ha legami in solidarietà con gli operai di questa azienda, ecc. La struttura del partito in sostanza favorisce, sostiene e promuove il legame tra gli operai dell’azienda e il territorio in cui è inserita.

Sintetizzando le risposte alle 5 domande: il CdP di azienda orienta la OO (o la OP), che a sua volta organizza e mobilita un vasto numero di operai; allo stesso tempo, raccoglie nuove forze per il partito. Nel fare questo, opera con tutti i vantaggi che la natura clandestina del partito offre rispetto a quella di un partito pubblico (ad esempio infiltrarsi in tutti gli ambienti), i cui membri sono facilmente individuabili dal nemico e dai suoi scagnozzi e la cui azione di orientamento (ad esempio la propaganda) è sottoposta alle limitazioni e ritorsioni degli apparati repressivi dello Stato borghese.

Il CdP è un “generale invisibile” che tesse la rete del nuovo potere sotto il naso del padrone e passo dopo passo lo circonda e isola nell’azienda, rendendo gli operai la forza organizzata che realmente dirige nell’unità produttiva e rende questa un punto di riferimento per la lotta di classe nella zona in cui è inserita.


2. Sulla combinazione tra lavoro pubblico e lavoro clandestino nella costruzione del partito

Un membro del (n)PCI che opera come infiltrato in campo nemico ci ha scritto: “Sono frustrato perché sto facendo solo lavoro pubblico e non lavoro clandestino, mi sto appiattendo sul lavoro pubblico e mi sembra di non combinare nulla nella costruzione di un CdP (…)”. La risposta data dal Centro è utile anche per altri membri e candidati del (n)PCI che non operano in campo nemico, ma vivono a loro volta la problematica della combinazione tra lavoro pubblico e lavoro clandestino e, più esattamente, di fare il lavoro pubblico in funzione degli obiettivi del lavoro clandestino.

“Quanto al lavoro che hai in corso, allo ‘appiattirsi sul lavoro pubblico’, la questione che ti inquieta, devi renderti conto e tenere presente che tu agisci in un contesto oggettivamente difficile. Devi portare le persone, farle concorrere a un’impresa (la Guerra Popolare Rivoluzionaria) di cui non puoi parlare con loro apertamente; farli contribuire (dare il loro concorso, concorrere) all’opera di un Partito che non puoi indicare apertamente.

Ma di fatto lo stai facendo. Perché porti ogni singola persona con cui lavori a capire il corso delle cose in modo più aderente al punto di vista del proletariato rivoluzionario, più vicino alla concezione comunista del mondo e all’analisi che il Partito fa del corso delle cose; porti ogni persona con cui lavori a unirsi e a organizzarsi con altri (di fatto a costituire un’organizzazione popolare); raccogli informazioni che centralizzi e di cui il Partito fa buon uso per sviluppare la sua opera; fai arrivare la propaganda del Partito (dandoci gli indirizzi email) a persone e in ambienti in cui senza te non arriverebbe; e potrei continuare. In sintesi, fai tante attività pubbliche, apparentemente sconnesse tra loro ma che in realtà nelle nostre mani concorrono a comporre un’opera clandestina (cioè di cui noi soli abbiamo coscienza). Quello che ti è difficile e che ancora ti manca (per cui ti pare di ‘appiattirti sul lavoro pubblico’), è avere uno, due, tre compagni con cui studiare, condividere, concordare e condurre insieme, progettare insieme questi lavori e tra cui suddividerne l’esecuzione.

Non devi confondere la copertura (la “maschera”) che usi per fare lavoro pubblico con la sostanza del lavoro che stai facendo, confondere la forma con il contenuto. Se vedi la sostanza del lavoro che stai facendo, vedrai che attraverso il tuo lavoro pubblico, fatto sotto la direzione del partito clandestino, stai “tessendo la rete” di relazioni che porteranno, presto o tardi, anche a costruire il CdP di base, oltre che tessere già la rete del nuovo potere. Non ti stai quindi sciogliendo nel lavoro pubblico ma stai usando il lavoro pubblico da membro del Partito clandestino, per arrivare a costruire il CdP clandestino e per allargare ed elevare la rete del nuovo potere.

Ci sono due vie per costruire il CdP.

Una è che prima o poi qualcuno dei tuoi contatti sarà maturato al punto giusto per cui potrai dirgli che c’è un organismo, il (n)PCI, che dice cose utili, che espone meglio quello che anche lui già pensa, che tu hai letto questo e quello nel sito del Partito e che anche a lui farebbe bene studiarlo. Quindi, ancora senza scoprirti (senza dirgli che sei membro del (n)PCI), inizierai di fatto a legarlo al Partito.

La seconda è che prima o poi avremo trovato noi qualcuno della tua zona da reclutare e lo combineremo con te.

Quindi avanza sereno nel lavoro che stai facendo. Abbi fiducia, la nostra causa avanza”.


3. Sull’importanza di unire teoria e pratica nella raccolta delle forze

Nel trattare questo aspetto utilizziamo gli estratti di una lettera inviata da un candidato del (n)PCI alla Redazione di La Voce, che fissa bene l’orientamento da seguire partendo dal bilancio dell’esperienza. “Cari compagni, vi scrivo per trattare alcuni insegnamenti che ho tratto attraverso l’intervento svolto con la ‘maschera’ su un compagno, per arrivare a reclutarlo al (n)PCI. Essi riguardano un aspetto principale: la necessità di unire la formazione ideologica con l’esperienza pratica nell’intervenire sugli elementi avanzati per legarli maggiormente a noi e arrivare, con i migliori, al reclutamento.

Nel corso di quest’anno con il compagno il dibattito ideologico ha avuto un importante sviluppo. Ogni mese abbiamo svolto sessioni di studio collettivo dei comunicati del (n)PCI (…) Nonostante questo ricco confronto, non riuscivo però a portare il compagno a fare “un passo in più”, a unire alla teoria la pratica intesa come collaborazione al (n)PCI. Nonostante tutte le discussioni, lui non si proponeva mai per fare delle azioni di propaganda.(2) Per cercare di “smuovere le acque” durante le nostre sessioni di studio insistevo sulla giustezza del partito clandestino. Analizzando le cose con il Centro, ho capito però che stavo sbagliando: per far compiere al compagno passi in avanti dovevo proporgli di fare assieme un’azione di propaganda del (n)PCI, ad esempio con la motivazione “io condivido la linea del (n)PCI, voglio contribuire a farlo conoscere alle masse popolari, mi dai una mano?”. Non dovevo, quindi, limitarmi allo studio e attendere che fosse lui a prendere l’iniziativa (…) Se infatti da un lato con lo studio suscitavo nel compagno interesse e gli trasmettevo delle nozioni che non aveva, dall’altro rendevo la nostra opera un qualcosa di astratto (…) In sostanza puntavo a convincerlo della giustezza della clandestinità, senza fargli fare anche esperienze di lavoro clandestino, attraverso cui iniziare a “toccare con mano” la clandestinità, iniziare a sperimentarsi, ecc. (…) Il compagno ha risposto subito positivamente alla mia proposta, anche un po’ sorprendendomi: è stato entusiasta dell’esperienza di propaganda fatta e, inoltre, questa esperienza ha reso le nostre discussioni teoriche più ricche, perché più connesse con l’intervento nella lotta di classe che offre mille e nuovi spunti di riflessione e di attività da svolgere (…) L’aver rotto con i miei indugi ed essere passato alla promozione di azioni di propaganda murale è servito ad entrambi: per lui è stata un’occasione per sperimentarsi in una cosa che non aveva mai fatto e per comprendere più concretamente cosa fa un partito clandestino; per me è stata un’esperienza per iniziare a mettere mano alla mia tendenza a “voler convincere” le persone della giustezza della nostra concezione, anziché unire teoria e pratica, formazione ed esperienza pratiche (scuola di comunismo). Inoltre mi è servita per iniziare a mettere mano anche all’insicurezza che avevo a causa della scarsa esperienza che ho nel campo della propaganda clandestina.


2. Le forme di collaborazione con il (n)PCI sono numerose, non si riducono alla propaganda murale. Quindici sono indicate sul nostro sito, nella pagina Quindici modi per collaborare con il (n)PCI.


L’insegnamento che tiro è che il ruolo del quadro è fondamentale per lo sviluppo del legame organizzativo, perché è il quadro che promuove questo processo. L’attività pratica fa crescere il compagno che puntiamo a reclutare e, inoltre, serve anche per capire meglio il compagno (ad esempio se ha dei timori, della paure che lo frenano rispetto al partito clandestino e che quindi è opportuno trattare con lui, per aiutarlo a superarle). Se ci limitiamo allo studio della teoria, aumentano le possibilità di “prendere cantonate” nell’analisi di chi abbiamo davanti e abbiamo meno strumenti per favorire la sua evoluzione (il “concreto di pensiero” che ci facciamo di lui, poggia su meno elementi).

Come dicevo su, la mia scarsa esperienza nella propaganda clandestina era per me un freno. La clandestinità del (n)PCI oltre ad essere una concezione e uno stile di vita, è anche una tecnica:(3) quest’ultima è un campo di formazione imprescindibile sia per i collaboratori che (innanzitutto) per gli stessi candidati e membri. Il lavoro clandestino necessita di criteri, metodi e strumenti ben precisi per essere svolto. Necessita di norme di sicurezza. Se un quadro non ha esperienza su come fare la propaganda murale, ad esempio, non deve esitare a chiedere indicazioni di dettaglio, anche di natura tecnica, al Centro o al fiduciario che lo segue. Non bisogna esitare a farlo, per il timore di sembrare “inadeguati”, “goffi”, “ingenui”. Probabilmente se io lo avessi fatto prima, sarei “passato all’azione” prima, con tutti i benefici che ne derivano per la nostra opera.


3. Sul tema consiglio l’articolo Raccolta selezionata di articoli sulla tecnica del lavoro clandestino, in La Voce 60.


Partire da quanto già codificato e dalle indicazioni del Centro consente di condurre con maggiore semplicità e serenità le operazioni di propaganda: non bisogna scadere nella sottovalutazione dei rischi che presenta l’azione clandestina e delle misure di sicurezza necessarie, ma nemmeno ingigantire le cose come se il nemico fosse onnipotente e onnipresente. Inoltre se si è alle prime armi, la cosa migliore è partire da azioni di propaganda semplici, che hanno l’obiettivo di farci acquisire disinvoltura nello svolgere l’azione (ad esempio fare una scritta in una zona con poco passaggio di persone e quindi con poca visibilità, ma che in compenso ci permette di “imparare a muoverci”). Se il quadro assume questo approccio costruttivo, infonde fiducia ed è di esempio anche per il compagno su cui interviene al fine di reclutarlo. Inoltre insegna anche a lui la tecnica del lavoro clandestino: forma un nuovo quadro! (…)”.

Franco S.