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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - novembre 2019

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La Voce 63 del (nuovo)Partito comunista italiano - anno XXI novembre 2019

 

Il secondo governo Conte e il nostro lavoro verso le masse popolari

Il Partito comunista scuola di comunismo e fucina di capi

 

“Se come voi dite fosse solo una questione di capi ...” scriveva Giacinto Menotti Serrati, dirigente del PSI nella sua lettera aperta a Lenin del 16 dicembre 1920. Ma erano proprio i capi che mancavano al proletariato e alle masse popolari italiane nel dicembre 1920 per venire a capo della corte dei Savoia e di quella dei Papi e instaurare il socialismo. Nella rivoluzione che instaura il socialismo capi non significa filantropi amici del popolo, né intellettuali colti e volenterosi, né persone che lanciano ordini a destra e a sinistra. Significa persone che sanno quali iniziative particolari e generali bisogna prendere per avanzare, che sono abbastanza legati a quelli che le devono e possono compiere (le parti avanzate e organizzate delle masse popolari e attraverso queste al grosso delle masse popolari) e abbastanza autorevoli perché le loro indicazioni siano seguite. Proprio i capi mancavano nel Biennio Rosso (1919-1920) e la storia l’- ha dimostrato. I capi nella rivoluzione socialista sono i membri del Partito comunista. Alludendo al costruttore del nuovo Stato trattato da Niccolò Machiavelli,(1) “il moderno principe è il Partito comunista” scriverà anni più tardi Antonio Gramsci, chiuso nelle carceri fasciste e condannato a morirvi.

La borghesia e il clero escludono le masse popolari dall’imparare l’arte di organizzare e dirigere. Le masse popolari hanno bisogno di capi, ma capi degli operai e delle masse popolari non si nasce né lo si diventa spontaneamente. Lo si diventa alla scuola del Partito da cui essi sono formati nella pratica della rivoluzione socialista in corso e nell’assimilazione e applicazione del marxismo-leninismo-maoismo.(2)

 

1. Niccolò Machiavelli (1469-1527) con la sua attività politica e nella sua opera Il Principe si occupò della costruzione in Italia di uno Stato unitario ad opera di uno dei principi della famiglia dei Medici, nell’epoca in cui gli Stati nazionali stavano formandosi in altri paesi europei sulle ceneri del Sacro Romano Impero.

 

2. La scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la storia correntemente la chiamiamo marxismo dal nome di Carlo Marx che nella prima parte del secolo XIX l’ha fondata. La chiamiamo marxismo-leninismo-maoismo quando vogliamo sottolineare che è una scienza in continuo sviluppo e indicare lo stadio più avanzato che essa ha raggiunto.

 

La crisi del sistema capitalista e delle sue istituzioni dilaga in ogni campo: nel campo economico, nel campo ambientale, nel campo della coesione sociale, nel campo culturale. Il dominio che la specie umana ha raggiunto sul resto della natura è immenso, ma, proprio perché il sistema sociale resta ancora basato sul modo di produzione capitalista, le attuali forze di produzione dell’umanità sono strumenti di distruzione, di miseria e di abbrutimento. Il malcontento, l’insofferenza, la ribellione delle masse popolari contro questo sistema sono sempre più diffusi e profondi. Ben a ragione esse rifiutano l’ordine costituito e non hanno fiducia negli esponenti aperti e dichiarati della classe dominante. Solo i demagoghi riscuotono qualche credito: Matteo Salvini nel nostro paese e Donald Trump negli USA sono casi esemplari. Noi comunisti giustamente ci poniamo come eredi e continuatori della scienza delle attività con le quali le masse fanno la storia che la prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) ha confermato e dell’esperienza che essa ha sedimentato nelle masse popolari. Quelli che aspirano a cambiare il corso delle cose ma prescindono da questa eredità, sono condannati all’insuccesso. Inevitabilmente però noi oggi soffriamo della sfiducia nel movimento comunista cosciente e organizzato che l’esaurimento della prima ondata ha provocato tra gli operai e il resto delle masse popolari e soprattutto soffriamo della sfiducia in se stessi e della confusione che ancora dominano tra quelli che comunque si dicono comunisti.

 La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato sulla base del consolidamento e rafforzamento del Partito è il passaggio indispensabile per costruire il futuro. Realizzarlo è il nostro compito.

Due sono le componenti fondamentali del movimento generale con il quale facciamo fronte al corso catastrofico delle cose che la borghesia imperialista e il suo clero impongono alle masse popolari del nostro paese da quando quarant’anni fa (in uno dei passi all’indietro che si verificano in ogni grande marcia - come fu ad esempio nel secolo XIX la Restaurazione dopo la caduta di Napoleone e il Congresso di Vienna) hanno ripreso la direzione del corso delle cose:

- la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato,

- lo sviluppo del movimento di massa contro gli effetti immediati della crisi, in primo luogo la lotta per la sovranità nazionale sull’apparato produttivo del paese e la lotta per porre fine al disastro ambientale.

La prima componente è costituita dal consolidamento e rafforzamento del Partito comunista e dalla raccolta delle forze attorno ad esso. Questa componente impersona direttamente il fine del movimento in corso: l’instaurazione del socialismo, la conquista del potere. È il movimento che parte dall’alto: dalla concezione comunista del mondo, cioè dal marxismo, dalla sua assimilazione e dalla sua traduzione in linee particolari e in operazioni concrete.

La seconda componente è il mezzo per arrivare al fine: è costituita principalmente dalla creazione di organismi in ogni luogo in cui per il funzionamento del loro sistema sociale le classi dominanti stesse (la borghesia e il clero cattolico) aggregano le masse popolari, quindi le aziende capitaliste, le aziende ancora pubbliche che producono beni e le istituzioni pubbliche produttrici di servizi (in primo luogo scuole e ospedali). Qui partiamo dalla resistenza spontanea che le masse popolari oppongono agli effetti della crisi del capitalismo e dal senso comune nelle sue mille varianti e portiamo le masse a percorrere un processo di lotta che ne eleva la coscienza e fa dei loro organismi (organismi operai e popolari - OO e OP) le nuove autorità pubbliche.

È alla luce di questo movimento generale che dobbiamo e possiamo comprendere il senso reale della caduta del governo

M5S-Lega e della costituzione del governo M5S-PD (LeU e Italia Viva) e definire le mosse che dobbiamo fare e far fare per sfruttare le opportunità che il cambio di governo offre all’avanzamento della rivoluzione socialista che è compito di noi comunisti promuovere.

Chi cerca di definire il significato del cambio di governo prescindendo da questo contesto storico in cui esso obiettivamente si colloca, si perde in opinioni e impressioni che, assunte come guida della propria azione, lo portano all’impotenza e alla dispersione delle forze.

 

Con il cambio di governo si è allargata la breccia che con il voto del 4 marzo 2018 le masse popolari hanno aperto nel sistema politico italiano, cioè nella Repubblica Pontificia assoggettata alla NATO e all’Unione Europea.

A prima vista questa affermazione sembra smentita dall’entrata nel governo Conte 2 del PD, il partito che era uno dei due poli delle Larghe Intese che da quarant’anni a questa parte compongono i governi che hanno applicato in Italia il “programma comune della borghesia imperialista”. Ma se consideriamo i vari elementi della realtà più a fondo e nella loro combinazione e contraddizione (cioè da materialisti dialettici), troviamo che con il cambio di governo è cresciuta la disgregazione dei due poli delle Larghe Intese. Il polo PD si è anche ufficialmente già scisso in due parti, il PD di Nicola Zingaretti dove le frazioni si moltiplicano e il partito di Matteo Renzi (Italia Viva). Nel polo Berlusconi si è ulteriormente rafforzata la Lega di Matteo Salvini (che ha il motivo del suo successo elettorale nelle promesse e nelle prospettive di sovranità nazionale che fa balenare agli occhi delle masse popolari), cosa che mette in difficoltà non solo NATO e UE ma anche la malavita organizzata e i grandi gruppi imperialisti che da circa trent’anni avevano in Berlusconi il proprio portavoce politico.

Il M5S è messo a dura prova dal contrasto tra l’aspirazione a cambiare l’Italia che era in positivo il collante dei suoi  membri e la gestione delle cose che il governo Conte 2 è costretto a fare. Questa si differenzia da quella del governo Conte 1 (nato all’insegna della discontinuità e del cambiamento) per la rimessa in auge del “programma comune della borghesia imperialista” impersonato dall’UE, combinata con la distribuzione di contentini vari, qua e là, a singoli gruppi e istituzioni. Sono accantonati:

- la garanzia a ogni cittadino di condizioni dignitose di vita che il governo Conte 1 faceva credere di avere avviato con il Reddito di Cittadinanza;

- il ripristino della giusta causa nei licenziamenti - art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (abolizione del Jobs Act) a cui il governo Conte 1 alludeva con il Decreto Dignità;

- l’abolizione della Legge Fornero a cui il governo Conte 1 ha dato un piccolo colpo con Quota 100, mentre il Conte 2 esita tra abolirla e lasciarla decadere alla scadenza (2021) prevista dal provvedimento del Conte 1;

- le velleità nel campo della tutela dell’ambiente e del territorio (grandi opere, grandi eventi, concessione in appalto delle autostrade e di altre grandi infrastrutture: le iniziative di cui era diventato personaggio simbolo Danilo Toninelli escluso dal Conte 2);

- la riforma dell’apparato militare e repressivo, FFAA e FdO, di cui era diventata personaggio simbolo Elisabetta Trenta (anch’essa esclusa dal Conte 2) con la sua azione a proposito del caso Cucchi e di altri delitti delle FdO, delle vittime dell’uranio impoverito e dell’inquinamento prodotto dalle basi militari, dei sindacati nelle FFAA e nelle FdO;

- l’attenuazione dell’immunità e impunità per i ricchi, immunità e impunità di cui Berlusconi è la personificazione: abolizione della prescrizione, carcere per grandi evasori, ecc.;

- l’arresto dell’attacco a quel che resta del servizio sanitario nazionale, della pubblica istruzione, dei servizi pubblici;

- l’attenuazione dell’asservimento all’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea (minibot, ecc.).

È certo che il M5S sarebbe incappato in difficoltà analoghe anche stando al governo con la Lega. Buona parte delle misure immediate del suo programma sono utopistiche, campate in aria. Altre sono incompatibili con un sistema sociale dominato da “quelli che hanno i soldi” (proprietà privata delle aziende e Debito Pubblico). Tanto meno poteva realizzarle governando con un partito come la Lega che era stato parte integrante del polo Berlusconi delle Larghe Intese, che continuava a governare regioni e comuni con gli esponenti del polo Berlusconi (Attilio Fontana e Gioacchino Caianiello sono solo una delle tante combriccole della Lega) e che doveva accaparrarsi il favore della malavita organizzata e di quei gruppi imperialisti che da quasi trent’anni hanno in Berlusconi il loro portavoce politico.

 

La breccia aperta nel 2018 è manifestazione in campo politico della crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale.(3) L’impossibilità per le classi dominanti di continuare a governare come hanno finora governato è una caratteristica della situazione rivoluzionaria che tutta la storia della lotta tra le classi conferma.

 

3. Per approfondimenti a proposito della sovrapproduzione assoluta di capitale, rimandiamo i lettori all’Avviso ai naviganti 8 - 21.03.2012 La seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, www.nuovopci.it/dfa/avvnav08.html

 

In tutti i paesi imperialisti gli eventi interni e le loro relazioni con i paesi oppressi confermano la crisi del sistema politico con il quale i gruppi imperialisti hanno ripreso in mano la direzione del mondo a seguito dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). Gli Stati borghesi non crollano, il corso catastrofico delle cose non ha fine di per se stesso. Neanche la crisi ambientale ha un limite definito. È lo sviluppo del movimento comunista che vi porrà fine. Sbagliano quelli (come i dirigenti di Rete dei Comunisti: vedasi il documento del 3 ottobre di convocazione della Conferenza del 26 ottobre a Roma su Dazi, monete e competizione globale. Lo stallo degli imperialismi) che affermano che “i paesi imperialisti vecchi e nuovi sono in una condizione di crisi e di stallo  strategico” e che “su quali scenari e quadranti potrà rompersi questo stallo non è semplice individuarlo”. È il movimento comunista cosciente e organizzato che deciderà come e quando avrà termine l’attuale corso catastrofico delle cose. La nostra è l’epoca della rivoluzione socialista, non del dominio della borghesia. Il sopravvento che la borghesia imperialista ha preso a seguito dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria è del tutto provvisorio, precario, temporaneo. La rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato vi porrà fine: è l’opera che i disfattisti non osano neanche considerare. Da qui sorge una discriminante importante tra quelli che oggi si dichiarano e considerano comunisti.

1. Da una parte quelli che concepiscono il loro compito come raccogliere forze nell’illusione di creare un partito grande e forte come lo era diventato il PCI, in attesa di quando scoppierà una rivolta generale delle masse popolari onde essere pronti ad approfittarne per instaurare il socialismo. Le vicende della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) hanno confermato la critica che già Engels aveva fatto di questa concezione della forma della rivoluzione socialista che lui stesso e Marx avevano mutuato dall’esperienza della rivoluzione borghese, principalmente dall’esperienza in Francia. Questa concezione è rimasta tuttavia la concezione di gran lunga predominante nei partiti dei paesi imperialisti della II Internazionale (1889-1914 e gli anni successivi fin quando uno alla volta hanno apertamente rinnegato l’obiettivo dell’instaurazione del socialismo) e dell’Internazionale Comunista (le cui tappe fondamentali sono gli anni 1919- 1943-1956-1976).

Anche per questo l’esperienza del vecchio PCI è illuminante. 2. Dall’altra parte noi che concepiamo il nostro compito come mobilitare forze a costruire un nuovo potere che cresce in seno alla società borghese in contrasto con il potere della borghesia imperialista e del clero fino a raggiungere una forza sufficiente a soppiantarlo. Secondo questa concezione la rivoluzione avanza e vince grazie alla raccolta e crescita delle forze rivoluzionarie con alla testa il Partito comunista, grazie a quel movimento che il Partito promuove e che abbiamo chiamato (vedi Manifesto Programma del (n)PCI, capitolo 3.3) guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata (GPRdiLD).

Di questa contraddizione a proposito della forma della rivoluzione socialista ci siamo occupati più volte nella letteratura del Partito e ce ne occupiamo anche in vari articoli di questo numero di La Voce.

 

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Per i membri del partito comunista la nostra è l’epoca della rivoluzione socialista: noi quindi siamo tesi a capire cosa fare per farla avanzare e portarla alla vittoria. La sinistra borghese invece la considera l’epoca dell’imbarbarimento del capitalismo e del disfacimento della società e della distruzione del mondo ad opera degli uomini, grazie alla grandi forze produttive e al dominio sulla natura che essi hanno acquisito. La sinistra borghese cerca di capire dove la borghesia ci porterà e sospira che “su quali scenari e quadranti potrà rompersi questo stallo strategico degli imperialismi non è semplice individuarlo” (Rete dei Comunisti, documento del 3 ottobre che indice la Conferenza del 26 ottobre a Roma su Dazi, monete e composizione globale. Lo stallo degli Imperialismi, riedizione del Forum nazionale Il vecchio muore ma il nuovo non può nascere di dicembre 2016 - a proposito del quale rimandiamo all’Avviso ai naviganti 66 - 15 dicembre 2016 (http://www.nuovopci.it/dfa/ avvnav66/avvnav66.html).

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La concezione della rivoluzione socialista come guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che termina con l’instaurazione del socialismo è uno di sei principali apporti del maoismo al patrimonio teorico del movimento comunista (La Voce 41). Proprio il bilancio della prima ondata della rivoluzione socialista ci ha portato alla conclusione che la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti ha per sua natura la forma di una GPRdiLD (Manifesto Programma,  cap. 3.3) e che l’incomprensione di questo è alla radice dell’impotenza rivoluzionaria mostrata dai partiti comunisti nel secolo scorso nonostante i grandi sconvolgimenti ripetutamente attraversati dai paesi imperialisti e in particolare anche dal nostro paese: Biennio Rosso 1919-1920, Resistenza 1943-1945, Autunno Caldo e gli anni ’70 con i Consigli di Fabbrica e la Lotta Armata. I partiti che si erano preparati a cogliere l’occasione delle rivolte generali delle masse popolari si sono rivelati incapaci di instaurare il socialismo nonostante le ripetute rivolte generali delle masse popolari.

Anche dopo la costituzione del governo Conte 2 quindi il nostro compito resta quello di promuovere la GPRdiLD. Cambiano però alcuni aspetti del nostro lavoro.

1. Quanto alle OO e OP dobbiamo mobilitare quelle che sono contrarie al governo Conte 2 a opporsi alle misure antipopolari del governo e ad attuare direttamente quelle misure necessarie a rimediare (almeno parzialmente e temporaneamente) agli effetti della crisi che hanno la forza di attuare loro stesse; mobilitare quelle che sono favorevoli al governo Conte 2 o comunque hanno aspettative nei suoi confronti a chiamare direttamente in causa il governo (e i suoi esponenti) su problemi e situazioni particolari, a prendere in mano l’attuazione delle misure favorevoli alle masse popolari (vedi Reddito di Cittadinanza), a fare pressioni perché abolisca le misure del governo M5S-Lega contro le lotte dei lavoratori (repressione di blocchi stradali, picchetti, occupazione di case, ecc.) e contro gli immigrati. In questo quadro assumono un ruolo importante alcuni gruppi e organismi promotori delle mobilitazioni spontanee che allargano la breccia come 1. il Movimento NO TAV (alimentare lo sviluppo del suo ruolo nazionale facendo leva sul fatto che più sviluppa il suo ruolo nazionale e più è difficile che inizino i lavori della TAV) e 2. il SI Cobas, che ha portato le rivendicazioni degli immigrati come lavoratori delle aziende a un livello tale che la lotta rivendicativa degli immigrati è diventata una questione politicamente rilevante.

2. Quanto agli elettori, membri ed eletti del M5S, dobbiamo far leva sul contrasto tra da un lato le loro aspirazione e le promesse fatte ai loro elettori e dall’altro l’attività del governo Conte 2 e sul calo di elettori che questo contrasto provoca. L’obiettivo è portarli ad agire per creare e rafforzare OO e OP e a funzionare da serbatoio per il GBP (4) e reclutare i più avanzati.

 

4. “Serbatoio per il Governo di Blocco Popolare” significa ambiente da cui esso attingerà suoi ministri, funzionari della Pubblica Amministrazione, consulenti, ecc. Personaggi di questo tipo posso venire da tre ambiti: dirigenti della sinistra sindacale, sinceri democratici della società civile e delle amministrazioni locali, esponenti della sinistra borghese non accanitamente anticomunisti (cioè quelli in cui l’anticomunismo non prevale sulla volontà e l’impegno per dare soluzioni almeno d’emergenza agli effetti più gravi della crisi). Per questo li indichiamo sinteticamente con l’espressione “tre serbatoi”. Ci riferiamo ad essi anche come “seconda gamba” per indicare che il loro ruolo, sia prima sia dopo la costituzione del GBP, è secondario rispetto a quello delle organizzazioni operaie e popolari, che sono la base portante, la conditio sine qua non del GBP (quindi la “prima gamba” su cui esso poggia).

 

3. Quanto agli elettori e membri del PD: il PD oltre che un partito di gruppi d’affari (la parte che confluirà con Italia Viva di Renzi) è anche un partito che ha ancora una base popolare aggregata in organismi (Case del Popolo e circoli ARCI, ANPI e affini) derivati dal movimento comunista e dalla sinistra cattolica. Dobbiamo far leva sul contrasto tra le aspirazioni di questa parte e l’attività del governo Conte 2. L’obiettivo è portare i suoi esponenti ad agire per creare e rafforzare OO e OP e a funzionare da serbatoio per il GBP e reclutare i più avanzati.

4. Quanto alla Lega dobbiamo lavorare sul contrasto tra da una parte le aspirazioni dei suoi elettori e dall’altra la pratica del polo Berlusconi delle Larghe Intese (Berlusconi, Salvini, Meloni & annessi) e gli interessi dei gruppi imperialisti e della malavita organizzata da cui il polo dipende. La principale parola d’ordine con cui intervenire è che “non c’è sovranità nazionale senza sovranità sull’apparato produttivo del paese”, quindi 1. la nazionalizzazione delle aziende che i padroni vogliono delocalizzare, chiudere, ridurre, 2. il divieto di vendita a gruppi finanziari esteri e a loro filiazioni industriali, 3. la lotta contro la politica agricola europea e i trattati commerciali con Canada, USA, America Latina e  altri con i quali le multinazionali dell’alimentare hanno condannato a morte i contadini e le aziende agricole italiane e in generale europee.(5) Quanto detto ai punti 1 e 2 riguarda già oggi aziende come ArcelorMittal, FCA (ex FIAT) e società del comparto auto e componentistica, Alitalia, Whirlpool e comparto elettrodomestici, Bekaert e le aziende dei 160 tavoli di crisi aperti presso il MISE.

 

5. Nell’azione nei confronti delle Lega bisogna dedicare un’attenzione particolare ai lavoratori, gli studenti e altri elementi delle masse popolari aderenti ai gruppi di scimmiottatori del fascismo del secolo scorso (CasaPound, Forza Nuova, ecc.) che in qualche modo si stanno coalizzando con la Lega. Molti di essi aderiscono perché sono alla ricerca di un senso della vita (il senso di appartenenza a un gruppo e del ruolo dell’individuo in esso), che quei gruppi danno come lo danno le associazioni clericali, le ONG e le opere di beneficenza e di carità. Nei loro confronti bisogna combinare la valorizzazione dei motivi della loro adesione (dare un senso alla propria vita) con l’antifascismo popolare, da distinguere nettamente dall’antifascismo padronale dei servi dell’Unione Europea e della parte affaristica del PD e della sinistra borghese.

 

5. Nei confronti della sinistra borghese di vecchio tipo, bisogna distinguere tra quelli che in definitiva (al di là delle dichiarazioni) aspirano ad avere una rappresentanza nelle istituzioni del regime (elettoralisti che finiranno a confluire in un modo o nell’altro con il PD epurato dei seguaci di Matteo Renzi) e quelli che aspirano all’unità dei comunisti. Con questi ultimi dobbiamo fare unità d’azione nell’intervento nelle aziende per promuovere OO e OP e dibattito sul bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria e in particolare dei partiti comunisti dei paesi imperialisti, con in primo luogo il PCI: i motivi per cui non hanno instaurato il socialismo.

6. Nel lavoro di infiltrazione e orientamento nelle istituzioni statali, FFAA e FdO, dobbiamo avvalerci del fatto che l’attività del governo Conte 1 ha fatto emergere contrasti e aspirazioni prima latenti. Il governo Conte 2 cercherà di farli rientrare, ma i motivi persistono e quindi il terreno per la nostra azione è fertile.

Il governo Conte 2 offrirà più ancora del Conte 1, anche grazie alla guerra che gli farà la Lega, appigli e fessure che, intervenendo in ogni settore delle masse popolari, noi comunisti dobbiamo indicare (diventare sempre più capaci di indicare) alle OO e OP e agli embrioni di OO e OP che già pullulano in ogni angolo del paese. Sta a noi farlo: è il “lavoro esterno” del Partito comunista. Approfittando degli appigli e delle fessure che noi dobbiamo indicare (e sta a noi fare in modo che ne approfittino) le OO e OP si rafforzeranno nella resistenza al procedere della crisi non solo economica (a questa si limitano gli economicisti) ma generale e quindi si legheranno di più al Partito comunista: detto altrimenti confluiranno nel ruscello attuale della rivoluzione socialista (della guerra popolare rivoluzionaria) promossa dal Partito e grazie a questa confluenza il ruscello diventerà il fiume che travolgerà ogni resistenza della borghesia imperialista e del suo clero: sono le masse popolari che fanno la storia. Le OO e OP così trasformandosi trascineranno gli esponenti della sinistra borghese di nuovo tipo (M5S, De Magistris e affini) e della sinistra borghese di vecchio tipo a dividersi in due: quelli che passeranno dalla parte delle masse popolari (saranno i serbatoi ai quali sopra abbiamo fatto riferimento) e costituiranno il Governo di Blocco Popolare e quelli che passeranno dalla parte della borghesia imperialista.

Da materialisti dialettici (cioè individui che nelle loro riflessioni e nei loro sentimenti partono dalla realtà che esiste indipendentemente da noi e si trasforma in continuazione anche indipendentemente da noi, ma consapevoli che la realtà si trasforma secondo leggi che noi dobbiamo e possiamo conoscere per intervenire nella trasformazione e vi interveniamo tanto più efficacemente quanto più avanzata è la conoscenza che ne abbiamo), i membri del (n)PCI hanno intrapreso e seguono questo percorso. Tutti quelli che vi contribuiscono ne devono essere fieri e devono avanzare nella conoscenza e nell’azione. I limiti dei risultati finora raggiunti, sono principalmente dovuti 1. alla difficoltà che presenta la montagna che stiamo scalando (mobilitazione e organizzazione delle masse popolari dei paesi imperialisti nella guerra popolare rivoluzionaria che instaurerà il socialismo), 2. alla difficoltà a formare nuovi promotori della guerra  popolare rivoluzionaria raccogliendoli dalle masse popolari sagomate dal sistema di controrivoluzione preventiva e in particolare da quelle sagomate dal sistema di controrivoluzione preventiva quale la borghesia imperialista lo ha conformato da quando dalla metà degli anni 70 del secolo scorso ha ripreso a livello mondiale la direzione del corso delle cose, 3. alle frane (diserzioni) che ogni tanto “avvengono” nei nostri ranghi principalmente a causa dei limiti del nostro sistema di formazione e di nostri errori. I membri del (n)PCI hanno ampi margini per diventare migliori e il procedere della crisi generale del capitalismo rafforza la resistenza delle masse popolari che permette loro di diventare più numerosi.

Le masse popolari possono fare piazza pulita del Debito Pubblico, dell’euro e della soggezione delle attività produttive e del resto delle loro attività al sistema finanziario e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti. Ma per arrivare a questo, devono organizzarsi, acquistare fiducia in se stesse tramite piccole ma diffuse attività pratiche fino a coordinarsi al punto da costituire il proprio governo d’emergenza. Noi comunisti possiamo e dobbiamo portarle a questo risultato. Per questo dobbiamo operare dovunque sono presenti le masse popolari, anche nelle organizzazioni promosse e dirette dai reazionari e dobbiamo infiltrarci anche nel campo nemico. In questo modo diventiamo dirigenti riconosciuti dalle masse popolari. Questo è al momento il nostro piano di guerra contro la borghesia per instaurare il socialismo.

Esso è un piano internazionalista, ma si attua paese per paese. Il primo paese che romperà le catene del sistema imperialista mondiale mostrerà la via e aprirà la strada anche alle masse popolari degli altri paesi e godrà del loro appoggio per far fronte all’aggressione dei gruppi imperialisti e dei loro Stati.

Nicola P.