La Voce 64 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII  marzo 2020

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano

Clandestinità del Partito e operazioni clandestine di organismi e singoli esponenti delle masse popolari 

A proposito di alcuni errori che serpeggiano nella nostre file

I Decreti Legge del governo Conte 2 dell’8 e del 9 marzo e i successivi costituiscono un colpo di Stato a fronte del quale vanno sviluppate e si sviluppano la resistenza delle masse popolari e l’attacco guidato dal movimento comunista e dal (n)PCI che ne è l’avanguardia organizzata perché siano adottate misure efficaci. La pandemia da Covid-19 ha messo in luce l’opera criminale svolta negli ultimi 40 anni dai governi delle Larghe Intese e dai governi degli altri paesi imperialisti che non hanno prevenuto con la ricerca e l’industria farmaceutica gli eventi e hanno anzi ridotto e privatizzato il servizio sanitario nazionale. Per questo ora molti contagiati con sintomi gravi non hanno cure efficaci e molti lavoratori sono costretti a lavorare con dispositivi di protezione individuale inadeguati o nulli. Stante le nuove condizioni molti proletari e altri esponenti delle masse popolari hanno adottato forme di clandestinità. Nella maggior parte dei casi si tratta di giuste e coraggiose operazioni clandestine che il Partito appoggia. Ma questo impone con forza maggiore al Partito e ai suoi membri massima precisione nel pensare e conseguentemente in ciò che diciamo, in ciò che scriviamo e in ciò che facciamo. Al riguardo alcuni Comunicati elaborati e diffusi negli ultimi mesi dai Comitati di Partito Aurora e Ho Chi Minh avevano trattato della clandestinità e della segretezza in modo tale che non era netta la distinzione tra la clandestinità professionale del Partito e dei suoi organismi e la clandestinità più o meno improvvisata, sporadica e a buon senso di organismi operai e popolari e di singoli esponenti delle masse popolari. I comunicati quindi creano confusione. Sono il Comunicato n. 12 del CdP Aurora e i Comunicati n. 5 (Solidarietà con gli organismi e i compagni colpiti dalla repressione: dal SI Cobas al Movimento No TAV!) e n. 7 (Sui risultati delle elezioni della RSU di Hitachi Rail di Pistoia) del CdP Ho Chi Minh. Di conseguenza il Centro del Partito li ha pubblicati nella Sezione del sito www.nuovopci.it dedicata ai CdP con una premessa del Centro stesso e ha avviato nel Partito un salutare dibattito franco e aperto sulla distinzione tra clandestinità del Partito e operazioni clandestine di altri organismi ed esponenti delle masse popolari.

La clandestinità del Partito è questione strategica. È stata stabilita nel 1999 dalla Commissione Preparatoria del Congresso del (nuovo)Partito comunista italiano (La settima discriminante - Quale partito comunista? in La Voce 1, marzo 1999), organismo costituitosi nella clandestinità. La clandestinità è un elemento costituente ed essenziale del Partito. È espressione della sua indipendenza dal nemico e la sua qualità è di essere d’attacco: riguarda la guerra popolare rivoluzionaria promossa dal Partito, non la difesa dalla repressione statale e padronale. Quindi per agire nella clandestinità i comunisti devono anzitutto essere autonomi dalla borghesia sul piano ideologico e organizzativo, cioè devono sapere pensare e agire autonomamente. Per questo bisogna essere membri del Partito comunista, perchè solo nel Partito si costruisce e si garantisce l’autonomia dalla borghesia sul piano del pensiero e dell’azione.

A chi oggi, anche di fronte alla soppressione delle libertà costituzionali decretata dal governo Conte 2 contro comunisti e masse popolari (al contrario capitalisti, clero e ricchi godono di ogni licenza: per loro le pene pecuniarie, anche se fossero messe in atto, non sono un deterrente), diciamo di pensare alla situazione in cui si sarebbe trovato Mussolini alla fine del 1926, quando per fascistizzare lo Stato e istituzionalizzare il fascismo doveva sciogliere i partiti concorrenti, se, dopo il Congresso di Lione (gennaio 1926), Gramsci & C non si fossero rimessi nelle mani del governo Mussolini, ma fossero rimasti nella clandestinità, in coerenza con quanto indicato dalla terza delle 21 condizioni di ammissione all’Internazionale Comunista (6 agosto 1920).

Invece la segretezza con cui svolgere alcune operazioni nell’attività politica, sindacale e rivendicativa, fa parte della lotta contro la repressione, contro le autorità della Repubblica Pontificia che violano i diritti che già anche la Costituzione del 1948 ha riconosciuto alle masse popolari. È quindi una forma di azione particolare, adottata a ragione da vari organismi della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari o anche da singoli tanto più quanto più cresce la repressione statale e padronale. Il Partito deve sostenere chi la pratica e promuovere su larga scala la lotta contro la repressione.

A differenza della clandestinità, la cui attività si svolge secondo le decisioni del Partito, conformemente al suo piano d’attacco, la segretezza delle operazioni delle masse popolari e di loro organismi ed esponenti dipende dall’azione del nemico, è cioè una risposta alla sua azione repressiva. La sua qualità quindi è di essere di difesa. Fa parte della resistenza spontanea delle masse popolari al procedere della crisi del capitalismo.

L’esercizio della libertà che la clandestinità offre e su cui la clandestinità si fonda non è cosa spontanea, ma richiede preparazione rigorosa. Bisogna studiare e mettersi alla scuola del Partito. Una persona che non viene reclutata da un Comitato di Partito di base ma arriva personalmente alla conclusione di arruolarsi nel (n)PCI ha quindi due vie per farlo:

- se è sola, si mette personalmente in contatto con il Partito (nel modo che indichiamo sul sito, nei Comunicati del Comitato Centrale e altrove) e riceverà istruzioni su cosa fare,

- se lavora già con un gruppo di persone che la pensano come lei e che ritiene affidabili, costituisce clandestinamente un gruppo di studio del Manifesto Programma del (nuovo)PCI con questi compagni e quando raggiungono una comune decisione si mette in contatto (nei modi indicati) con il Partito che gli indicherà come procedere.

Umberto C.