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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - marzo 2020

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Siamo in guerra

Resistere è necessario, ma ora bisogna passare all’attacco

Per un nuovo 25 Aprile

La diffusione della pandemia da coronavirus Covid19 ha fatto esplodere la crisi in campo politico, economico e finanziario e negli altri campi delle relazioni sociali del sistema imperialista mondiale capeggiato dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti. Nel nostro paese ha fatto esplodere la crisi generale della Repubblica Pontificia: se le elezioni del 4 marzo 2018 avevano aperto una breccia nel sistema politico delle Larghe Intese, la pandemia lo ha scompaginato e sconvolto.

Siamo entrati in un periodo per alcuni aspetti analogo a quello 25 luglio - 8 settembre 1943. Certo, le differenze sono grandi... ma da Conte a Sanchez, da Macron a Trump e altri dicono, ripetono e proclamano che “siamo in guerra” e le Forze Armate sono per le strade. Tra qualche mese l’epidemia da coronavirus sarà finita, ma niente ritornerà come prima in campo politico ed economico e nei campi connessi. Come sarà il nuovo sistema, questo dipende anche da noi comunisti, da quello che facciamo oggi.

La situazione mette alla prova e spinge noi comunisti a diventare costruttori del nuovo potere che soppianterà il potere dei vertici della Repubblica Pontificia e instaurerà il socialismo. Noi comunisti non siamo né spettatori né commentatori né semplici oppositori delle mosse che fa la borghesia, ma dirigenti della guerra con cui le masse popolari instaurano il socialismo. Il nostro compito non è giudicare in astratto chi sono i buoni e i cattivi, ma agire in modo da ricavare dalle azioni degli altri (individui, gruppi e classi) quanto più è possibile per far avanzare la mobilitazione delle masse popolari nella rivoluzione che promuoviamo: fare in modo che le azioni degli altri giovino alla nostra causa quali che siano le loro intenzioni, aspirazioni e ambizioni: spingerli a fare quello che più giova alla rivoluzione socialista.

Il nostro compito non è lasciar fare alle autorità della classe dominante in nome dell’emergenza sanitaria e riprendere il lavoro da “bravi comunisti” quando sarà finita. Chi ragiona così, per adesso ripropone le “unioni sacre” con cui nei paesi imperialisti i partiti socialdemocratici della II Internazionale abdicarono vergognosamente ai loro compiti: la soluzione dell’emergenza non verrà da autorità asservite ai capitalisti e agli speculatori, all’UE e alla NATO, al Vaticano e alle Organizzazioni Criminali! Dobbiamo “preoccuparci delle condizioni di vita delle masse” e conoscere il terreno in cui operiamo: fare leva sugli spunti e gli appigli che il terreno presenta per condurre campagne, battaglie e operazioni tattiche che fanno montare la maionese della lotta di classe con cui avanza la rivoluzione socialista.

Le masse popolari sono alle prese con un’emergenza sanitaria, economica, politica e sociale che durerà a lungo. I comunisti devono essere in prima fila nella mobilitazione della popolazione per farvi fronte. Dobbiamo usare bene le nostre forze, quelle di cui attualmente disponiamo e quelle di chi si unisce a noi, per mobilitare e organizzare le masse popolari a far fronte all’emergenza: moltiplicare le organizzazioni operaie e popolari, rafforzarle e coordinarle. Per portare, usando caso per caso le leve adeguate, ogni organizzazione sindacale, politica e sociale in qualche modo legata alle masse a diventare centro di promozione e coordinamento delle attività per far fronte all’emergenza. Per spingere ogni esponente autorevole della sinistra sindacale, ogni sincero democratico della società civile e delle amministrazioni locali, ogni esponente non anticomunista della sinistra borghese a promuovere e sostenere l’attività delle organizzazioni operaie e popolari: alla prova dei fatti. Per orientare e indirizzare l’attività di tutti alla costituzione di un governo d’emergenza: il Governo di Blocco Popolare.

A questo serve la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la storia, che Marx ed Engels hanno fondato. La rivoluzione socialista non scoppia, la rivoluzione socialista è un rivolgimento sociale e lo fanno i proletari: i comunisti sono quelli che li mobilitano e dirigono a farlo. Su questo Lenin e i suoi all’inizio del secolo scorso ruppero con la II Internazionale. Questa fu la lezione che i partiti comunisti dei paesi imperialisti non fecero propria neanche dopo la dimostrazione di Lenin, nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). È sulla base della concezione di Engels, Lenin, Stalin e Mao della rivoluzione socialista che noi definiamo la nostra linea di guerra.

Compagni, dopo l’8 settembre del 1943 c’è stata la Resistenza. Organizziamoci e organizziamo verso un nuovo 25 Aprile: forti delle lezioni del passato, questa volta avanzeremo passo dopo passo fino a instaurare il socialismo


Il segretario generale del (n)PCI, compagno Ulisse