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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - luglio 2020

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Cuba contro la pandemia da Covid-19

di Indira Pineda D. sociologa cubana

“Vale milioni di volte di più la vita di un solo essere umano che tutte le proprietà dell’uomo più ricco della terra” - Che Guevara

 

L’11 marzo 2020 compaiono a Cuba i primi casi di Covid-19: si trattava di 3 turisti arrivati in vacanze. Da li è iniziata la presenza della pandemia sul territorio, ma non la lotta del paese contro il virus. Cuba, da quando sono apparsi i primi casi in Cina, ha sviluppato un programma preventivo, per prepararsi alla pandemia.

Cuba (come riconosciuto anche dalle Nazioni Unite e dalla OMS) ha la densità più alta al mondo di medici per abitanti, 9 ogni 1000 abitanti e, cosa ancora più importante, un sistema sanitario statale che copre tutto il territorio nazionale. Al suo interno si ritrovano strutture primarie (livello di base-comunale con il medico di famiglia), di secondo livello e di livello superiore (centri specializzati). Questa distribuzione permette di mettere a disposizione della popolazione tutta una rete che concepisce l’“essere umano al primo posto”.

Il Sistema Sanitario che esiste oggi a Cuba è completamente frutto della Rivoluzione del 1959 e della costruzione del socialismo. Nel 1958 a Cuba c’erano solo 6.257 medici e solo 1.125 lavoravano nel sistema sanitario pubblico: dopo il 1959, a causa della campagna imperialista aggressiva contro l’isola, più della metà sono emigrati negli Stati Uniti. Oggi il sistema sanitario integrale di Cuba è tra i più rinomati al mondo ed è completamente gratuito.

Nella fase pre-pandemia Covid-19 Cuba inizia un ampio lavoro di informazione e prevenzione: tutta la popolazione è messa al corrente sulle caratteristiche del virus e sui modi per affrontarlo. Cuba da subito ha mobilitato tutte le sue risorse umane a favore della popolazione nazionale e dei popoli fratelli di tutto il mondo.

Una volta identificati i primi casi, tutti i tre livelli del servizio sanitario si sono attivati per realizzare tamponi: oggi se ne realizzano 2.344 al giorno. Ad oggi (8 luglio) a Cuba sono stati registrati 2.395 contagiati di cui 86 deceduti.

A questo c’è da aggiungere l’eccellenza dell’industria farmaceutica cubana, sviluppata in più di 60 anni di rivoluzione, al servizio della popolazione e non del mercato. Cuba già aveva prodotto una medicina per affrontare altri tipi di coronavirus, l’interferone ALFA 2B, scoperto dal medico cubano Luis Herrera. E stato utilizzato già prima di questa pandemia anche in Cina e i risultati sono stati positivi. La medicina è stata donata a più di 35 paesi per affrontare la pandemia.

La solidarietà internazionale è uno dei valori fondamentali nella costruzione del socialismo a Cuba e nella formazione della “donna e dell’uomo nuovi”, come diceva Che Guevara. La Brigata Medica cubana Internazionale “Henry Reeve”, intitolata a un cittadino statunitense newyorkese che combatté per l’indipendenza di Cuba contro gli spagnoli, è il simbolo che Cuba “condivide quello che ha, non quello che le avanza”. Specialisti, medici, dottoresse, infermieri e tecnici specializzati nella lotta di tante altre pandemie come l’Ebola in Africa, sono andati in tanti paesi, compresa l’Italia (in Lombardia), per tendere una mano al popolo nella lotta al Covid.

La Brigata è stata fondata dal Comandante in capo Fidel Castro Ruz nel 2005, dopo il passaggio dell’uragano Katrina, come aiuto da inviare urgentemente a New Orleans. Il governo USA non diede il permesso, ma la Brigata rimase e da lì si è spostata in ogni luogo dove ci sono disastri naturali come Pakistan, Haiti, isole del Caraibi, paesi europei come Italia e Spagna, paesi del Sudamerica come il Brasile da dove è stata espulsa dall’attuale presidente Bolsonaro.

Anche in patria, Cuba ha teso una mano alla Gran Bretagna: il ministro degli esteri britannico Dominic Raab ha  ringraziato il governo cubano per aver consentito l’attracco della nave da crociera britannica Braemar, con a bordo 5 casi di Covid-19 e per aver contribuito al rimpatrio dei suoi passeggeri e del suo equipaggio, quando altri paesi avevano chiuso le porte.

Questi risultati sono stati raggiunti da una piccola isola con 11 milioni di abitanti, soggetta da 60 anni a un blocco economico, commerciale e finanziario, che oggi l’amministrazione Trump ha rafforzato con l’intento di strangolarne l’economia, applicando nuove sanzioni.

Ma Cuba resiste e pian piano ritorna alla normalità. Le scuole e le attività sociali e culturali sono state tra le ultime a chiudere e tra le prime che si preparano ad aprire in sicurezza. Si dà priorità al lavoro produttivo, ma prendendo tutte le misure di tutela della vita delle persone sul lavoro. Il popolo si prepara a ritornare gradualmente alle sue abitudini, ma senza abbassare la guardia.