La Voce 65 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - luglio 2020

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

 

Lettera di una compagna del Partito dei CARC alla redazione di La Voce

 

Il nuovo potere può rafforzarsi o si è già rafforzato?

Cari compagni,

nei giorni scorsi, in una riunione, un compagno ha domandato se la situazione determinata dalla pandemia crea un terreno favorevole al rafforzamento del nuovo potere o se il nuovo potere, almeno in parte, si è già rafforzato. Detto in altri termini: nella nostra azione partiamo da 5 o da 10?

Giro anche a voi la risposta che gli ho dato, perché la questione riguarda la Carovana nel suo complesso.

Per quanto riguarda il P.CARC, ci siamo rafforzati: è cresciuto significativamente (è raddoppiato) il numero di candidati, collaboratori, simpatizzanti, si sono allargate le relazioni con singoli e gruppi di lavoratori e sono aumentati collaborazione e confronto con organismi sindacali, circoli della base rossa ed esponenti democratici, vari dei quali prima ci “guardavano storto” e mettevano in guardia dall’avere rapporti con noi.

Le organizzazioni popolari territoriali e tematiche sono aumentate: due esempi sotto gli occhi di tutti (perché si sono formati in tutto il paese) sono le Brigate di Solidarietà e i comitati dei parenti delle vittime del Covid nelle RSA.

Per quanto riguarda le aziende e le istituzioni pubbliche, il neo costituito Movimento nazionale infermieri che il 15 giugno ha organizzato mobilitazioni di piazza in 33 città italiane è solo un esempio del ribollire di iniziative e organismi che si sviluppano tra i lavoratori della sanità.

Per quanto riguarda gli operai avanzati

- c’è una maggiore consapevolezza che sono gli operai e gli altri lavoratori a far funzionare il paese. Anche tanti operai sfiduciati hanno toccato con mano che le chiacchiere sugli “operai che non esistono più” erano solo chiacchiere e scongiuri. Chiacchiere di gente che poteva pubblicare libri sugli “operai che non esistono più” solo perché ci sono

operai che producono i macchinari per stamparli e che li stampano, che producono i furgoni per trasportarli e li distribuiscono nelle librerie, che costruiscono le librerie e producono la calce, il cemento, i mattoni, ecc. che servono a costruire le librerie, che producono gli scaffali su cui sono esposti i libri, i computer e i registratori di cassa usati nelle librerie, che li vendono nelle librerie, ecc. Scongiuri di gente che vede come il fumo negli occhi il “potere operaio” per cui tanti Consigli di Fabbrica hanno lottato negli anni ’70: sarebbe la fine delle loro ricchezze e lussi, dei loro privilegi, del loro potere, del loro sistema di sfruttamento e oppressione;

- possono far valere il fatto che il governo e le altre autorità hanno tenuto aperte molte aziende in nome del fatto che erano “strategiche”. Ebbene, se erano strategiche durante il lockdown, allora vuol dire che adesso non devono essere chiuse, ridimensionate o delocalizzate;

- a protestare, denunciare, scendere in piazza, scioperare sono centinaia di migliaia tra precari, disoccupati, studenti, insegnanti, infermieri e medici, lavoratori autonomi (ristoratori, professionisti, albergatori, ecc.): sono tutti potenziali alleati della classe operaia. Ognuno è mosso da suoi problemi specifici, ma la causa dei loro problemi è la stessa, la soluzione dei loro problemi è la stessa.

In alcuni settori, grazie a iniziative come le due videoconferenze nazionali di operai e delegati di aziende siderurgiche promosse da Camping CIG di Piombino il 28 aprile e il 29 maggio, gli operai sono più collegati tra loro e questo rende loro e i loro organismi più forti, perché ognuno può prendere spunto da quello che fanno gli altri, può avvalersi del sostegno e della solidarietà degli altri; perché possono muoversi uniti anziché andare in ordine sparso: per i padroni è più facile colpirli uno a uno, ma colpirli tutti insieme è un altro paio di maniche;

Ad alimentare la mobilitazione degli operai contribuirà anche il fatto che i capitalisti

 - cercheranno tutti di approfittare della situazione per dare un ulteriore giro di vite all’eliminazione di diritti e conquiste (vedi Carlo Bonomi con il CCNL),

- alcuni prolungheranno la morte lenta delle aziende per accaparrarsi i soldi degli aiuti statali e UE,

- altri approfitteranno della situazione per portare a conclusione progetti di chiusura e delocalizzazione.

Infine è cresciuto anche il coordinamento, alimentato anche da iniziative di partiti e sindacati tipo il Patto d’Azione promosso dal SI Cobas e il Fronte Unito di Classe promosso dal Fronte della Gioventù Comunista dopo la rottura con il PC di Marco Rizzo. Gli esempi principali sono i collegamenti tra le Brigate di Solidarietà, il coordinamento e il presidio davanti al ministero della Salute organizzato da Medicina Democratica il 4 luglio, gli Stati Popolari promossi da Aboubakar Soumahoto, sindacalista dell’USB, la rete dei lavoratori autorganizzati dello spettacolo.

 

Le conclusioni di quanto ci scrivi sono due. La prima è che “partiamo da 10 e non più da 5”, per usare la tua espressione: questo va tenuto ben presente contro tutti i “piagnoni” della sinistra borghese e fatto valere per suscitare e rafforzare anche in quei lavoratori da essa influenzati la fiducia in se stessi, nelle loro .forze e nel successo della rivoluzione socialista. La seconda è che noi comunisti dobbiamo lanciarci con determinazione e scienza nella mobilitazione delle masse popolari per .formare, rafforzare e allargare il loro sistema di potere, ma soprattutto dobbiamo andare a fondo fino a farlo diventare il nuovo sistema politico dell’intera società. Questo è il passo che i comunisti venuti prima di noi non sono riusciti a compiere nel Biennio Rosso del 1919-1920, dopo la vittoria della Resistenza contro il nazifascismo del 1943-1945, negli anni ’70: farlo è il compito dei comunisti di oggi.