La Voce 65 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - luglio 2020

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Rafforzare il potere delle masse popolari organizzate

 

La fase in cui siamo entrati con la pandemia ha aggravato la crisi del sistema politico della borghesia imperialista intesa come classe composta da individui e gruppi più o meno stabilmente aggregati in organismi di interessi e di settore (tipo Confindustria): si è indebolita la sua capacità di dare un indirizzo unitario, coerente (quanto lo può essere in una società borghese) all’attività del suo Stato e della Pubblica Amministrazione e di imporre alle masse popolari obbedienza alle leggi, alle ordinanze e alle altre disposizioni delle sue autorità.

Di contro si sono create condizioni più favorevoli al rafforzamento e allallargamento del sistema di potere delle masse popolari organizzate. Ma se e quanto questo si rafforzi e allarghi, dipende dalla capacità e attività dei suoi promotori.

Dare in qualche modo la possibilità di credere che non esistono in Italia due sistemi di potere antagonisti, parlare genericamente di crisi politica fuorvia i comunisti e la loro opera, li instrada (tacitamente, di soppiatto, come cosa ovvia e scontata) sulla via della sinistra borghese. Per la sinistra borghese è scontato che esiste un solo sistema di potere. I suoi esponenti più di sinistra arrivano a concedere che lo Stato esistente è lo Stato della borghesia e addirittura a dire che “è da conquistare”. Contro di esso dicono tutto il male possibile (denunce), ad esso avanzano tutte le rivendicazioni più estreme (più favorevoli al “popolo”), alcune addirittura inconsistenti (come la rivendicazione che un’azienda capitalista resti aperta anche se nessuno acquista quello che produce) e contro di esso patrocinano proteste e persino rivolte. Ma neanche i suoi esponenti più di sinistra concepiscono che fare la rivoluzione socialista è sviluppare, far crescere il potere delle masse popolari, che quanto di organizzato esiste nel campo delle masse popolari, a cominciare dal Partito comunista, è istituzione del nuovo sistema di potere, è il sistema del nuovo potere in fase ancora embrionale. Anche esponenti della Carovana del (n)PCI ancora oggi parlano come se esistesse un solo sistema di potere. I comunisti invece riconoscono che esistono due sistemi di potere antagonisti: uno grosso e in difficoltà gravi e crescenti, uno in germe ma oggi con possibilità di sviluppo maggiori di prima della pandemia. Siamo entrati in un periodo per alcuni aspetti analogo al periodo 25 luglio 1943 - 25 aprile 1945. Tutte le nostre azioni, anche le operazioni rivendicative, le denunce e le proteste, devono essere volte a far sviluppare l’embrione.

La crisi del sistema politico della borghesia imperialista fatta deflagrare dalla pandemia crea un terreno favorevole al rafforzamento e all’estensione del sistema di potere del proletariato. Siamo in una situazione rivoluzionaria, cioè in una situazione nella quale alla crisi politica della borghesia può subentrare la conquista del potere da parte delle masse popolari organizzate con alla testa la classe operaia e il suo Partito comunista.

In questo contesto, tra quanti si dichiarano comunisti si scontrano tre linee di pensiero e di condotta: la linea riformista, la linea attendista e la linea di chi riconosce che l’instaurazione del socialismo è l’unico modo per porre fine alla crisi in corso; i fautori di quest’ultima linea si dividono in due correnti: quelli che sono convinti che la rivoluzione socialista scoppierà (non hanno cioè tratto lezione dalla prima ondata della rivoluzione proletaria) e quelli che con iniziativa e creatività promuovono la guerra popolare rivoluzionaria adottando come metodo di lavoro principale la linea di massa.

Per quanto riguarda le masse popolari, “a mali estremi, estremi rimedi” è la parola d’ordine che meglio sintetizza la condotta che le masse popolari terranno nei prossimi mesi, se solo ci saranno in Italia comunisti capaci e generosi al punto da essere loro “capi” nell’opera che le masse popolari hanno bisogno di compiere. Non è questione se le masse popolari sono per la guerra popolare o per le rivendicazioni, ma che i comunisti (come indicato da Lenin nella Lettera  ai comunisti tedeschi del 14 agosto 1921 - vedasi in La Voce 60, novembre 2018) orientino verso un obiettivo di potere, cioè verso la costituzione di un proprio governo, gli organismi che la resistenza delle masse popolari alla borghesia e l’intervento dei comunisti fanno sorgere nelle aziende capitaliste e pubbliche.