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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - novembre 2021

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Meglio tardi che mai!

Lettera a E. Lupoli e ai compagni del Centro Sociale Autogestito Vittoria di Milano

Cari compagni,

ho letto con stupore e con entusiasmo crescente il vostro testo Considerazioni sulle passeggiate no-green pass (no-vax) di Milano e dintorni considerate da un punto di vista di classe. Un appello alla trasparenza delle idee e al coraggio della coerenza e il collegato cartello Confindustria assassina non siamo carne da macello (reperibile sul sito www.csavittoria.org).

Vi scrivo perché ho trovato nel vostro testo analisi e propositi che convergono con analisi e propositi che sono comuni a me e ai compagni con i quali da più di 30 anni lavoro (il n. 0 di Rapporti Sociali è datato novembre 1985 e deriva, tramite I fatti e la testa dell’aprile 1983, da Il Bollettino del Coordinamento nazionale dei Comitati contro la repressione, di alcuni anni anteriore).

Nel vostro scritto ho trovato convergenza e nello stesso tempo la implicita negazione di detta convergenza, la riproposizione della divergenza che da anni ci separa, ci fa lavorare con linee diverse, impedisce di lavorare insieme: cosa che avrebbe fornito (e fornirebbe per il futuro) forze maggiori dedite alla stessa opera, e ci sono opere in cui la quantità fa qualità.

Cerco di spiegarmi e vi chiedo uno sforzo per capire quello che voglio dire.

Voi scrivete:

Dovremmo... dedicare ogni nostro sforzo ... e impegnarci con coerenza, tenendo la barra... dritta, ad un incremento del lavoro politico di massa, alla ricostruzione di riferimenti ideologici, a contribuire alla formazione di punti di riferimento stabili e di classe nei luoghi di lavoro e in ogni territorio e ad intervenire su terreni di scontro più consoni ad una prospettiva di trasformazione rivoluzionaria del presente.

Io ho scritto e ritengo che ancora oggi ognuno di voi deve scrivere:

Dobbiamo dedicare ogni nostro sforzo e impegnarci con coerenza, tenendo la barra dritta, 1. alla ricostruzione di riferimenti ideologici e 2. a intervenire su terreni di scontro consoni alla trasformazione rivoluzionaria del presente, cioè: 2.1. il lavoro politico di massa, 2.2. la formazione di punti di riferimento stabili e di classe nei luoghi di lavoro e in ogni territorio.

La differenza principale tra le due enunciazioni dei compiti del presente consiste nell’inversione dell’ordine di successione tra 1. ricostruzione di riferimenti ideologici e 2. intervento su terreni di scontro consoni alla trasformazione rivoluzionaria del presente. I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari perché 1. hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe e 2. guidandosi con essa intervengono nella lotta di classe per convogliarla verso l’instaurazione del socialismo. La principale causa dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) sono gli errori compiuti dai comunisti nell’intervenire nella lotta di classe e i limiti dei comunisti nella comprensione di aspetti della lotta di classe che era indispensabile comprendere per convogliare la lotta di classe verso l’instaurazione del socialismo. Certamente non si può affermare che nel periodo 1917-1976 i comunisti non sono intervenuti su terreni consoni alla trasformazione rivoluzionaria del mondo in cui vivevano, ossia nel lavoro politico di massa e che non c’erano punti di riferimento stabili e di classe nei luoghi di lavoro e in ogni territorio. Eppure né nel nostro paese né in alcun altro paese imperialista i comunisti sono riusciti a convogliare la lotta di classe fino all’instaurazione del socialismo.

Bisogna quindi partire dall’individuazione degli errori che i comunisti hanno commesso e dei limiti nella comprensione che i comunisti non hanno superato e verificare nella pratica della lotta di classe le conclusioni che traiamo dall’individuazione degli errori commessi e dei limiti non superati.

La differenza principale che ho indicato tra le due enunciazioni dei compiti del presente, in altri passaggi del vostro testo la dite apertamente o traspare in una serie di essi. Eppure anche voi ripetutamente affermate che il principale punto debole nel movimento di massa attuale è la giusta comprensione delle condizioni e degli obiettivi, contro chi e cosa deve andare e quali obiettivi deve porsi.

Dal bilancio del passato noi tirammo la conclusione che dovevamo partire e partimmo dalla costruzione di un partito unito sulla comprensione delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe e con quelli che quella comprensione condividevano ci unimmo in un partito leninista (accettazione del programma, militanza in un organismo di partito e centralismo democratico) e siamo intervenuti e interveniamo nella lotta di classe, nel movimento delle masse popolari. Intervenire nel movimento delle masse popolari ma senza partito leninista, non porta da nessuna parte, non fa di ogni episodio della lotta di massa una scuola di comunismo, non convoglia il movimento di massa, per sua natura guidato dal senso comune ed esposto anche all’influenza della borghesia e del suo clero, verso l’instaurazione del socialismo. Quando nel cartello scrivete “Confindustria assassina non siamo carne da macello” parlate a chi governa il nostro paese e dite alle masse popolari quello che i loro padroni non devono fare. Noi scriviamo “Non lasciamoci usare dalla Confindustria assassina come carne da macello”, perché vogliamo insegnare alle masse popolari cosa esse devono fare. È una sfumatura? Siamo convinti che il senso di quello che voi volete scrivere è quello che scriviamo noi. Ma perché attutire, perché non rimarcare il contrasto tra i capitalisti che comandano e le masse popolari sfruttate e oppresse dai capitalisti?

Probabilmente obietterete che noi in più di 30 anni di lavoro non abbiamo ottenuto grandi risultati, che la nostra influenza nella mobilitazione delle masse popolari è ancora cosa da poco. Vero! Siamo lungi dall’aver superato la sfiducia nella possibilità di instaurare il socialismo e la rassegnazione al dominio dei capitalisti che l’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976) e il suo corollario, la dissoluzione dell’Unione Sovietica (1991), hanno generato e che borghesia imperialista e il suo clero con ogni mezzo alimentano. In nessun paese imperialista i comunisti sono ancora riusciti a farlo su grande scala. Ma questo resta il compito dei comunisti nel nostro paese e in ogni paese. La storia la fanno le masse popolari e decisivo è l’orientamento che i comunisti riescono a dare alla mobilitazione di esse. Per questo tutti i comunisti devono unirsi sull’orientamento da portare e devono darsi i mezzi della propria politica. Cioè devono costituirsi in partito leninista, oggi più esattamente in partito marxista-leninista-maoista.

Nella fiducia che continuerete il discorso giusto e importante che avete iniziato, invio saluti comunisti.


6 novembre 2021 - Giuseppe Maj,

c/o Delegazione del (nuovo)PCI