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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - marzo 2022

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L'intervento militare della Federazione Russa in Ucraina
La guerra USA e NATO contro la Federazione Russa

Molti sono gli scritti e i discorsi che trattano della natura, delle cause e delle origini della guerra iniziata il 24 febbraio dalla Federazione Russa (FR) in Ucraina. Una parte di essi sono attendibili e ricchi di utili informazioni, ma la profondità di ognuno di essi (quanto è esauriente) dipende da quanto la inquadra nel processo storico reale di cui essa è parte e quindi dalla comprensione che l’autore ha di esso. Quanto alla verità di ognuno di essi, se non è un discorso o uno scritto puramente accademico, sta a chi lo fa proprio e all’autore verificarla applicandola.

L’intervento militare della Federazione Russa in Ucraina è la risposta all’attacco che gli USA, di gran lunga da 75 anni la maggiore potenza imperialista, direttamente e tramite la NATO e i 30 Stati che attualmente ne fanno parte conducono contro la Federazione Russa da quando il gruppo Putin ha messo fine alla loro libertà di intervento nel territorio della FR e in gran parte del resto degli ex paesi sovietici. L’attacco USA alla Federazione Russa rientra nello sforzo che lo Stato dei gruppi imperialisti USA sta dispiegando per avere libero accesso ai territori della Federazione Russa e degli altri Stati sorti dalla dissoluzione nel periodo 1989-1991 dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), il primo Stato socialista: celebriamo quest’anno il centenario della sua proclamazione il 30 dicembre 1922.

Lo Stato sovietico, sorto del 1917 sotto la guida del partito comunista prima di Lenin e poi di Stalin, aveva resistito con successo a tre successive aggressioni delle potenze imperialiste: militare la prima (1918-2021); condotta con sanzioni, boicottaggi, complotti ed eliminazioni di dirigenti sovietici la seconda; militare la terza (1941-1945) capeggiata dalla Germania di Hitler. La quarta, la “guerra fredda” lanciata da Churchill nel 1946 e capeggiata dagli USA, terminò con la dissoluzione dell’URSS del periodo 1989-1991. La tesi che la dissoluzione dell’URSS fu causata dall’aggressione, dalla forza degli USA e della NATO e dall’attività diretta dei gruppi e delle potenze del sistema imperialista mondiale travisa a favore della borghesia il corso reale delle cose. Essa è ricorrente in tutte le analisi fatte da autori che hanno poco o per nulla assimilato la concezione comunista del mondo, che non usano il materialismo dialettico nell’analizzare il corso delle cose, che subiscono l’influenza della borghesia, compresi quelli di essi che si dichiarano comunisti. La dissoluzione fu il risultato del lungo periodo prima di attenuazione dello slancio rivoluzionario e poi di decadenza economica, sociale e politica innescato nella società sovietica dalla svolta impressa dall’avvento nel 1956 dei revisionisti moderni alla direzione del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) prima con Kruscev e poi con Breznev.(1)


1. In questo numero di La Voce, una esposizione meno sommaria della vittoriosa resistenza dell’URSS alla aggressione delle potenze e dei gruppi imperialisti e della “divisione dell’uno in due” della stessa URSS è nell’articolo L’unità dei comunisti: lottare per una giusta linea di Rosa L. a pag. 50.


Il governo USA si era impegnato con il governo dell’URSS (Gorbaciov) a non estendere la NATO ad est oltre i confini del 1989, ma in realtà, grazie alla dissoluzione dell’URSS, fino al 1999 i gruppi imperialisti USA ed europei ebbero mano libera nei paesi retti dagli Stati sorti dalla dissoluzione. Fu un periodo terribile per le masse popolari russe e delle altre nazionalità sovietiche. L’economia venne privatizzata e presa in mano da un pugno di capitalisti composto 1. da grandi dirigenti dell’apparato economico e politico ufficiale che nei decenni precedenti con maggiore protervia avevano impersonato la via capitalista che un passo dopo l’altro si imponeva nell’URSS,(2) 2. dai maggiori esponenti dell’economia criminale e occulta (il “mercato nero”) sviluppatasi nella stessa epoca ai margini e negli interstizi dell’economia ufficiale (la corruzione è stato un problema ossessivamente e inutilmente posto da molti esponenti sovietici nell’epoca Breznev) e 3. dagli eredi delle famiglie nobili e borghesi rifugiatesi all’estero alla caduta dell’impero zarista. Sono quelli che il sistema di manipolazione e intossicazione dell’opinione pubblica dei paesi imperialisti chiama “oligarchi” e che compongono la classe di cui il gruppo Putin è l’espressione politica. Le condizioni delle massa della popolazione peggiorarono brutalmente in misura drastica in tutti i campi: indici ne sono la netta diminuzione della durata media della vita e l’aumento della mortalità generale (le vittime dello scioglimento dell’URSS sono valutati ammontare ad alcune decine di milioni, alcuni dicono 50 milioni, più del doppio delle vittime sovietiche causate dalla seconda guerra mondiale) e della mortalità infantile. L’emarginazione di Eltsin e l’avvento al potere di Putin nel 1999 nella Federazione Russa segnano la fine di questo periodo di privatizzazione e di distruzione selvagge del sistema economico e sociale russo e l’instaurazione di un regime economico, sociale e politico meno instabile, con rapporti in qualche misura paritari con i gruppi e gli Stati del sistema imperialista mondiale. La Federazione Russa ha ereditato gran parte non solo del territorio, della popolazione e delle risorse naturali ma anche della forza militare e dell’apparato economico, tecnologico e scientifico dell’URSS di Breznev. Con il gruppo politico capeggiato da Putin la FR è diventata uno Stato che pratica una politica nazionale e internazionale relativamente indipendente dagli USA e dalla Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei e si è inserito con una relativa autonomia anche 1. nella resistenza degli Stati (Iran, Siria, Palestina e un numero crescente di Stati sudamericani e africani) renitenti al libero saccheggio da parte dei gruppi imperialisti della CI e 2. nello scontro tra gli USA e la Repubblica Popolare Cinese, un paese che a sua volta si trova nella seconda delle tre fasi dei primi paesi socialisti,(3) in un momento in cui la lotta tra le due classi, le due vie e le due linee per forza di cose avrà una svolta che determinerà il futuro della RPC e il suo ruolo nella storia.


2. La tesi che la società sovietica era diventata di colpo una società capitalista a causa delle decisioni del XX Congresso del PCUS è sbagliata. L’errore compiuto da Mao e dai maoisti e le conseguenze pratiche di questo errore nella lotta contro il revisionismo moderno sono esposti nell’articolo La restaurazione del modo di produzione capitalista in Unione Sovietica, in Rapporti Sociali 8 (novembre 1990).


3. Per chiarimenti, vedere Manifesto Programma capitolo 1.7.3.


Quanto all’attacco USA e NATO contro la FR e gli altri paesi ex sovietici, esso è espressione del tentativo più generale fatto dal complesso dei gruppi imperialisti USA di bloccare il declino della supremazia mondiale acquisita nel 1945 e che raggiunse il massimo negli anni ’70 del secolo scorso (il dollaro divenne moneta fiduciaria mondiale). Per arrestare il loro declino il “complesso militare-industriale-finanziario” (il reale governo federale USA) impiega senza scrupoli 1. la sua grande forza militare dispiegata da un capo all’altro del mondo in centinaia di basi e agenzie, 2. il suo collaudato sistema di infiltrazione, sabotaggio, sfruttamento di contrasti sociali d’ogni genere, destabilizzazione politica e “cambiamento di regime” (però con risultati non sempre favorevoli, come si è visto in Afghanistan e in Libia) e 3. il sistema monetario del dollaro, imposto dal 1971 come moneta fiduciaria mondiale, in aperta violazione degli accordi internazionali di Bretton Woods del 1944 (le sanzioni finanziarie e monetarie si moltiplicano, ma sempre più si ritorcono contro i gruppi imperialisti USA: riducono il ruolo del dollaro nel sistema monetario mondiale). La violazione di accordi e patti internazionali è divenuto prassi corrente per le autorità USA, prima ancora di Donald Trump.


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La propaganda pacifista, l’educazione alla non violenza è cosa sacrosanta se rivolta contro la politica di preparazione alla guerra degli Stati borghesi, se rivolta alle potenziali zone di reclutamento della borghesia.

È cosa iniqua se diretta a disarmare, a togliere spirito combattivo alle classi e ai popoli oppressi, in una situazione in cui comunque la borghesia, grazie al denaro, alle stesse convulsioni politiche e militari delle società borghesi, all’aumento della produttività del lavoro e alla conseguente espulsione di milioni di individui dal processo produttivo, può reclutare quanti mercenari e professionisti dello sterminio vuole.

Non abbiamo bisogno di educarci alla non violenza, ma di imparare a combattere e combattere non perché mandati alla morte dalla pistola di ordinanza dell’ufficiale o del plotone di esecuzione o dalla sottomissione gerarchica o ideologica alla classe dominante, ma solo per una causa giusta.

Questo è il succo del nostro pacifismo: combattere e combattere solo per una causa giusta. Perché è solo da ciò che può sorgere non la sottomissione di masse impotenti ai loro dominatori e la rassegnata partecipazione alle attività militari scatenate da questi, ma una comunità di uomini che, non dovendo più combattere per strappare ad altri ciò di cui vivere, non avrà più bisogno di guerre.

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Il corso delle cose imposto nel mondo dal dominio della borghesia imperialista obbliga anche la Federazione Russa a una svolta. La FR ha subito l’estensione della NATO ai suoi confini. Nel 2014 ha incassato e sostanzialmente subito l’instaurazione in Ucraina di un governo antirusso abbandonando al loro destino i sostenitori di Yanukovic. Solo il 24 febbraio 2022 ha lanciato un intervento militare contro la continuazione del processo in corso. Ma la guerra che la FR dei capitalisti (profittatori della dissoluzione dell'URSS) impersonati politicamente dal gruppo Putin ha lanciato il 24 febbraio avrà un ruolo anche nella lotta di classe in Russia: essa contribuirà, in forme che noi non siamo oggi in grado di prevedere, o 1. alla integrazione completa (asservimento) degli “oligarchi” russi nella Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei (peggio del modo in cui decenni fa vi si sono integrati i gruppi imperialisti del Giappone, della Corea del Sud, di Singapore, dell’Australia e di altri paesi) (4) o 2. alla ripresa del socialismo nei territori ex sovietici. Qui gruppi e partiti comunisti abbondano (come nelle ex democrazie popolari dell’Europa orientale). Sono divisi tra loro e relativamente deboli principalmente perché privi ancora di una comprensione abbastanza avanzata degli errori e dei limiti che hanno portato l’URSS alla decadenza e alla dissoluzione e di una loro specifica elaborazione e assimilazione della concezione comunista del mondo: uno stallo del tutto superabile. La guerra li spinge a superarlo.


4. Gli scontri con i gruppi imperialisti USA in Siria, in Iran, in Iraq, in Libia e in altre guerre sono scaramucce nel processo di costituzione della Federazione Russa con il gruppo Putin alla testa come Stato indipendente, analogo nella sostanza benché diverso nelle forme al processo dei gruppi imperialisti europei per crearsi una loro istituzione politica europea indipendente dagli USA. Ma ora i gruppi imperialisti USA sono in condizioni peggiori, la crisi generale si è aggravata e ammettono nella CI solo servi.


Quanto ai gruppi imperialisti USA, russi e di tutto il mondo, essi invece sono divisi da contrasti insanabili. Quindi le lotte tra loro aumenteranno in ogni campo (in definitiva ogni gruppo imperialista deve valorizzare il suo capitale e a questo fine far valere nel mondo lo Stato che favorisce i suoi traffici). Inoltre il protrarsi del loro dominio nel mondo porterebbe tutta l’umanità alla comune rovina, quindi suscita una resistenza spontanea sempre più vasta tra le masse popolari e nei paesi oppressi.

Il malcontento, l’insofferenza delle masse popolari a fronte del corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista crescono in ogni paese, anche negli USA (Trump lo ha mostrato) e negli altri paesi imperialisti: lo vediamo bene in Italia. Ma le masse popolari, per la storia che hanno alle spalle e le condizioni in cui sono costrette dalla classe dominante, storia e condizioni dalle quali sono state formate moralmente e intellettualmente, possono fare la storia solo grazie a una direzione. Questa nella società attuale possono darla solo 1. gruppi della classe dominante (che fanno leva sull’insofferenza delle masse e sviluppano i contrasti che mettono una parte di esse contro un’altra: Donald Trump ci ha mostrato quanto essi sono forti nelle masse popolari USA e come sulla base di essi è possibile mobilitarle) o 2. i comunisti che mobilitano e organizzano le masse popolari facendo leva sul comune contrasto di tutte le parti di esse con la classe dominante. Il materialismo dialettico è il metodo di direzione dei comunisti. La loro direzione è efficace se essi lo usano nella loro azione. A questo fine devono usarlo anche come metodo di conoscenza, perché la libertà di fare (ossia la capacità di fare) è coscienza della necessità insita nella cosa che vuoi trasformare. Se nutri un pulcino arriverai a fargli a fare uova. Se nutri un bambino inutilmente lo spingerai a fare uova.

Instaurare il socialismo è possibile: ce lo insegna la scienza della società borghese esposta da Marx in Il capitale. In ogni paese sta ai comunisti comprendere come e fare. Noi comunisti italiani dobbiamo comprendere le condizioni della lotta di classe nel nostro paese e far avanzare la rivoluzione che farà dell’Italia un paese socialista. Adempiere a questo compito è anche il modo principale di aiutare i comunisti degli altri paesi e contribuire allo sviluppo dell’internazionalismo proletario.

Tonia N.