La Voce 70 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - marzo 2022

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La Repubblica Pontificia e le sue missioni militari all'estero

L’ 11 febbraio 2022 il Ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini (PD), rispondendo alle dichiarazioni del presidente USA J. Biden, ha annunciato che “l’Italia ha già confermato la disponibilità a fornire il proprio contributo, qualora la NATO decidesse in tal senso”, riferendosi all’avvio di operazioni militari NATO sul fronte ucraino contro la Federazione Russa. Della sottomissione di Guerini alle direttive della NATO non c’è da stupirsi: non a caso il suo annuncio è avvenuto da Riga (Lettonia) dove l’Italia partecipa già alla missione NATO “Baltic Guardian”, che dal 2016 funge da “deterrente militare” contro la Russia.

In Italia si moltiplicano denunce e iniziative contro la guerra NATO e USA.

Ma a quante missioni militari Fuori Area (1) partecipa lo Stato italiano, in aperta violazione dell’art. 11 della Costituzione?


1. Fuori Area è il termine ufficialmente usato per indicare e travestire le missioni militari fuori dai confini nazionali.


Riportiamo di seguito qualche dato utile a definire con più precisione il fenomeno attenendoci alle tabelle e ai dati ufficiali forniti dal Ministero della Difesa e dai siti delle Forze Armate italiane. Precisiamo però che non ci occupiamo qui delle basi militari e altre agenzie NATO e USA installate (senza reciprocità, quindi in violazione della Costituzione) sul territorio italiano a partire dal 1949 e usate anche da organismi sionisti (Israele) e di altri paesi NATO e non NATO, ma gestite con grande autonomia o addirittura insindacabilmente da autorità NATO e USA, per casermaggio, deposito, addestramento (anche poligoni di tiro), operazioni militari (bombardamenti e interventi d’altro genere) contro paesi terzi. Il ruolo militare dell’Italia nelle relazioni internazionali fa capo principalmente ad esse a conferma della limitata sovranità nazionale della Repubblica Pontificia. Il ruolo svolto direttamente con propri militari è secondario.

Il Ministero della Difesa italiano assolve a due grandi funzioni: 1. la funzione di ordine pubblico insieme al Ministero degli Interni con l’impiego comune dell’Arma dei Carabinieri e con operazioni di personale militare su suolo nazionale come l’operazione “Strade sicure” e operazioni legate a eventi catastrofici (alluvioni, terremoti, altri eventi straordinari); 2. la funzione di difesa vera e propria attraverso le Forze Armate (FFAA): a questa appartengono anche le attività militari rivolte all’estero, dall’addestramento di personale militare straniero in Italia e all’estero alle missioni di presidio e combattimento.

Nel 2020 l’Italia ha investito nel Ministero della Difesa circa 25 miliardi di euro, l’1.43% del proprio PIL, situandosi leggermente sotto la media europea (1.56%). Un valore ancora lontano dagli obiettivi fissati nel 2014 dalla NATO: tutti i paesi aderenti entro il 2024 devono investire nel settore militare almeno il 2% del PIL e il governo Draghi vuole attenersi alla direttiva NATO.

I circa 25 miliardi destinati al Ministero della Difesa nel 2020 sono ripartiti tra le voci riportate nella Tabella 1, quadro storico che va dal 2016 al 2020.


Dalla Tabella 1 emerge con chiarezza che, a parte la parentesi del 2019 - legata all’installazione nel 2018 del Governo Conte 1 (con alla testa del Ministero della Difesa Elisabetta Trenta, esclusa poi dal Conte 2) con i tagli inseriti nella legge finanziaria 2019 - la spesa militare italiana aumenta sistematicamente (+19,37% dal 2016 al 2020). Correlate ad essa, come vedremo, aumentano anche le operazioni militari italiane all’estero derivanti da decisioni di organismi internazionali (ONU, NATO, UE) o da accordi tra l’Italia e altri paesi per specifiche operazioni. Stando alle fonti ufficiali, queste ultime sono operazioni varie: dalla collaborazione con le forze di polizia e le forze armate del paese che “ospita” la missione, a operazioni di pattugliamento e sicurezza delle rotte commerciali e di siti produttivi delle multinazionali italiane (in particolare ENI), fino agli embarghi, al contrasto all’immigrazione clandestina e al supporto alla stabilità politica del paese ospite.

Quanto al personale militare delle FFAA, esso nel 2019 era suddiviso tra Esercito Italiano (EI) 97.267, Marina Militare (MM) 28.512, Aeronautica Militare (AM) 39.777 per un totale di 165.556 militari. L’Arma dei Carabinieri (considerata separatamente per via della sua doppia funzione, sia di difesa che di ordine pubblico) contava 108.456 unità.

Nel 2020 il personale militare (EI, MM, AM) era ridotto a 162.745 unità, 2.811 in meno del 2019, in linea con la riduzione di 7.942 unità avvenuta tra il 2013 e il 2019. La riduzione del personale militare, in corso da molti anni, contrasta con l’aumento visto in Tabella 1 degli investimenti promossi dal Ministero della Difesa: tutti i corpi delle FFAA nel 2020 hanno goduto rispetto al 2019 di un importante potenziamento in termini di risorse e investimenti: + 265.2 milioni € (EI), +98.2 mln (MM), + 157.8 mln (AM), +425,7 mln (Carabinieri).

L’aumento degli investimenti per ogni corpo e il complessivo aumento della spesa del Ministero della Difesa confermano l’aumento generale dell’attività militare, sia all’interno che all’estero.

L’attività all’estero è molto aumentata negli ultimi 20 anni rispetto al secondo dopoguerra: l’Italia nel 1960 partecipava a 6 missioni internazionali (ora pudicamente denominate Fuori area analogamente alla denominazione di Missioni umanitarie per le operazioni militari), a 21 nel 1999, a 37 nel 2020, a 39 nel 2021, di cui 18 in Africa. In linea con questa tendenza nel 2020 è leggermente aumentato anche l’impiego di personale militare nelle missioni. I dati ufficiali per il 2020 indicano per le unità impiegate all’estero una media nell'anno di 6.462 unità stanziali (in 24 paesi), di contro a 6.357 nel 2019 e 6.309 nel 2018 e un corrispondente aumento degli oneri finanziari legati alle missioni pari a 26.528.030 €: il totale di spesa per le missioni all’estero raggiunge 1.129.436.366 €.



2016

2017

2018

2019

2020

Funzione

sicurezza

6.516.054.737,23

7.125.893.025,04

7.495.137.590,75

7.353.899.239,74

7.840.418.466,65

Funzione difesa*

13.904.478.791,34

14.736.249.174,76

15.333.089.915,36

14.637.715.818,81

16.679.493.808,81

*Personale

10.145.543.138,96

10.516.422.946,18

10.992.233.655,8

10.883.989.403,13

10.962.884.976,65

*Esercizio

1.975.295.817,68

2.159.025.055,10

2.158.160.322,97

2.037.125.444,46

2.935.110.607,37

*Investimento

1.783.639.834,70

2.060.801.173,48

2.182.695.936,59

1.716.600.971,21

2.781.498.224,79

Pensioni ausiliarie

403.561.228,48

381.205.787,21

380.849.668,58

369.920.188,39

336.583.285,78

Funzioni esterne

131.120.127,47

146.998.680,06

153.995.350,68

147.476.084,18

157.981.280,90

Totale

20.955.214.884,52

22.390.346.667,07

23.363072.525,37

22.509.011.331,12

25.014.476.842,14


Tabella 1 - Per la Funzione difesa abbiamo riportato le singole voci di spesa, ossia Personale (stipendi, contributi, integrazioni salariali, ecc.), Esercizio (costo dell’attività militare, che comprende la logistica sia dell’attività su suolo nazionale che delle missioni all’estero, quindi approvvigionamenti, spese energetiche di basi e caserme, carburante, ecc.), Investimento (acquisto di nuovi lotti o edifici, finanziamento dell’industria bellica (2) e “altri tipi di investimento” non meglio specificati).

Nella voce “Pensioni ausiliarie” rientrano i fondi destinati a integrare la pensione di quegli ufficiali o sottufficiali collocati dopo il pensionamento in riserva, ossia che possono in qualunque momento essere richiamati in servizio. Le Funzioni esterne sono i compensi dati a professionisti e società esterni al Ministero della Difesa (ad es. professionisti pagati per l’adeguamento tecnologico, l’ammodernamento dei sistemi di sorveglianza del traffico aereo, la propaganda per il reclutamento e in generale il complesso di funzioni non svolte direttamente dal Ministero della Difesa, da suoi organismi o funzionari e addetti).


2. Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) sostiene con il proprio bilancio i due terzi dell’acquisto dei sistemi d’arma gestiti dal Ministero della Difesa. L’importo complessivo dei pagamenti MISE nel 2020 è stato di 2.6 miliardi € e riguarda sia investimenti pubblici nell’industria militare sia l’acquisto di armamenti. Essi si aggiungono ai soldi investiti dal Ministero della Difesa sempre nel 2020, fino ad un totale di circa 3,9 miliardi € per acquisto di armamenti.


Le forze armate italiane nel 2020 erano attive in 3 continenti (Asia, Europa, Africa) in attività militari divise in “missioni di pace” (peacekeeping) ONU, missioni NATO, missioni UE e Missioni Bilaterali o Multilaterali.(3) L’Italia si colloca al 3° posto nella NATO come paese contributore. Spiccano particolarmente la collaborazione dell’Italia con la Francia nelle missioni UE in Africa (nel Sahel e in generale nell’area sub-sahariana) e il numero di uomini impiegati nelle operazioni NATO (il 41% dei militari italiani impiegati all’estero è destinato alle 6 missioni NATO cui l’Italia ufficialmente partecipa).


3. Per Missione Bilaterale o Multilaterale si intende un’operazione militare di collaborazione tra due o più paesi non inquadrata in operazioni ONU, NATO o UE. Queste missioni generalmente sono coperte da accordi tra Stati per l’addestramento di militari, la difesa del corpo diplomatico, il pattugliamento e controllo in aree dove l’Italia ha interessi economici.


Missioni ONU nel 2020 (6 missioni, 1.091 unità impiegate):

- Asia: Libano, Pakistan;

- Europa: Cipro;

- Africa: Mali, Sahara occidentale, Libia.(4)

Missioni NATO nel 2020 (6 missioni, 2.691

unità impiegate):

- Asia: Afghanistan, Iraq-Kurdistan iracheno-Kuwait;(5)

- Europa: Kosovo, Mar Mediterraneo, Lettonia;

- Africa: ufficialmente l’Italia non partecipa a missioni NATO in Africa.

Missioni UE nel 2020 (13 missioni, 757

unità impiegate):

- Asia: Palestina, Iraq, stretto di Hormuz (Golfo Persico);

- Europa: Bulgaria, Kosovo, Bosnia-Herzegovina;

- Africa: Mali e Sahel in collaborazione con la Francia,(6) Niger e Sahel, Libia, Somalia, Corno d’Africa, Repubblica Centrafricana.


4. Attualmente in Libia si scontrano la fazione di Fayez al-Sarraj, ex premier del “governo di accordo nazionale” con sede a Tripoli sostenuto dall’Italia e dall’ONU e quella del generale Khalifa Haftar a capo dell’Esercito Nazionale Libico e della regione della Cirenaica, ex oppositore di Gheddafi in esilio negli USA fino al 2011 e oggi sostenuto da Francia, Federazione Russa, Emirati Arabi Uniti ed Egitto.


5. Missione a guida NATO a cui aderiscono in totale 83 paesi. L’Italia ha il comando dell’operazione per il 2022.



6. Nell’area sub-sahariana che va dal Sud Sudan al golfo di Guinea la Francia impiega più di 4.500 militari: è il principale paese europeo presente con proprie truppe.


Missioni Bilaterali e Multilaterali nel 2020

(11 missioni, 1.109 unità impiegate):

- Asia: Libano, Palestina, Bahrain-Qatar-Emirati Arabi Uniti con USA e Arabia Saudita;

- Europa: Romania, Albania, Montenegro, Macedonia, Polonia, Ucraina;

- Africa: Libia a sostegno di Fayez al-Sarraj, Tunisia, Niger, Mali, Egitto, Somalia, Gibuti, Golfo di Guinea, Mar Mediterraneo.

In numerose fonti (ANSA, Adnkronos, Greenpeace e altre ONG di fama internazionale, siti riconosciuti come www.analisidifesa.it e www.forzearmate.org) compaiono dati che non combaciano con quelli forniti dal Ministero della Difesa: un’ombra aleggia rispetto all’impiego del personale militare italiano all’estero così come riguardo alle spese militari.

Secondo l’Osservatorio Mil€x nei prospetti forniti dalla Corte dei Conti per il 2020 non risultano:

- il contributo diretto dell’Italia alla NATO, pari a 157 milioni € nel 2020 e 165 nel 2021, al netto delle spese per l’impiego nelle missioni NATO;

- il costo indiretto delle basi USA e NATO in Italia (520 milioni di euro l’anno);

- i fondi militari destinati alla UE: 60 milioni € nel 2020, 153 milioni € nel 2021.

Nel 2021 c’è stato un aumento dell’impegno militare italiano all’estero rispetto al 2020: 2 nuove missioni (per 230 unità). Il numero dei militari impiegati è aumentato: un impiego massimo di 9.449 militari (+836 rispetto al massimo previsto per il 2020) e una presenza media di 6.511 unità stanziali (+49 rispetto al 2020). La discrepanza tra “il tetto massimo previsto” e l’impiego effettivo dei militari in pianta stabile è opaca: si tratta di circa 3.000 militari di cui sono ignoti l’effettivo impiego “straordinario” e le missioni cui fanno riferimento.

Per adesso non abbiamo idea del numero di uomini e della mole di denaro impiegati per le varie operazioni “sporche” e altre simili manovre che lo Stato italiano conduce all’estero attraverso l’apparato militare: spionaggio, accordi con contractors (privati che forniscono corpi armati) o gruppi paramilitari e malavitosi, tangenti e quanto altro concerne l’economia nera dell’apparato militare.


***

A proposito della guerra in Ucraina vedere

- Comunicato CC 7/2014, 22 febbraio 2014 - Altro che lista Tsipras e rigenerazione della UE! La guerra civile in Ucraina mostra la natura reale dell’UE e la catastrofe in cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti spinge il mondo!

- Avviso ai naviganti 39, 25 febbraio 2014 - La rivoluzione socialista in Italia e la rivolta in corso in Ucraina, il governo Renzi-Berlusconi e il congresso CGIL

- Rapporti Sociali 9/10, settembre 1991 - Analizzare i conflitti

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Conclusioni

Dalla guerra nei Balcani (1999) in poi l’Italia ha partecipato alla maggior parte delle missioni militari all’estero avviate dagli organismi internazionali di cui fa parte (ONU, NATO, UE). Allo stesso tempo i vari governi che si sono susseguiti (da D’Alema al Conte 2) hanno avviato operazioni militari a difesa degli interessi delle multinazionali italiane e per fare la propria parte nei giochi di guerra internazionali. I più noti sono i casi della diga di Mosul in Iraq (7) e dell’ENI nel delta del Niger in Africa. Tanti sono gli interessi dei gruppi imperialisti italiani da difendere: dalle rotte commerciali verso il Mediterraneo agli accordi con gli altri gruppi imperialisti USA, sionisti ed UE. Allo stesso tempo, i gruppi imperialisti italiani sono spinti dalla crisi generale del capitalismo a tenere il passo degli altri paesi: da un lato difendere i propri interessi, dall’altro partecipare alle guerre promosse da NATO e UE, per contendersi lo sfruttamento delle risorse degli ex paesi coloniali e di quei paesi che non si assoggettano al ricatto finanziario, militare e politico della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti.


7. Costruita sul fiume Eufrate nel 1986 dall’Impregilo, la diga di Mosul è la quarta più grande diga in Asia. Per la manutenzione della diga nel 2015 vinse l’appalto un’azienda legata al PD, la Trevi di Cesena. A difesa della diga di Mosul il governo Renzi nel 2015 inviò 450 militari italiani.


Il mondo è in fiamme e la tendenza al riarmo e alla guerra sono solo la manifestazione di una malattia, la crisi generale del capitalismo, di cui quando è sotto pressione la classe dominante cerca di alleviare alcuni sintomi ma che non può curare. La lotta contro le manovre di guerra oggi passa inevitabilmente dalla lotta per l’instaurazione del Governo di Blocco Popolare, un passo verso l’instaurazione del socialismo.

Alberto F.