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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - luglio 2022

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Comprendere la realtà per trasformarla

Assimilare il materialismo dialettico

Pubblichiamo le Note di Lettura di Materialismo dialettico e materialismo storico di Stalin che una compagna della Carovana del (n)PCI ci ha mandato, per consigliare e incitare altri compagni a studiare il testo di Stalin.

È un testo particolarmente utile ai fini dell’attività nostra e di tutti quelli che sono impegnati nella lotta per cambiare il corso delle cose che la borghesia impone all’umanità. Il testo è parte della Storia del partito comunista (bolscevico) dell’URSS, pubblicata nel 1938 e opera di una redazione diretta da Stalin. È inserito nel capitolo 4 che tratta della lotta dei bolscevichi contro correnti filosofiche che approfittavano della demoralizzazione prodotta dalla sconfitta della prima rivoluzione russa (1905) per attaccare il marxismo e il movimento comunista. Già questo basterebbe a destare l’interesse di noi che viviamo nell’epoca di nera e sfrenata reazione succeduta alla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 che ha concluso l’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976).

Il testo di Stalin tratta in successione della dialettica, del materialismo e del materialismo storico. Ha il dichiarato obiettivo della lotta

- alla metafisica, la concezione secondo cui il mondo è fisso, è eterno, è sempre stato com’è;

- all’idealismo, la concezione secondo cui il mondo è la materializzazione delle idee... di dio o di qualcun altro;

- al rifiuto della concezione secondo la quale alla base dei rapporti tra gli individui che costituiscono una società e della mutazione di essi vi è principalmente la produzione delle condizioni materiali dell’esistenza (alimenti, indumenti, calzature, abitazioni, combustibili, strumenti di produzione, ecc.).

Mira a promuovere l’uso della dialettica, del materialismo e del materialismo storico per analizzare la realtà e definire i compiti del partito comunista.

Oggi a noi insegna il metodo di pensiero e d’azione che dobbiamo adottare perché il nostro lavoro sia efficace. È quindi importante per combattere le concezioni e le condotte che derivano dall’influenza della borghesia nelle nostre file e che frenano la nostra opera. Mostra che è dall’analisi della realtà che deriva la linea d’azione del partito comunista. Quindi promuove lo studio legato alla pratica, contro l’impostazione borghese dello studio accademico: studiare per fare invece di studiare per sapere, studiare per trasformare il mondo invece di studiare per vendere libri o lezioni. Se usato in questo senso, come pratica di legame tra teoria e realtà, tra analisi e azione, combatte il limite di procedere a naso, a istinto nella nostra azione. Serve anche a combattere nelle nostre file la sfiducia e ad assimilare la concezione del mondo di una classe in ascesa, la classe operaia, che ha bisogno di modificare la realtà e che conosce il modo per farlo, contro la concezione di una classe in decadenza, quella borghese, che ha tutto l’interesse a promuovere l’idea che la realtà è immutabile (o, il che è lo stesso, così complessa da essere inconoscibile e quindi non consapevolmente trasformabile).

Consigliamo di studiare il testo di Stalin insieme a quello di Lenin Materialismo e revisionismo. Scritto nella prima metà dell’aprile 1908, quindi ancora nel periodo successivo alla sconfitta della rivoluzione russa del 1905, il testo di Lenin è dedicato alla lotta contro “la corrente ostile al marxismo interna al marxismo stesso”: il revisionismo del marxismo promosso da E. Bernstein e sintetizzato nello slogan “il movimento è tutto, il fine è nulla”. In questo articolo Lenin mostra che l’essenza della politica revisionista consiste nel “determinare la propria condotta caso per caso, adattarsi agli avvenimenti del giorno, alle svolte provocate da piccoli fatti politici, dimenticare gli interessi vitali del proletariato e i tratti fondamentali di tutto il sistema capitalista e di tutta l’evoluzione del capitalismo, sacrificare questi interessi vitali a un vantaggio reale o supposto del momento”. Esattamente la condotta contro cui il movimento comunista cosciente e organizzato deve lottare oggi al proprio interno: tra i partiti, organismi e gruppi che lo compongono attraverso il dibattito franco e aperto, nel partito comunista con i percorsi di Riforma Intellettuale e Morale dei suoi membri, con la lotta tra le due linee e applicando il centralismo democratico. È il presupposto perché i comunisti adempiano al compito di 1. consolidare e rafforzare il partito comunista basato sulla più avanzata comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e 2. praticare la più ampia unità nella mobilitazione delle masse popolari per porre fine al catastrofico dominio della borghesia imperialista.


Note di Lettura di Materialismo dialettico e materialismo storico di Stalin

La dialettica

Il testo di Stalin illustra i tratti essenziali della dialettica, afferma che i fenomeni (ciò che cade sotto i nostri sensi e su cui lavoriamo) riusciamo a comprenderli e trasformarli solo se:

a. li consideriamo nella loro relazione con gli altri fenomeni che li precedono e circondano;

b. li consideriamo non come fissi e immobili, ma in continuo movimento e cambiamento;

c. teniamo conto che il loro sviluppo è dato da cambiamenti quantitativi piccoli e a volte difficili da notare e da cambiamenti qualitativi aperti e radicali (l’esempio più banale è l’acqua che con un aumento graduale della temperatura ad un tratto si trasforma in vapore);

d. teniamo conto che i cambiamenti quantitativi e qualitativi sono manifestazione della lotta interna allo stesso fenomeno: lotta degli opposti che ogni fenomeno contiene.

Il testo mostra quindi che ogni regime sociale è frutto e conseguenza di qualcosa; che non esistono regimi sociali immutabili (e questo significa che il capitalismo può essere sostituito dal socialismo); che, visto che i cambiamenti implicano anche salti bruschi, i rivolgimenti rivoluzionari delle classi oppresse sono naturali e inevitabili. Significa infine che, se lo sviluppo è dato dal conflitto di forze opposte interne, il motore del movimento della società è la lotta tra classi.

Il testo mostra le implicazioni che questa analisi ha per l’attività del partito comunista, a partire dalla consapevolezza che al socialismo non si arriva per via graduale, attraverso riforme, ma occorrono anche salti rivoluzionari. Il partito comunista quindi non deve mai soffocare la lotta di classe, motore della trasformazione, ma anzi alimentarla. Deve inoltre basare la sua attività su gruppi sociali in ascesa e non su quelli che, anche se numericamente predominanti, non hanno futuro (questo era ad esempio in Russia il caso dei contadini).

Il nostro compito è fare analisi dialettica di tutto ciò che compone la realtà e i fenomeni su cui agiamo. Ad esempio la lotta degli operai della GKN non si capisce e si finisce per mitizzarli e vederli come un’esperienza non replicabile se non si tiene conto che il Collettivo di Fabbrica (CdF) è il frutto di fenomeni precedenti (CdF della ex FIAT) e dell’interazione con altri fenomeni nella fase specifica in cui ha assunto il ruolo che ha (pandemia, governo Draghi, ecc.); se non si tiene conto dello sviluppo dello stesso CdF (come si trasforma man mano che avanza nella lotta, come ad esempio la necessità di uscire dall’azienda determina l’allargamento del gruppo di testa) e quindi come nelle nuove fasi interagisce diversamente con quello con cui ha relazioni (Insorgiamo, Coordinamento donne, sindacati, altri organismi che a loro volta hanno un loro sviluppo interno). Solo se noi vediamo lo sviluppo delle contraddizioni interne come il motore del movimento, non cerchiamo di soffocarle, ma ci interveniamo per rafforzare il nuovo che nasce e farlo affermare.


Il materialismo

Il testo di Stalin prosegue fissando i tratti essenziali del materialismo, per procedere poi alla loro applicazione all’analisi della società e trarne la linea d’azione del partito comunista. Il materialismo di Marx considera la società come una realtà oggettiva, indipendente dalla coscienza che gli uomini ne hanno. La materia è quindi il dato primo, mentre la coscienza deriva da questa, è la riproduzione della materia nella mente degli uomini. Le leggi del mondo sono quindi conoscibili. L’aspetto decisivo è la verifica della nostra conoscenza, delle ipotesi che facciamo. Per noi questo è agire scientificamente; per questo ci dotiamo di strumenti per analizzare la realtà (quadri d’insieme, profili, ecc.). Quando mettiamo in campo un intervento dobbiamo partire dalla realtà, dall’analisi dialettica dell’individuo o del fenomeno sul quale interveniamo e definire l’obiettivo della trasformazione. La verifica del nostro intervento (quindi della nostra comprensione della realtà) è ancora una volta materiale: banalmente si tratta di verificare se la realtà è andata nella direzione in cui volevamo farla andare.

Il testo prosegue affermando che la società non si muove in maniera casuale, come un’accumulazione o una successione di eventi alla rinfusa (“è impossibile sapere quale sarà il nostro futuro” è oggi espressione corrente tra quelli che negano il marxismo), ma secondo leggi interne che i comunisti si impegnano a scoprire e applicare. Da questo deriva che la storia è una scienza e che può essere esatta come la biologia. Che la coscienza deriva dalla materia significa che le idee, le concezioni, le istituzioni e tutto quello che riguarda la sovrastruttura di una società deriva non dalle idee ma dalle condizioni della vita materiale (l’esempio è lo schiavismo o il lavoro minorile: oggi sono assurdi date le attuali condizioni materiali, inseriti in società diverse avevano un senso).

Il partito comunista nella sua attività non deve fondarsi su criteri morali, ma sullo studio delle leggi, così come non deve richiamarsi a motivi fortuiti, ma alle leggi dello sviluppo della società. La risposta a quelli che oggi da noi dicono che le forze rivoluzionarie sono i sottoproletari o gli immigrati, l’abbiamo applicando il metodo dialettico e materialista all’analisi della società, del modo in cui si sviluppa. Essi invece si fondano sul moralismo (chi sta peggio), non valutano la relazione tra una classe e l’altra, gli effetti che lo sviluppo di una ha sulle altre e sull’intera società (quale di esse se si sviluppa porta a un salto qualitativo la società e in che senso). Nell’analizzare la società e nel definire la linea del partito comunista bisogna procedere come cuochi che sperimentano una nuova ricetta di loro invenzione: devono conoscere bene gli ingredienti, le componenti degli ingredienti e la loro possibile trasformazione, l’interazione che uno ha con l’altro, ecc. Solo così si possono combinare e trasformare ai fini dell’obiettivo.

Da qui lo stretto legame tra scienza e sua applicazione. Il socialismo non è un sogno, ma l’applicazione di una scienza. L’azione del partito comunista non si fonda sulle idee, ma sulle necessità materiali (la proprietà collettiva dei mezzi di produzione è oggi necessità materiale per lo sviluppo della società).

Noi, nella nostra azione, applichiamo il materialismo quando un operaio lo valutiamo anzitutto dal ruolo sociale che ha e non dalle idee che esprime, perché sono le necessità materiali che lo spingeranno ad agire in un determinato modo e a modificare le sue idee. Questo non significa che quello che pensa non è importante nel determinare la sua attività immediata, ma che se le sue idee sono espressione delle necessità materiali di una classe morente che cerca di mantenere il suo dominio, esse ostacolano lo sviluppo della società e a queste si contrappongono idee nuove, che in definitiva hanno potenza e influenza superiore perché sono quelle che agevolano la trasformazione della società. Queste hanno una funzione organizzatrice, mobilitante e trasformatrice. In questo senso, quando conquista le masse, una teoria diventa una forza materiale (come sta dimostrando anche l’esperienza del CdF della GKN, per cui da una pratica e da necessità materiali derivano idee che rispondono alla necessità di trasformazione e sono idee che conquistano le masse). Quindi l’orientamento che portiamo nella nostra attività deve rispecchiare le necessità reali, le esigenze materiali dello sviluppo della società. Non ce le inventiamo noi, ma dobbiamo scoprirle analizzando la realtà, scoprendo qual è la necessità particolare, il passo immediato che in un dato momento si iscrive nella più generale necessità della società.


Il materialismo storico

Il testo di Stalin indica poi che la condizione principale che determina la fisionomia della società è il modo di produzione dei mezzi per la sua sussistenza materiale. Esso è dato dalle forze produttive (gli strumenti e la capacità degli uomini di costruirli e di lavorare) e dai rapporti che si creano tra gli uomini per produrre (che possono essere o di collaborazione e aiuto reciproco o di dominio e sottomissione). Nel momento in cui cambia la produzione, cambia anche il modo di produzione e da questo deriva il regime sociale vigente, quindi le idee, le concezioni e le istituzioni dominanti. Il modo di vivere cambia il modo di pensare degli uomini. Quindi lo studio della storia non è principalmente studio di personaggi, di idee, di concezioni e di istituzioni, ma dello sviluppo della produzione: è anzitutto lo studio dell’economia della società. Questo è il faro che ad esempio oggi ci permettere di analizzare e contestualizzare la guerra in Ucraina e la lotta di classe nel nostro paese (come fa ad esempio il Comunicato CC 5 - 27 febbraio 2022).


Il modo di vivere cambia il modo di pensare: questo ci permette di comprendere meglio quella che chiamiamo scuola di comunismo. Nelle esperienze dei primi paesi socialisti per alcuni anni l’edificazione del socialismo fu su larga scala una scuola di comunismo per le masse che praticavano un nuovo modo di produrre e quindi di vivere: esso trasformava idee, pensieri e concezione. Qui e ora la scuola di comunismo devono farla gli elementi avanzati, le avanguardie che trascinano il resto delle masse popolari nella pratica. Scuola che deve puntare a far cambiare innanzitutto le condizioni materiali (il ruolo sociale, la pratica, ecc.) e che deve portare alla trasformazione delle idee e delle concezioni attraverso il bilancio delle loro esperienze. Il nostro intervento deve fondarsi sul far fare e non sul convincere; al fare è legato poi il bilancio che dobbiamo portare a tirare e quindi l’intervento su idee e concezioni. Questa deve essere la linea anche della nostra agitazione e propaganda: dobbiamo mirare a dare orientamento rispetto al che fare, dirigere gli elementi avanzati a fare dei passi concreti, su cui dobbiamo tornare, che dobbiamo riprendere per farne bilancio e per rilanciare con i passi successivi.

Il testo di Stalin prosegue chiarendo che la prima cosa che cambia, nel processo di sviluppo della storia, sono gli strumenti utilizzati per produrre e le forze produttive. Al cambiamento di queste si adeguano poi i rapporti di produzione. Quindi cambia il modo di produzione. A loro volta i nuovi rapporti di produzione influenzano e generano nuovi strumenti di produzione e nuove forze produttive. Queste sono le basi scientifiche, oggettive e non “morali” della necessità del socialismo. Nel momento in cui i rapporti di produzione sono rimasti indietro, allora si generano le crisi. La contraddizione che esiste tra lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti di produzione è la base della rivoluzione. Stalin dimostra quindi nella pratica che l’applicazione della dialettica e del materialismo allo studio della storia ha come oggetto principale lo studio delle basi economiche della società e che da queste deriva la comprensione delle necessità oggettive del suo sviluppo. Noi oggi, rispetto al livello raggiunto dagli strumenti di produzione, dalle forze produttive (e il loro carattere collettivo), vediamo che non solo sono al grado massimo di utilizzo stanti i rapporti di produzione che esistono, ma che c’è un “inceppamento” per cui le potenzialità si ripiegano su se stesse, non aprono a uno sviluppo ulteriore, ma ripiegano in maniera distruttiva sulla natura e sugli uomini. È evidente nel campo della medicina, per cui le nuove scoperte scientifiche sono usate con scopi speculativi (con farmaci dannosi a discapito dell’interesse degli uomini e delle donne) oppure non sono sviluppate se ai proprietari dei mezzi di produzione esse non servono per valorizzare il loro capitale. Solo nel momento in cui i rapporti di produzione si adegueranno alle forze produttive potrà esserci un’ulteriore sviluppo delle forze produttive non applicate alla guerra.

Per noi l’aspetto dirimente è l’adeguamento dei rapporti di produzione, dunque un salto qualitativo a un nuovo regime sociale (il socialismo). È necessario quindi oggi creare, far praticare, rapporti di produzione nuovi, adeguati, alle avanguardie tra le masse popolari. Lo facciamo a macchia di leopardo, con esperienze concrete dell’adeguamento nei rapporti di produzione, portando operai, proletari e masse popolari avanzati a praticare la direzione di aziende, di quartieri, di scuole non con rapporti di sottomissione, ma di solidarietà e cooperazione. Un organismo operaio (OO) è un embrione del nuovo regime sociale; in un’esperienza avanzata gli operai si organizzano collettivamente, lavorano in collettivo e per la collettività, dirigono loro le forze che hanno, decidono cosa produrre, lo riversano nell’ambiente sociale che circonda la fabbrica dirigendo intere zone e altre masse popolari a fare lo stesso. Queste divengono istituzioni politiche del nuovo potere che deve sopprimere i vecchi rapporti con una guerra che il partito promuove e dirige. Dialetticamente quindi assumono una funzione rilevante le nuove idee sociali, che nascono sulla base delle nuove esigenze e che organizzano le masse popolari. Queste si uniscono in un esercito politico creando un nuovo potere rivoluzionario e se ne servono per abbattere il vecchio regime sociale e instaurare il nuovo. È fondamentale quindi l’attività cosciente dell’avanguardia che promuove e dirige la rivoluzione. È evidente quindi che l’aspetto decisivo della trasformazione oggi è quello soggettivo, perché le condizioni oggettive sono già mature. Per questo siamo impegnati nel lavoro di costruzione, rafforzamento e coordinamento di OO e OP e per questo chiamiamo tutti quelli che si dicono comunisti a fare altrettanto, consapevoli che dipende da noi creare le condizioni per un’accumulazione quantitativa e quindi per il salto necessario che la società deve compiere.