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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - luglio 2022

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Il corso delle cose, il ruolo e i compiti di noi comunisti

La guerra che, per la seconda volta dopo quella contro la Jugoslavia degli anni ‘90, i gruppi imperialisti USA-NATO hanno scatenato in Europa, indebolisce il sistema di potere della borghesia imperialista sia a livello di ogni singolo paese sia nel sistema di relazioni internazionali e acuisce i contrasti tra gli oligarchi USA e quelli europei. Il contesto internazionale è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato in ogni paese e allo sviluppo della seconda ondata mondiale di rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia. Nella Repubblica Popolare Cinese e nel PCC cresce la lotta tra le due linee, le due vie e le due classi. L’India e i paesi dell’Asia orientale e del Medio Oriente, dell’Africa e dell’America Latina ribollono, la dominazione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei è sempre più debole, deve sempre più ricorrere a scontri militari aperti. Ma nessuna delle guerre coloniali degli ultimi 50 anni (dall’Iraq alla Somalia, alla Libia, alla Siria, ai paesi del Sahel, all’Afghanistan) si è conclusa con risultati soddisfacenti per i gruppi imperialisti che le hanno promosse. La sconfitta USA in Afghanistan e francese nel Sahel ha mostrato la loro debolezza anche militare quando si scontrano con le masse popolari. Risulteranno ancora più deboli quando le masse popolari avranno alla loro testa partiti comunisti che applicano il marxismo-leninismo-maoismo nella situazione particolare del proprio paese.


Il coinvolgimento del nostro paese nella guerra USA-NATO contro la Federazione Russa crea un altro fronte su cui noi comunisti italiani possiamo e dobbiamo sviluppare il contrattacco delle masse popolari convogliando ogni singola operazione nel fiume della rivoluzione socialista.

Noi comunisti verremmo meno ai nostri compiti, ci dimostreremmo indegni del nostro nome se non approfittassimo degli elementi favorevoli che la situazione presenta e non facessimo fronte ai compiti particolari cui ci chiama. Ma a noi non basta mescolarci al crescente disordine prodotto dalla crisi generale del capitalismo, promuoverlo come un gruppo tra gli altri, fare la nostra parte alimentando il fuoco che ha intaccato il vecchio edificio, appiccare il fuoco in punti non ancora intaccati. Tutto questo è giusto, è necessario e sta già avvenendo: tanti organismi, gruppi e individui lo stanno facendo. Il nostro compito specifico è far prevalere in questo generale disordine la direzione della classe operaia, trasformare il disordine e l’indignazione generali delle masse in una guerra diretta a un fine ben preciso: porre fine al dominio della borghesia imperialista, al suo modo di produzione e agli ordinamenti che su di esso si basano e instaurare un regime socialista.

L’instaurazione del socialismo richiede un grande sforzo alle masse popolari. La borghesia, il clero e le altre classi dominanti fanno di tutto per dissuaderle, fanno appello alla tradizione, ai vizi e alle abitudini più arretrati e, quando questi non bastano, alla repressione. Ma è solo facendo questo sforzo che le masse popolari pongono fine al marasma sociale, alla guerra dilagante e al disastro ambientale in cui la borghesia ci fa sprofondare ogni giorno di più. L’esperienza delle rivoluzioni del secolo scorso ha mostrato che condizione necessaria e sufficiente perché le masse popolari compiano quest’opera è che i comunisti raggiungano una comprensione adeguata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e la applichino nella loro attività. Questo è il ruolo specifico dei comunisti, ciò che li contraddistingue tra i promotori e organizzatori della resistenza delle masse popolari: indichiamo questa resistenza come “spontanea” quando e dove noi comunisti non abbiamo ancora assunto questo ruolo.


Il nostro lavoro su questo fronte consiste in primo luogo nel fare in modo che si formino ovunque nelle aziende capitaliste e pubbliche, nelle città e nei singoli quartieri organismi operai e popolari che con la loro azione diventano punto di riferimento per i lavoratori e le masse popolari, quindi organismi che agiscono da nuove autorità pubbliche, che contendono potere a quelle della borghesia. Devono imboccare questa strada tutti coloro che si oppongono al catastrofico corso delle cose. Solo così la loro azione conduce a risultati concreti.

Dobbiamo rompere con la tendenza a limitarsi a resistere agli attacchi dei nemici. Dobbiamo passare sempre più spesso all’attacco: individuare il punto e il momento giusti, concentrare le forze, attaccare e strappare dei risultati, vincere! Dobbiamo quindi imparare a capire dove, quando e come attaccare per vincere.

Non dobbiamo cedere né agli avventuristi né agli spontaneisti, ma dobbiamo anche combattere gli stati d’animo di sfiducia che inevitabilmente (stante la tradizione, la paura di fronte al nuovo, le incognite che effettivamente ogni nuova impresa presenta, le arretratezze nella comprensione del corso delle cose) serpeggiano tra gli elementi più deboli, anche nelle nostre file. È successo in ogni partito comunista, alla vigilia di ogni scontro. Anche alla vigilia della Rivoluzione d’Ottobre che nel novembre del 1917 ha lanciato l’assalto al cielo e ha sconvolto il mondo, Kamenev e Zinoviev, i due dirigenti del Partito bolscevico che cercarono di sabotare l’insurrezione rendendo pubblici i piani di battaglia del Comitato Centrale del Partito, erano solo le punte estreme di una corrente di dubbiosi ed esitanti.

Come fare a riconoscere avventurismo e sfiducia e a distinguere l’analisi concreta della situazione concreta da ognuno dei due? Non abbiamo altro mezzo che usare la concezione comunista del mondo e l’esperienza che accumuliamo man mano che agiamo. Nel dubbio, dobbiamo osare avanzare. Dobbiamo dare battaglia ogni volta che l’esito ne vale la pena e abbiamo ragionevoli possibilità di vincere. Come minimo faremo esperienza e impareremo a fare meglio.

Chi alla vigilia di uno scontro importante vuole essere sicuro al cento del cento della vittoria, non darà mai battaglia e quindi non vincerà mai.


A poco più di cento anni dalla grande Rivoluzione d’Ottobre un nuovo grande rivolgimento si sta compiendo in tutto il mondo. Siamo nel pieno di una situazione rivoluzionaria in sviluppo. Grazie alle lezioni che abbiamo tirato dal bilancio delle nostre vittorie e delle nostre sconfitte siamo in grado di illuminare la strada che le masse popolari devono percorrere per far fronte alla borghesia e al clero e avanzare. Non a caso oggi indichiamo e promuoviamo la creazione delle condizioni per costituire un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate, la costituzione di organismi operai e popolari, il loro coordinamento locale e nazionale, fino a rendere impossibile ai vertici della Repubblica Pontificia di governare, fino a costringerli a cedere il governo a persone che godono della fiducia delle masse popolari organizzate. Ridotti all’impotenza, lo cederanno sicuri di venire a capo della situazione e riprenderlo, come hanno fatto già in molti casi: dai più gloriosi come quelli del periodo 1944 - 1947 grazie alla Resistenza, ai più miseri come quelli dei governi Conte 1 e Conte 2. Ma noi, forti delle lezioni che abbiamo tratto dal bilancio del passato e dall’analisi del corso delle cose, guideremo le masse popolari organizzate a far fronte ai tentativi di rivincita e alle aggressioni e a rafforzare il proprio potere. Esse avanzeranno nella scuola pratica di comunismo fino a instaurare il socialismo.

Per questo guardiamo lontano e abbiamo i piedi ben piantati nel presente.

Rosa L.