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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - luglio 2022

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Sulla cura, l’educazione, la formazione delle nuove generazioni

Lo stato dell’istruzione pubblica in Italia e il futuro che dobbiamo costruire


I dati ufficiali diffusi nel mese di giugno 2022, risultanti dai test INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione, creato nel 1999 dal ministro Luigi Berlinguer), dicono che il 44% dei ragazzi del nostro paese non riesce a comprendere un testo scritto e che il 51% di questi non riesce a svolgere problemi matematici adatti al loro livello di istruzione.

Per quanto i test INVALSI siano uno dei frutti dello smantellamento dell’istruzione pubblica e i dati emersi quindi come minimo parziali, sono comunque dati allarmanti. Tra maggio e giugno il Fatto Quotidiano ha pubblicato un’inchiesta a puntate sull’istruzione pubblica e altri organismi ed esponenti della sinistra borghese hanno espresso la loro preoccupazione per i risultati delle “riforme” della scuola. Sono dati che allarmano ma non stupiscono se guardiamo allo stato della scuola pubblica nel nostro paese: classi pollaio, edifici fatiscenti e pericolosi, didattica a distanza, precarietà e disoccupazione del personale sono solo gli aspetti più evidenti. Andando più a fondo emerge una scuola sempre meno pubblica e sempre meno gratuita, così come emergono la diminuzione costante dei finanziamenti al sistema pubblico a vantaggio della scuola clericale e privata e la riduzione del sistema di istruzione a scuola professionale (l’insegnamento di un mestiere a scapito dell’educare a pensare e a “ragionare per fare”). Una scuola professionale che ogni anno provoca morti e feriti a causa all’alternanza scuola-lavoro. Insomma emerge un’istruzione ridotta a merce in cui ognuno acquista quello che può permettersi. Un’istruzione in cui sono sempre più forti la distinzione e discriminazione di classe.

La fotografia dello stato dell’istruzione è del resto coerente con il ruolo che è riservato ai bambini e ai giovani delle masse popolari in questa società: o sono clienti o sono esuberi o sono carne da macello per cantieri, strade, corpi militari, ecc.

Chi ha l’interesse quindi a costruire un’educazione pubblica che insegni ai giovani delle masse popolari a pensare, a dirigersi e dirigere la società, sono proprio le masse popolari!


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Casi come quello di Salvador Ramos negli USA non sono da attribuire principalmente ai singoli: ognuno di loro a sua volta è così perché quello è l’ambiente in cui è cresciuto e comunque punendo i singoli non si elimina l’ambiente. Sono principalmente responsabilità dell’organizzazione e del funzionamento della società, indicano una lacuna dell’organizzazione sociale e si eliminano creando funzioni e istituzioni sociali. Un bambino non è solo dei suoi genitori, la sua formazione, oggi più che nel passato, è il risultato anche dell’attività di altri (individui e istituzioni). Bisogna che siano individui e istituzioni adeguati.

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Istruzione e lotta di classe

L'istruzione delle masse popolari è terreno di lotta di classe perché è strettamente legata al ruolo che queste devono avere nella società. La borghesia ha bisogno della loro partecipazione passiva e di un certo livello di istruzione, quello necessario al lavoro che devono svolgere (“non serve insegnare la filosofia a uno spazzino”, proclamava Letizia Moratti quando era ministro). Una volta che se li è assicurati, per mantenere in piedi il sistema decadente del capitalismo e la sua direzione della società ha bisogno di impedire il più possibile la formazione di una coscienza, l’organizzazione e la capacità di iniziativa delle varie parti della società. Le masse popolari invece hanno bisogno urgente di liberarsi dai capitalisti e quindi di educarsi e dotarsi degli strumenti necessari a porre fine al capitalismo. Per emanciparsi dalla borghesia e costruire un ordinamento superiore che metta al centro l’interesse collettivo, il socialismo, c’è bisogno della loro crescente partecipazione attiva e cosciente, a partire oggi dalle loro avanguardie.

L’esperienza dei primi paesi socialisti mostra chiaramente che la loro stessa edificazione è stata un enorme movimento di educazione di massa. Infatti, una volta istituita la proprietà pubblica dei mezzi di produzione - almeno dei principali - si trattava di realizzare la massima e crescente partecipazione alla loro gestione, alla valutazione dei risultati e alla progettazione delle linee da seguire (cioè alla politica) degli operai, degli altri lavoratori, delle donne, dei giovani, di tutte quelle categorie che nella società borghese sono oppresse, sfruttate, discriminate. Di fare della loro crescente partecipazione il mezzo principale della trasformazione delle condizioni materiali e intellettuali della loro esistenza, che loro stesse operavano.

La Rivoluzione d’Ottobre ad esempio diede inizio al più grande movimento di massa verso l’istruzione che ci fosse mai stato. Mai prima di allora le masse popolari, che sotto la guida del PC(b) prendevano sempre più nelle proprie mani la gestione della società, si erano mobilitate ed erano state pronte a fare sacrifici e a lavorare per migliorare la situazione nel campo dell’istruzione quanto in Unione Sovietica. Qui la creazione il 22 novembre 1917 della Commissione di Stato per l’Educazione e le leggi successive, emanate nello stesso 1917 e nel 1918, definirono i principali obiettivi delle istituzioni del sistema educativo: istituti di ricerca, biblioteche, case editrici, giornali e riviste, musei, gallerie, teatri, conservatori, radio erano considerati ausiliari e complementari all’insegnamento scolastico nel compito di diffondere la cultura. L’Armata Rossa divenne un veicolo d’istruzione. Una rete di corsi, classi e gruppi di studio coprì tutto il territorio affinché la massa della popolazione imparasse a leggere e a scrivere. La parola d’ordine era: “se sapete leggere, insegnate al vostro vicino”. In breve tempo, fra il 1917 e il 1928, era completata o avviata, ad esempio, la costruzione di 7.780 scuole primarie e secondarie. Anton Makarenko in Poema Pedagogico (Edizioni Rapporti Sociali) fa capire lo spirito che regnava in URSS in proposito.

Il sistema d’istruzione ed educazione di massa fu anche il campo da cui prese avvio la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria nella Cina di Mao. Nelle università infatti la corrente revisionista stava reintroducendo misure e criteri che di fatto promuovevano una selezione di classe e intralciavano l’edificazione del socialismo. Contro questa tendenza Mao lanciò prima una serie di attacchi pubblici e poi incoraggiò le critiche e mobilitazioni degli studenti che portarono alla creazione delle Guardie Rosse, i gruppi che si moltiplicheranno e che costituiranno le organizzazioni di base per la mobilitazione in massa della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. In quel periodo nella Cina popolare la gestione delle istituzioni scolastiche passò nelle mani di comitati rivoluzionari costituiti da operai, studenti, genitori e insegnanti.

Anche nel nostro paese la storia dell’educazione delle nuove generazioni delle masse popolari è strettamente intrecciata alla storia della lotta di classe e alla forza del movimento comunista.

Infatti la scuola pubblica, per come l’abbiamo conosciuta, è una delle più grandi conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia, prima con la Resistenza e poi con il movimento del ‘68 e le lotte degli anni ’70. Grazie ai rapporti di forza creati dai Partigiani con la Resistenza l’istruzione inferiore venne dichiarata universale, pubblica e gratuita (articolo 34 della Costituzione); con le lotte congiunte di studenti e operai degli anni ’70, su impulso e per emulazione della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, vennero abolite le bocciature selettive classiste (di fatto colpivano principalmente gli alunni degli strati più poveri), create le scuole elementari a tempo pieno, formati organismi di rappresentanza composti da insegnanti, studenti e genitori (i consigli dei docenti e di istituto).

Con l’esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria queste conquiste sono state passo dopo passo smantellate dalla borghesia che ha ripreso più saldamente in mano il dominio della società. Nel campo dell’istruzione pubblica quindi, come nel tessuto produttivo o nella sanità pubblica, lo smantellamento è il contenuto principale delle “riforme” che dagli anni ’80 ad oggi si sono susseguite e il programma comune che tutti i partiti delle Larghe Intese portano avanti senza soluzione di continuità.

Se oggi la condizione dell’istruzione pubblica non è peggiore di quella che vediamo, è solo grazie ai collettivi studenteschi e alle loro lotte, ai comitati di genitori e insegnanti che si sono battuti per la scuola durante la pandemia, a tutti quegli organismi che fuori dalla scuola si dedicano alla formazione delle nuove generazioni delle masse popolari.

L’educazione di cui c’è bisogno

Che la più larga massa di popolazione sia in grado di comprendere quello che sente e che legge, di analizzare la realtà, di pensare, è interesse di tutta la collettività, al pari della sanità pubblica!

Che l’educazione delle masse popolari sia un privilegio riservato a chi può pagare, che l’istruzione e la cultura siano merci da acquistare e per di più a caro prezzo (non ci limitiamo alla scuola, pensiamo a teatro, cinema, spettacoli, ecc.) è, oltre che un ritorno al passato, un danno per tutta la società. Le masse popolari hanno urgente necessità di superare il sistema incancrenito che le esclude dalla gestione della società. Ne hanno bisogno proprio per costruire una società adeguata allo sviluppo che l’umanità ha raggiunto: una società in cui il libero sviluppo di ognuno è la condizione del libero sviluppo di tutti.

Per arrivare a un’educazione universale e pubblica occorre farla finita con il capitalismo e con il dominio della borghesia, del clero e dei loro agenti. La lotta delle masse popolari per istruirsi, per imparare a pensare e “ragionare per fare”, per avere libero accesso a tutte le attività specificamente umane, è lotta per il socialismo. Bisogna mirare a un sistema pubblico e gestito con la massima cura (gestione a tempo pieno ed eventualmente con annessi convitti) di asili nido, di scuole materne, scuole elementari e medie inferiori, scuole medie superiori, facoltà e istituti universitari.

Qui e ora

Per avanzare in questa lotta servono individui e organismi che qui e ora si occupano dell’educazione e dell’istruzione di bambini e giovani, creano oggi quelle istituzioni e quelle pratiche che saranno l’ossatura della nuova scuola e della nuova società.

Serve chi qui e oggi forma bambini e giovani a lottare per la propria educazione, a organizzarsi per imparare a dirigere la loro scuola, i loro quartieri e l’intera società. Per conquistare il proprio futuro.

Che mille collettivi studenteschi fioriscano quindi, che si allarghino coinvolgendo tutti quelli, tra insegnanti e personale della scuola, che sono più attivi nella lotta contro lo smantellamento delle conquiste. Studenti, insegnanti, personale e genitori devono ricreare e far vivere i Consigli d’istituto come organismi di gestione delle scuole, che decidono dei programmi, delle classi e delle assunzioni.

I comunisti tra gli studenti, gli insegnanti, gli impiegati e i ricercatori devono costituire assieme nella clandestinità Comitati di Partito in ogni scuola, università e istituto di ricerca! Devono estendere la loro azione al di fuori di queste e nei quartieri.

Che mille organizzazioni popolari, sindacali e comuniste si occupino di costituire scuole popolari nei territori per gestire l’educazione delle nuove generazioni delle masse popolari. Servono scuole che legano l’istruzione e l’educazione alla lotta di classe in corso, come sta facendo ad esempio il Collettivo di Fabbrica della GKN con l’iniziativa della convergenza culturale, come fa il P.CARC con la Scuola di Base Makarenko.

Lucia M.