La Voce 71 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - luglio 2022

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Mobilitare e organizzare contro la guerra

Mettere fine alla sottomissione del nostro paese agli imperialisti USA-NATO

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Il ruolo della NATO nel mondo

I gruppi imperialisti USA stanno da più di quarant’anni estendendo in ogni angolo del mondo una loro rete di basi militari pubbliche e di agenzie di controllo e manovre che operano “discretamente” e in ogni paese limitano la sovranità nazionale: la NATO.

Alla fine degli anni ’40, a fronte della conclusione disastrosa per tutta la borghesia imperialista della sua terza aggressione (1939-1945) contro l’URSS, i gruppi imperialisti USA hanno creato in Europa la NATO. Compito della NATO non era quello dichiarato ufficialmente: impedire l’invasione sovietica dell’Europa. Era ben noto anche agli esponenti politici della borghesia imperialista che negli anni ’20 il PCUS aveva esaminato apertamente e abbandonato nettamente e stabilmente il proposito di venire in aiuto con l’Armata Rossa al proletariato rivoluzionario dei paesi europei. Da allora l’Unione Sovietica ha al contrario promosso e praticato la coesistenza pacifica tra paesi con regimi sociali diversi: il movimento comunista è internazionale, ma l’instaurazione del socialismo è per sua natura in ogni paese compito dei comunisti del paese stesso. I compiti reali della NATO erano due.

1. Contenere la lotta delle masse popolari dei paesi europei (l’attività di Gladio negli anni ’60 e ’70 ha mostrato questo ruolo della NATO in Italia). La creazione della NATO fu in Europa il parallelo del maccartismo negli USA. Con la NATO i gruppi imperialisti USA spalleggiarono efficacemente l’opera dei revisionisti moderni europei (Togliatti in Italia e Thorez in Francia i più celebri) contro l’instaurazione del socialismo, mentre con il maccartismo stroncarono il movimento comunista negli USA.

2. Tenere sotto controllo le tendenze all’autonomia dei gruppi imperialisti europei emerse chiaramente persino durante la guerra a Bretton Woods nelle trattative del 1944 per creare il nuovo sistema monetario (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale incentrati sul dollaro USA). Manifestazione chiara di questo ruolo della NATO si ebbe nel contrasto esploso negli anni ’60 contro De Gaulle in Francia.

Dopo la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre (1917) i gruppi imperialisti USA avevano svolto un ruolo di primo piano nell’aggressione (1918-1922) lanciata da tutti i gruppi e le potenze imperialiste per soffocare il potere dei Soviet e poi, sconfitti dai Soviet, per far fronte all’ondata mondiale (1917-1976) della rivoluzione proletaria sollevata nel mondo intero dalla vittoria dei Soviet e dalla costruzione dell’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin. Essi hanno via via rafforzato il loro predominio tra i gruppi imperialisti i cui Stati erano usciti tutti indebitati con gli USA dalla prima Guerra Mondiale (1914-1918) e peggio ancora dalla seconda (1939-1945), dalla quale Giappone e Germania erano usciti sottomessi anche politicamente agli USA.

Negli anni ’60 e ’70 i gruppi imperialisti USA giunsero al massimo del loro predominio commerciale, monetario e finanziario nel sistema imperialista mondiale.

Ma proprio in quegli anni 1. per limiti ed errori del movimento comunista cosciente e organizzato giunse ad esaurimento la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria e 2. compiuta la ricostruzione post-bellica ed esaurite le conquiste strappate dalle masse popolari dei paesi imperialisti, incominciò la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale.

Da allora compito principale della NATO divenne, ed ancora oggi è, assicurare la continuità del predominio nel mondo del complesso militare-industriale-finanziario USA nonostante 1. l’indebolimento in campo commerciale, monetario e finanziario dei gruppi imperialisti USA e 2. i contrasti al loro interno.

Con la rete di basi militari e di agenzie politiche essi cercano di contrastare il declino del predominio finanziario e monetario oltre che commerciale che avevano instaurato con la prima Guerra Mondiale e consolidato con la seconda in tutto il mondo salvo che sull’Unione Sovietica, sulla Repubblica Popolare Cinese (RPC) e sugli altri paesi socialisti e nonostante le sconfitte che avevano subito in Corea, a Cuba e in Vietnam e che poi subirono in Iran, in Venezuela, in vari altri paesi del Terzo Mondo e da ultimo in Afghanistan (dal comunicato CC 12 - 19 maggio 2022).


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Gli imperialisti USA e l’attuale Stato italiano

Per dirigere la classe operaia e il resto delle masse popolari ad annientare il sistema di potere della borghesia imperialista e imporsi come direzione di tutto il paese, i comunisti italiani devono tenere conto delle caratteristiche dell’attuale Stato della borghesia imperialista.

La particolarità dello Stato ricostituito in Italia dopo l’8 settembre ‘43 sta nel fatto che esso ha tratto la sua autorità da tre poteri presenti nel paese, che la caduta del vecchio Stato non aveva indebolito ma rafforzato. Tre poteri in larga misura indipendenti l’uno dall’altro seppur legati da collaborazione: il Vaticano, gli USA e la Mafia siciliana. Il nuovo Stato italiano ha continuato negli anni ad essere una sorta di condominio di queste tre potenze a cui se ne sono aggiunte, strada facendo, altre minori.

In ogni paese borghese lo Stato è l’associazione più generale dei capitalisti operanti nel paese. La particolarità della situazione italiana consiste nel fatto che il Vaticano, gli USA e la Mafia costituendo negli anni ‘40 il nuovo Stato italiano non potevano, per ragioni diverse, assumere ognuno di essi il ruolo ufficiale di semplice “azionista” del nuovo Stato assieme agli altri gruppi imperialisti, liquidando i rispettivi apparati di potere e fondendoli nel nuovo Stato. Ognuno di essi ha mantenuto in vita il suo particolare apparato che ha usato quando l’apparato ufficiale dello Stato per un motivo o per l’altro risultava incapace o inadatto a soddisfare gli interessi del rispettivo titolare. D’altra parte ogni padrino ha cercato di diventare il destinatario di ultima istanza della lealtà di determinati settori e funzionari dello Stato. Questa ultima cosa era tanto più necessaria perché la reale spartizione del potere e la reale diversità di peso dei vari detentori del potere non potevano essere ufficialmente riconosciuti e sanzionati dalle istituzioni dello Stato. Ufficialmente le tre potenze non si riconoscevano l’un l’altra né il loro ruolo politico era riconosciuto dagli altri gruppi imperialisti e anzi ufficialmente era negato. (…)

Quanto alla presenza opprimente e arrogante degli imperialisti USA nell’attività politica e nell’attività della Pubblica Amministrazione del paese, essa oltre agli aspetti che ha negli altri grandi paesi europei e legati al ruolo mondiale dell’imperialismo USA, in Italia ha un carattere specifico. Questo deriva dalle peculiari e storiche caratteristiche dell’Italia.

Nei cinquant’ anni trascorsi dopo la Seconda guerra mondiale il Vaticano ha svolto un autonomo ruolo anticomunista internazionale come lo hanno svolto gli USA e collaborando con essi. Da qui la particolare relazione tra Vaticano e imperialismo USA che è diventata una particolare relazione tra Italia e imperialismo USA.

All’inizio del secolo, prima che gli USA introducessero leggi razziste contro l’immigrazione dei poveri, vi fu, dalla Sicilia come dalle altre regioni del Meridione, una grande migrazione verso gli USA. Con l’emigrazione, si trasferirono dalla Sicilia negli Stati Uniti anche alcune forme sociali, come la Mafia che aveva la sua base originaria nella Sicilia occidentale, dove era la milizia privata degli agrari. D’altra parte gli USA, essendo il paese capitalisticamente più avanzato, presentavano un terreno eccezionalmente favorevole per l’applicazione di metodi criminali alle attività economico-finanziarie. La combinazione di questi due fattori ha dato luogo al rigoglioso sviluppo di una Mafia americana legata a doppio filo a quella siciliana. Il ruolo anticomunista svolto dalla Mafia in Sicilia nel secondo dopoguerra ha creato un secondo forte e particolare legame tra gli USA e l’Italia.

Oggi l’imperialismo USA ha in Italia libertà d’azione più che in qualsiasi altro paese europeo, proprio grazie alla particolare relazione creata dai due canali indicati. Esso, come il Vaticano e, in modo diverso, la Mafia, è al di sopra dello Stato italiano, se ne avvale quanto vuole senza essere responsabile delle sue attività e lasciando anzi ad esso l’ingrato compito di raccogliere i cocci. (…)

Questa sostanziale limitazione della sovranità dello Stato italiano sul suo territorio ufficiale ha poi fatto sì che anche altri Stati e organizzazioni che ne avevano per qualche motivo bisogno hanno potuto formarsi le loro clientele nell’apparato statale italiano e creare propri apparati sul territorio italiano. Il caso più noto è quello del Mossad israeliano che in territorio italiano si è permesso licenze che non si è permesso neanche nel suo paese” (Lo Stato italiano della borghesia imperialista - Gli insegnamenti del caso Andreotti e di Ustica, VO 3 - novembre 1999).


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La presenza militare USA-NATO in Italia

Nel nostro paese gli imperialisti USA sono presenti con proprie basi militari dalla fine della seconda Guerra Mondiale e in particolare a partire dalla fondazione della NATO nel 1949, a cui il governo democristiano di De Gasperi aderì da subito in aperta violazione dell’art. 11 della Costituzione appena approvata.

Le basi militari USA e NATO godono dell’extraterritorialità, quindi non sono soggette alla giurisdizione dello Stato italiano. In esse il personale militare svolge attività di addestramento militare, spionaggio, sperimentazione di apparecchiature segrete e anche direzione di operazioni militari, come nel caso della guerra dei droni contro la Siria, l’Afghanistan e la Libia dalla base di Sigonella (CT) e da quella di Lago Patria (NA).

Ufficialmente queste installazioni militari USA e NATO sono circa 100, a cui vanno aggiunte quelle segrete (stimate in 20 circa), e sono collocate in tutte le regioni italiane, eccetto che in Valle d’Aosta, Umbria e Molise. Esse si suddividono in:

- basi sotto comando italiano, concesse agli USA che ne detengono il controllo su equipaggiamento e operazioni (es. Caserma Ederle - Vicenza);

- basi NATO vere e proprie (es. Solbiate Olona - Varese);

- basi italiane messe a disposizione della NATO in base agli accordi dell’Alleanza Atlantica (es. Taranto);

- basi promiscue condivise da Italia, Stati Uniti e NATO (es. Sigonella).

In alcune di queste basi ci sono armi atomiche: alcune stime calcolano che nella base di Aviano (in provincia di Pordenone) e in quella di Ghedi (in provincia di Brescia) siano dislocate 40-60 testate nucleari.

Infine, in Italia sono di stanza 15.280 unità, di sui 12.643 militari e 2.566 civili (dati del Dipartimento della Difesa USA aggiornati al 31.03.2022).

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La presenza militare USA-NATO a Napoli e in Campania

Quello che segue è un estratto del rapporto d’inchiesta del Comitato di Partito Babuskin sulla presenza USA e NATO in Campania. Lo pubblichiamo anche se è molto grezzo e ancora incompleto perché

- dà un primo quadro della capillare presenza di basi USA e NATO in Campania,

- fa intravvedere da una parte gli effetti e il carattere che questa presenza imprime alla zona e gli intrecci tra imperialisti USA e altri centri di potere locali, dall’altra le forze mobilitate e mobilitabili contro di essa, persino tra il personale USA-NATO,

- fa intravvedere alcune delle problematiche a cui noi comunisti dovremo dare soluzione.

Contiamo inoltre che la pubblicazione di questo rapporto sia di stimolo a mettersi in contatto protetto con il CdP Babuskin per collaborare a completare l’inchiesta: il suo recapito email è lavolanterossa@riseup.net.

Nella Base USA dell’aeroporto di Capodichino (NA), oltre ai due comandi militari della Marina statunitense per l’Europa e per l’Africa, verrà installato il Comando operativo della Sesta Flotta portando sulla terraferma attività che oggi vengono svolte in mare su una nave militare. La base si occuperà, quindi, non solo del supporto alle unità navali statunitensi operative nel Mediterraneo (sia nella parte europea che in quella africana) ma anche del supporto alla Sesta Flotta. Sempre a Capodichino, inoltre, hanno sede i servizi di telecomunicazione della Marina statunitense: la Naval Computer and Telecommunications Station. Le attività in mare di questi comandi vengono svolte nel porto di Napoli in collaborazione con la Marina Militare Italiana.

Il rafforzamento della base militare di Capodichino non è il primo intervento di riorganizzazione della presenza USA-NATO sul territorio napoletano e campano. Tali manovre hanno preso avvio nel 2004, anno in cui la NATO (al vertice di Praga) ha inaugurato un processo di trasformazione e riorganizzazione. Uno degli aspetti organizzativi di questa trasformazione attiene alla divisione per comandi e non più per dislocazione geografica di strutture militari, per cui le Forze Armate USA stanno procedendo all’accorpamento di comandi e funzioni in grandi centri militari, chiudendo invece i presidi più piccoli.


Un altro grande e importante centro militare USA nel napoletano è la Base NATO di Lago Patria (frazione del comune di Giugliano), dov’è installato il Comando delle forze armate alleate del Sud Europa, detto Joint Force Command (JFC) Naples. Tale comando si occupa di pianificare e condurre operazioni militari nell’area di competenza, azioni di supporto ad operazioni militari ed esercitazioni di addestramento forze e comandi di altri paesi membri. Precedentemente il comando era installato nel quartiere napoletano di Bagnoli, ma la vecchia base NATO è stata smantellata nel 2013. Attualmente il JFC Naples ha un ruolo fondamentale nelle missioni militari in Kosovo, Bosnia, Macedonia del Nord, Serbia, Africa oltre che nelle operazioni di addestramento delle forze militari in Iraq. Per capire il ruolo di questa base militare basta pensare che il JFC Naples ha guidato due importanti esercitazioni NATO: 1. la Trident Juncture 2018, la più grande esercitazione della NATO degli ultimi 20 anni (ad essa hanno partecipato circa 50 mila tra effettivi militari e civili provenienti dai paesi membri e partner) e 2. la Noble Jump 2019, con il dispiegamento di 2.500 militari tedeschi, olandesi e norvegesi per testare la velocità e la prontezza di intervento della brigata NATO detta Very High Readiness Joint Task Force (VJTF).

Alla base militare di Lago Patria fanno riferimento l’antenna di telecomunicazioni NATO di Licola (NA) e la stazione di telecomunicazioni USA agli ordini dello Strategic Command, una struttura centrale composta da 11 centri di comando congiunti facenti capo al Pentagono, che controlla l’intero arsenale nucleare e a cui competono la difesa missilistica e missioni di ricognizione e intelligence.

Nella provincia di Napoli si trova anche la stazione di telecomunicazioni USA dei Monti Camaldoli.

Oltre che a Napoli e provincia alcuni impianti militari sono presenti nella provincia di Caserta e in quella di Avellino.

Nella provincia di Caserta ci sono

- la Base militare americana di Gricignano di Aversa in cui è installata una vera e propria cittadella americana dove i militari vivono con le proprie famiglie (al suo interno sono presenti un albergo, una scuola, un ospedale, un centro commerciale e una rete di trasporto e collegamento interna totalmente indipendente da quella esterna);

- la Base militare di Mondragone, una ex base segreta del Comando delle forze alleate del Sud Europa che oggi la NATO riconosce come stazione del suo sistema di comunicazioni rapide. La base ha anche un bunker abbandonato, tra i primi ad essere costruiti segretamente durante la guerra fredda;

- alcune attività dell’Aeronautica statunitense (USAF) vengono inoltre svolte presso l’Aeroporto militare di Grazzanise, considerato una base saltuaria USA.

Nella provincia di Avellino, invece, si trova la stazione di telecomunicazioni USA di Monte Vergine.


Qual è l’impatto sociale, economico e ambientale di queste basi? Un caso emblematico è rappresentato dalla base militare di Lago Patria, la più estesa di tutto il territorio regionale. Questa base è stata aperta nel 2013 a seguito della smilitarizzazione dell’area di Bagnoli. La zona di Lago Patria è stata scelta perché più isolata e “tranquilla” di Bagnoli, dove invece nel corso degli anni il forte movimento operaio e popolare di zona prendeva continuamente di mira la base militare con mobilitazioni anti NATO. Lago Patria è invece una zona isolata e gestita storicamente dalla Camorra, che ha in quell’area una fitta attività di sversamento rifiuti, riciclaggio di denaro, ecc. Quale migliore alleato per la NATO e gli imperialisti USA?

Il consenso sociale è stato sin da subito un obiettivo dei vertici locali della NATO che hanno promosso la costituzione di decine di associazioni benefiche e di integrazione tra i militari americani e la popolazione locale, oltre a locali notturni, attività commerciali a vocazione ricreativa, interventi di manutenzione delle reti di trasporto e mobilità locali (strade, ferrovie, ecc.) presentate come manifestazioni di “amicizia tra i popoli”. Una cortina fumogena con cui i vertici militari, in maniera non diversa dai clan in quest’area, cercano di nascondere i gravi effetti che l’installazione della base ha sullo sviluppo economico del territorio, sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.

In nessun altro luogo d’Italia si registra una simile concentrazione di installazioni militari come nel cosiddetto “triangolo” Gricignano-Lago Patria-Licola. Secondo i comitati contro la guerra e ambientalisti “la concentrazione in un’area così ristretta di due impianti per telecomunicazioni e rilevazioni radar, di una base aeronavale USA e del comando della NATO, accresce enormemente i rischi per la sicurezza della comunità locale non solo per i rischi di inquinamento elettromagnetico”. Gli effetti ambientali sono quelli più noti, da anni vengono denunciati dal locale Comitato No Base NATO perché a partire dall’installazione degli enormi ripetitori e radar militari sono aumentati di molto i casi di morte per tumore e patologie legate all’inquinamento ambientale.

L’installazione della base NATO a Lago Patria non ha solo lasciato senza stipendio poco meno di cento famiglie che lavoravano nell’indotto della base NATO di Bagnoli, ma ha anche causato la dismissione di aziende agricole e di allevamento, storico motore dell’economia locale (a causa dell’inquinamento e dei continui sequestri), alimentando disoccupazione e sottomissione alla Camorra (unica realtà a fare investimenti sul territorio). Il potere dei gruppi USA sul territorio è tale che non si è mai visto, nel frattempo, un sindaco, un assessore o un commissario (Giugliano è stata commissariata due volte per infiltrazioni camorristiche negli ultimi dieci anni) che si occupasse seriamente di analizzare i tassi di inquinamento e l’impatto sociale che la base NATO ha sul territorio di Lago Patria.

Il fatto che a Lago Patria i vertici militari e le istituzioni locali non muovono un dito neanche contro gli affari dei clan nello sversamento dei rifiuti non è una questione legata solo a quell’area. Eppure i militari da decenni raccolgono una gran mole di dati di analisi e rilevamenti dello stato ambientale del territorio, su cui è apposto il segreto militare. La cosa è emersa con evidenza nel 2013 quando una donna americana che lavorava presso la base militare di Gricignano di Aversa, a seguito della scoperta di un tumore che aveva colpito sua figlia, ha reso pubblici i dati di diffusione di patologie tumorali tra gli americani ospitati nella base e anche quelli relativi all’inquinamento della zona circostante di cui i vertici militari (e poi i servizi segreti italiani) erano ben al corrente, tanto da dare l’indicazione interna di non bere acqua corrente ma solo confezionata.

Comitato di Partito Babuskin


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Lotta di Coltano (Pisa): il ruolo degli operai organizzati e la combinazione di forze attraverso cui costituiremo il Governo di Blocco Popolare

Il rapporto del Comitato di Partito Aurora, di cui pubblichiamo un estratto, mette in luce il ruolo che ha avuto la combinazione tra organizzazioni operaie e popolari, esponenti della sinistra borghese e forze soggettive della rivoluzione socialista nella promozione della mobilitazione contro la costruzione di una nuova base militare a Coltano, in provincia di Pisa. È la combinazione di forze attraverso cui costituiremo il Governo di Blocco Popolare.


Una nuova base militare a Coltano (provincia di Pisa), nel Parco di Migliarino - San Rossore - Massaciuccoli, dove dovrebbero installarsi il Gruppo di Intervento Speciale del 1° Reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania e il Centro cinofili dei carabinieri: 440.000 metri cubi di edifici, 73 ettari di territorio cementificato a fini militari per una spesa totale di 190 milioni di euro, provenienti da prestiti europei. Questo è il progetto del governo Draghi (vedasi il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri pubblicato il 23 marzo 2022 sulla Gazzetta Ufficiale), con il silenzio-assenso delle istituzioni locali: Michele Conti, sindaco di Pisa in quota Lega ed Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana in quota PD. La scelta del posto in cui costruire la base non è casuale: è vicino a Camp Darby, all’aeroporto militare e al porto di Livorno per far partire armi e uomini verso le zone di guerra. Si tratta di un territorio, quello tra Pisa e Livorno, già fortemente militarizzato. Infatti, oltre alla presenza di Camp Darby (base militare USA e NATO), lo stesso parco di San Rossore ospita già due poligoni di tiro, la sede del Centro interforze studi per le applicazioni militari (Cisam), il centro di addestramento degli incursori del Reggimento d’assalto Col Moschin e da meno di due anni anche il Comando delle forze speciali dell’esercito (Comfose), inaugurato il 12 giugno 2020 dal ministro Guerini e costato 42 milioni di euro. Inoltre, all’inizio di gennaio sono entrati nel vivo i lavori per collegare con una linea ferroviaria la base di Camp Darby al porto di Livorno: sono stati costruiti due chilometri e mezzo di ferrovia, che attraversa un bosco dichiarato riserva dell’Unesco nel 2016 (e ora in parte deforestato), e un ponte girevole che dalla base arriva fino al mare (una struttura che aprirà al passaggio delle imbarcazioni dirette a Camp Darby). A completamento del quadro va ricordato che il 20 giugno 2021 è attraccata al porto di Livorno la Liberty Pride, una nave cargo utilizzata dal Dipartimento della Difesa USA per trasportare carri armati, blindati, elicotteri ed equipaggiamenti militari. A detta dei portuali livornesi e dei vigili del fuoco che hanno sollevato il caso, la nave ha fatto scalo in Toscana per caricare armi da Camp Darby e poi proseguire verso il porto rumeno di Costanza, sul mar Nero: da qui si sarebbe poi spostata a Odessa, in Ucraina, per partecipare a un’operazione militare della NATO (Sea Breeze). Tutto questo ben prima dell’intervento della Federazione Russa del 24 febbraio scorso, a conferma che la partecipazione alla guerra in corso aggrava l’asservimento del nostro paese agli imperialisti USA-NATO.


L’esistenza di questo progetto è stata denunciata dal consigliere comunale di Pisa Ciccio Auletta, della rete “Una città in Comune”. La mobilitazione popolare contro di esso che ne è seguita ha fatto sì che oggi le istituzioni locali complici si barcamenano tra l’ostilità crescente della popolazione (il 98% è contraria alla base) nel pieno della campagna elettorale per le amministrative del 2023, il tentativo di carpire il favore dell’Arma dei Carabinieri, la prospettiva di partecipare alla gestione di un’ingente quantità di denaro. Da queste contraddizioni discendono le molteplici giravolte istituzionali di questi mesi: prima sembrava che le istituzioni locali non sapessero nulla del progetto del governo e dell’Arma di costruire la base, poi a fronte della crescente mobilitazione popolare hanno proposto di spezzettare la base e dislocarla in varie zone della città e della provincia (tra cui Ospedaletto, quartiere della città di Pisa) fino a proporre Pontedera, ipotesi ventilata da Eugenio Giani durante il tavolo inter-istituzionale dell’8 giugno scorso, tra il giubilo del sindaco di Pontedera (Matteo Franchi del PD) e le proteste di quello di Pisa: per adesso, il solo risultato di questo annuncio è che si è costituito un Comitato No base anche a Pontedera, su iniziativa della locale sezione del PRC.


Contro il progetto della nuova base si è sviluppata un’ampia mobilitazione popolare, animata dal Comitato per la difesa di Coltano e dal Movimento No Base - né a Coltano né altrove, la cui azione di fatto (anche se non ancora in termini organizzativi) va a collegarsi con quella svolta da anni dal Comitato No Camp Darby. È molto importante il legame tra la mobilitazione contro la base di Coltano e la lotta degli operai della GKN di Firenze, testimoniato dal fatto che una delegazione dei comitati era presente all’assemblea nazionale del 15 maggio indetta a Firenze dal CdF della GKN e dal gruppo dei solidali Insorgiamo e poi una nutrita delegazione di operai della GKN ha partecipato alla manifestazione nazionale tenutasi il 2 giugno a Coltano. Il movimento contro la base infatti sta facendo propri gli insegnamenti e le parole d’ordine della lotta del CdF e degli operai della GKN (“convergere”, “diventare classe dirigente”, ecc.), assumendo una prospettiva più ampia, che va al di là della contingenza (la costruzione della base a Coltano) e si colloca in una lotta di sistema contro la militarizzazione dell’intero territorio toscano e nazionale. Il movimento sta inoltre elaborando progetti e proposte di impiego dei fondi destinati alla costruzione della base, sulla falsariga di quanto altri organismi operai e popolari fanno da anni o hanno cominciato a fare: 1. il CdF della GKN con il piano di rilancio dello stabilimento (il Piano di Mobilità Sostenibile), 2. Camping CIG di Piombino (che raccoglie lavoratori e cassaintegrati dell'acciaieria ex Lucchini di Piombino) con il piano dei Lavori di Pubblica Necessità, 3. i comitati contro l’allargamento dell’Aeroporto di Peretola e l’inceneritore nella Piana Fiorentina con il progetto Alter-Piana sono solo alcuni esempi.

Comitato di Partito Aurora