La Voce 71 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - luglio 2022

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Lettera alla redazione

Migliorare il metodo di lavoro dei Comitati di Partito e costruirne di nuovi

Riflessioni sul testo Alcune questioni riguardanti i metodi di direzione di Mao Tse-tung

Cari compagni della redazione,

sono impegnato nel migliorare il metodo di lavoro del Comitato di Partito (CdP) provinciale di cui sono diventato segretario e a questo fine ho studiato il testo di Mao Tse-tung Alcune questioni riguardanti i metodi di direzione (pubblicato il 1° giugno 1943 e inserito nel volume 8 delle Opere di Mao Tse-tung, reperibile sul sito www.nuovopci.it). Vi scrivo per rendere collettive alcune riflessioni frutto di questo studio, con un’avvertenza: le note che seguono non hanno la pretesa di trattare in modo esaustivo le questioni relative ai metodi di direzione, né in generale né di un CdP. I compagni che mettono testa e cuore in questo lavoro possono però trovarvi spunti utili e servono anche a sollecitare altri compagni a dedicarsi a questo lavoro.

Il rafforzamento e l’allargamento del sistema dei CdP è un pilastro fondamentale della guerra popolare rivoluzionaria che stiamo conducendo. In questa fase per rafforzare e allargare il sistema dei CdP dobbiamo contrastare le seguenti deviazioni:

1. privilegiare o fare solo attività pubblica (non è una deviazione nuova nel movimento comunista: vedi la corrente dei “liquidatori” nel partito bolscevico negli anni 1908-1911 quando le possibilità di attività pubblica si allargavano);

2. riproporre, per reazione alla tendenza sopra indicata, la concezione o più precisamente il sogno dei CdP come “braccio armato” (i CdP che fanno “azioni militanti”) della Carovana del (n)PCI anziché come organismi di costruzione del nuovo potere, cioè che formano, reclutano, elaborano e indicano linee particolari e concrete, organizzano operazioni;

3. cadere nella concezione del CdP come organismo che propaganda la necessità del nuovo potere e dello Stato Maggiore anziché come organismo che diventa Stato Maggiore perché promuove la costruzione del nuovo potere.

Denunciare le deviazioni è importante, ma non basta per superarle. Per superarle bisogna rafforzare intellettualmente e moralmente chi si fa sperimentatore della costruzione e direzione dei CdP.


Nel suo scritto Mao chiarisce che esistono due metodi che dobbiamo adottare in qualsiasi lavoro: uno consiste nel legare il generale al particolare, l’altro nel legare la direzione alle masse.

Giustamente Mao dice che senza lanciare un appello generale è impossibile mobilitare per portare a termine un qualsiasi compito. Ma, aggiunge, se i dirigenti si limitano all’appello generale e non si occupano dell’esecuzione del lavoro per il quale hanno lanciato l’appello, in modo che, dopo aver ottenuto un primo successo, possono, grazie all’esperienza acquisita, orientare il lavoro negli altri settori che dirigono, non avranno la possibilità di verificare la giustezza del loro appello generale né di arricchirne il contenuto.

Questo è un concetto chiave per la direzione di un CdP: dirigere un CdP significa imparare a raccogliere e rilanciare l’orientamento generale fornito dal Comitato Centrale, tradurlo nel contesto specifico in cui il CdP opera, sperimentare sul campo la traduzione della linea, tirare il bilancio e raccoglierne gli insegnamenti contribuendo così all’elaborazione centrale. I CdP territoriali, che traducono nel particolare e attuano nel concreto le direttive e l’orientamento del CC, sono dei nodi fondamentali per la verifica della linea, per ricavarne nuovi insegnamenti, per formare i membri del Partito a nuovi compiti.


Mao spiega anche che, oltre a lanciare un appello generale, i dirigenti devono scegliere nel proprio organismo e in quelli che dirigono due o tre casi da sottoporre a uno studio approfondito (o, come diciamo, individuare due o tre esperienze-tipo) per esaminare da vicino il contenuto del lavoro da fare e l’attività degli uomini mobilitati. Questo è anche un metodo che permette ai dirigenti di dirigere e di apprendere nello stesso tempo. Infatti nessuno tra coloro che hanno una funzione dirigente può assumere la direzione generale di settori di lavoro o più in generale la direzione dei CdP se non acquisisce un’esperienza concreta di lavoro in alcuni di essi, al fianco di chi li svolge e su alcune questioni specifiche.

La conferma di questa tesi l’ho ricavata anche dall’intervento che ho fatto per portare un CdP di base, di cui dirigo la formazione, a fare propaganda clandestina. Questo intervento l’ho concepito come esperienza-tipo che serviva a me per formarmi in un’attività in cui ero (e in parte ancora sono, la nostra RIM è un processo) debole e contemporaneamente a formare altri. L’esperienza-tipo è durata quattro mesi. Al di là dei dettagli che non sono utili ai lettori, per me ha significato seguire con serietà una tabella di marcia fatta delle seguenti attività:

1. studiare l’orientamento generale fornito nella rivista (1) e nelle circolari interne;

2. riversare l’orientamento generale sui diretti, esaminando con loro la situazione (compresi i problemi esistenti, i dubbi dei compagni, ecc.), definendo gli obiettivi, mettendo a punto indicazioni, divisione dei compiti e piani;

3. attuare i piani insieme ai diretti, seguendo scrupolosamente l’orientamento e le indicazioni;

4. tirare il bilancio dell’esperienza insieme ai diretti,

5. rilanciare il lavoro facendo sperimentare i compagni in una operazione di propaganda clandestina senza di me e valutare così se sono state raggiunte le condizioni perché il CdP proceda in autonomia oppure no.

Ognuno di questi cinque punti sono chiaramente concatenati tra loro e mettono in gioco il dirigente: gli permettono di diventare effettivamente apripista per altri, dirigente nei fatti e non “sulla carta”. Mi sono rivisto nelle parole di Mao, quando in Alcune questioni… scrive che “molti compagni si accontentano di lanciare un appello generale per portare a termine un compito e non capiscono l’importanza di passare immediatamente a un lavoro di direzione particolare e concreto o non sono capaci di farlo; ne consegue che i loro appelli rimangono a parole, sulla carta o limitati alla sala delle riunioni e che la loro opera di direzione cade nel burocratismo”.


1. Elevare il livello della nostra propaganda murale, in VO 65 - pag. 67, Gli insegnamenti di un CdP, in VO 66 - pag. 66; Creare una rete di sostegno attorno ai nostri CdP clandestini è possibile, in VO 67 - pag. 63; Rete di sostegno ai CdP e Forme dell'attività di propaganda dei CdP, in VO 68 - pag. 69 e pag. 74.



Una direzione efficace è necessariamente basata sul principio “dalle masse alle masse”. Questo significa che bisogna raccogliere le idee dalle masse (che sono frammentarie e non sistematiche), sintetizzarle (trasformarle in idee generali e sistematiche), quindi portarle di nuovo alle masse, diffonderle e spiegarle finché le masse non le hanno assimilate, vi aderiscono fermamente, le traducono in azione e le verificano nell’azione. Poi sintetizzarle ancora una volta e riportarle alle masse perché queste idee siano applicate con fermezza e fino in fondo. E così ininterrottamente, come una spirale senza fine, le idee ogni volta saranno più giuste, vitali e ricche.(2) Il CdP può elaborare parole d’ordine, indicazioni, linee particolari giuste solo se (usando la scienza marxista) raccoglie le idee e l’esperienza degli elementi avanzati delle masse popolari, le sintetizza per poi riportarle di nuovo a loro affinché diventino guida per l’azione in ognuno dei quattro campi del lavoro esterno del Partito.(3)

Per assicurare il successo del lavoro di un CdP è necessario, oltre a creare unità d’intenti al suo interno, legarsi strettamente ai referenti della propria attività ordinaria (in primo luogo i lavoratori avanzati). Legarsi strettamente ai nostri referenti significa più cose:

1. individuare i più avanzati,

2. orientarli e mobilitarli a partecipare alla lotta per la costituzione del GBP e poi l’instaurazione del socialismo valorizzando da ognuno di loro e sviluppando quello che di positivo fa e a cui aspira,

3. reclutare i migliori di loro.

L’attività di un CdP è tanto più feconda quanto più è legata (nel senso che si rivolge, illumina la strada) ai suoi referenti. Quindi una parte importante del lavoro del CdP e dei suoi membri deve riguardare la raccolta delle reazioni dei nostri referenti alla nostra azione, degli effetti della nostra azione. Più conosciamo in dettaglio idee, sentimenti, azioni dei nostri referenti e più i nostri CdP incidono nella lotta di classe in corso.


2. È la linea di massa che, nell’articolo 10 del nostro Statuto, indichiamo come “metodo principale di lavoro e di direzione del Partito al suo esterno”.


3. Sono quelli indicati in VO 59: 1. organizzazioni operaie e popolari e in generale le masse popolari; 2. P.CARC e altre organizzazioni simili, che conducono nell’ambito della legalità borghese un’attività loro propria e hanno obiettivi e tattiche particolari che elaborano in autonomia dal (n)PCI, ma che condividono in tutto o in parte con il (n)PCI concezione del mondo, bilancio del movimento comunista, analisi del corso delle cose, linea generale e contribuiscono alla loro elaborazione e verifica; 3. organismi politici e sociali della sinistra borghese non anticomunista e Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (circoli dei partiti che raccolgono la base rossa, organismi della sinistra borghese di nuovo tipo, aggregati vari promossi da sinceri democratici della società civile e delle amministrazioni locali, organismi che derivano dal tessuto organizzativo creato dal vecchio PCI); 4. organismi politici e sociali e istituzioni della classe dominante (Stato, Chiesa, organizzazioni professionali e altre) e della destra borghese.

Le organizzazioni sindacali si collocano tra il 3° e il 4° campo: i sindacati di regime sono più spostati verso il 4°, i sindacati alternativi e di base sono più spostati verso il 3°.



I CdP possono diventare i centri locali dello Stato Maggiore. Bisogna concentrare le nostre migliori forze per fare sì che ciò avvenga: chi già lo fa deve migliorare il proprio metodo di lavoro. Migliorare il metodo di lavoro dei CdP significa renderli lo Stato Maggiore locale di tutto quello che si muove per instaurare il socialismo: ogni lotta spontanea, isolata e saltuaria delle masse popolari e della classe operaia che di giorno in giorno si sviluppa, deve diventare una scuola di comunismo, un’esperienza da cui gli elementi più avanzati traggono insegnamenti e forze per condurre la lotta politica rivoluzionaria.

Piero G.