La Voce 71 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - luglio 2022

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Ai comunisti dei paesi imperialisti

Di quale partito comunista abbiamo bisogno per instaurare il socialismo


Dall’inizio del XX secolo ai comunisti dei paesi imperialisti spettava il compito decisivo per il futuro dell’umanità, il più difficile tra i compiti dei comunisti: instaurare il socialismo nei paesi più avanzati, i paesi imperialisti.

I comunisti dei paesi imperialisti non sono riusciti a portare a compimento il loro compito principale, ma il movimento comunista nel mondo ha fatto passi giganteschi in avanti. Nel corso della seconda metà dell’Ottocento e nel Novecento ha rivoluzionato il mondo intero. Della loro opera è segnata già oggi tutta l’umanità, da un capo all’altro della terra: dalla Repubblica Popolare Cinese, alla Russia, agli USA e all’Europa, da Cuba e gli altri paesi dell’America Latina, all’Africa e all’India.

Nel trascorso “secolo breve” (1914-1976) della rivoluzione socialista incompiuta, in Italia e negli altri paesi imperialisti non sono mancati né dirigenti eroicamente dediti alla causa, né la fiducia in essi e la mobilitazione di larghe masse decise a combattere. In ognuno di essi è mancata la combinazione tra un partito comunista (pc) intellettualmente e organizzativamente all’altezza del suo compito principale e le masse mobilitate: al punto che di delusione in delusione la fiducia nei comunisti e la mobilitazione con essi si sono molto ridotte tra le masse popolari, benché in ognuno dei paesi imperialisti sia molto diffusa, forte e crescente la loro resistenza alle angherie e alle malefatte della borghesia imperialista e delle sue autorità e alla catastrofe che queste fanno incombere sull’umanità.


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In cosa consiste il socialismo?

Il socialismo che noi vogliamo instaurare, di cui la scienza comunista e l’esperienza ci insegnano che l’umanità ha bisogno, ha tre caratteristiche principali:

1. la direzione politica del paese è nelle mani degli organismi operai e popolari, cioè delle masse popolari organizzate con il pc alla loro testa: chiamiamo questo regime “democrazia proletaria” o “dittatura del proletariato”;

2. l’apparato produttivo è un’istituzione pubblica che svolge attività pianificate per soddisfare i bisogni della popolazione residente e delle sue relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con altri paesi;

3. e principale tra le tre, tutte le risorse del paese sono dedicate ad accrescere la partecipazione della popolazione alle attività specificamente umane dalle quali le classi dominanti hanno da sempre escluso la massa degli esseri umani e li escludono ancora oggi benché la produttività del lavoro sia cresciuta tanto che, se l’attività economica non fosse ancora dominata dai capitalisti, per produrre le condizioni materiali dell’esistenza basterebbe che l’intera popolazione dedicasse al lavoro una parte trascurabile del proprio tempo e della propria energia.

Il socialismo è la fase della creazione di una umanità nuova, quale non è ancora mai esistita proprio perché la grande maggioranza degli esseri umani doveva dedicare tempo ed energie a produrre le condizioni materiali dell’esistenza e per di più i membri delle classi dominanti da sempre, come ancora oggi, si appropriavano di gran parte di quelle che i lavoratori producevano.

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Oggi sta ai comunisti dei paesi imperialisti non lasciarsi demoralizzare dal fatto che non sono ancora riusciti ad adempiere il loro compito e non desistere da esso. Chi si demoralizza e desiste, cede alle sollecitazioni a ritenere che instaurare il socialismo è impossibile (che la scienza comunista è sbagliata), subisce l’influenza della borghesia, del clero e delle altre residue classi dominanti del passato, si allinea con la sinistra borghese. Finché questa tendenza sarà forte tra i comunisti, tutta l’umanità continuerà a soffrire più di quanto già oggi soffre per il fatto che i comunisti non sono ancora riusciti a portare a compimento il loro compito.

Oggi il compito principale dei comunisti in ogni paese imperialista è capire i motivi del fallimento dei propri sforzi per generosi e persino eroici che siano stati e scoprire come porvi rimedio instaurando il socialismo nel proprio paese. A questo compito dedichiamo questa parte di La Voce.


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La rivoluzione socialista è nazionale ma anche internazionale

Il socialismo inizia in un paese con la conquista del potere politico da parte delle masse popolari organizzate con il pc alla loro testa, abbattendo il potere esistente. Questo è per forza di cose un compito e un evento nazionale. Certamente altre potenze imperialiste sosterranno il vecchio potere e il nuovo potere dovrà far fronte alla loro aggressione. In questo senso per forza di cose la rivoluzione socialista di ogni paese è anche internazionale. Ma è sbagliato e paralizzante attendere che l’instaurazione del socialismo nel proprio paese avvenga nel contesto di un processo analogo negli altri paesi.

Il paese che inizia dovrà fare i conti con le autorità e le masse popolari di altri paesi: sarà aggredito da alcune, ma sarà sostenuto da altre. Questo è un aspetto del legame dialettico tra rivoluzione nazionale e rivoluzione internazionale.

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1. Cosa è successo nel “secolo breve”?

Tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX l’umanità era entrata nella fase imperialista della società borghese: la fase della decadenza del modo di produzione capitalista e della rivoluzione socialista. L’instaurazione del socialismo nei paesi europei e negli USA era possibile: la borghesia aveva creato le condizioni oggettive necessarie per l’instaurazione. Era anche necessaria per l’ulteriore progresso dell’umanità.

È inevitabile che il dubbio sulla necessità e possibilità di instaurare il socialismo attecchisca nella mente e nel cuore di quelli che non hanno chiarito a sé e agli altri 1. per quali motivi i partiti comunisti formatisi in ogni paese imperialista non hanno instaurato il socialismo in nessuno di essi, 2. per quali motivi non esiste più il primo paese socialista (l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) frutto della vittoriosa Rivoluzione dell’Ottobre 1917 guidata dal pc con Lenin alla testa: l’URSS formalmente costituita circa 100 anni fa (dicembre 1922) che fino al 1945, guidata dal pc con Stalin alla testa, aveva vittoriosamente fatto fronte ad aggressioni di ogni genere e aveva creato una società che era un modello e un sogno per milioni di proletari e un modello anche per molte persone di altre classi, i suoi stessi dirigenti l’hanno dissolta nel 1991.


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I pc dei paesi imperialisti

Nei paesi d’Europa e negli USA, paesi che a cavallo tra il secolo XIX e il secolo XX divennero imperialisti, i partiti comunisti (pc) sorsero grazie all’opera della Associazione Internazionale dei lavoratori (la I Internazionale, 1864-1876) e alla lotta che Marx, Engels e i loro seguaci vi condussero contro gli anarchici e le correnti nazionaliste e democratico-borghesi (mazziniani e altri). I pc dei paesi imperialisti si chiamarono socialdemocratici, socialisti e con altre denominazioni analoghe. Essi mobilitarono i lavoratori dediti alla produzione delle condizioni materiali dell’esistenza, con grandi successi tra i proletari (già oppressi dai capitalisti) e minori benché notevoli tra gli artigiani e i contadini poveri e medi (bersagli dell’accumulazione primitiva del capitale ancora in corso), nelle lotte rivendicative sindacali e politiche, nella partecipazione alle procedure e alle attività della democrazia borghese, nelle attività culturali. Con la II Internazionale (1889-1914) essi sorsero in quasi tutti i paesi dell’Europa e dell’America del Nord e in una certa misura nell’America centrale e meridionale.

Quanto all’organizzazione, essi assunsero tutti la forma di partiti di quadri e di massa, con compiti e diritti indistinti tra i loro membri a termini di Statuto.

Engels nel 1895 (Introduzione a "Lotte di classe in Francia tra il 1848 e il 1850") mise in luce (con scarsi risultati pratici) che questi partiti avevano una comprensione sbagliata della forma, delle condizioni e dei risultati della lotta di classe.

Lenin in Russia condusse una lotta accanita in proposito alla vigilia del II congresso del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) che si concluse (1903) con la divisione in bolscevichi da una parte e menscevichi e affini dall’altra. Ma i capi dei maggiori pc europei dicevano che i russi erano compagni particolarmente litigiosi.

La Prima Guerra Mondiale (1914-1918), per eccellenza una guerra tra gruppi e potenze imperialisti per la spartizione del mondo, mise alla prova la capacità di ognuno di essi come partiti rivoluzionari, cioè capaci di mobilitare la classe operaia alla conquista del potere, all’instaurazione del socialismo e alla guida delle masse popolari.

Risultò allora e negli anni successivi che i pc dei paesi imperialisti erano affetti da gravi deviazioni che li rendevano incapaci di portare vittoriosamente a termine la rivoluzione e instaurare il socialismo.

I principali comuni errori dei pc dei paesi imperialisti

quanto alla forma della rivoluzione proletaria sono stati:

- assumere come compito principale se non unico la promozione di lotte per strappare miglioramenti economici e politici ai capitalisti e al loro governo (il rivendicazionismo sindacale e politico);

- fare della partecipazioni agli istituti e alle procedure della democrazia borghese la via principale se non unica di conquista del potere (il parlamentarismo e l’elettoralismo);

- ritenere che lo scontro armato fosse sempre in ogni circostanza la forma principale della lotta contro la borghesia (il militarismo);

quanto all’organizzazione del partito, è stato limitare il pc a una organizzazione di quadri e di massa i cui membri a termini di Statuto avevano gli stessi compiti e gli stessi diritti.

Queste deviazioni confluivano nella concezione che la rivoluzione socialista sarebbe stata un sommovimento generale della società (la rivoluzione che scoppia per il combinarsi di un insieme di circostanze) nel corso del quale i comunisti avrebbero preso il potere: l’esperienza della Comune di Parigi (1871) ha invece confermato la lezione del 1848 in particolare francese e mostrato che la rivoluzione socialista deve essere una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che il pc promuove e dirige.

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Una catastrofe incombe sull’umanità. L’umanità vive già in condizioni orribili, che non hanno ragion d’essere nella soggezione degli uomini alla natura, dato che gli uomini hanno oramai raggiunto una conoscenza e una capacità di trasformazione della natura e di se stessi delle quali non si vedono limiti. La produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell’esistenza dell’umanità (alimenti, indumenti, calzature, abitazioni, mobili, sistemi di riscaldamento e raffreddamento, strumenti di protezione, utensili e macchine, ecc.) non ha altro limite che il suo proprio ordinamento sociale, basato ancora sul modo di produzione capitalista e su altre relazioni, concezioni e sentimenti residui del passato. Da tempo immemorabile gli uomini sono divisi in classi. La grande maggioranza di essi doveva dedicare il suo tempo e le sue energie alla produzione delle condizioni materiali dell’esistenza propria e delle classi dominanti, tanto più che queste si appropriavano di gran parte delle condizioni materiali dell’esistenza che i lavoratori producevano. Però esse svolgevano un ruolo sociale di cui i lavoratori non potevano fare a meno (le società dove non si è realizzata la divisione in classi non hanno avuto sviluppo): solo altre classi dominanti potevano prenderne il posto.(1) Ma oggi il dominio della borghesia è oramai rovinoso. Maggiori sono la conoscenza e la capacità di trasformazione, meno esse sono gestibili con risultati costruttivi di progresso ma anzi diventano distruttive se restano proprietà di singoli individui. Al punto che le prospettive del futuro creano in molti individui disperazione e depressione.


1. La divisione della società in classi di sfruttati e sfruttatori da una parte costrinse e abituò gli uomini a lavorare e a produrre più di quanto era necessario alla loro immediata sopravvivenza (pluslavoro e plusprodotto) e a produrre per individui che non appartenevano alla propria famiglia né al proprio branco: insomma fu un decisivo passo avanti nel processo di distinzione della specie umana dalle altre specie animali. Dall’altra permise che alcuni di loro si dedicassero ad attività non necessarie all’immediata sopravvivenza, in misura tale da dare luogo ad attività qualitativamente superiori. Il patrimonio culturale, scientifico e artistico e in generale la ricchezza della società sono stati per millenni il risultato del pluslavoro e del plusprodotto imposti dalla divisione della società in classi di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e oppressori e sono state patrimonio esclusivo degli sfruttatori e degli oppressori.



2. La causa principale della sconfitta del partito comunista in ognuno dei paesi imperialisti.

Il materialismo dialettico ci insegna che la causa principale della sconfitta del pc di ognuno dei paesi imperialisti dobbiamo cercarla all’interno del partito stesso: è 1. nella comprensione delle condizioni, della forma e dei risultati della lotta di classe, 2. nella concezione della natura e dell’organizzazione del partito con cui il pc si è guidato e 3. nella linea particolare che ha seguito.

Il pc è l’avanguardia della classe operaia: in che senso è avanguardia?

Non principalmente perché nelle sue file si trovano gran parte o almeno una parte importante degli operai e neanche perché gran parte dei suoi membri sono o sono stati operai. È l’avanguardia della classe operaia principalmente perché

- è depositario della scienza con cui gli uomini possono fare consapevolmente la loro storia (oggi il marxismo-leninismo-maoismo),

- la porta alla classe operaia che è la classe che può e deve assumere la direzione della guerra delle masse popolari contro la borghesia imperialista e le altre residue classi dominanti,

- mobilita la classe operaia a far propria nella sua pratica questa scienza e a compiere l’opera della quale le masse popolari hanno bisogno: superare il modo di produzione capitalista e costruire la società comunista.

La società comunista implica la partecipazione della massa della popolazione (“il libero sviluppo di ognuno”) alle attività specificamente umane. Esse sono attività che le classi dominanti da sempre hanno riservato a sé e alle quali hanno limitato l’accesso dei lavoratori alla misura strettamente necessaria alla funzione che essi dovevano svolgere: produrre e riprodurre le condizioni materiali dell’esistenza.


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La promozione e direzione della guerra popolare rivoluzionaria comportano che il pc concepisca e svolga la sua attività in vari campi. Esso deve promuovere la rinascita nel nostro paese del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) che comprende:

- il partito comunista stesso, che per essere di fatto Stato Maggiore della rivoluzione socialista deve essere alla testa del MCCO non perché si dichiara o è formalmente riconosciuto come tale, ma perché sa esserlo di fatto;

- il partito di quadri e di massa il cui compito è far avanzare la rivoluzione socialista, in questa fase creare le condizioni necessarie alla costituzione di un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate che sostituisca il governo Draghi: il P.CARC è esempio di simile organizzazione;

- l’insieme di tutti gli organismi e i gruppi che vogliono contribuire alla creazione della società comunista: la pratica della lotta di classe e il dibattito franco e aperto sono caratteri distintivi e comuni di essi.

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Il ruolo principale che la borghesia, grazie al fatto che ogni capitalista era mosso dalla necessità di valorizzare il suo capitale e di salvaguardarlo dalla concorrenza degli altri capitalisti e dalle rivendicazioni dei lavoratori e dei membri delle altre classi oppresse, ha svolto nella storia umana, è stato di aumentare la produttività del lavoro. Ed essa l’ha aumentata al punto che nella prima parte dell’Ottocento (dal 1825 al 1867 precisa Engels) le crisi cicliche (compiutamente descritte e spiegate da K. Marx in Il capitale) lo hanno segnalato (2) e poi la sovrapproduzione assoluta di capitale ne ha dispiegato gli effetti che ancora oggi frenano il progresso dell’umanità.


2. F. Engels, Introduzione a “Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850” di K. Marx.


Le idee e i sentimenti che le classi dominanti, compresa l’ultima di esse, la borghesia, hanno alimentato nei membri delle classi dominate e quelli che la stessa resistenza spontanea di queste agli effetti nefasti della dominazione che subivano alimentava, non sono quelli di cui gli uomini (beninteso le donne e gli uomini, senza distinzione di genere, razza e nazione) hanno bisogno per vivere da liberi nelle condizioni che l’accresciuta produttività del loro lavoro ha reso possibili. Trasformare le idee e i sentimenti e anzitutto alimentare la crescente partecipazione pratica dell’intera popolazione alle attività specificamente umane è il principale pilastro del socialismo. I paesi socialisti creati grazie ai comunisti nel corso della prima ondata mondiale di rivoluzioni socialiste o di nuova democrazia (1917-1976) hanno confermato che la trasformazione era possibile e ne hanno mostrato anche i prodigiosi effetti. Ma hanno mostrato anche le difficoltà dell’opera che i comunisti dovevano promuovere e del percorso che la masse popolari dovevano compiere.

3. Qual è la struttura organizzativa del pc?

Il pc è un partito di quadri che deve legarsi strettamente alla massa degli operai e delle altre classi popolari alleate della classe operaia e svolgere il ruolo di Stato Maggiore nella loro guerra per far fronte alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari, fino a instaurare il socialismo e porre fine al capitalismo. Nei paesi europei il corso della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria ha dimostrato che un partito di quadri e di massa non è in grado di svolgere il compito del pc, ma d’altra parte ha anche dimostrato che è un’istituzione non solo utile ma necessaria: un partito di quadri e di massa è strumento del legame tra comunisti e masse popolari e della mobilitazione di esse.

Oggi, a fronte della crisi generale della società borghese due sono gli obiettivi che noi comunisti dei paesi imperialisti dobbiamo perseguire partendo dalla frantumazione a cui la sconfitta subita ci ha portato e di cui è inutile lagnarsi:

1. il consolidamento e rafforzamento del partito comunista intellettualmente, moralmente e organizzativamente all’altezza del suo ruolo di Stato Maggiore della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata contro la borghesia imperialista,

2. la mobilitazione del proletariato nella lotta contro la borghesia e a diventare, tramite la rivoluzione, classe dirigente. Sono due obiettivi distinti ma connessi dialetticamente, nel senso che il perseguimento dell’uno è condizione e strumento della realizzazione dell’altro.


Il Manifesto del partito comunista fu pubblicato da Marx ed Engels nel 1848, più di 170 anni fa. La prima rivoluzione vittoriosa guidata dai comunisti risale al 1917, più di 100 anni fa. Di fronte al fatto che oggi in nessun paese imperialista il proletariato è classe dirigente, molti che pur si dicono comunisti subiscono di fatto l’influenza della borghesia e del clero che a gran voce e in mille modi inculcano la concezione che non è possibile instaurare il socialismo. In un libro pubblicato nell’aprile 2011 da una casa editrice, MARX XXI, che si dichiara comunista, tre noti esponenti del movimento comunista hanno scritto che non ci sono ancora le condizioni oggettive per instaurare il socialismo e che esse si creeranno in “un futuro non ravvicinato”.(3)


3. Oliviero Diliberto, Vladimiro Giacché e Fausto Sorini, Ricostruire il partito comunista.



4. Sviluppare energicamente il dibattito franco e aperto contro le concezioni sbagliate.

Molte sono oggi le energie che si attivano per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato nei paesi imperialisti. Noi comunisti del (nuovo)PCI lavoriamo affinché le energie in moto contribuiscano all’obiettivo di fondare partiti comunisti promotori e dirigenti della rivoluzione che sfocia nell’instaurazione del socialismo e non riedizioni di modelli che l’esperienza storica ha dimostrato essere fallimentari e che non rispondono all’esigenza di costruire pc autenticamente rivoluzionari. Nel nostro paese tra i promotori di “costituenti comuniste”, tra individui e gruppi che sinceramente vogliono ricostruire il pc, godono di una certa ammirazione i due pc europei che non hanno aderito all’eurocomunismo,(4) il Partito Comunista Greco (KKE) e il Partito Comunista Portoghese (PCP). Del primo, il KKE, ci siamo già occupati nei numeri 69 e 70 di La Voce e rimandiamo ai relativi articoli. Del secondo, il PCP, ci occupiamo in questo numero, nell’articolo “Il partito dalle pareti di vetro” di Alvaro Cunhal e il partito comunista secondo Fosco Giannini. Infatti Fosco Giannini si è fatto con particolare fervore propagandista del PCP come modello a cui ispirarsi nella ricostruzione del pc nel nostro paese.


4. “Eurocomunismo” è la denominazione della corrente promossa a partire dal 1976 in seno al movimento comunista europeo dal Partito Comunista Italiano (segretario Enrico Berlinguer), dal Partito Comunista Francese (segretario George Marchais) e dal Partito Comunista Spagnolo (segretario Santiago Carrillo) per affrancare maggiormente i pc europei dai revisionisti sovietici e accelerarne la trasformazione in partiti di sinistra borghese, socialdemocratici di fatto benché mantenessero la denominazione di partito comunista.

L’eurocomunismo completa la trasformazione dei pc europei da partiti revisionisti a partiti della sinistra borghese. A differenza dei revisionisti (Togliatti, Amendola, ecc.) che proclamavano l’obiettivo del socialismo ma non lo perseguivano, la sinistra borghese abbandonava anche la proclamazione del socialismo come obiettivo del PCI e ripiegava sulla “questione morale”, su “un altro mondo possibile”, ecc.


Giannini appoggiandosi a Cunhal dimostra che non mira a costruire un pc che ha come obiettivo principale porre fine alla crisi generale del capitalismo con l’instaurazione del socialismo, bensì un’organizzazione pre-leninista e in continuità con l’esperienza storica del revisionismo moderno, benché contraria alla via predicata e praticata dalla sinistra borghese. Al ruolo e alle funzioni del pc indicati da Giannini noi opponiamo i principi organizzativi e la linea (strategia e tattica) che ricaviamo dal bilancio della prima ondata delle rivoluzioni proletarie (1917-1976) e dalla storia del movimento comunista italiano.

L’organizzazione che Fosco Giannini, prendendo spunto dal libro di Alvaro Cunhal, ci esorta a costruire, non è il partito comunista organismo promotore e dirigente della rivoluzione socialista. Essa corrisponde piuttosto ad alcune delle caratteristiche fondamentali assunte dai pc europei dopo che nel 1956 (e anche prima dove e quando le borghesia non li costringeva alla clandestinità) la corrente revisionista moderna (con il XX Congresso del PCUS) prese il sopravvento in URSS dilagando poi nel movimento comunista internazionale. Senza scomodare Cunhal e il Partito Comunista Portoghese, i tratti salienti dell’organizzazione indicata da Giannini sono quelli del PCI dopo il 1945, diretto da Togliatti e poi da Longo (prima che sotto la direzione di Berlinguer tra il 1972 e il 1984 si trasformasse in un partito della sinistra borghese). Il primo PCI revisionista era un grande partito di quadri e di massa come si confaceva ad un’organizzazione concepita per essere un efficace apparecchio da campagne elettorali, un forte promotore di movimenti di massa, un autorevole portavoce delle istanze delle masse popolari nelle assemblee elettive del regime borghese. Il primo PCI revisionista, con la sua grande forza organizzativa e la sua rete capillare di sedi, case del popolo, organismi di massa attivi in ogni campo della vita sociale, era una forte comunità alternativa alle relazioni promosse dalla borghesia e dal clero del nostro paese. Sono caratteristiche che non hanno impedito e anzi hanno alimentato la deviazione del partito dagli obiettivi rivoluzionari per cui nel 1921 era stato costituito: fare dell’Italia un paese socialista, “la rivoluzione socialista è l’unica rivoluzione possibile in Italia” aveva scritto nelle Tesi di Lione (1926). Obiettivo rivoluzionario che venne via via sostituito e rimpiazzato dal conseguimento di successi in campagne elettorali, movimenti sindacali, ambiti culturali, accademici, ecc.: attività che furono la palestra dei dirigenti di destra che il PCI revisionista, da Berlinguer a tutta la sua corte di liquidatori, sfornò in gran quantità e che finirono a costituire gran parte dell’attuale PD.


5. Il pc deve essere clandestino.

In primo luogo al pc come “organizzazione di quadri e di massa” opponiamo che il bilancio dell’esperienza storica dimostra in maniera incontrovertibile che un pc autenticamente rivoluzionario deve essere un’organizzazione composta di quadri e di rivoluzionari di professione. Questo è anche uno dei principali apporti di Lenin alla concezione comunista del mondo, esposta con la pubblicazione del Che fare? nel 1902 e poi nel 1904, dopo il II congresso del POSDR (1903), con la pubblicazione di Un passo avanti e due indietro. L’opera di Lenin è ben illustrata in Storia del Partito comunista (bolscevico) dell’URSS da Stalin che fu, anche nella pratica, fedele e geniale continuatore ed esecutore della sua opera in gran parte dell’impero russo, nel 1917 ancora arretrato quanto a sviluppo del modo di produzione capitalista benché esso fosse già un anello della catena dei paesi imperialisti.

Tutta l’esperienza del vecchio movimento comunista italiano (e analogamente quella del movimento comunista europeo e americano) del secolo scorso ha dimostrato che il pc di quadri e di rivoluzionari di professione per adempiere al suo ruolo di organo promotore e dirigente della rivoluzione socialista deve essere clandestino: esso deve garantire la propria continuità come organizzazione dirigente e centro di orientamento e la propria autonomia ideologica e culturale dalla borghesia e dal clero, quali che siano gli sforzi e le misure prese dalle classi dominanti per eliminarlo. I paesi imperialisti si dichiarano democratici, ma il loro regime è un sistema di controrivoluzione preventiva.


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Il regime politico dei paesi imperialisti

Lo chiamano democrazia ma è un regime di controrivoluzione preventiva. Dire che i paesi imperialisti sono democratici, nel senso che “il potere appartiene al popolo”, è o un imbroglio o un’ingenuità.

La democrazia, il regime politico venuto al mondo più di duemila anni fa ad Atene come regime politico dei padroni di schiavi, venne risuscitato in Europa e nell’America del Nord nei secoli dal XVIII al XIX dalla borghesia come regime politico che essa contrapponeva a quello della nobiltà e del clero. In tutti i paesi capitalisti lo Stato, salvo periodi di emergenza, presentava un sistema di assemblee elettive dalle quali in qualche misura e in qualche modo dipendevano il governo e le leggi. Questo sistema venne usato su grande scala e con grande successo dal proletariato dei paesi capitalisti come una delle vie alla propria trasformazione in classe e quindi in partito. La borghesia lo ha trasformato in ogni paese imperialista nel sistema di controrivoluzione preventiva (Manifesto Programma del (nuovo)Partito comunista italiano, cap. 1.3.3) e nel governo degli imbonitori delle masse popolari.

La borghesia non è in grado di governare un paese imperialista senza un certo grado di collaborazione o almeno di rassegnazione della massa della popolazione. L’attuale crisi del regime politico in ogni paese imperialista ha la sua fonte nel malcontento e nell’insofferenza delle masse popolari che si esprimono anche nella crescente astensione dalle elezioni e nel voto di protesta.

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I comunisti devono dare alla lotta di classe la forma di una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Quando il movimento rivoluzionario monta le classi dominanti cercano di stroncare a tutti i costi il partito comunista: anche a costo di ricorrere a misure che violano le loro stesse leggi. Se il movimento rivoluzionario è sconfitto, esse non risparmiano sforzi per accrescere la loro influenza ideologica e culturale sui comunisti stessi e sulle masse popolari: “il comunismo è un’utopia”, “il comunismo è morto”, “il piano del capitale”, “la riforma del capitalismo” e altre analoghe concezioni diventano “senso comune” tra gli intellettuali di sinistra, diventano verità universalmente e capillarmente diffuse, in forma aperta e subdolamente. La guerra di classe investe anche il campo delle idee e della condotta. La riforma intellettuale e morale (RIM) dei quadri è un aspetto indispensabile della salvaguardia del pc. La lotta tra due linee nel partito è condizione indispensabile per la continuità dell’iniziativa rivoluzionaria ogni volta che nel corso delle cose si hanno cambiamenti di qualche rilievo. Il maoismo ha sintetizzato questi insegnamenti.

Essere un corpo di quadri votati intellettualmente oltre che moralmente a mobilitare le masse popolari a conquistare il potere e instaurare il socialismo è la caratteristica che è costantemente mancata a tutti i pc dei paesi imperialisti. Anche nei casi migliori i pc dei paesi imperialisti hanno trattato le rivendicazioni economiche e politiche e l’intervento sull’indirizzo del regime borghese come loro principale campo d’azione, mentre dovevano trattarli principalmente come strumenti per far avanzare la mobilitazione delle masse popolari verso la conquista del potere e l’instaurazione del socialismo. Per questi compiti il pc doveva promuovere in ogni paese il più ampio partito di quadri e di massa che la situazione consentiva.

La borghesia e il clero dei paesi europei e degli USA hanno tratto lezione dalla Comune di Parigi (1871) e hanno progressivamente trasformato in tutti i paesi imperialisti il loro regime politico: hanno mantenuto la denominazione di “democrazia”, ma hanno trasformato il regime elettorale e parlamentare in un sistema di controrivoluzione preventiva. Nessuno dei pc dei paesi imperialisti ha preso atto di questa trasformazione e ha studiato e tanto meno messo in atto le misure che questa trasformazione comportava nella lotta che il pc promuoveva e dirigeva. In Italia A. Gramsci in parte lo fece, ma per l’essenziale solo quando era oramai in carcere, nelle mani del nemico, e le sue riflessioni restarono per lunghi anni nelle mani dei revisionisti moderni del marxismo che, capeggiati da Togliatti, avevano preso la direzione del PCI.

Non è un caso che né in Italia né in Germania il pc seppe prevenire l’instaurazione di regimi terroristici della borghesia imperialista e del clero. Le sconfitte del Fronte Popolare in Francia e in Spagna dopo il 1936 ci danno la stessa lezione.


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Un partito comunista all’altezza del suo compito di promotore e dirigente della guerra popolare rivoluzionaria!

L’esperienza della prima ondata (1917-1976) della rivoluzione nei paesi d’Europa e negli USA mostra che i comunisti non hanno instaurato il socialismo non perché le masse popolari non erano disposte a mobilitarsi e combattere, ma principalmente perché il partito comunista non era all’altezza del suo compito.

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6. Il maoismo è la terza superiore tappa della scienza comunista.

In secondo luogo alla visione del pc come comunità alternativa integrata nel sistema politico borghese opponiamo gli insegnamenti del maoismo. Il partito comunista è l’organo che promuove e dirige la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata per instaurare il nuovo potere operaio e popolare nella società fino a soppiantare ed eliminare il vecchio potere della borghesia e delle altre classi reazionarie. Il pc non lotta per il socialismo contendendo alla classe dominante un’egemonia culturale irraggiungibile fintanto che la borghesia domina economicamente e politicamente la società. Il pc lotta per il socialismo puntando alla conquista del potere politico e mobilitando e organizzando le masse popolari secondo un piano di guerra alle posizioni del nemico di classe.

La profonda assimilazione e l’applicazione della concezione comunista del mondo, il marxismo-leninismo-maoismo, è la base su cui poggia l’unità del pc, corpo scelto di uomini e donne dediti alla causa del socialismo e del comunismo.


Questi sono sommariamente i tratti principali del movimento comunista cosciente e organizzato che il (nuovo)PCI dalla sua costituzione contribuisce a costruire. Abbiamo esposto per esteso la nostra concezione del mondo e la strategia per fare dell’Italia un nuovo paese socialista nel Manifesto Programma del (nuovo)PCI (2008): invitiamo tutti i fautori della rinascita del movimento comunista a discuterle e criticarle. Il bilancio della prima ondata della rivoluzione socialista e l’analisi materialista dialettica del corso delle cose sono la base necessaria di un pc capace di condurre alla vittoria la rivoluzione che sfocia nell’instaurazione del socialismo. Sono anche la premessa per porre fine alla frammentazione risultata della sconfitta che abbiamo subito nel secolo scorso e unire nuovamente i comunisti.

Far avanzare la rivoluzione socialista fino alla vittoria, questa è la linea dei comunisti!

Umberto C.