La Voce 73 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - marzo 2023

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

Sovranità nazionale e ricerca scientifica

La lotta per la sovranità nazionale è parte integrante della lotta per instaurare il socialismo nel nostro paese nell’ambito della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria: rivoluzioni socialiste nei paesi imperialisti, rivoluzioni di nuova democrazia nei paesi oppressi, avanzamento o ripresa della transizione verso il comunismo in quelli derivati dai paesi socialisti che i comunisti hanno costituito nella prima ondata rivoluzionaria e che adesso si trovano alcuni nella seconda e altri nella terza fase della loro vita.

Pubblichiamo qui di seguito due articoli che mettono bene in luce un aspetto della lotta per la sovranità nazionale: mettere fine al protettorato USA instaurato dalla borghesia italiana all’indomani della Seconda guerra mondiale, alle ingerenze dei gruppi sionisti e alla subordinazione alle istituzioni della UE serve anche perché nel nostro paese la ricerca scientifica si sviluppi al servizio del progresso delle masse popolari.

Gli articoli hanno altri due pregi. Anche se esula dal tema di cui si occupano, essi da una parte confermano la reale natura del regime politico del nostro paese, che intellettuali ed esponenti della sinistra borghese e anche del movimento comunista si ostinano a spacciare per “democratico”. Dall’altra mostrano che l’imperialismo è l’epoca della decadenza della società borghese. A causa del persistente dominio della borghesia, la conoscenza e la padronanza che gli uomini hanno raggiunto sulla natura si stanno trasformando in un disastro: l’espansione delle attività di ricerca volte alla guerra ne è una manifestazione.

*** ***

Sionisti e università italiane

La collaborazione dello Stato italiano con i gruppi sionisti è ampia e articolata (abbiamo iniziato a trattarne nell’articolo Sul ruolo dei sionisti in Italia pubblicato su VO 71). Nel 2022 le relazioni tra Italia e Israele hanno continuato a rafforzarsi in particolare nel campo della ricerca e dell’industria militare, il governo Meloni prosegue su questa strada. A un mese dalla visita in Israele dell’allora presidente del Consiglio Mario Draghi (12-14 giugno 2022), il direttore generale del ministero della Difesa di Tel Aviv, generale Amir Eshel, ha infatti incontrato a Roma il capo di Stato maggiore della Difesa italiana, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano. L’obiettivo della visita è stato ribadire i legami tra i due Paesi e potenziare la cooperazione industriale anche in nuovi settori e attraverso il coinvolgimento delle rispettive Forze Armate.

Questo incontro è stato preceduto dalla 16ª edizione della riunione bilaterale Difesa tra Italia e Israele tenuta il 20 e 21 giugno a Roma che ha sancito la fusione di Leonardo Spa con l’azienda israeliana Rada Electronic Industries, attraverso la propria controllata Leonardo DRS con sede negli Stati Uniti. Questo incontro, inoltre, è servito a fare il punto sui progetti di cooperazione nella ricerca scientifica tra i due paesi. Infatti, uno dei principali pilastri della collaborazione tra il nostro paese e Israele è la ricerca scientifica attraverso l’utilizzo delle università italiane per favorire ad ampio spettro i progetti sionisti: che siano di natura militare o di natura civile, questi progetti hanno lo scopo di rafforzare il ruolo politico e militare di Israele in Medio Oriente. Molti accordi di cooperazione sono recenti (meno di dieci anni), altri sono stati stipulati da trent’anni a questa parte e via via rinnovati annualmente e tacitamente, soprattutto quelli che hanno ricadute dirette nell’ambito militare-industriale. Infatti, i principali centri di ricerca israeliani impegnati negli accordi di cooperazione con le università italiane sono direttamente collegate agli ambienti militari e offrono da decenni servizi e ricerca al fine di elevare le capacità militari dello Stato di Israele.

 - Israel Institute of Technology - Technion: ha accordi di cooperazione con l’Università degli studi di Ferrara, “La Sapienza” di Roma, Torino, Roma Tre, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino. Questo istituto, il principale centro di ricerca israeliano, è noto per essere all’avanguardia nella ricerca dei sistemi d’arma più distruttivi utilizzati dall’esercito sionista, ricerca a cui lo Stato italiano ha collaborato attivamente nel corso degli anni attraverso accordi bilaterali curati dall’intermediazione dell’ambasciata italiana a Tel Aviv: sia attraverso la copertura dei progetti europei di cooperazione e finanziamento (vedi Horizon 2020), sia attraverso la promozione dei progetti di collaborazione nel quadro dell’Accordo di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra Italia e Israele.

- Università di Tel Aviv: collabora con l’Università degli Studi di Brescia, “Ca’ Foscari” di Venezia, Catania, Politecnico di Milano, Napoli “L’Orientale”, “La Sapienza” di Roma, Torino, Genova. L’Università di Tel Aviv all’ultimo bando dell’UE per i finanziamenti alla ricerca (Horizon 2020) ha firmato contratti per 117, 4 mln di euro. Tra i progetti finanziati c’è il GEO-CRADLE (un progetto di “osservazione” della Terra nelle regioni dei Balcani, del Medio Oriente e del Nord Africa). I centri di ricerca dell’Università hanno fornito per il 30% dati relativi alle regioni del Golan (Siria) della West Bank che sono oggetto di insediamenti illegali da parte dei sionisti, cui ha collaborato anche l’Università di Genova.

- Università di Haifa: collabora con l’Università degli Studi di Bologna, Ferrara, “Federico II” e “L’Orientale” di Napoli, “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano, Padova e Trento. Come le altre università israeliane, ha offerto assistenza speciale a tutti gli studenti israeliani che si sono arruolati nel corso del 2008-2009 nelle operazioni di attacco contro la Striscia di Gaza: basti pensare che per poter accedere al dormitorio del campus universitario è necessario aver svolto il servizio militare. È specializzata nella sperimentazione di sistemi di comando, sorveglianza e comunicazione e partecipa a progetti volti a rafforzare il sistema aeronautico militare israeliano.

Nel 2003 è stata firmata una convenzione tra l’Università di Haifa e l’Istituto Trentino di Cultura (centro di ricerca della provincia autonomia di Trento) per una collaborazione nel settore delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, poi estesa alla ricerca nel settore dell’informazione e dei microsistemi attraverso la collaborazione della Fondazione Bruno Kessler di Trento.

- Università Bar-Ilan: ha accordi con la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, l’Università di Catania, Firenze, Udine, Piemonte Orientale, Pisa, “La Sapienza” di Roma, “Ca’ Foscari” di Venezia. Centro di formazione dei gruppi dirigenti politici più nazionalisti di Israele, è impegnata nella formazione di alti ufficiali dell’esercito e riceve finanziamenti diretti dal Ministero della Difesa israeliano (così come l’Università di Tel Aviv). A fine 2019 ha ospitato un seminario per la futura cooperazione tra Italia e Israele nel programma Horizon 2020 dell’UE nel campo delle nanotecnologie, cui hanno partecipato il Cnr-Iccom (istituto di chimica dei composti di Sesto Fiorentino del CNR), il Cnr-Nano (istituto delle Nanoscienze di Pisa), il Cnr-Dsctm (Dipartimento di Scienze chimiche di Roma), gli atenei di Padova, Pisa, L’Aquila e il Politecnico di Milano oltre alle altre principali università israeliane.

 - Università Ben Gurion: ha progetti in corso con l’Università degli studi di Bologna, Genova, “L’Orientale” di Napoli, Pavia, il Politecnico delle Marche, Roma Tre, Torino, Trieste, Udine. Specializzata nella ricerca in robotica e nanotecnologie, vanta accordi con decine di industrie ed enti privati di ricerca in campo bellico. Con l’Università di Genova in particolare è in corso, dal 2018, un progetto di ricerca per sviluppare dispositivi bionici e robot umanoidi. Sebbene si possa pensare che simile ricerca sia utile anche all’ambito civile, la sua finalità è presto smascherata: i laboratori di robotica dell’Università Ben Gurion sono stati coinvolti negli ultimi anni nella ricerca per mettere a punto droni destinati a sganciare gas lacrimogeni e tossici durante le manifestazioni.

 

Questi sono alcuni esempi riguardanti la collaborazione (diretta e indiretta) del sistema di ricerca pubblico italiano con lo Stato sionista di Israele. Il contenuto di dettaglio di questi progetti è coperto dal segreto industriale e/o militare, ma una cosa è certa: nel corso degli ultimi 30 anni la stragrande maggioranza della ricerca è stata finalizzata a sostenere l’occupazione militare di Israele della Palestina e in generale del Medio Oriente, siano essi progetti militari, con dirette conseguenze nello sterminio del popolo palestinese e nell’aggressione ai territori di confine con Libano e Siria, o progetti civili volti ad agevolare la ricolonizzazione dei territori occupati (sorveglianza e spionaggio, progetti di irrigazione, coltivazione, ingegneria civile per le ricostruzioni, ecc.).

Nel 2021 i progetti di ricerca comune ritenuti meritevoli di finanziamento (pubblico italiano!) dalla Commissione Mista italo-israeliana del 25 maggio 2021 sono riportati nella Tabella 1. Sei su otto di questi progetti hanno dirette implicazioni nell’ambito militare.


Tabella 1

Acronimo

Partner italiano

Partner israeliano

AIO-AI for Orthopedics

Università di Pavia

University of Tel Aviv

Deep-Class-CTCs

CNR - ISASI

University of Tel Aviv

BrS-AI-ECG

Politecnico di Torino

University of Tel Aviv

BULBUL

Università del Salento

Bar Ilan University

Plant RED

CREA - GB

The Hebrew University of Jerusalem

RESILIENT HUMMUS

Università degli Studi di Firenze

Ben Gurion University

HPMEDMET

CREA - VE

Volcani Center

iBREATHE

Scuola Superiore Sant’Anna

Agricultural Research Organisation (ARO)


Per quanto riguarda il 2022, i progetti approvati invece sono riportati nella Tabella 2.


Tabella 2

Acronimo

Partner italiano

Partner israeliano

Drone Tech

Distretto Tecnologico Aerospaziale di Puglia

High Lander Aviation Ltd,

ASTI – Auto System THA Insertion

Politecnico di Torino

Value Forces Ltd

We –CAT

Università di Milano Bicocca

Bar Ilan University

GreenH2

Politecnico di Milano

The Hebrew University of Jerusalem

Hydrogen Sensors

Università degli Studi dell’Aquila

Ben Gurion University of the Negev

IVANHOE

Università degli Studi dell’Aquila

Ben Gurion University of the Negev

Bio-SoRo

La Sapienza” Università di Roma

Ben Gurion University of the Negev

F2SMP

Università degli Studi di Pavia

Technion Israel Institute of Technology

C-IGrip

Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia

The Hebrew University of Jerusalem

BIONiCS

Università degli Studi di Genova

Tel Aviv University


La collaborazione delle università italiane non passa solo attraverso il sostegno ai principali centri di ricerca israeliani. Ad esempio il Distretto Tecnologico Aerospaziale pugliese (tra i soci le Università del Salento-Lecce e “Aldo Moro” di Bari, il Politecnico di Bari, l’ENEA, il CNR, Leonardo SpA, Avio Aereo, IDS – Ingegneria dei Sistemi, ecc.) ha stipulato nel 2022 un accordo (finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e dal Ministero dello Sviluppo Economico) con High Lander Aviation Ltd, società con sede nella cittadina israeliana di Ra’anana (nei pressi di Tel Aviv), specializzata nella progettazione di software e programmi di controllo voli dei velivoli senza pilota per uso civile, sanitario e di ordine pubblico e vigilanza.

La lotta a sostegno della resistenza del popolo palestinese e dei movimenti e organismi antimperialisti del Medio Oriente, contro l’ingerenza e la sottomissione del nostro paese ai gruppi sionisti, passa anche dalle università e riguarda direttamente e indirettamente decine di migliaia di studenti e centinaia di ricercatori, le cui competenze e professionalità sono messe al servizio dell’oppressione dei popoli arabi da parte dei sionisti.

Alberto F.


*** ***

Ecco come il Pentagono condiziona e finanzia la ricerca scientifica in Italia

 (estratto di un articolo scritto nel 2019 da Antonio Mazzeo, giornalista d’inchiesta e pacifista, reperibile in versione integrale su https://antoniomazzeoblog.blogspot.com)

La ricerca scientifica nelle università e nei laboratori di istituti pubblici e privati italiani? Sempre più finalizzata allo sviluppo di armi e tecnologie belliche e con il generoso contributo delle forze armate degli Stati Uniti d’America. È quanto emerge dall’analisi del data base relativo alle spese effettuate dal governo di Washington, consultabile liberamente in rete (vedi https://gov.data2www.com). La sistematizzazione dei dati, non certo facile per l’enorme mole degli indicatori e delle informazioni contenute, ha permesso di documentare come a partire dal 2010 ad oggi il Dipartimento della Difesa USA, congiuntamente a US Army, US Air Force e US Navy abbia sovvenzionato con oltre 15 milioni di dollari programmi, sperimentazioni, conferenze, workshop e scambi internazionali delle università e dei più noti centri di ricerca nazionali.

Principali beneficiarie delle sovvenzioni dell’apparato militare a stelle e strisce sono, in ordine, l’Università degli Studi di Padova (22 i progetti per un ammontare complessivo di 1.427.549 dollari, di cui erogati 1.125.267); il Politecnico di Milano (1.183.353 dollari, di cui utilizzati in parte per un controverso studio sui mammiferi marini d’interesse della Marina militare statunitense); l’Università di Trieste (1.061.080); la Sapienza di Roma (957.194). A seguire ci sono poi l’Università di Bologna (602.620 dollari); Genova (454.388); la Cattolica del Sacro Cuore di Milano (432.000 per un programma di ricerca scientifica applicata sulla “modulazione delle funzioni cerebrali”, appena conclusosi); Catania (372.500 dollari, prima tra le università meridionali grazie ai programmi elaborati dal Dipartimento di Ingegneria Elettronica ed Informatica); Parma (363.500 dollari, in buona parte destinati alla ricerca e allo sviluppo del “Low Cost 3rd Vision”, presumibilmente visori di ultima generazione per militari e robot); il Politecnico di Bari (346.000); l’Università di Siena (316.000); Pisa (317.000, tutti al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione); Brescia (300.500), L’Aquila (264.000); Firenze (260.346); Milano (224.050); la Federico II di Napoli (230.940 dollari, in buona parte per un progetto triennale di ricerca sulla “sopravvivenza dei materiali compositi in ambiente marino”, che si concluderà a fine settembre 2019); l’Università di Trieste (211.345 dollari, quasi tutti al Dipartimento di Fisica); l’Università Politecnica delle Marche (207.000); Bari (200.000); Perugia (192.500, tutti al Dipartimento di Fisica); l’Università degli Studi della Calabria (169.000); dell’Insubria di Varese (153.500); del Sannio di Benevento (128.229 dollari su un capitolo-fondi dell’Istituto per le tecnologie USA per “misurare il sistema di calibramento” delle famigerate electroshock-weapon, le armi elettroshock entrate di moda tra le forze armate e di polizia di mezzo mondo); Udine (125.850); Torino (100.000). Sovvenzioni minori e/o simboliche sono state erogate dal Dipartimento della Difesa e dalle forze armate USA all’Università degli Studi di Roma 3 (76.000 dollari); all’Ateneo di Bergamo (70.000); al Politecnico di Torino (59.353 dollari per una ricerca sui sistemi operativi satellitari dell’US Air Force); all’Università di Camerino (27.000); Pavia (25.000); alla Fondazione degli Studi Universitari di Vicenza (20.000); Roma Tor Vergata (10.000).

 Inquietante l’ammontare dei contributi del Pentagono a favore di diversi istituti del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il maggiore ente pubblico scientifico italiano. Si tratta complessivamente di 1.538.920 dollari (1.053.800 già erogati). (…) A riprova dell’interesse strategico rivestito dal Pentagono per le aree marittime, va segnalato l’imponente contributo (861.621 dollari) a favore delle ricerche dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, noto anche come OGS - Osservatorio Geofisico di Trieste, denominazione in vigore fino al 1999, anno di trasformazione in ente pubblico nazionale. In particolare il Dipartimento della Difesa USA ha contribuito agli studi dell’osservatorio triestino sulle correnti marine nell’area orientale del Mar Mediterraneo, del Mar di Marmara (tra l’Egeo e il Mar Nero), nell’Oceano Atlantico a ridosso delle coste del Senegal. Sorprendenti per alcuni versi, invece, i contributi delle forze armate USA alle ricerche di due dei più prestigiosi centri medico-sanitari privati italiani, l’Istituto Europeo di Oncologia e l’Istituto Ortopedico “Galeazzi”, entrambi con sede centrale a Milano. Nello specifico, al primo sono stati erogati 519.311 dollari per analizzare i potenziali rischi dell’esposizione ai raggi X con la tomografia computerizzata. Al “Galeazzi” sono andati invece 349.689 dollari per “ricerche medico-militari” sulla diffusione delle metastasi. Il Pentagono ha inoltre sovvenzionato con 16.000 dollari il Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP) “Abdus Salam” di Trieste e pure l’ENEA, l’ente pubblico di ricerca nazionale che opera nei settori dell’energia e delle nuove tecnologie (5.000 dollari). Sovvenzioni sono state effettuate pure a favore di società private e ad alcuni ricercatori italiani (…). Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ha infine contribuito economicamente ad alcuni progetti di sviluppo di sistemi da guerra sottomarini realizzati dal NATO Centre for Maritime Research & Experimentation, il Centro per la ricerca e la sperimentazione marittima con sede a La Spezia, sotto il controllo dell’agenzia della NATO che si occupa di scienza e nuovi sistemi tecnologici. Complessivamente al centro ligure sono stati erogati 816.840 dollari.