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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - marzo 2022

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In occasione del 70° anniversario della morte di Stalin

L’URSS, l’esperienza da cui attingiamo insegnamenti

Anche in Italia ci sono state numerose celebrazioni del centenario della fondazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, il primo e per quasi trent’anni l’unico paese socialista, frutto della prima rivoluzione socialista vittoriosa anche perché i suoi promotori avevano fatto tesoro degli insegnamenti della sanguinosa sconfitta della Comune di Parigi (1871) e bersaglio di aggressioni di ogni genere da parte dei gruppi imperialisti di tutto il mondo, per trent’anni vittoriosamente respinte.(1)

1. Vedasi Avviso ai naviganti n. 120, 7 maggio 2022.

Dirette dal partito comunista con alla testa prima Lenin e poi Stalin, le masse popolari sovietiche trasformarono “l’anello debole della catena imperialista”, l’impero degli Zar di Russia, in una grande potenza economica e culturale. Per più di quarant’anni l’URSS fu il paese a cui le masse popolari degli altri paesi imperialisti guardavano con ammirazione, a cui aspiravano ad associarsi e che in mille modi sostennero anche se, a causa dei limiti dei rispettivi partiti comunisti, non furono in grado di associarsi alle masse popolari sovietiche fino a creare altri paesi socialisti. Contemporaneamente l’URSS fu un faro di progresso e fonte di sostegno di ogni genere per i lavoratori dei paesi oppressi che grazie all’URSS e all’Internazionale Comunista riuscirono a sovvertire il sistema coloniale che la borghesia imperialista aveva imposto in gran parte del mondo.

La fondazione e l’opera dell’URSS hanno segnato il corso della storia. Chiunque traccia la storia del secolo scorso, se la ricostruisce secondo verità deve mostrare che essa è stata lo scontro tra da una parte le forze della rivoluzione, socialista o di nuova democrazia a seconda dei paesi, e dall’altra le forze della borghesia imperialista. Il ruolo svolto dall’Unione Sovietica nel campo mondiale delle forze rivoluzionarie fu in larga misura il risultato dei successi raggiunti nella costruzione del socialismo grazie alla direzione del suo partito comunista. L’URSS ha mostrato che grazie alla “dittatura del proletariato” le masse popolari sono in grado di accedere su grande scala alle attività specificamente umane dalle quali le classi dominanti, compresa la borghesia, hanno sistematicamente escluso la massa dell’umanità e che sono in grado anche di costruire e gestire collettivamente le forze produttive moderne fin dove la borghesia le ha sviluppate nel corso degli ultimi secoli e oltre. La dittatura del proletariato, cioè lo Stato diretto dal partito comunista alla testa delle masse popolari organizzate, è la condizione indispensabile di entrambi gli sviluppi. È però anche la condizione che rende possibile lo sviluppo di una nuova borghesia specifica dei paesi socialisti: la lotta di classe continua nel socialismo. I revisionisti moderni capeggiati da Kruscev sono stati l’incarnazione della nuova borghesia sovietica. Essi hanno alimentato e sono stati alimentati dai revisionisti moderni insediati alla testa dei partiti comunisti dei paesi imperialisti (Togliatti, Thorez e gli altri), rivelatisi nel corso del secolo XX incapaci di fare avanzare nei rispettivi paesi la rivoluzione socialista oltre la conquista di grandi progressi economici, culturali e sociali, che ormai risulta quanto era precaria.

L’avvento degli uni e degli altri alla direzione dei rispettivi partiti comunisti è certo stato frutto anche dell’influenza e della forza della borghesia imperialista, ma causa principale di esso sono stati i limiti della sinistra dei partiti comunisti nella comprensione delle condizioni della lotta tra le classi e i suoi errori nell’applicazione della comprensione acquisita. L’antistalinismo, la denigrazione degli insegnamenti e dell’opera di Stalin, è stata la bandiera dei revisionisti moderni in tutto il mondo. Il loro avvento nel 1956, con il XX Congresso del PCUS, alla direzione del partito e dello Stato sovietico ha prima rallentato lo sviluppo economico, culturale e sociale dell’URSS, quindi ne ha avviato la decadenza culminata nella dissoluzione che Gorbaciov e Eltsin imposero negli anni 1989-1991 nonostante l’esito contrario di un referendum e l’opposizione ampiamente diffusa tra le masse popolari, i membri del PCUS e perfino ampi settori dell’Armata Rossa.

 La dissoluzione dell’URSS nel 1991 ha lasciato spazio al periodo di nera e sfrenata reazione in cui abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni, caratterizzato dalle iniziative di guerra, sanzioni e ricatti prese dai gruppi imperialisti USA per protrarre la loro egemonia nel mondo.

È un periodo di decadenza intellettuale e morale per la specie umana e di uso del dominio che essa ha raggiunto sul resto della natura a distruzione delle condizioni materiali della sua propria esistenza. Chi vuole porvi fine deve ancora oggi imparare dalla storia dell’Unione Sovietica.

Mao Tse-tung ha tratto dall’esperienza dell’URSS grandi insegnamenti: sulla forma della rivoluzione proletaria, sulla lotta di classe nella società socialista, sulla linea di massa come principale metodo di lavoro e di direzione del partito comunista, sulla lotta tra due linee nel partito, sulla riforma intellettuale e morale dei comunisti.(2) Essi sono validi e importanti per i comunisti di tutto il mondo. Ma nessuno dei paesi socialisti, neanche la Repubblica Popolare Cinese diretta da Mao, ha assunto finora nel movimento di trasformazione del mondo un ruolo più avanzato di quello svolto dall’URSS diretta da Stalin.

2. La Voce 9 e 10, novembre 2001 e marzo 2002 - La Voce 41, luglio 2012.

Il (n)PCI saluta quindi la decisione del Partito dei CARC e delle Edizioni Rapporti Sociali di riprendere la pubblicazione delle Opere di Stalin, interrotta nel 2001 sotto l’incalzare della repressione, e assicura il proprio appoggio.

La pubblicazione della Storia del PC(b) dell’URSS e della raccolta Questioni del leninismo sono un buon anticipo e il breve opuscolo I primi paesi socialisti di Marco Martinengo un esempio di quello che chi aspira a diventare comunista deve cercare nelle Opere di Stalin.

I migliori esponenti, gruppi e organismi del movimento comunista cosciente e organizzato del nostro paese aspirano a un partito comunista “forte e con le idee chiare”. L’esperienza ha mostrato che un partito comunista diventa forte tanto più quanto più ha idee giuste e chiare. Quindi la cosa fondamentale è che abbia idee giuste e chiare. Cresce il numero di comunisti che in Italia e nel mondo avvertono questo (di alcuni di essi trattiamo in questo numero di La Voce), crescono quindi gli appelli al dibattito franco e aperto. Il dibattito franco e aperto fa parte del percorso attraverso il quale i comunisti arriveranno anche a unirsi su cosa fare e su questa base mobiliteranno le masse popolari a mettere fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone nel nostro paese e nel mondo.

Rosa L.