La guerra che cova tra la Georgia e la Russia non piove dal cielo: è conseguenza del marasma in cui la borghesia imperialista affoga le masse popolari di tutto il mondo

Comunicato del 17 agosto 2008
lunedì 18 agosto 2008.
 

(PNG) La guerra che cova tra la Georgia e la Russia non piove dal cielo: è conseguenza del marasma in cui la borghesia imperialista affoga le masse popolari di tutto il mondo, è frutto del crollo dei regimi revisionisti e della nuova libertà d’azione dei capitalisti, sciolti dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto con la prima ondata della rivoluzione proletaria.

 

Il degrado economico, politico, sociale, intellettuale, morale e ambientale degli ex paesi socialisti è quanto di meglio è riuscita a fare la borghesia imperialista nel tentativo di smantellare il campo socialista e restaurare il suo dominio in tutto il mondo.

 

Gli imperialisti USA e i sionisti, come un tempo i nazifascisti, si sono posti alla guida degli altri gruppi imperialisti nel saccheggiare o nel sostenere il saccheggio degli ex paesi socialisti.

 

 

Con la “rivoluzione delle rose” montata dalle loro ONG nel 2003, gli imperialisti USA, con un particolare appoggio dei gruppi sionisti, sono riusciti a far prevalere in Georgia (70 mila kmq e 5 milioni di abitanti) un governo fantoccio più funzionale al loro disegno di installarsi saldamente nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale e di spezzare la resistenza delle autorità russe alla loro penetrazione nell’ex campo socialista. Per creare il nuovo governo, gli imperialisti USA e i gruppi sionisti si sono dovuti basare sui personaggi e sulle forze più reazionarie e scioviniste della Georgia. Il capo del nuovo governo, Mikhail Saakashvili, personalmente era un avvocato americano. Coerenti con la loro natura, le nuove autorità non solo hanno accelerato contro le masse georgiane l’eliminazione delle conquiste residue dell’epoca socialista, ma hanno anche rafforzato l’oppressione sulle minoranze degli osseti, degli abkhazi e dei adjari che ai tempi dell’Unione Sovietica e fino al 1991 erano vissuti con una propria autonomia regionale nei confini della repubblica sovietica della Georgia. Già il governo del primo presidente della nuova Georgia anticomunista, Zviad Gamsakhurdia, all’inizio degli anni ’90 aveva cercato di abolire le autonomie di cui godevano. Si era però scontrato con una decisa resistenza armata. Come molti altri popoli dell’Unione Sovietica, se anche non hanno saputo difendere le loro conquiste socialiste, osseti, abkhazi e adjari non sono tuttavia malridotti al punto da subire tutte le angherie dei regimi reazionari che si sono formati dopo la dissoluzione dell’URSS. Il governo di Saakashvili era convinto di poter contare sull’appoggio USA, NATO e sionista, visto anche che a sua volta aveva mandato più di 2.000 uomini in Iraq a dar man forte all’aggressione USA. Ma ha fatto male i suoi conti. Il mattino di venerdì 8 agosto ha tentato di impadronirsi dell’Ossezia del sud con un colpo di mano contro le autorità russe che in base agli accordi degli anni passati hanno truppe in Ossezia e in Abkhazia. Contava su un pronto aiuto militare USA e NATO. Invece le autorità russe hanno reagito con forza. Il risultato è che il livello di caos, di miseria e di guerra in tutta la zona dell’ex campo socialista ha fatto un altro passo avanti.

 

La situazione di degrado economico e politico negli ex paesi socialisti come la Russia è la conseguenza della restaurazione del capitalismo. Da quando i revisionisti negli anni ’50 hanno preso la guida dei principali partiti comunisti sorti nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, essi hanno interrotto il cammino che la classe operaia e il resto delle masse popolari di questi paesi, guidate dai comunisti, stavano compiendo verso il comunismo e hanno avviato una fase di restaurazione graduale del capitalismo. Una restaurazione graduale che dagli anni ‘60 alla fine degli anni ‘80 ha portato all’eliminazione dei germi di comunismo che erano stati costruiti, al ristabilimento degli elementi dell’economia capitalista che erano stati abbattuti e al rafforzamento di quelli non ancora superati: rapporti commerciali tra le aziende, redditi non da lavoro, accumulazione individuale di ricchezze, uso delle ricchezze accumulate come capitale, libera iniziativa economica privata, ecc.

In questa prima fase la borghesia dei paesi imperialisti aveva dato un sostegno più o meno mascherato ai revisionisti, ma la sua azione era contrastata dalle contraddizioni interne agli stessi paesi socialisti, dalla sinistra dei partiti comunisti di questi paesi e anche dalla residua forza del movimento comunista internazionale.

Con lo scioglimento dell’URSS e dei paesi socialisti dell’Europa dell’Est, alla fine degli anni ’80, la restaurazione  ha subito una forte accelerazione. Inizia una nuova fase caratterizzata dalla restaurazione rapida e a tutti i costi del capitalismo, dall’eliminazione violenta delle residue condizioni dignitose di vita e di lavoro delle masse popolari e della classe operaia.

 

La decadenza del movimento comunista, che ha perso la direzione dei principali partiti comunisti a livello internazionale, ha permesso alla borghesia imperialista di fare il bello e, soprattutto, il cattivo tempo in ogni angolo del mondo.

Il sistema capitalista è in preda alla sua seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. La borghesia imperialista, per tenere in piedi il suo ordinamento sociale di lusso e spreco per pochi e di sfruttamento e miseria per molti e di devastazione del pianeta, è costretta a stravolgere gli assetti economici, politici e culturali costruiti a conclusione della prima crisi. Per uscire dalla prima crisi generale la borghesia imperialista ha costretto tutta l’umanità a subire due guerre mondiali: a cosa ci costringerà per uscire da questa seconda crisi? In parte lo stiamo già vedendo da alcuni anni, ma il peggio deve ancora venire se la rinascita del movimento comunista non invertirà il corso delle cose.

Non si tratta di malvagità personale dei singoli capitalisti: è il tentativo della borghesia di tenere a galla il suo putrescente ordinamento sociale, basato sullo sfruttamento degli operai e dei lavoratori e funzionante solo a patto che da questo sfruttamento nell’attività produttiva un capitalista o l’altro ricavi un profitto.

La borghesia imperialista oggi è capeggiata dagli USA, dal Vaticano e dai sionisti e non subisce ancora la pressione e la minaccia di un nuovo, forte movimento comunista. Oggi ha ancora mano libera per razziare e distruggere. Da quasi 30 anni conduce una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari in ogni angolo del mondo: estende ed intensifica il saccheggio dei paesi oppressi, elimina le conquiste di civiltà e benessere delle masse popolari dei paesi imperialisti e si è gettata sui paesi ex socialisti nel tentativo di estendere il suo dominio e il terreno di sfruttamento a milioni di lavoratori e alle loro risorse tecnologiche e ambientali.

Quando il movimento comunista era forte, anche nei paesi imperialisti le condizioni dei lavoratori erano molto migliori di quelle attuali. Oramai invece nei paesi imperialisti i lavoratori e la masse popolari vivono e lavorano in condizioni che si avvicinano velocemente a quelle di 100 anni fa.

Gli imperialisti (USA in testa) si dichiarano paladini della liberà e esportatori della liberà, ma è la libertà dei padroni di sfruttare, inquinare, uccidere. Quello che gli imperialisti hanno da esportare lo stanno già scoprendo da tempo tutti i paesi oppressi dagli eserciti della borghesia imperialista e dallo sfruttamento dei capitalisti. I paladini della liberà sono in realtà i promotori nei propri paesi e gli esportatori nel resto del mondo del disastro economico, politico, sociale, intellettuale, morale e ambientale che subiamo da decenni.

 

Con la globalizzazione (cioè la libertà di azione delle imprese capitaliste in tutti i paesi), la privatizzazione e la finanziarizzazione (GPF), gli imperialisti USA si sono infiltrati in tutti i paesi, salvo quelli le cui Autorità, per un motivo o l’altro, si sono opposte energicamente - e gli imperialisti USA li hanno qualificati come “paesi canaglia”, aggredendoli o cercando di isolarli e boicottarli in nome della “guerra contro il terrorismo” e del “diritto alla democrazia e alla libertà (dei padroni)”. Infatti i primi a fare grandi affari dall’adozione della linea della GPF sono stati gli imperialisti USA, e lo Stato USA li ha sostenuti in ogni modo. La borghesia della maggior parte dei paesi del mondo si è accodata alla linea della GPF perché sotto la copertura di questa linea poteva procedere più decisamente nella eliminazione delle conquiste delle masse popolari del proprio paese, anche se il ruolo di ognuno degli Stati accodati alla linea degli imperialisti USA ne risultava indebolito. Il processo non ha però portato alla creazione di un Super Stato (come ipotizzano i soggettivisti alla T. Negri): ha portato invece alla competizione, al caos e alla guerra.

La borghesia imperialista ha fatto e continua a fare i conti senza l’oste. Il corso che essa ha impresso alle cose, il suo “nuovo ordine mondiale” genera resistenze crescenti sia da parte delle autorità di vari paesi sia da parte delle masse popolari. Per ragioni diverse le classi dirigenti di vari paesi non sono disposte a seguire la linea imposta dagli imperialisti USA. D’altra parte le masse popolari non sono disposte a tollerare il peggioramento delle condizioni di vita che le classi dirigenti vorrebbero imporre loro. Le stesse classi dirigenti devono tener conto di questa resistenza delle masse popolari. In alcuni paesi l’aspetto prevalente è la non disponibilità delle classi dirigenti a sottomettersi al “nuovo ordine mondiale” che gli imperialisti USA e i sionisti vorrebbero imporre. In altri paesi è principale l’aspetto della resistenza delle masse popolari.

Fatto sta che, sia pur per ragioni diverse, gli imperialisti USA sono in difficoltà di fronte a vari paesi: Cina, Russia, Afghanistan, Iran, Iraq, Libano, Palestina, Pakistan, Siria, Corea del Nord, Myanmar (Birmania), Nepal, Somalia, Sudan, Zimbabwe, Cuba, Venezuela, altri paesi dell’America latina, ecc.

 

Negli ex paesi socialisti il potere è stato preso in mano dai revisionisti più corrotti, dagli affaristi e criminali cresciuti sotto i regimi revisionisti e dagli eredi dei gruppi filofascisti e filonazisti fuggiti all’estero, formatisi alla scuola degli imperialisti e rientrati una volta crollato il regime revisionista.

Il campo socialista aveva dato modo di sopravvivere e svilupparsi alle particolarità locali, anche se in alcuni casi la difesa o addirittura lo sviluppo delle particolarità locali significava anche il mantenimento di arretratezze culturali e nelle relazioni sociali. Nell’ambito del socialismo queste sarebbero scomparse nel tempo. I nuovi regimi borghesi instaurati negli ex paesi socialisti hanno invece cercato di abolire queste particolarità locali con la scusa della “nuova identità nazionale”, imposta con metodi fascisti (mobilitazione reazionaria delle masse popolari). È il caso della Georgia rispetto alle regioni dell’Ossezia, dell’Abkhazia e dell’Adjaria. Questa imposizione ha ulteriormente diviso le masse popolari dato che comunque, nell’ambito dei rapporti capitalisti ripristinati negli ex paesi socialisti, le differenze diventano contrasti perché i rapporti sociali e individuali sono basati sulla competizione: o io o te. Questa è la legge capitalista!

Nella maggior parte degli ex paesi socialisti la borghesia imperialista non ha però gioco facile. Solo in alcuni casi è riuscita ad instaurare governi fantoccio che assecondano con efficacia le sue esigenze e riescono (sia pure con risultati dubbi e precari) a sottomettere le masse popolari allo sfruttamento imperialista. Sottomettere allo sfruttamento le masse popolari di un ex paese socialista non è cosa semplice.

L’esperienza della classe operaia e delle masse popolari degli ex paesi socialisti, per quanto mortificata da anni di direzione revisionista, induce i proletari a non piegarsi supinamente agli sfruttatori. Per avere la mano più libera sugli ex paesi socialisti, la borghesia imperialista deve quindi rendere ancora più miserabili le condizioni di vita delle masse popolari, deve assoldare la feccia peggiore tra fascisti, trafficanti, mafiosi e assassini che senza scrupoli riescono a dividere le masse popolari e a portarle a scontrasi tra loro. Per portare alla miseria e alla disperazione le masse popolari di questi paesi, la borghesia deve riciclare il peggio delle anticaglie del passato, del retaggio culturale medievale, arretrato che il movimento comunista solo in parte aveva superato. La mobilitazione reazionaria più spinta e violenta è l’unica via attraverso la quale la borghesia imperialista riesce a mettere le mani sugli ex paesi socialisti.

 

Il grande assente oggi nei paesi oppressi e aggrediti dagli imperialisti, nei paesi ex socialisti e anche nei paesi imperialisti è un forte movimento comunista che lotti contro la borghesia per l’instaurazione di nuovi paesi socialisti. Ma la rinascita del movimento comunista è in corso.

1. Il governo USA si è oramai insediato in numerosi paesi in ogni continente. Ha esteso la rete delle sue agenzie di spionaggio, di controllo, poliziesche, politiche e militari nella maggior parte dei paesi del mondo e fa mille sforzi per estenderla e rafforzarla ulteriormente. Cerca di ridurre tutti i paesi al rango di protettorati USA. Ma gli interventi e l’invadenza del governo USA suscitano resistenze crescenti persino tra gli alleati, gli accoliti e i servi degli imperialisti USA. Il bottino promesso o fatto balenare con le aggressioni, anche quando c’è, non soddisfa i banditi imperialisti, non è all’altezza della necessità di valorizzazione del loro capitale. L’installazione di imprese negli ex paesi socialisti ha costi crescenti e presenta rischi via via più elevati anche per i pescecani imperialisti più aggressivi. Di fatto solo l’economia di guerra, il mercato delle armi, della droga, della prostituzione, degli organi, le attività criminali, le speculazioni e il saccheggio sono redditizi. Instaurare imprese capitaliste nei paesi aggrediti è ... un’impresa! È un obiettivo ancora lontano e difficile. Anche i risultati militari delle aggressioni sono sempre più scarsi, dubbi, precari. La resistenza dei paesi aggrediti si rafforza, come si rafforza l’odio verso gli imperialisti USA e verso i loro accoliti in un numero crescente di paesi su cui incombe la minaccia di aggressione.

Anche all’interno degli USA e degli altri paesi imperialisti, si rafforza l’unità della mobilitazione contro la repressione e contro la guerra imperialista con la mobilitazione contro l’eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari avevano strappato alla borghesia sotto la direzione dei comunisti.

2. La moltiplicazione dei partiti comunisti, la diffusione del marxismo-leninismo-maoismo come loro teoria guida, la moltiplicazione dei paesi in cui i partiti comunisti adottano e conducono la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, di cui il Partito comunista del Nepal (maoista) è l’esempio più luminoso, sono i segnali della rinascita del movimento comunista. La chiave per portare la seconda ondata della rivoluzione proletaria che va montando nel mondo ad un livello superiore, è imboccare con decisione la via per la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti, ricavata da un giusto bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e da una giusta analisi della situazione attuale: la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata!

Non esiste una soluzione alla condizione di precarietà, abbrutimento, miseria, fame, guerra e morte a cui la borghesia imperialista conduce le masse popolari di tutto il mondo, che non sia l’abbattimento del suo stesso ordinamento sociale. L’ordinamento capitalista potrebbe sopravvivere solo se tutto il capitale trovasse nuovamente la via per valorizzarsi a sufficienza. Ciò potrebbe avvenire solo dopo immani distruzioni della ricchezza e delle risorse oggi esistenti. Solo allora tutto il capitale residuo potrebbe riprendere la produzione e lo sfruttamento nella ricostruzione. Ma il mondo si ritroverebbe solo ad un nuovo punto di partenza, con davanti a sé prima o poi un nuovo futuro di crisi, miseria, fame e morte.

C’è solo un modo per spezzare questo circolo vizioso, questa catena che soffoca l’umanità sotto il peso di un ordinamento da trogloditi: abbattere il capitalismo, instaurare il socialismo e portare avanti la trasformazione del mondo fino al comunismo.

Solo un sistema finalizzato alla produzione pianificata di beni e servizi, che abbandona decisamente la produzione di profitti, che mette la massa della popolazione in condizioni che la spronano a dedicare il meglio delle proprie risorse e delle proprie energie alle attività specificamente umane, può portarci fuori dal marasma attuale. Solo una società diretta dai lavoratori organizzati può risolvere via via i principali problemi delle masse popolari e farci uscire dal marasma attuale. La pianificazione dell’attività economica diretta dai lavoratori organizzati è superiore alla libera iniziativa privata dei padroni. La dittatura del proletariato è un ordinamento sociale superiore alla “democrazia” borghese.

Il socialismo è il nostro futuro!

L’esperienza della classe operaia e delle masse popolari dei primi paesi socialisti è ricca di insegnamenti.

La rinascita del movimento comunista è possibile: richiede solo un giusto bilancio di quell’esperienza e una giusta comprensione dei limiti che il movimento comunista non ha superato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria.

In tutti i paesi imperialisti il movimento comunista può e deve approfittare della situazione rivoluzionaria in sviluppo che la stessa crisi del sistema capitalista ha generato. Per farlo deve dotarsi di un giusto bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, definire e applicare una linea giusta per costruire e rafforzare nuovi partiti comunisti che abbiano come obiettivo principale fare del proprio paese un nuovo paese socialista e contribuire così alla rinascita del movimento comunista che va montando nel mondo.

 

In Italia la confusione è grande, ma la rinascita del movimento comunista avanza.

La sinistra borghese ha subito un crollo dal quale non si solleverà. I suoi residui, la sua componente di sinistra è allo sbando. Va cercando soluzioni alla propria crisi, alla perdita di consenso e di legame con la classe operaia, con i lavoratori e con le masse popolari.

Questa situazione permette alla destra borghese di lavorare più liberamente di prima, di condurre più a fondo la sua politica di lacrime e sangue, di smantellare senza mezze misure le conquiste delle masse popolari. Fascismo, razzismo, violenza e repressione contro immigrati, Rom, extracomunitari e contro antifascisti, antimperialisti e comunisti si estendono e si intensificano.

La mobilitazione delle masse popolari contro il rigurgito fascista e razzista, contro la repressione, contro l’eliminazione delle conquiste e contro la guerra imperialista ha fatto notevoli passi in avanti e ha bisogno di una nuova direzione e di maggiore autonomia ideologica, politica e organizzativa dalla sinistra borghese. Questa è una grande opportunità per i comunisti del nostro paese. Il (n)PCI ha già indicato chiaramente il significato e il contenuto dell’autonomia dei comunisti dalla sinistra borghese e promuove la mobilitazione per rafforzarla.

Infatti il (nuovo)Partito comunista italiano, consapevole della situazione rivoluzionaria in sviluppo che caratterizza la fase attuale, ha posto tra i suoi obiettivi principali, fin dal lavoro per la sua costruzione, l’assimilazione di una giusta concezione del mondo (basata sul marxismo-leninismo-maoismo), il giusto bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e la definizione di una giusta linea di azione per fare dell’Italia un nuovo paese socialista: la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Il risultato di questo lavoro è raccolto nel Manifesto Programma del (n)PCI, nella rivista del Partito La Voce e nei Comunicati del Partito.

Il patrimonio teorico del Partito non è solo uno strumento indispensabile per leggere nel giusto modo ciò che accade intorno a noi. Esso è anche la conquista dell’autonomia ideologica dalla sinistra borghese di cui il movimento comunista ha oggi bisogno per la sua rinascita. Per questo il Partito invita quanti già riconoscono che per fare la rivoluzione è necessaria una teoria rivoluzionaria, a contribuire al dibattito su tale patrimonio e alla sua assimilazione.

 

Con un giusto orientamento e una giusta linea, ogni vittoria diventa possibile!

 

Assimilare le concezione comunista del mondo esposta nel Manifesto Programma del (n)PCI, verificarla e arricchirla nella pratica della lotta di classe!

 

Uniamoci sempre più profondamente ai popoli che da un capo all’altro del mondo resistono alla guerra di aggressione degli imperialisti e alla guerra di sterminio non dichiarata perpetrata dalla borghesia imperialista e dalle altre forze reazionarie!

 

La lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il contesto necessario perché crescano su grande scala la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari italiane autoctone e immigrate e si sviluppino con forza e con successo le loro lotte per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso e sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro lotta contro il carovita, contro gli speculatori e contro la Corte Pontificia e le altre Autorità che li sostengono, contro lo squadrismo fascista e razzista e contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il benessere!

 

Che i lavoratori, le donne, i giovani più avanzati si arruolino nelle fila del Partito comunista, degli organismi della resistenza e delle organizzazioni di massa e contribuiscano alla rinascita del movimento comunista!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito clandestini e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!