Progetto di Manifesto Programma - Capitolo III

3.2 Analisi di classe della società italiana

martedì 29 agosto 2006.
 

indice del Progetto di Manifesto Programma


indice del Capitolo III


Indice

-   Analisi di classe della società italiana

  1. Borghesia imperialista
  2. Proletariato
    1. Masse popolari
    2. Classi popolari non proletarie
  3. Conclusioni all’analisi di classe

Analisi di classe della società italiana

Riferimenti per l’analisi di classe della società italiana nella rivista "Rapporti Sociali":
-  n. 3 (1989), L’analisi delle classi in cui è divisa la società borghese;
-  n. 5/6 (1990), Per un’inchiesta collettiva sulle modificazioni nel processo di produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell’esistenza;
-  n. 12/13 (1992), Il campo della rivoluzione socialista: classe operaia, proletariato, masse popolari;
-  n. 14/15 (1994), Per l’analisi di classe;
-  n. 20 (1998), La composizione di classe della società italiana

In campo economico la crisi generale in corso divide e sempre più dividerà la popolazione in due campi nettamente distinti e contrapposti:

-  da una parte quelli che riescono a vivere solo se riescono a lavorare: questi costituiscono il campo delle masse popolari;

-  dall’altra il campo della borghesia imperialista costituito da quelli che godono di tutti i vantaggi senza lavorare o che, se lavorano, non lo fanno per vivere, ma per aumentare la loro ricchezza.

Il lavoro condotto dal partito per raccogliere ed accumulare le forze rivoluzionarie mira a far coincidere il più possibile la contrapposizione in campo politico con la contrapposizione creata dalla crisi generale in campo economico. Più lo scontro politico diverge dallo scontro economico, maggiormente “la politica è sporca”, perché maggiore è il ruolo che hanno nella vita politica l’imbroglio, la corruzione, l’intimidazione, il ricatto, l’abbrutimento, la fatica, l’ignoranza, l’abitudinarismo, l’inerzia, l’isolamento, il clientelismo, la dipendenza personale e il pregiudizio. Quanto più esattamente lo scontro politico è il riflesso dello scontro economico, tanto più la lotta politica corrisponde alla lotta tra interessi veramente contrapposti e che il procedere della crisi generale rende antagonisti, tanto più avrà fine la "disaffezione delle masse dalla politica" e tanto più generosamente le masse popolari getteranno le proprie energie nella lotta politica.

La classe operaia offre a tutti quelli che appartengono al campo delle masse popolari una soluzione di vita e di lavoro, l’unica per alcuni e la migliore per altri, adeguata alle condizioni concrete della società moderna, corrispondente alle possibilità create dalle attuali forze produttive quando sono pienamente impiegate per il benessere materiale e spirituale di tutti e nell’ambito di un sistema sociale in cui “il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti”.

"Il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti". Ciò significa che gli ordinamenti della società sono tali che ogni individuo sviluppando liberamente le sue capacità contribuisce a che tutti gli altri sviluppino anch’essi le proprie capacità. Il comunismo è un sistema sociale tale per cui il libero sviluppo di un individuo determina il libero sviluppo anche degli altri individui e il singolo è libero nella misura in cui tutti lo sono. Per fare qualche esempio: un individuo aumenta la purezza dell’aria che egli respira nella misura in cui la purezza dell’aria che tutti respirano aumenta; in una società in cui un individuo produce per lo scambio con altri individui, il singolo può attuare lo scambio se anche gli altri lo attuano; in una società in cui i beni di consumo sono distribuiti in maniera eguale tra tutti, il singolo aumenta la quantità di beni di consumo di cui dispone nella misura in cui la quantità di cui dispone ogni membro della società diventa maggiore.

Il sistema capitalista invece per sua natura è tale che la libera iniziativa economica del capitalista implica, per potersi esplicare, che vari individui non possano farlo e che si presentino a lui come venditori della loro forza-lavoro. La libertà del ricco di oziare, implica che altri debbano lavorare per lui. Il capitalista è libero di licenziare e assumere solo se l’operaio è schiavo del bisogno.


Riferimento: K. Marx-F. Engels, Manifesto del partito comunista (1848), cap. 2, in Opere complete, vol. 6.

Qual è la consistenza dei due campi e quali i rapporti all’interno di ognuno di essi?

Borghesia imperialista

Il capitale finanziario unifica in qualche misura tutti i ricchi, anche se non fino al punto che ai fini della lotta il partito non debba distinguere tra essi strati e categorie: imprenditori, dirigenti d’azienda, finanzieri, redditieri (gente che vive di rendite), grandi funzionari, ecc.

Ogni alto funzionario e dirigente della amministrazione pubblica o delle aziende private, ogni grande professionista, ogni artista di successo, ogni ufficiale di livello elevato, ogni amministratore di patrimoni o di enti di una certa grandezza, ogni prelato di alto rango, ogni uomo politico di successo, se non possiede già un patrimonio personale per eredità o stato sociale, in breve tempo lo accumula ed entra a far parte o della categoria dei redditieri o della categoria dei capitalisti e dei finanzieri dei vari settori dell’economia capitalista (società finanziarie, banche, assicurazioni, industria, commercio, agricoltura, servizi, ecc.).

Senza commettere grandi errori possiamo ritenere che appartiene a questo campo ogni individuo proprietario di un patrimonio fruttifero

Un patrimonio, quale che sia la sua natura, è fruttifero se dà o può effettivamente dare un reddito corrispondente a quello che dà un patrimonio finanziario di eguale valore. Ciò esclude dalla nostra considerazione ad es. la casa "di inestimabile valore" che un individuo possiede per eredità in una data zona, ma che per lui è un bene di consumo e non un patrimonio fruttifero. Nella nostra analisi il patrimonio è importante perché individua le persone che vivono o possono "vivere bene" anche senza lavorare loro, che possono vivere del lavoro altrui, che quindi sono effettivamente libere di decidere cosa fare nella loro vita, non sono costrette a vendere la propria forza-lavoro per vivere.

non inferiore a 2 miliardi, su cui quindi percepisce o può percepire 100 milioni di reddito annuo netto o che svolge mansioni e attività cui sono legati a qualsiasi titolo redditi annui netti non inferiori a 100 milioni o che a tale reddito arriva combinando reddito da lavoro e reddito da capitale.

Si assume grossolanamente che un individuo che ha un reddito annuo netto di 100 milioni, quale che sia la fonte da cui gli proviene (quindi anche se all’origine ci fosse una sua prestazione personale, come ad es. nel caso di un calciatore, di un professionista, ecc.), possa nel giro di alcuni anni accumulare un patrimonio per cui non è più costretto a svolgere né quella né altra attività per "vivere bene". D’altra parte un individuo che percepisce un reddito annuo netto di 100 milioni ha relazioni sociali tali da consentirgli di accumulare un patrimonio mobiliare o immobiliare che lo fa rientrare rapidamente nella borghesia imperialista.

Il nostro paese è un paese imperialista, per di più centro del gruppo imperialista del Vaticano e della Chiesa cattolica con le sue congregazioni e i suoi ordini. Un po’ più del 10% della popolazione appartiene a questo campo comprendendo anche i familiari dei titolari del patrimonio o dell’attività, quindi circa 6 milioni di persone.

Questo è il campo dei nemici della rivoluzione socialista per condizioni oggettive. Ovviamente si possono avere casi di individui che "tradiscono" la propria classe e passano dalla parte delle masse popolari.

Masse popolari

Nei paesi imperialisti ogni patrimonio, azienda e attività può essere trasformato in un patrimonio finanziario fruttifero di rendita. Quindi le masse popolari comprendono l’intera popolazione meno la borghesia imperialista. Le masse popolari sono quella parte della popolazione che per vivere deve lavorare, che quindi vive, almeno in parte, grazie al proprio lavoro e non può vivere solo grazie allo sfruttamento del lavoro altrui. Le masse popolari sono il campo più vasto a cui la classe operaia può aspirare a estendere la sua direzione man mano che la crisi generale procederà, benché comprenda anche classi attualmente nemiche della classe operaia.

Comprendendo anche i pensionati, gli invalidi e i familiari, complessivamente in Italia le masse popolari ammontano a 51 milioni di persone.

Tra i familiari sono inclusi i minori (circa il 15% della popolazione ha meno di 16 anni), gli studenti, i conviventi che non ricevono un reddito personale dal lavoro che svolgono (es. le casalinghe) o che non ne svolgono alcuno: in Italia secondo fonti ufficiali almeno 3 milioni di persone, oltre i disoccupati ufficiali, vorrebbero svolgere un lavoro. I pensionati sono classificati in base alla classe cui appartenevano quando lavoravano.

Proletariato

Lavoratori il cui reddito proviene almeno per la parte principale dalla vendita della propria forza-lavoro. In Italia ammontano a circa 15 milioni. Con i familiari e i pensionati fanno 36 milioni.

1. Classe operaia

I lavoratori assunti dai capitalisti per valorizzare il loro capitale producendo merci (beni o servizi).

Occorre che chi li assume sia un capitalista (industriale, agricolo, dei servizi, banchiere, finanziere, ecc.) e che lo assuma non perché presti servizi personali né in fondazioni, enti “senza fine di lucro”, ma in un’azienda il cui scopo principale è la valorizzazione del capitale.

Tra gli operai esistono divisioni oggettive politicamente importanti, come lavoratore semplice e lavoratore qualificato, operaio e impiegato, il possesso di redditi non da lavoro, le dimensioni dell’azienda, il settore cui l’azienda appartiene, operai di città e operai di località di campagna, sesso, nazionalità, ecc. Non sono operai neppure quei dipendenti di aziende capitaliste il cui lavoro è, almeno per una parte rilevante, lavoro di direzione, organizzazione, progettazione e controllo del lavoro altrui per conto del capitalista (per dare un indice rozzo ed approssimativo, ma semplice, possiamo ritenere appartengano a questa categoria tutti i dipendenti che ricevono un salario o stipendio annuo netto superiore a 50 milioni).

Gli operai così indicati in Italia sono circa 7 milioni (di cui quasi 1 milione lavorano in grandi aziende, con più di 500 dipendenti). Comprendendo i familiari e i pensionati fanno 17 milioni.

Questa è la classe operaia che dirigerà la rivoluzione socialista. Il partito comunista è il suo partito.

2. Altre classi proletarie

Gli appartenenti alle classi sotto indicate sono gli alleati più vicini e più stretti della classe operaia e viceversa. Molti lavoratori nel corso della loro vita passano da una di queste classi alla classe operaia. Ciò rafforza ulteriormente i legami di queste classi con la classe operaia (e porta nella classe operaia pregi e difetti di queste classi).

In Italia ammontano a circa 8 milioni. Con i familiari e i pensionati fanno 19 milioni. Si dividono nelle seguenti tre classi:

-  i dipendenti (esclusi i dirigenti) della amministrazione pubblica centrale e locale e degli enti parastatali;

-  i lavoratori impiegati in aziende non capitaliste (aziende familiari, artigiane e altre aziende che i proprietari creano e gestiscono non per valorizzare un capitale, ma per ricavare un reddito);

-  i lavoratori addetti ai servizi personali (camerieri, autisti, giardinieri, ecc.).

Classi popolari non proletarie

La crisi generale pone e sempre più porrà queste classi nell’alternativa: accettare la direzione della classe operaia o confluire nella mobilitazione reazionaria? Sono classi piuttosto diverse tra loro ed eterogenee al loro interno, con legami con il proletariato e legami con la borghesia imperialista. Quale sarà il loro atteggiamento pratico nello scontro futuro, sarà deciso principalmente dalla lotta politica tra classe operaia e borghesia imperialista. Sono classi che tendono a seguire il più forte. Di sicuro per ora c’è che non potranno nel futuro continuare a vivere come nel passato.

In Italia ammontano a circa 6 milioni. Con i familiari e i pensionati fanno 15 milioni. Comprendono le seguenti sette classi:

-  lavoratori autonomi che ordinariamente non impiegano lavoro altrui;

-  proprietari di aziende individuali o familiari il cui reddito proviene in parte rilevante dal proprio lavoro e solo in misura minore dallo sfruttamento di lavoro altrui;

-  piccoli professionisti, soci di cooperative di produzione e affini;

-  lavoratori dipendenti che nelle aziende svolgono il lavoro di quadri di livello inferiore e quindi in parte partecipano ai ruoli propri del capitalista (indice grossolano: reddito annuo netto compreso tra 50 e 100 milioni);

-  risparmiatori e piccoli proprietari (con redditi non da lavoro inferiore a 50 milioni netti annui);

-  persone che tra redditi da lavoro e redditi da capitale incassano tra 50 e 100 milioni netti all’anno;

-  persone che “sbarcano il lunario in qualche modo” (sottoproletari, extralegali, prostitute, ecc.).

Conclusioni all’analisi di classe

Questa analisi di classe è approssimativa non solo nelle cifre (le statistiche statali non permettono di fare molto di più), ma anche nelle categorie. Il lavoro di inchiesta del partito permetterà di verificare, raffinare, correggere questa analisi.

Tra i propri criteri di lavoro il partito annovera anche quello di definire costantemente e in ogni caso, nel modo migliore possibile, la classe di origine di ogni suo membro e la classe a cui appartiene ogni membro di organizzazione di massa, ogni collaboratore, i gruppi in cui svolge il suo lavoro. Questa pratica aiuterà sia a condurre meglio il lavoro specifico, sia a completare e migliorare l’analisi di classe su cui si basa tutto il lavoro del partito e a comprendere meglio il legame tra la condizione oggettiva di classe e lo schieramento politico e le leggi secondo cui la prima si trasforma nel secondo.