La Voce 7

Sul terreno delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista

giovedì 29 marzo 2001.
 

Legare i lavoratori avanzati al lavoro di

ricostruzione del partito comunista o limitare il loro impegno agli interessi immediati dei lavoratori?

Fare di ogni lotta rivendicativa una scuola di

comunismo o occuparsi degli interessi immediati della classe operaia per distoglierla dal comunismo e dalla ricostruzione del partito?

 

La ricostruzione del partito comunista è oggi il centro della lotta tra la classe operaia e la borghesia imperialista. Bisogna guardare e valutare ogni iniziativa delle FSRS e della borghesia imperialista e ogni avvenimento dal punto di vista della ricostruzione del partito comunista.

La resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del capitalismo è anzitutto, alla sua larga base, un movimento spontaneo ed elementare, un terreno per così dire ancora neutro. Su di esso da un lato agisce la borghesia imperialista per smorzare, dividere, distogliere, raccogliere forze per la mobilitazione reazionaria delle masse, dall’altro agiscono i comunisti.

Gli elementi delle masse che nella resistenza cominciano ad acquistare influenza sociale, a fare piani e prendere iniziative si trasformano in lavoratori avanzati e FSRS, a secondo del loro orientamento e del livello della loro attività. Nell’azione delle vecchie e delle nuove FSRS bisogna distinguere ciò che è utile alla ricostruzione del partito e ciò che è di ostacolo o sottrae energie alla ricostruzione del partito. Nella lotta con le FSRS che ne consegue, non bisogna porre in primo piano il fatto che molte iniziative di massa delle FSRS antipartito hanno comunque anche un aspetto positivo perché per una parte delle masse sono occasione di mobilitazione e di aggregazione e un’esperienza di lotta. Nel lavoro di massa occorre trarre vantaggio da questo lato positivo, ma nel lavoro con le FSRS occorre considerare principale il ruolo che ognuna di esse svolge ai fini della ricostruzione del partito. Si profila una fase di ripresa delle lotte rivendicative e di difesa dei lavoratori, in particolare dei lavoratori delle grandi aziende: gli scioperi alla FIAT ne sono l’emblema. La borghesia attacca e attaccherà su larga scala nei prossimi mesi, quale che sia il governo in carica, proprio i lavoratori delle grandi e medie aziende, quelli ancora con CCNL e Statuto dei lavoratori: Fazio è l’animatore dell’attacco e il Vaticano il suo centro dirigente. È positivo che gli operai costituiscano comitati e coordinamenti e tengano riunioni e dobbiamo appoggiare la loro iniziativa. Ma svolgono un ruolo sinistro le FSRS che usano comitati, coordinamenti e riunioni per restare estranee al lavoro di ricostruzione del partito comunista e per evitare che gli operai avanzati si leghino a questo lavoro. Non usare la prossima campagna elettorale per raccogliere forze per la ricostruzione del partito smaschera le FSRS antipartito.

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Accantonare le divergenze?

O portare a fondo la lotta tra le due linee

e condurre con forza la lotta ideologica?

 

“Farla finita con le lotte su ciò che ci divide, perché sono lotte sterili, residuati del passato”: è diventato un appello di moda. Il sottinteso è “uniamoci per i nostri interessi immediati, uniamoci sulle disgrazie che ci accomunano, uniamoci contro il capitalismo, lasciamo perdere il patrimonio di esperienza e di teoria del movimento comunista, lasciamo perdere l’obiettivo della lotta”; “è già tanto se gli operai arrivano a schierarsi contro il capitalismo, figurarsi se si schierano per il comunismo”.

Siccome per i proletari l’unità fa la forza (e questo ognuno lo capisce), allora sedicenti comunisti van predicando che per unirsi basta un po’ di buona volontà, un convegno, un coordinamento (nazionale o internazionale) convocato con l’esortazione a unirsi. Se finora non ci si è uniti, è perché mancava la buona volontà o perché nessuno ci aveva pensato. E così si scarta l’esperienza e si ricomincia ... a rifare i vecchi errori.

Gli avvenimenti di questi giorni danno una buona lezione agli ingenui e a quelli che vogliono ridurre tutto alle azioni e iniziative immediate, “pratiche” (agli empiristi). I compagni del Revolutionärer Aufbau di Zurigo hanno recentemente smascherato Manfred Schlickenrieder del Gruppe 2 di Monaco di Baviera che lavorava per conto dei Servizi di spionaggio della Germania (Bundesnachrichtendienst (BND) e Bundesverfassungsamt (BfV)) e di una società privata inglese di spie, Hakluyt, che offriva i suoi remunerati servizi a vari organi della controrivoluzione preventiva (tra cui il SISDE) e a grandi gruppi imperialisti (tra cui Royal Dutch Shell).(1) Lo spione ha svolto la sua attività per circa 20 anni contro il movimento rivoluzionario in Germania, Svizzera, Italia, Belgio, Francia e Spagna. I compagni svizzeri hanno fatto il bilancio dell’esperienza. Le loro conclusioni? I compagni avevano notato che MS non esprimeva mai un’opinione politica ben definita, restava sempre sul vago, non approfondiva mai le sue posizioni ed evitava legami organizzativi stretti. Ma essi giustificavano questa attitudine come una questione di carattere e non avevano spinto la discussione con lui più in là di tanto, perché il loro interesse si limitava alla rete di distribuzione della propaganda che MS metteva a loro disposizione in Germania. Erano pronti a chiudere un occhio sulle carenze ideologiche del tipo, dato che faceva una distribuzione tecnicamente buona. Insomma “davano la priorità a quello che li univa” ed “evitavano lotte su ciò che li divideva”. Giustamente i compagni ora concludono che “non si criticherà mai abbastanza un tale atteggiamento”.

In La Voce n. 3 (pag. 23) indicavamo che “la concezione comunista del mondo è la prima delle nostre armi nella lotta contro infiltrazioni, provocazioni e tradimenti. È impossibile per un borghese e per un poliziotto nascondere per un lungo periodo e nelle varie situazioni della nostra attività la sua reale concezione del mondo”. Anche il tradimento in generale non incomincia con atti concreti, ma dalla concezione e dai sentimenti, con un’erosione della fiducia e della convinzione verso la causa, che non viene percepita e curata in tempo affrontando le questioni che la generano. Questa è la posizione che i comunisti devono adottare. Anzitutto bisogna individuare in modo giusto, fase per fase, qual è la questione principale. In secondo luogo bisogna tener conto di ciò che unisce e di ciò che divide, delle questioni principali e delle questioni secondarie, delle posizioni e azioni passate e di quelle presenti, della concezione del mondo e non solo delle azioni concrete. Ogni poliziotto che si infiltra nelle nostre fila osserverà accuratamente la disciplina e lo statuto. È sbagliato voler limitare l’ambito di interesse dell’organizzazione e la sua unità “ai fatti, ai risultati pratici, all’adempimento dei compiti affidati”. In un’organizzazione che è un organo di combattimento per una causa complessa e difficile come quella di porre fine non solo al capitalismo ma anche a millenni di oppressione di classe, dobbiamo affrontare la furibonda e illimitata resistenza di tutti gli sfruttatori, i ricchi, i parassiti e i corrotti. Ogni compagno deve sapere quanto può contare sul compagno che gli è vicino. Per questo la cellula di partito è la nostra unità di base in questa lotta. La compartimentazione nell’attività clandestina ha i suoi diritti, ma non elimina questa unità, aumenta l’importanza dell’unità ideologica e politica, proprio perché alcuni “fatti” invece non sono noti. Le questioni secondarie non vanno accantonate, vanno trattate come loro si addice. Accantonarle non è un rimedio al trattarle malamente. Costruire il partito, trasformarsi per diventare adeguati ad essere membri del partito vuol dire anche adottare un atteggiamento di piena apertura verso i propri compagni, essere aperti alla critica e al controllo, in modo che ogni nostro compagno impari dall’altro quello che c’è da imparare e critichi quello che c’è da criticare. Non possono esistere nel partito “regni separati”, “questioni private”, autonomie. Ogni compagno deve rispettare le particolarità e le diversità dell’altro, non perché non le conosce o le condivide, ma perché comprende che sono parte di un processo e di un insieme multiforme che è l’umanità che marcia verso il comunismo. 

 

NOTE

 

1. La documentazione dettagliata delle attività di Manfred Schlickenrieder è disponibile (Originaldokumente) sul sito Internet del Revolutionärer Aufbau http://www.aufbau.org.