Progetto di Manifesto Programma - Capitolo I

1.7. L’esperienza storica dei paesi socialisti

martedì 29 agosto 2006.
 

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1.7. L’esperienza storica dei paesi socialisti


-   1.7.1. In cosa consiste il socialismo?
-   1.7.2. Il socialismo trionfa in uno o in alcuni paesi per volta, non contemporaneamente in tutto il mondo
-   1.7.3. La fasi attraversate dai paesi socialisti
-   1.7.4. I passi compiuti dai paesi socialisti verso il comunismo nella prima fase della loro esistenza
-   1.7.5. I passi indietro compiuti dai revisionisti moderni nella seconda fase dell’esistenza dei paesi socialisti
-   1.7.6. Come è potuto avvenire che i revisionisti moderni prendessero il potere?
-   1.7.7. Gli insegnamenti dei paesi socialisti


1.7. L’esperienza storica dei paesi socialisti

Più di un secolo fa la classe operaia costituì il primo Stato socialista, la Comune di Parigi (marzo-maggio 1871). La Comune durò solo pochi mesi e fu sempre in guerra per la propria sopravvivenza contro le forze coalizzate della reazione francese e dello Stato tedesco. Essa tuttavia ha costituito, con la sua esperienza pratica e anche per la carneficina, per quei tempi spaventosa, con cui la borghesia cercò di cancellarne perfino il ricordo, una fonte di insegnamenti preziosi a cui ha attinto tutto il movimento comunista che l’ha seguita.

Di conseguenza, come disse Marx, "Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l’araldo glorioso di una nuova vita".

"Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l’araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti".


K. Marx, La guerra civile in Francia (1871).

È tuttavia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria che la classe operaia forma i primi paesi socialisti.

1.7.1. In cosa consiste il socialismo?

Sulla lotta di classe nei paesi socialisti:


Opere di Mao Tse-tung, vol. 23, 24, 25.


Sull’esperienza dei paesi socialisti vedasi nella rivista "Rapporti Sociali":
-  n. 5/6 (1990), Il crollo del revisionismo moderno e Per il bilancio dell’esperienza dei paesi socialisti;
-  n. 7 (1990), Ancora sull’esperienza dei paesi socialisti;
-  n. 8 (1990), La restaurazione del modo di produzione capitalista in Unione Sovietica;
-  n. 11 (1991), Sull’esperienza storica dei paesi socialisti.

Prima di essere una teoria, prima di esistere nella coscienza dei comunisti, il comunismo ha incominciato ad esistere come movimento pratico, come processo attraverso il quale i rapporti sociali di produzione e le altre relazioni sociali si trasformano per adeguarsi al carattere collettivo che le forze produttive hanno assunto durante il periodo del capitalismo.

Il comunismo è quindi il movimento della società mondiale che si trasforma in modo da porre alla base della sua vita economica il possesso comune e la gestione collettiva e consapevole delle sue forze produttive da parte dei lavoratori associati. La realizzazione di questo obiettivo implica anche la trasformazione non solo dei rapporti di produzione, ma anche di tutte le relazioni sociali e quindi anche dell’uomo stesso, la creazione di un "uomo nuovo" per i suoi sentimenti, per la sua coscienza, per il modo di gestire se stesso e le sue relazioni.

Secondo l’uso introdotto da Marx,

K. Marx, Per la critica al programma di Gotha (1875).

chiamiamo socialismo la prima fase del comunismo, la fase di transizione dal capitalismo al comunismo.

La transizione dal capitalismo al comunismo è un movimento oggettivamente necessario e inevitabile. Il carattere collettivo delle forze produttive afferma inevitabilmente in una certa forma i suoi diritti già nella società imperialista, prima ancora che nella società socialista. Nella società imperialista questi diritti si esprimono negativamente come tentativi di sottomissione di tutto il movimento economico della società borghese, quindi di tutti i capitalisti, alle "associazioni di capitalisti" (Stato, enti economici pubblici, monopoli, società finanziarie, ecc. ) che alcuni capitalisti cercano di far esistere scontrandosi con l’impossibilità di eliminare la divisione del capitale in frazioni contrapposte, all’interno di ogni paese e a livello mondiale; come sottomissione gerarchica e amministrativa, oltre che economica, del resto della popolazione a queste associazioni di capitalisti; come repressione e soffocamento delle manifestazioni dei rapporti borghesi più contraddittorie e distruttive; come tentativo di instaurare direzione e controllo dei capitalisti sulle coscienze e sui comportamenti della massa dei proletari. In conclusione come tentativi di reprimere le manifestazioni più distruttive dei rapporti di produzione capitalisti che per loro natura non consentono né ordine né direzione.

Le Forme Antitetiche dell’Unità Sociale e in particolare il capitalismo monopolistico di Stato sono infatti la preparazione delle premesse materiali, la preparazione materiale del socialismo più completa che si possa immaginare nel capitalismo, l’anticamera del socialismo.

V.I. Lenin, L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916), in Opere, vol. 22.

Ma il salto dalla società capitalista più preparata per il socialismo al socialismo è costituito dalla rivoluzione socialista, dall’eliminazione dello Stato della borghesia e dall’instaurazione dello Stato della classe operaia. Il socialismo è la trasformazione dei rapporti di produzione e del resto dei rapporti sociali promossa e diretta dalla classe operaia che in essa trova la realizzazione della sua propria emancipazione. Confondere le società socialiste con le società a capitalismo monopolistico di Stato vuol dire cancellare la distinzione tra le classi, fare dell’interclassismo in campo teorico e porta al disperato tentativo di comprendere un modo di produzione superiore con le categorie dell’inferiore.

Tuttavia la transizione dal capitalismo al socialismo è un processo complesso e di lungo periodo che la conquista del potere inizia solamente. Si tratta infatti per i lavoratori di trasformarsi in massa in modo da diventare capaci di dirigere se stessi e di trovare le forme associative ed organizzative adatte a realizzare la loro direzione sul proprio processo lavorativo e su se stessi. Infatti la transizione dal capitalismo al comunismo nella società socialista si manifesta nella creazione della direzione di tutto il movimento economico della società da parte della comunità dei lavoratori. La sostanza della transizione dal capitalismo al comunismo, che si attua nella società socialista, consiste appunto nella formazione dell’associazione dei lavoratori di tutto il mondo che prende possesso delle forze produttive già sociali e ha instaurato tra i suoi membri rapporti sociali che essa stessa dirige.

Nella società borghese sono già state poste alcune premesse della formazione di questa associazione: il partito comunista e le organizzazioni di massa. Esse però riguardano una parte minima dei lavoratori e presentano ancora molti limiti rispetto all’eguaglianza reale degli individui che le compongono. Esse vengono rafforzate dalle lotte rivoluzionarie attraverso le quali il proletariato arriva alla conquista del potere. La completa costituzione di quella associazione, la sua articolazione in organismi ed istituzioni, la creazione ed il consolidamento di rapporti sociali adeguati ad essa e l’inglobamento in essa dell’intera popolazione costituiscono il risultato dell’intera epoca storica del socialismo: in ciò principalmente consiste la transizione dal capitalismo al comunismo. Quando questa associazione raggiungerà la capacità di dirigere l’intero movimento economico e spirituale della società, la sua formazione sarà compiuta. Allora non avremo più bisogno né di Stato né di partito comunista e i dirigenti saranno semplici delegati a svolgere determinate funzioni, sostituibili in ogni momento perché migliaia di altri individui sapranno svolgere quel compito altrettanto bene.

Nella società socialista il carattere collettivo delle forze produttive si esprime quindi positivamente come spinta alla trasformazione della società attuale, alla soppressione della proprietà privata e di gruppo di tutte le forze produttive compresa la forza-lavoro, all’eliminazione della divisione in classi, alla riduzione delle differenze tra città e campagna e tra paesi arretrati e paesi avanzati, alla riduzione della differenza tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, alla diffusione di massa di un alto livello culturale e delle attività organizzative, progettuali e direttive, all’instaurazione di una comunità mondiale in cui la spinta allo sviluppo della produttività del lavoro umano sono la riduzione della fatica e della durata del lavoro obbligatorio e la crescita delle libere attività creative e delle relazioni sociali di ogni individuo, finché il lavoro avrà cessato di essere una condanna e sarà diventato l’espressione principale della creatività di ogni uomo, il bisogno primario della sua esistenza sociale.

K. Marx, Per la critica del programma di Gotha (1875).

L’esperienza dell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie ha confermato quello che l’analisi marxista del modo di produzione capitalista aveva già messo in luce: il passaggio dell’umanità dal capitalismo al comunismo si realizza e si può realizzare solo con un avanzamento ad ondate successive il cui motore è la lotta tra le classi. Ad ogni nuova ondata nuovi popoli passano al socialismo e la trasformazione delle società socialiste verso il comunismo procede più avanti. All’ondata succede il riflusso: le trasformazioni vengono assimilate, diffuse, concretizzate, verificate, corrette, consolidate, scartate, bloccate o invertite. Avanzamenti ed arretramenti sono inevitabili mentre l’umanità si apre nel suo complesso la strada verso il comunismo. La borghesia e i suoi portavoce nei periodi di avanzamento lottano con selvaggia determinazione per stroncarlo e sabotarlo e ad ogni riflusso si precipitano a proclamare che il comunismo è impossibile, che il comunismo è morto. Ma il punto è che il capitalismo non risolve nessuno dei problemi che avevano spinto le classi ed i popoli oppressi verso il comunismo e quindi questi ripeteranno i tentativi finché non raggiungeranno il successo. Il proletariato e i suoi portavoce imparano anche da ogni riflusso, accumulano le forze materiali e spirituali con cui preparano il nuovo periodo di avanzamento che immancabilmente segue ogni periodo di riflusso.

1.7.2. Il socialismo trionfa in uno o in alcuni paesi per volta, non contemporaneamente in tutto il mondo

I paesi socialisti hanno coinvolto una parte limitata benché considerevole dell’umanità, circa un terzo. Il movimento comunista è per sua natura mondiale, l’unità economica del mondo, creata dal capitalismo, si riflette nel carattere internazionale della situazione rivoluzionaria che permette alla classe operaia di prendere il potere e nel carattere mondiale che avrà il comunismo. Ma lo squilibrio nello sviluppo materiale e spirituale dei diversi paesi e delle diverse parti dell’economia mondiale sotto il capitalismo si riflette nel fatto che la classe operaia ha conquistato, e probabilmente anche nel futuro conquisterà il potere in tempi diversi nei singoli paesi e quindi la transizione dal capitalismo al comunismo inizierà in tempi diversi e procederà a ritmi diversi e con forme diverse nei vari paesi.

Anche il percorso della transizione sarà necessariamente diverso, perché rifletterà sia le diversità dei punti di partenza, sia la diversità dei caratteri nazionali che è lungi dall’essere scomparsa, benché il capitalismo abbia fortemente attenuato l’isolamento delle nazioni e dei paesi.

1.7.3. La fasi attraversate dai paesi socialisti

La vita dei paesi socialisti creati durante la prima ondata della rivoluzione proletaria copre un periodo relativamente breve, dal 1917 ad oggi. Nella loro vita i paesi socialisti hanno attraversato fondamentalmente tre fasi.

La prima fase inizia con la conquista del potere da parte della classe operaia ed è caratterizzata dalle trasformazioni che allontanano i paesi socialisti dal capitalismo e li portano verso il comunismo. È la fase della "costruzione del socialismo". Questa fase per l’Unione Sovietica è durata quasi 40 anni (1917-1956), per le democrazie popolari dell’Europa orientale e centrale circa 10 anni (1945-1956), per la Repubblica popolare cinese meno di trent’anni (1950-1976).

La seconda fase inizia quando i revisionisti moderni conquistano la direzione del partito comunista e invertono la marcia della trasformazione. È la fase caratterizzata dal tentativo di restaurazione graduale e pacifica del capitalismo: non vengono più compiuti passi verso il comunismo, i germi di comunismo vengono soffocati, si dà spazio ai rapporti capitalisti ancora esistenti e si cerca di richiamare in vita quelli scomparsi, si ripercorre a ritroso il cammino percorso nella prima fase, fino alla patetica proposta della NEP

Nuova Politica Economica (NEP)


Politica economica messa in atto dallo Stato sovietico tra il 1921 e il 1929 e consistente nel lasciare sviluppare l’economia mercantile e l’economia capitalista entro limiti fissati dallo Stato sovietico, cioè lasciare operare liberamente i lavoratori autonomi (in pratica i contadini) e i capitalisti entro margini fissati dallo Stato proletario.


Riferimenti: V.I. Lenin, Sull’imposta in natura (1921), in Opere, vol. 32.


J.V. Stalin, Un anno di grande svolta (1929), in Opere di Stalin, vol. 12.

fatta da Gorbaciov alla fine degli anni ottanta! È la fase del "tentativo di restaurazione pacifica e graduale del capitalismo". Questa fase si è aperta per l’URSS e le democrazie popolari dell’Europa orientale e centrale grosso modo nel 1956 ed è durata fino alla fine degli anni ‘80, per la Repubblica popolare cinese si è aperta nel 1976 ed è ancora in corso.

La terza fase è la fase del "tentativo di restaurazione del capitalismo a qualsiasi costo". È la fase della restaurazione su grande scala della proprietà privata dei mezzi di produzione e della integrazione a qualsiasi costo nel sistema imperialista mondiale. È la fase di un nuovo scontro violento tra le due classi e le due vie: restaurazione del capitalismo o ripresa della transizione verso il comunismo? Questa fase si è aperta per l’URSS e le democrazie popolari dell’Europa orientale e centrale grosso modo nel 1989 ed è ancora in corso.

1.7.4. I passi compiuti dai paesi socialisti verso il comunismo nella prima fase della loro esistenza

Il socialismo è la trasformazione dei rapporti di produzione, del resto dei rapporti sociali e delle conseguenti concezioni per adeguarli al carattere collettivo delle forze produttive e il rafforzamento del carattere collettivo delle forze produttive per cui esso è ancora secondario. Quindi i passi avanti compiuti dalla classe operaia nella prima fase della vita dei paesi socialisti vanno individuati nei rapporti di produzione (proprietà delle forze produttive, rapporti tra i lavoratori nel processo lavorativo, distribuzione del prodotto),

Rapporti di produzione


I rapporti di produzione comprendono tre elementi:
-  la proprietà dei mezzi e delle condizioni della produzione, delle forze produttive;
-  i rapporti tra gli uomini nel lavoro (nel processo lavorativo): lavoro manuale e lavoro intellettuale, lavoro esecutivo e lavoro di direzione, città e campagna, ecc.;
-  la distribuzione del prodotto.


V.I. Lenin, La grande iniziativa (1919), in Opere, vol. 29.


Mao Tse-tung, Note di lettura del "Manuale di economia politica" (1960), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 18.

nel resto dei rapporti sociali (politica, diritto, cultura, ecc.) e nelle concezioni, nella coscienza degli uomini e delle donne.

-  1. Lo Stato e il potere politico

Ruolo dirigente del partito della classe operaia e creazione di un sistema di dittatura del proletariato

Mobilitazione delle masse ad assumere compiti nella pubblica amministrazione

Internazionalismo proletario e sostegno alla rivoluzione proletaria in tutto il mondo

Coesistenza pacifica tra paesi a regimi sociali diversi (contro l’aggressione degli Stati e dei gruppi imperialisti).

-  2. La trasformazione nei rapporti di produzione

— Proprietà dei mezzi e delle condizioni della produzione

Eliminazione della proprietà privata delle maggiori strutture produttive, eliminazione dei rapporti mercantili tra le principali unità produttive: assegnazione dei compiti produttivi e delle risorse tramite il piano, distribuzione pianificata dei prodotti.

Trasformazione delle attività individuali (contadini, artigiani, ecc.) in attività cooperative.

Obbligo universale di svolgere un lavoro socialmente utile.

Attenuazione della proprietà privata della capacità lavorativa, in particolare della capacità lavorativa qualificata.

Sviluppo su grande scala del lavoro volontario per far fronte a necessità sociali (sabati comunisti).

— Rapporti tra gli uomini nel lavoro

Misure di integrazione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale (direttivo, organizzativo, progettuale, amministrativo, contabile, ecc.).

Distribuzione tra tutta la popolazione del lavoro necessario e del lavoro intellettuale (in campo culturale, ricreativo, politico, ecc.).

Misure di integrazione tra lavoro semplice (astratto) e lavoro complesso (concreto).

Integrazione di città e campagna: urbanizzazione della campagna.

— Distribuzione del prodotto

Eliminazione dei redditi non da lavoro (profitti, rendite, interessi, diritti d’autore, ecc.).

Retribuzione secondo la quantità e la qualità del lavoro svolto.

Aumento della disponibilità libera o quasi libera di beni di consumo di prima necessità.

Fornitura di alcuni servizi secondo la necessità (istruzione, salute, ecc.).

Attribuzione alla funzione anziché all’individuo dei privilegi non ancora eliminabili.

-  3. La trasformazione nei rapporti sovrastrutturali

Costituzione delle organizzazioni di massa e affidamento ad esse della organizzazione e gestione di alcune attività dell’amministrazione pubblica (riduzione del ruolo dei funzionari pubblici professionali).

Promozione dell’accesso universale all’istruzione ad ogni livello e per ogni età.

Eliminazione delle religioni di Stato, dei privilegi delle chiese e libertà universale per tutti i culti e le religioni, libertà di non professare culti e di professare e propagandare l’ateismo.

Lotta contro le sette e le società segrete.

Diffusione e approfondimento delle autonomie locali in tutti i campi (politici, culturali, economici, dell’istruzione, giudiziari, dell’ordine pubblico, militari, ecc.): i soviet in Unione Sovietica, le comuni nella RPC.

Riconoscimento della maternità e della cura dei bambini come funzione sociale.

Emancipazione delle donne dagli uomini.

Emancipazione dei ragazzi e dei giovani dai genitori.

Lotta contro le discriminazioni nazionali e razziali.

Gli intellettuali del settore culturale al servizio dei lavoratori e diffusione delle attività culturali tra i lavoratori.

Controllo di massa sui dirigenti e sui membri del partito comunista.

Epurazione periodica dei dirigenti.

1.7.5. I passi indietro compiuti dai revisionisti moderni nella seconda fase dell’esistenza dei paesi socialisti

I passi indietro compiuti nella seconda fase dei paesi socialisti sono individuabili con lo stesso criterio usato per individuare i passi avanti compiuti nella prima fase.

-  1. Lo Stato e il potere politico

Abolizione delle misure che tutelavano la natura di classe del partito ("partito di tutto il popolo") e del sistema politico ("Stato di tutto il popolo").

Fine delle campagne di mobilitazione delle masse ad assumere nuovi e più ampi compiti in campo economico, politico e culturale.

Integrazione economica, politica e culturale dei paesi socialisti nel mondo imperialista: sostituzione della convivenza pacifica tra paesi a regimi sociali diversi e del sostegno alla rivoluzione proletaria con la competizione economica, politica e culturale tra i paesi socialisti e i paesi imperialisti.

-  2. La trasformazione nei rapporti di produzione

— Proprietà dei mezzi e delle condizioni della produzione

Introduzione dell’autonomia finanziaria delle aziende.

Attenuazione dell’autorità del piano.

Introduzione di rapporti diretti tra le aziende per lo scambio di beni e servizi.

Ampliamento della proprietà individuale (nelle campagne, nel commercio al dettaglio, nelle prestazioni lavorative tra privati).

Abolizione dell’obbligo universale di svolgere un lavoro socialmente utile.

Attenuazione del ruolo sociale del lavoro volontario.

— Rapporti tra gli uomini nel lavoro

Attenuazioni o eliminazione delle misure di integrazione e combinazione di lavoro manuale e lavoro intellettuale (direttivo, organizzativo, progettuale, amministrativo, contabile, ecc.).

Attenuazione o eliminazione delle misure che attuavano la partecipazione di tutta la popolazione al lavoro necessario e che promuovevano la partecipazione dei lavoratori al lavoro intellettuale (in campo culturale, ricreativo, politico, ecc.): esaltazione della professionalità.

Allargamento della divisione tra lavoro semplice (astratto) e lavoro complesso (concreto).

Allentamento delle misure dirette a combinare città e campagna.

Sviluppo diseguale tra zone e quindi promozione di contraddizioni tra le masse.

— Distribuzione del prodotto

Legittimazione dei redditi non da lavoro (profitti, rendite, interessi, diritti d’autore, ecc.).

Uso degli aumenti retributivi per tacitare contraddizioni tra le masse e le autorità.

Ruolo principale attribuito agli incentivi economici individuali per aumentare la produttività del lavoro.

Diminuzione della disponibilità libera o quasi libera di beni di consumo di prima necessità.

Riduzione della fornitura di servizi secondo la necessità (istruzione, salute, ecc.), introduzione di due categorie di servizi (pubblici e privati) e deterioramento dei servizi pubblici.

Legalizzazione e legittimazione morale dell’arricchimento individuale.

-  3. La trasformazione nei rapporti sovrastrutturali

Trasformazione delle organizzazioni di massa in organi di controllo.

Decadimento delle autonomie locali.

Attenuazione della lotta a favore dell’emancipazione delle donne dagli uomini.

Rivalutazione del ruolo della famiglia nei confronti dei ragazzi e dei giovani.

Concessioni di privilegi alle chiese e al clero in cambio di collaborazione e lealtà al potere politico.

Aumento del ruolo dei funzionari professionali nello svolgimento delle funzioni sociali.

Autonomia degli intellettuali dai lavoratori.

Abolizione del controllo di massa sui dirigenti e sui membri del partito comunista.

Abolizione dell’epurazione periodica dei dirigenti.

1.7.6. Come è potuto avvenire che i revisionisti moderni prendessero il potere?

La possibilità di ritorno all’indietro è insita nella natura dei paesi socialisti. Negare questa possibilità equivale a negare che la lotta di classe continua anche dopo che la classe operaia ha conquistato il potere.

In generale i paesi socialisti nella prima fase della loro esistenza hanno fatto grandi passi nella trasformazione della proprietà dei mezzi di produzione, il primo dei tre aspetti dei rapporti di produzione. "La trasformazione socialista della proprietà è da noi per l’essenziale compiuta", diceva Mao negli anni ‘60. Ma la proprietà individuale sussisteva ancora in piccola misura e la proprietà di gruppo era ancora presente su larga scala (colcos, comuni, cooperative). Inoltre era ancora in larga misura irrisolto il problema dell’eliminazione della proprietà privata della propria forza-lavoro, in particolare della forza-lavoro più qualificata: tecnici, intellettuali, scienziati, ecc. Questo per quanto riguarda il primo aspetto dei rapporti di produzione.

Nei paesi socialisti al termine della prima fase la massa dei lavoratori era ancora lontana dal potersi dirigere direttamente, era ancora lontana da quella condizione, per dirla con Lenin in cui "anche una cuoca può dirigere gli affari di Stato",

V.I. Lenin, Stato e rivoluzione (1917), in Opere, vol. 25.

anche se avevano fatto passi avanti in questa direzione e se le premesse materiali per realizzare questa condizione sono state, sul piano storico, pienamente poste dal capitalismo stesso. Finché le masse sono lontane da questa condizione, chi dirige non è un semplice delegato a svolgere una data funzione, sostituibile in ogni momento con migliaia di altri altrettanto capaci. Egli dispone di un potere personale che la grande maggioranza degli altri individui non è in grado di esercitare e che tuttavia è socialmente necessario: non può essere semplicemente soppresso. Questo per quanto riguarda il secondo aspetto dei rapporti di produzione e i rapporti sovrastrutturali.

I paesi socialisti al termine della prima fase erano ancora lontani dal poter realizzare una distribuzione dei prodotti basata sul principio "a ognuno secondo i suoi bisogni",

"In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione asservitrice degli individui alla divisione del lavoro e quindi anche il contrasto tra lavoro intellettuale e lavoro manuale; dopo che il lavoro è diventato non soltanto mezzo di vita, ma anche il bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo onnilaterale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti della ricchezza collettiva scorrono in tutta la loro pienezza, solo allora l’angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato e la società può scrivere sulle sue bandiere: ’Da ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni’".


K. Marx, Per la critica del programma di Gotha (1875).

anche se avevano fatto alcuni passi avanti in questa direzione e se le premesse materiali per realizzare questa condizione sono state, sul piano storico, pienamente poste dal capitalismo stesso. Nella misura in cui questa condizione non è realizzata, chi dirige per assolvere i suoi compiti dispone di condizioni di vita e di lavoro di cui la grande maggioranza degli altri individui non dispone. La distribuzione "a ognuno secondo il suo lavoro" crea di per se stessa grandi disparità tra gli individui, tende a ristabilire rapporti di sfruttamento e apre inoltre mille spiragli a violazioni del principio "a ognuno secondo la quantità e la qualità del lavoro svolto".

Chang Chun-chiao, La dittatura completa sulla borghesia in Opere di Mao Tse-tung, vol. 25.

Questo per quanto riguarda il terzo aspetto dei rapporti di produzione e i rapporti sovrastrutturali.

Nei paesi socialisti nella prima fase della loro vita erano stati fatti grandi passi avanti nel mettere la cultura, l’arte e la scienza al servizio dei lavoratori, in modo che il patrimonio culturale, artistico e scientifico servisse ai lavoratori per comprendere e risolvere i problemi dello loro vita spirituale e materiale. Tuttavia la cultura, l’arte e la scienza costituivano ancora in larga misura settori in cui predominava la concezione borghese. Intellettuali, artisti e scienziati si consideravano persone speciali e vivevano per molti aspetti una vita appartata e privilegiata. La massa della popolazione usufruiva ancora limitatamente del patrimonio culturale, artistico e scientifico della società.

Risulta quindi chiaramente che nei paesi socialisti esisteva ancora lotta tra borghesia e classe operaia e che nei paesi socialisti la borghesia è costituita per l’essenziale da quella parte dei dirigenti della nuova società che si oppongono alla trasformazione e seguono la via del capitalismo. La loro presenza alimenta tendenze e sogni di restaurazione. Tendenze e sogni di restaurazione portano inevitabilmente a tentativi di restaurazione. Questo è un dato oggettivo, che sarà presente in tutta l’epoca socialista, in tutti i paesi socialisti.

Cosa è che trasforma questa possibilità in realtà? Gli errori della sinistra. Sono gli errori che accumulandosi e non essendo corretti diventarono sistematici fino a costituire una linea di restaurazione del capitalismo e di soffocamento dei germi di comunismo e a permettere che la direzione fosse assunta dai promotori e partigiani della restaurazione.

L’errore è insito in ogni esperienza nuova, che non ha precedenti. Lo studio approfondito dell’esperienza dei paesi socialisti e la collaborazione fraterna con i comunisti dei primi paesi socialisti forniranno ai comunisti la possibilità di evitare di commettere gli errori già commessi nei primi paesi socialisti e in genere di commettere meno errori. La lotta tra le due linee, la consapevolezza della lotta di classe, la pratica della critica e dell’autocritica e in generale gli insegnamenti circa la lotta di classe in seno alla società socialista compendiati nel maoismo permetteranno ai futuri paesi socialisti di procedere più lontano.

Il motivo principale del crollo dei regimi revisionisti alla fine degli anni ottanta è la crisi generale del mondo capitalista. Essa non permetteva più di continuare la lenta e graduale erosione del socialismo. La borghesia che governava i paesi socialisti non era più in grado di far fronte ai debiti contratti con le banche e le istituzioni finanziarie internazionali, non era in grado di mobilitare le masse dei paesi socialisti per far fronte alle conseguenze di un annullamento dei debiti esteri e si era ridotta a svendere merci e risorse dei paesi socialisti sul mercato imperialista, facendo precipitare così la crisi economica interna che si trasformò in crisi politica. La borghesia dei paesi imperialisti aveva bisogno di nuovi campi di investimento, di nuove rendite e di nuovi mercati; inoltre faceva fronte con crescente difficoltà all’azione di disturbo che i paesi socialisti portavano nelle sue relazioni con le masse e con le semicolonie e nelle relazioni tra i gruppi imperialisti stessi. La borghesia ha dovuto quindi giocare il tutto per tutto: una partita dolorosa per le masse, ma molto rischiosa per la borghesia. Essa ha gettato la maschera e la lotta tra le due classi e le due vie ora è di nuovo aperta in tutti i paesi socialisti.

1.7.7. Gli insegnamenti dei paesi socialisti

Nella loro breve esistenza i paesi socialisti

-  hanno dimostrato che per instaurare il socialismo la classe operaia deve possedere un partito comunista e hanno fornito grandi e vasti insegnamenti sulla natura di questo partito;

-  hanno insegnato che per instaurare il socialismo la classe operaia deve prendere la direzione del resto del proletariato e delle masse popolari (fronte);

-  hanno dimostrato che per instaurare il socialismo la classe operaia deve costruire proprie forze armate, che deve distruggere il vecchio Stato e la vecchia amministrazione pubblica della borghesia, che deve instaurare la propria dittatura;

-  hanno dimostrato che la classe operaia deve mantenere la propria dittatura per un tempo indeterminato;

-  hanno dimostrato che la classe operaia deve mobilitare le masse, organizzarle e formarle ad assumere compiti sempre più vasti nell’amministrazione pubblica, nell’economia e nella sovrastruttura;

-  hanno fornito una dimostrazione su grande scala che il comunismo è possibile: nella prima fase della loro esistenza hanno dato una risposta affermativa pratica e su grande scala alla questione a cui Marx ed Engels avevano dato per forza di cose una risposta solo teorica;

"È stato obiettato che con l’abolizione della proprietà privata cesserebbe ogni attività, si diffonderebbe una neghittosità generale.
Se così fosse, la società borghese sarebbe da molto tempo andata in rovina per pigrizia, giacché in essa chi lavora non guadagna e chi guadagna non lavora. Tutta l’obiezione sbocca in questa tautologia: che non c’è più lavoro salariato quando non c’è più capitale".


K. Marx-F. Engels, Manifesto del partito comunista (1848), in Opere complete, vol. 6.


Vedere il punto 6 del capitolo V di questo Manifesto Programma.

-  hanno mostrato di quali grandi imprese siano capaci le masse popolari guidate dalla classe operaia;

-  hanno fornito una massa enorme di esperienze concrete su come organizzare la vita e trasformare i rapporti sociali in ogni campo dell’attività economica, culturale, artistica, scientifica, ecc.;

-  hanno dimostrato che una volta costituiti i paesi socialisti non possono essere vinti da alcuna aggressione esterna (la Repubblica dei consigli ungherese del 1918 fu soffocata nei primi mesi);

-  hanno mostrato che la lotta di classe continua anche dopo la conquista del potere e anche dopo aver per l’essenziale trasformato i rapporti di proprietà dei mezzi di produzione (lavoro morto);

-  hanno mostrato che la cultura e in genere le attività sovrastrutturali sono il campo in cui la resistenza della borghesia è più tenace e più dura da vincere;

-  hanno mostrato che nei paesi socialisti la borghesia da cui possono venire tentativi di restaurazione è costituita per l’essenziale dai dirigenti del partito, dello Stato, della pubblica amministrazione, delle organizzazioni di massa;

-  hanno mostrato che l’involuzione (il ritorno all’indietro) è un processo possibile, ma difficile e lento e tanto più difficile quanto più è progredita la trasformazione verso il comunismo e quanto più le masse sono state attivamente protagoniste del processo di trasformazione.

La storia della terza fase dei paesi socialisti conferma che la restaurazione del capitalismo non è possibile, se non come processo di sconvolgimento e decadenza generale della società che prenderà un periodo non sappiamo quanto lungo. È impossibile riportare pacificamente gli uomini e le donne formati dal socialismo a vivere in un sistema inferiore: occorre deformarli, storpiarli e violentarli in una misura che finora non riusciamo a immaginare. A dieci anni dalla "rivoluzione democratica" i paesi socialisti restano ancora l’anello debole dell’imperialismo, i paesi dove la sorte della borghesia è più pericolante.

Come la Comune di Parigi fu di guida ai comunisti per svolgere il loro compito nella prima ondata della rivoluzione proletaria, l’esperienza dell’Unione Sovietica, della Repubblica popolare cinese, degli altri paesi socialisti e della Rivoluzione Culturale Proletaria saranno di guida ai comunisti nell’assolvimento del loro compito nella seconda ondata della rivoluzione proletaria.